Gia & Nemo

Scritto da , il 2020-12-21, genere etero

NEMO & GIA
Gia passeggia tranquillamente per i corridoi del Dream Hotel. L’oasi del sesso in pieno centro, a poca distanza da qualsiasi attività che si cerchi. Lei ha la pelle color del caffelatte, una folta massa di capelli ricci castani scuri e due occhi che virano al blu ametista. Indossa una vestaglia scura, stretta in vita, ma non troppo, da una sottile cintura di seta. Il davanti è abbastanza aperto da lasciare intravedere due grossi seni tondi come pompelmi. Ai piedi delle ciabatte in stoffa nera. Fisicamente robusta, il culo che sembra la sagoma di un violoncello e quelle tette, così grandi da volervici buttare dentro.
Ultimo piano del Dream Hotel. La zona con le camere occupate da uomini o donne che non vogliono fare sesso e basta. Il primo piano è occupato da chi vuole solo pompini. Il secondo è per il sesso anale. Il terzo per le scopate. Il quarto, per conversazioni e poi chissà..
Alcune porte sono aperte. Una coppia uomo donna sta ridendo e scherzando completamente nudi. Non si toccano, non si sfiorano, ridono e sorseggiano del vino, come se si trovassero ad una pausa caffè dal lavoro. Una porta è chiusa e, al di là, si sentono gemiti e sospiri. La conversione si è tramutata in qualcos’altro.
Gia prosegue. Porte aperte, gente tranquilla. Si ferma davanti l’ultima porta. Dentro, seduto su una poltrona dallo schienale alto, si intravede la figura di un uomo intento a leggere un libro. La luce è soffuso, la stanza è arredata stile barocco, carta da parati color ruggine e finiture dorate. C’è un camino acceso, ci sono dei libri, c’è un basso tavolino su cui è poggiata una bottiglia di vino e una di acqua. C’è una libreria verso cui Gia si muove, lentamente, senza fretta, come una entrata per caso ad osservare un negozio.
L’uomo sulla poltrona continua a leggere. O magari la tiene d’occhio facendo finta di leggere. Con la coda dell’occhio, Gia, ha visto che l’uomo non è atletico, ha un po’ di pancetta da bevitore di birra, o di mangiatore di hamburger, la carne è chiara, leggermente scurita. E indossa dei boxer neri senza fronzoli. Intravede dei capelli ricci e neri tagliati corti.
Gia continua la sua ispezione, fa scorrere le dita sul dorso dei libri: Melville, Conan Doyle, Poe, Pavese, Pascoli. “Che libro potrei prendere?” chiede lei volgendosi appena verso l’uomo sulla poltrona
“Dipende. Se è per i classici le consiglio di rimanere su Poe”
“Non vedo molti libri moderni”
“Sono refrattario ai romanzi di intrattenimento attuali” abbassa il libro e si guardano negli occhi. Lui ha occhi scuri come bottoni e un profilo interessante.
Potrebbe avere 40 anni. Sorride, torno a guardare la libreria, trova quello che l’ attira di più e si avvicino a lui “Questo mi affascina”
“Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne” sorride “Buona scelta” fa cenno di accomodarsi nella poltrona davanti a lui “Abbiamo gli stessi gusti” le mostra la copertina di quello che sta leggendo lui “Viaggio al centro della Terra”
“Devo dire che, tra tutti quelli che ho visto qui, sei quello più interessante” indica le due bottiglie sul tavolino “Sei astemio o ti aspetti che qualcuno lo sia”
“Esatto” sorride. Indica il libro che ha preso Gia “Lo hai scelto con accuratezza oppure, sei andata a caso per venirti a sedere accanto a me?”
“Entrambi. Verne ‘ uno dei mie autori preferiti, insieme a Stevenson e Salgari”
Lui mette il segno al libro e lo appoggia sul tavolino “Cosa bevi?”
“Quello che bevi tu”
Lui annuisce e si versa una dose di acqua. Prima porge il bicchiere a lei. Poi beve lui “Posso chiederti qual è il tuo nome per questa serata?”
“Gia. Il tuo?”
“Nemo” sorride “Hai un che di esotico. Direi Nigeria, o Algeria. Ma sei nata di qua, non sneto particolari accenti”
“Mia madre è nigeriana. Mio padre è mezzo italiano e mezzo thailandese”
“Un buon miscuglio di generi”
“E tu?”
“Italiano 100%” si stringe nelle spalle “Dimmi, di cosa vuoi parlare?”
“Di quello che vuoi tu”
“Interessante…”

