Una storia sentimentale parte 2
di
Vandal
genere
sentimentali
Una storia sentimentale parte 2
Rimasero lì, sempre nudi, abbracciati dalla freschezza della notte, ognuno avvolto nei propri pensieri. La sottile tensione che era emersa tra di loro si mescolava a un senso di malinconia, come se stessero esplorando il confine tra l'innocenza e un desiderio a lungo inespresso. Mentre il mare si infrangeva dolcemente sulla riva, entrambi si resero conto che, in quel momento, qualcosa di più profondo stava germogliando tra loro.
Mauro nutriva negli occhi un’ombra di malinconia mentre si preparava a condividere il suo racconto. Quando Maria si avvicinò e lo abbracciò in segno di conforto, un brivido percorse il suo corpo. Avvertì la tensione sotto l’asciugamano che copriva la sua intimità, una sensazione che, pur essendo imbarazzante, era anche una dolce distrazione, un contatto umano che lo rassicurava. Sperò che Maria non lo notasse mentre, radicato nei ricordi, si abbandonava all’intimità del momento.
“Fu un cancro al pancreas,” disse Mauro, la voce bassa e carica di emozione, come se stesse facendo affiorare una ferita profonda che mai si sarebbe rimarginata del tutto. “Sono stato accanto a lei il più a lungo possibile… Lei si era rassegnata all'inevitabile, ma non ha mai smesso di combattere.” Le parole scivolarono tra di loro, incapsulando una lotta silenziosa ma straziante, e la sincerità della sua confessione avvolse Maria in un caldo abbraccio di comprensione.
“E mi disse che non avrei dovuto mai smettere di amarla nonostante tutto,” continuò lui, la voce tremante mentre riviveva quel dolore. Ogni parola sembrava pesare come un macigno, e Maria poté percepire il suo cuore spezzato in ogni sillaba.
“Una sera mi chiamò a casa sua e mi disse che voleva compagnia. Secondo me sentiva che tutto stava per finire…” Mauro si bloccò, la sua espressione si faceva sempre più intensa, il suo sguardo perso nel passato. Maria avvertì un groppo in gola, avendo già presagito ciò che stava per seguire.
“Cosa faceste?” chiese, la sua voce un sussurro carico di empatia.
“Lei mi disse che voleva fare l'amore con me. 'Voglio che sia speciale', mi disse. E speciale lo fu,” raccontò Mauro, la sua voce rotta da una mistura di nostalgia e dolore, come se stesse rievocando il momento più sacro della sua vita. “Riversai tutto il mio amore in quella stessa notte.”
Maria lo ascoltava attentamente, immaginando la scena, mentre lui continuava. “Il mattino dopo la lasciai che stava dormendo ancora nuda tra le lenzuola. Io avevo una lezione al college. Mi ricordo che presi un 30. Ero al settimo cielo perché quella era una materia ostica e Jinny si era impegnata molto ad istruirmi,” il suo sorriso si spense, sostituito da un velo di tristezza profonda. “Pensai che sarebbe stata felice di saperlo e non vedevo l’ora di dirglielo.”
Ma poi, mentre continuava a raccontare, la sua espressione cambiò rapidamente. “Quando giunsi davanti a casa sua e vidi l'ambulanza, il mondo mi crollò addosso. Sua madre stava piangendo abbracciata al padre. E lì capii,” il suo respiro si fece più affannoso, il dolore di quel momento si riaccese in lui, vivo e palpitante. “Il suo ricordo era ancora avvolto sulla mia pelle per la notte avuta la sera precedente…”
Quando Mauro finì di raccontare, il silenzio pesò tra di loro, interrotto solo dai singhiozzi silenziosi di Maria che stava piangendo. In quel momento, si abbracciarono, entrambi avvolti in un caldo abbraccio, il dolore riaffiorato nelle lacrime di Mauro, mentre il calore consolatorio di Maria gli dava conforto. “Mi spiace tanto,” disse lei, le parole cariche di empatia.
Il pathos del racconto di Mauro permeava l’aria, pesante e palpabile. Ogni emozione che riviveva si rifletteva nei suoi occhi, facendo tremare la sua voce. Maria percepì l'intensità del suo dolore, come un'onda che si abbatteva su di lei, e sentiva che quel momento era un ponte fragile tra due anime che cercavano comfort e comprensione reciproca. L’amore e la perdita avevano intrecciato le loro vite, creando un legame di vulnerabilità che si manifestava mentre si trovavano lì, nudi non solo nel corpo, ma anche nell’anima.
Mentre Mauro si alzava per rivestirsi, Maria si ritrovò a osservarlo con uno sguardo attento, un misto di ammirazione e vulnerabilità. Il suo fisico, asciutto ma ben definito, rispecchiava anni di attività all'aperto, di avventure e libertà, e Maria non poté fare a meno di notare la sua grazia naturale, la morbidezza dei suoi movimenti. I suoi glutei, che si contraggono leggermente mentre si piegava per sollevare i vestiti sparsi sulla sabbia, la fecero arrossire. Stranamente, si sentì attratta da quell'immagine, da quel corpo che era diventato la manifestazione di un'affinità emotiva che si stava costruendo tra di loro.
Con un rapido movimento, distolse lo sguardo quando Mauro si voltò di profilo, come se fosse stata sorpresa a rubare un attimo privato, la sua pelle scottata dal sole brillava sotto la luce della luna. Un senso di imbarazzo si mescolava a una frizzante eccitazione; qualcosa dentro di lei vibrava, come un leggero tremolio che non riusciva a controllare.
Maria Era attraversata da pensieri contrastanti: la gioia di avere trovato qualcuno che comprendeva il suo desiderio di connessione ma anche la paura di rovinare il fragile legame che stavano costruendo.
Mentre si muovevano lungo il sentiero che portava all’hotel, l’atmosfera intorno a loro si era fatta più vibrante, ma anche più tesa. Maria aveva il cuore che le batteva all’impazzata, il suono distante delle risate e della musica proveniente dalla spiaggia sembrava un eco lontano, quasi irreale. Ma all'interno della sua testa, il pensiero di tornare in camera la riempì di esitazione.
“Scusa se ti ho rattristato prima,” disse Mauro, interrompendo i suoi pensieri. La sua voce aveva un tono quasi colpevole, e Maria si girò per incontrarne lo sguardo, afferrando la sua mano senza pensarci.
“Non ti preoccupare. Avevi bisogno di sfogarti…” iniziò, ma fu interrotta da un rumore proveniente dalla sua camera, il suono di gemiti che la fece arrossire fino alle orecchie. “Oh… Magda…” sussurrò, col cuore che le accelerava mentre cercava di appoggiarsi con l’orecchio alla porta.
Mauro la osservava con una miscela di divertimento e comprensione. “La tua amica?” chiese, sorridendo con aria divertita.
“Sì, e… oh… ci sta dando dentro,” rispose Maria, ridacchiando nervosamente, mentre un’ondata di imbarazzo la travolgeva. Sapeva che non poteva irrompere in quel momento, ma l'idea di trovarsi in quella situazione imbarazzante con Mauro, mentre la sua amica viveva un momento di intimità, era davvero surreale. “Oh e adesso che faccio?”
“Beh, non puoi irrompere lì mentre sono al culmine del divertimento,” disse Mauro con uno smorfia che svelava tanto umorismo quanto saggezza, ma che ammantava anche una certa tenerezza.
Maria si girò verso di lui, i pensieri che si agglomeravano nella sua testa come nuvole tempestose. “Senti, non equivocare, ma se vuoi c’è camera mia… Io dormo sul divano,” propose Mauro, un certo timore esprimendo le parole come se stesse offrendo un tesoro prezioso.