La conversazione inizia languida. Gia parla di sé, dei suoi studi, del suo lavoro. Nemo fa lo stesso, si lasciano ad andare a confidenze, parlano dei loro pensieri più intimi. “Mi spiace che tua moglie se ne sia andata” dice Gia dispiaciuta
“Colpa mia” si stringe nelle spalle “Dedicavo troppo tempo al lavoro che a tutto il resto”
“Giornalista”
“Il segugio pavese, così mi chiamano i colleghi. Un servizio qui, uno là. Poi ti capita di seguire qualcosa che tu senti ti farà fare lo scoop del secolo e, ti perdi nel tuo Mondo. E quasi dimentichi una moglie che è rimasta a casa, che la cena si sarà freddata e che, probabilmente, non farai sesso con lei quella notte”
“E tu, stasera, sei qui per fare sesso?”
“Non necessariamente. E tu?”
“Non necessariamente”
“Sai, all’inizio non ero molto convinto di venire qui. Avevo fatto un servizio una volta e, mi aveva sempre lasciato una certa curiosità. Sono tornato per capire come ci si sente in una casa per appuntamenti come questa. Ma, mi sono reso conto che non è una casa di appuntamenti vera e propria.”
“Da quanto tempo vieni qui?”
“Non da molto, un paio di settimane. E tu?”
“E’ la prima volta”
“Con quante donne hai avuto modo di parlare fino ad ora?”
“Poche ma nulla di interessante”
“Niente sesso allora?”
“No, nulla di fatto. Tu hai rotto lo schema. Sei la prima che è entrata senza venire verso di me subito. Ti sei diretta vero la libreria ma, prima, hai cercato di capire chi fossi dalla soglia della porta. Mi ha sbirciato con la coda dell’occhio. Mi hai chiesto un consiglio”
“Hai qualcosa che mi attrae”
“Mentirei se dicessi che non ti ho studiato come si deve”
“Immagino tu sia rimasto attratto dal mio culo a violoncello”
“Difficile non ammirarlo ma, sinceramente e in tutta onestà, ho guardato le tue mani”
“E cosa ti hanno detto le mie mani?”
“Che una donna capace di maneggiare delicatamente un libro, dovrebbe essere capace di far sentire a proprio agio anche qualcosa che si muove e respira”
“Dimmi, cosa ti aspetti che io faccio dopo questa rivelazione?”
“E’ una tua scelta. Se vuoi andartene, non ti trattengo”
Gia sembra pensarci un po’ su. Si alza, legge un certo dispiacere nello sguardo di lui. Arriva alla porta e la chiude. Poi ritorna alla poltrona e si siede davanti a lui “Se vuoi le mie mani, sono disposta a concedertele”
Lui si alza e le porge la mano “Vieni, le poltrone sono scomode per usare le mani”
Gia gliel’afferra, si fa condurre ad un letto. Lui si siede e le fa cenno di sedersi. Lei si sfila la vestaglia e lascia cadere a terra, le tette libere di respirare l’aria soffusa della stanza “Voglio anche le tue labbra” dice Nemo e le tocca il contorno “Queste morbide labbra”
Lei si avvicina e lo bacia. La mano destra finisce nei boxer e afferra il suo sesso. Incomincia ad accarezzarlo, a massaggiarlo, non in maniera insistente: come se stesse maneggiando l’arco di un violoncello.
Labbra umide, morbide, le lingue si toccano appena. La mano attorno al sesso si muove delicata, Nemo ha un brivido si sente avvampare. Qualcosa di sopito sembra riemergere. MA s’impone di non andare oltre, di non rovinare tutto. La mano destra di lui le si poggia sui fianchi, si muove piano, risale fino sotto al seno ma, non va oltre: “Non avere paura” dice lei in sospiro “Tocca, accarezza” e lui obbedisce, risale fino all’areole, scure come cioccolato fondente e poi ai capezzoli, duri e pungenti.
Rimangono così a lungo a baciarsi, accarezzarsi, masturbarsi. Lei si discosta “Che ne diresti se facessimo sul serio?”

Sul serio. Prende lei l’iniziativa. Gli sfila i boxer e lascia che il sesso di Nemo fuoriesci rigido e libero. Lei si struscia su di lui, con esasperata lentezza, le tette che glielo stringono e strusciano. Arriva fino alla sua bocca, le lingue che si cercano, i corpi che si abbracciano “No. Tu non devi fare nulla” si alza, si sfila le mutandine, la sua fica è un batuffolo morbido e nero. Si mette a cavalcioni e s’impala su di lui. Incomincia a dimenarsi, sotto l’influsso di una danza erotica e la mente di Nemo che sfugge su un piano di esistenza fatto di arcobaleni e puledri selvaggi.
Lei ondeggi con le tette che sobbalzano ipnotiche e le labbra della sua fica che mordono la pelle e fanno scintille.
Prima lenta, poi più veloce. Poi, l’orgasmo, lei che s’inarca all’indietro, lui che l’afferra per i fianchi. Lascia che si liberi totalmente dentro di lei.
Lei si lascia cadere al fianco di lui, felice “E’ un bene che abbia scelto Ventimila leghe sotto i mari” commenta
“E’ troppo se ti chiedo di restare per la notte?”
“No”
Rimasero lì tutta la notte.

Il mattino, il sole penetra tra le persiane e colpisce gli occhi addormentati di Nemo. Lui, nudo, sotto la trapunta di soffice piumone. Lei, in piede, di spalle, che osserva attraverso le tapparelle.
Lui si sveglia, sbatte gli occhi e si volta a guardarla “Buongiorno Gia”
“Buongiorno, Nemo” Lei torna da lui, si infila sotto la trapunta, scivola fino al suo sesso. Lo afferra delicatamente ed esegue un pompino a regola d’arte “U..R..K…A..” fa lui estasiato
Poi lei riemerge e corre in bagno “Ti conviene venire a lavarti i denti e farti una doccia”
E via, Nemo che si alza dal letto un po’ instabile, a raggiungerla in bagno, a lavrasi i denti, a fare la doccia insieme “E, dimmi” dice lei abbracciato a lui “Per la prossima volta, devo venire qui ancora stasera?”
“Ho una casa con un letto comodo” risponde lui “Direi una cenetta fuori e un gelato a casa mia”
“E come devo chiamarti, Nemo?”
Lui sorride “Mauro”
“vada per la cena e per il gelato” si baciano “Io mi chiamo Giovanna ma, gli amici mi chiamano Gianna, o Gia”
“Allora, Gia.. Che ne diresti se ora..”


Fine

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