“Non se ne parla: il divano lo prendo io,” disse con determinazione, ma il tono scherzoso faceva trapelare la sua agitazione. L’atmosfera frizzante era tornata, ma era intrisa di una tensione palpabile, un’incredibile ricchezza di possibilità.“Non protestare,” lo ammonì, divertita ma decisa.
“Ok, il capo sei tu,” rispose lui, la voce leggermente sarcastica ma con un sorriso che faceva apparire il suo sguardo più accattivante.
“Scemo,” replicò Maria, mentre il loro viaggio verso la camera di lui diventava un piccolo gioco tra di loro, una danza di emozioni contrastanti, alimentate anche dall’imbarazzo di quanto stava accadendo dietro quella porta.
4
Maria, dopo aver goduto della calda carezza dell'acqua sulla pelle, si avviò verso la camera con una leggerezza inconsapevole. Le gocce scivolavano lungo il suo corpo, e la mente era avvolta da pensieri che la facevano vibrante di emozioni. Non si rendeva conto di quanto fosse vulnerabile in quel momento; l’atmosfera che si era creata tra di loro era densa di tensione e possibilità.
Quando uscì dalla doccia, avvolta nella nebbia dei suoi pensieri e non curandosi di coprire le sue nudità, un senso di liberta la avvolse. Era così immersa nella sua riflessione che la realizzazione di trovarsi nella camera di un ragazzo, e in quella situazione particolare, la colse alla sprovvista. Mauro, chino sui cuscini, si voltò e i loro sguardi si incrociarono. Il suo cuore, un attimo prima leggero, fece un balzo.
Le sue curve erano delicate e armoniose; il corpo minuto di Maria, con un seno che si raccoglieva con grazia, era il riflesso di una bellezza naturale che emanava fragilità e forza. Era magra, ma tonica nei punti giusti, e quel corpo, esposto e vulnerabile, appariva a Mauro come un’opera d’arte che merita attenzione e rispetto. La sua pelle brillava ancora, umida dall’acqua, mentre i capelli le incorniciavano il viso, scivolando sulle spalle in morbidi ricci.
Per un momento, il tempo sembrò fermarsi. Mauro, colpito dalla bellezza innocente di lei, non riusciva a distogliere lo sguardo. Non c'era nulla di volgare in quell'istante; era puro e carico di un’intensa intimità, uno scambio silenzioso di vulnerabilità e desiderio sotteso. Il suo sguardo non era privo di rispetto; era pieno di meraviglia e di una dolce timidezza, ma anche di un invito silenzioso alla connessione.
Maria, realizzando la situazione, non si sentì imbarazzata; invece, le parole si erano bloccate in gola e il cuore palpitava per un motivo diverso. Avvicinandosi a lui, avvolse le braccia attorno al suo corpo, avvicinandosi ancora di più in un abbraccio che sprigionava calore. La sua testa si appoggiò delicatamente sul petto di Mauro, sentendo il ritmo del suo cuore, che batteva forte e regolare.
“Nessuna parola era necessaria,” pensò Maria, mentre la malinconia si mescolava alla tenerezza in quell’abbraccio. Un peso si sollevava dal suo spirito, mentre la confidenza si faceva strada nei suoi pensieri, facendola sentire al sicuro. Voleva raccontare, liberarsi di quel tarlo che l’aveva accompagnata per così tanto tempo, ma in quel momento, le sue emozioni erano più importanti delle parole.
“Cos’hai, ragazza?” chiese Mauro, col tono di chi sa che oltre le apparenze, in quell’abbraccio c’era molto di più. La sua voce dolce, priva di giudizio, indugiava nell’aria come una melodia rassicurante.
“Voglio confidarti una cosa che mi è capitata quando ero più giovane,” rispose Maria, mentre il suo cuore si scioglieva nel calore di lui. Quell'istante di vulnerabilità, bellezza e connessione fu un’intensa latenza di emozioni, una promessa di confidenza reciproca che stava per dare vita a qualcosa di più profondo. Rimasero così, avvolti l’uno nell’altra, in un silenzio carico di possibilità, mentre il mondo esterno sembrava svanire.
Seduti sul divano, l'atmosfera era densa di tensione e fragilità. Maria si abbracciava al corpo rassicurante di Mauro, cercando conforto in quella presenza calda e solidale. Gli occhi di lui, profondi e sinceri, la scrutavano con un misto di preoccupazione e determinazione.
“Mi hanno molestata,” sussurrò Maria, come se quelle parole fossero un peso troppo grande da portare. La sua voce era un soffio, quasi inudibile, ma nel silenzio della stanza sembrò risuonare come un grido lacerante.
Mauro sentì il suo cuore mancargli un battito. La rivelazione la colpì in pieno petto, come un pugno. "Come? Quando?" fece, la voce carica di preoccupazione e incredulità. Non riusciva a immaginare che la persona che aveva di fronte avesse dovuto affrontare un dolore così profondo e indescrivibile.
Maria si ritrasse un attimo in sé stessa, ricordando il passato con un’espressione distante. “Ero poco più di un’adolescente. Ci venne a trovare un amico di mio padre. Un bell’uomo che sapeva farsi piacere. Mi regalava sempre caramelle.” Le sue parole erano cariche di nostalgia e tristezza, e nei suoi occhi si leggeva un misto di vulnerabilità e rabbia.
Mauro, in silenzio, si concentrava su ogni parola che Maria pronunziava. L’immagine di una Maria giovane e indifesa lo devastava interamente. “Mio padre non aveva idea di che razza di iena fosse... Una sera entrò in camera da letto e mi spiò sotto la doccia.” La voce di Maria tremò mentre descriveva l’orrore che aveva dovuto affrontare. “Era un tale viscido. Mi intimò di tacere con i miei genitori e prese a toccarmi. Non mi violentò, ma le sue mani le sentii ovunque, a distanza di anni.”
Ascoltando la sua storia, Mauro sentì un crescente senso di protezione nei confronti di Maria, un impulso ferreo che lo spingeva a volerla tenere al sicuro, lontano da qualsiasi male. “Quando mio padre lo seppe andò su tutte le furie e aggredì questo tizio che credeva suo amico. Lo pestò talmente forte che quasi lo uccise. Mio padre fu accusato di aggressione aggravata e tentato omicidio, ma se la cavò con tre anni di carcere. L’ex amico sparì dalla nostra vista e non lo vedemmo più, per fortuna. Dovemmo cambiare città e riiniziare da capo…” La frase finale si perse nel silenzio, una caduta nel baratro di ricordi dolorosi che l’avevano seguita per tutta la vita.
“Oh, Maria, come mi dispiace,” disse Mauro, spezzato nel profondo. La sua mano si chiuse attorno a lei, abbracciandola forte, come se volesse proteggerla da tutto il dolore e la solitudine che aveva vissuto. Non c'era niente di più importante in quel momento che farle sentire che non era sola, che c'era qualcuno pronto a sostenerla.
La presenza di Mauro, calda e rassicurante, la aiutava a ricordare che il mondo non era solo pieno di uomini viscidi, ma che esisteva anche gentilezza, comprensione. Maria si sfogò, il pianto le scese sulle guance, e ogni singola lacrima sembrava liberarla da un peso che portava dentro di sé. La compassione di Mauro era palpabile, e nel profondo del suo cuore si formava un legame straordinario di intimità e fiducia.
In quell’abbraccio, però, c’era anche altro: Mauro iniziava a riconoscere la forza silenziosa di Maria, la sua resilienza, e si prometteva di fare tutto il possibile per essere al suo fianco nel cammino verso la guarigione. Le sue parole rimarranno impresse in lui come un monito e un promemoria; doveva sempre ricordare di trattare il suo cuore con la massima delicatezza. Avvolto in quell’abbraccio pieno di dolore e speranza, Mauro comprese che la loro connessione stava già cambiando le loro vite
Rimasero lì, sempre nudi, abbracciati dalla freschezza della notte, ognuno avvolto nei propri pensieri. La sottile tensione che era emersa tra di loro si mescolava a un senso di malinconia, come se stessero esplorando il confine tra l'innocenza e un desiderio a lungo inespresso. Mentre il mare si infrangeva dolcemente sulla riva, entrambi si resero conto che, in quel momento, qualcosa di più profondo stava germogliando tra loro.
Mauro nutriva negli occhi un’ombra di malinconia mentre si preparava a condividere il suo racconto. Quando Maria si avvicinò e lo abbracciò in segno di conforto, un brivido percorse il suo corpo. Avvertì la tensione sotto l’asciugamano che copriva la sua intimità, una sensazione che, pur essendo imbarazzante, era anche una dolce distrazione, un contatto umano che lo rassicurava. Sperò che Maria non lo notasse mentre, radicato nei ricordi, si abbandonava all’intimità del momento.
“Fu un cancro al pancreas,” disse Mauro, la voce bassa e carica di emozione, come se stesse facendo affiorare una ferita profonda che mai si sarebbe rimarginata del tutto. “Sono stato accanto a lei il più a lungo possibile… Lei si era rassegnata all'inevitabile, ma non ha mai smesso di combattere.” Le parole scivolarono tra di loro, incapsulando una lotta silenziosa ma straziante, e la sincerità della sua confessione avvolse Maria in un caldo abbraccio di comprensione.
“E mi disse che non avrei dovuto mai smettere di amarla nonostante tutto,” continuò lui, la voce tremante mentre riviveva quel dolore. Ogni parola sembrava pesare come un macigno, e Maria poté percepire il suo cuore spezzato in ogni sillaba.
“Una sera mi chiamò a casa sua e mi disse che voleva compagnia. Secondo me sentiva che tutto stava per finire…” Mauro si bloccò, la sua espressione si faceva sempre più intensa, il suo sguardo perso nel passato. Maria avvertì un groppo in gola, avendo già presagito ciò che stava per seguire.
“Cosa faceste?” chiese, la sua voce un sussurro carico di empatia.
“Lei mi disse che voleva fare l'amore con me. 'Voglio che sia speciale', mi disse. E speciale lo fu,” raccontò Mauro, la sua voce rotta da una mistura di nostalgia e dolore, come se stesse rievocando il momento più sacro della sua vita. “Riversai tutto il mio amore in quella stessa notte.”
Maria lo ascoltava attentamente, immaginando la scena, mentre lui continuava. “Il mattino dopo la lasciai che stava dormendo ancora nuda tra le lenzuola. Io avevo una lezione al college. Mi ricordo che presi un 30. Ero al settimo cielo perché quella era una materia ostica e Jinny si era impegnata molto ad istruirmi,” il suo sorriso si spense, sostituito da un velo di tristezza profonda. “Pensai che sarebbe stata felice di saperlo e non vedevo l’ora di dirglielo.”
Ma poi, mentre continuava a raccontare, la sua espressione cambiò rapidamente. “Quando giunsi davanti a casa sua e vidi l'ambulanza, il mondo mi crollò addosso. Sua madre stava piangendo abbracciata al padre. E lì capii,” il suo respiro si fece più affannoso, il dolore di quel momento si riaccese in lui, vivo e palpitante. “Il suo ricordo era ancora avvolto sulla mia pelle per la notte avuta la sera precedente…”
Quando Mauro finì di raccontare, il silenzio pesò tra di loro, interrotto solo dai singhiozzi silenziosi di Maria che stava piangendo. In quel momento, si abbracciarono, entrambi avvolti in un caldo abbraccio, il dolore riaffiorato nelle lacrime di Mauro, mentre il calore consolatorio di Maria gli dava conforto. “Mi spiace tanto,” disse lei, le parole cariche di empatia.
Il pathos del racconto di Mauro permeava l’aria, pesante e palpabile. Ogni emozione che riviveva si rifletteva nei suoi occhi, facendo tremare la sua voce. Maria percepì l'intensità del suo dolore, come un'onda che si abbatteva su di lei, e sentiva che quel momento era un ponte fragile tra due anime che cercavano comfort e comprensione reciproca. L’amore e la perdita avevano intrecciato le loro vite, creando un legame di vulnerabilità che si manifestava mentre si trovavano lì, nudi non solo nel corpo, ma anche nell’anima.
Mentre Mauro si alzava per rivestirsi, Maria si ritrovò a osservarlo con uno sguardo attento, un misto di ammirazione e vulnerabilità. Il suo fisico, asciutto ma ben definito, rispecchiava anni di attività all'aperto, di avventure e libertà, e Maria non poté fare a meno di notare la sua grazia naturale, la morbidezza dei suoi movimenti. I suoi glutei, che si contraggono leggermente mentre si piegava per sollevare i vestiti sparsi sulla sabbia, la fecero arrossire. Stranamente, si sentì attratta da quell'immagine, da quel corpo che era diventato la manifestazione di un'affinità emotiva che si stava costruendo tra di loro.
Con un rapido movimento, distolse lo sguardo quando Mauro si voltò di profilo, come se fosse stata sorpresa a rubare un attimo privato, la sua pelle scottata dal sole brillava sotto la luce della luna. Un senso di imbarazzo si mescolava a una frizzante eccitazione; qualcosa dentro di lei vibrava, come un leggero tremolio che non riusciva a controllare.
Maria Era attraversata da pensieri contrastanti: la gioia di avere trovato qualcuno che comprendeva il suo desiderio di connessione ma anche la paura di rovinare il fragile legame che stavano costruendo.
Mentre si muovevano lungo il sentiero che portava all’hotel, l’atmosfera intorno a loro si era fatta più vibrante, ma anche più tesa. Maria aveva il cuore che le batteva all’impazzata, il suono distante delle risate e della musica proveniente dalla spiaggia sembrava un eco lontano, quasi irreale. Ma all'interno della sua testa, il pensiero di tornare in camera la riempì di esitazione.
“Scusa se ti ho rattristato prima,” disse Mauro, interrompendo i suoi pensieri. La sua voce aveva un tono quasi colpevole, e Maria si girò per incontrarne lo sguardo, afferrando la sua mano senza pensarci.
“Non ti preoccupare. Avevi bisogno di sfogarti…” iniziò, ma fu interrotta da un rumore proveniente dalla sua camera, il suono di gemiti che la fece arrossire fino alle orecchie. “Oh… Magda…” sussurrò, col cuore che le accelerava mentre cercava di appoggiarsi con l’orecchio alla porta.
Mauro la osservava con una miscela di divertimento e comprensione. “La tua amica?” chiese, sorridendo con aria divertita.
“Sì, e… oh… ci sta dando dentro,” rispose Maria, ridacchiando nervosamente, mentre un’ondata di imbarazzo la travolgeva. Sapeva che non poteva irrompere in quel momento, ma l'idea di trovarsi in quella situazione imbarazzante con Mauro, mentre la sua amica viveva un momento di intimità, era davvero surreale. “Oh e adesso che faccio?”
“Beh, non puoi irrompere lì mentre sono al culmine del divertimento,” disse Mauro con uno smorfia che svelava tanto umorismo quanto saggezza, ma che ammantava anche una certa tenerezza.
Maria si girò verso di lui, i pensieri che si agglomeravano nella sua testa come nuvole tempestose. “Senti, non equivocare, ma se vuoi c’è camera mia… Io dormo sul divano,” propose Mauro, un certo timore esprimendo le parole come se stesse offrendo un tesoro prezioso.
“Non se ne parla: il divano lo prendo io,” disse con determinazione, ma il tono scherzoso faceva trapelare la sua agitazione. L’atmosfera frizzante era tornata, ma era intrisa di una tensione palpabile, un’incredibile ricchezza di possibilità.“Non protestare,” lo ammonì, divertita ma decisa.
“Ok, il capo sei tu,” rispose lui, la voce leggermente sarcastica ma con un sorriso che faceva apparire il suo sguardo più accattivante.
“Scemo,” replicò Maria, mentre il loro viaggio verso la camera di lui diventava un piccolo gioco tra di loro, una danza di emozioni contrastanti, alimentate anche dall’imbarazzo di quanto stava accadendo dietro quella porta.
4
Maria, dopo aver goduto della calda carezza dell'acqua sulla pelle, si avviò verso la camera con una leggerezza inconsapevole. Le gocce scivolavano lungo il suo corpo, e la mente era avvolta da pensieri che la facevano vibrante di emozioni. Non si rendeva conto di quanto fosse vulnerabile in quel momento; l’atmosfera che si era creata tra di loro era densa di tensione e possibilità.
Quando uscì dalla doccia, avvolta nella nebbia dei suoi pensieri e non curandosi di coprire le sue nudità, un senso di liberta la avvolse. Era così immersa nella sua riflessione che la realizzazione di trovarsi nella camera di un ragazzo, e in quella situazione particolare, la colse alla sprovvista. Mauro, chino sui cuscini, si voltò e i loro sguardi si incrociarono. Il suo cuore, un attimo prima leggero, fece un balzo.
Le sue curve erano delicate e armoniose; il corpo minuto di Maria, con un seno che si raccoglieva con grazia, era il riflesso di una bellezza naturale che emanava fragilità e forza. Era magra, ma tonica nei punti giusti, e quel corpo, esposto e vulnerabile, appariva a Mauro come un’opera d’arte che merita attenzione e rispetto. La sua pelle brillava ancora, umida dall’acqua, mentre i capelli le incorniciavano il viso, scivolando sulle spalle in morbidi ricci.
Per un momento, il tempo sembrò fermarsi. Mauro, colpito dalla bellezza innocente di lei, non riusciva a distogliere lo sguardo. Non c'era nulla di volgare in quell'istante; era puro e carico di un’intensa intimità, uno scambio silenzioso di vulnerabilità e desiderio sotteso. Il suo sguardo non era privo di rispetto; era pieno di meraviglia e di una dolce timidezza, ma anche di un invito silenzioso alla connessione.
Maria, realizzando la situazione, non si sentì imbarazzata; invece, le parole si erano bloccate in gola e il cuore palpitava per un motivo diverso. Avvicinandosi a lui, avvolse le braccia attorno al suo corpo, avvicinandosi ancora di più in un abbraccio che sprigionava calore. La sua testa si appoggiò delicatamente sul petto di Mauro, sentendo il ritmo del suo cuore, che batteva forte e regolare.
“Nessuna parola era necessaria,” pensò Maria, mentre la malinconia si mescolava alla tenerezza in quell’abbraccio. Un peso si sollevava dal suo spirito, mentre la confidenza si faceva strada nei suoi pensieri, facendola sentire al sicuro. Voleva raccontare, liberarsi di quel tarlo che l’aveva accompagnata per così tanto tempo, ma in quel momento, le sue emozioni erano più importanti delle parole.
“Cos’hai, ragazza?” chiese Mauro, col tono di chi sa che oltre le apparenze, in quell’abbraccio c’era molto di più. La sua voce dolce, priva di giudizio, indugiava nell’aria come una melodia rassicurante.
“Voglio confidarti una cosa che mi è capitata quando ero più giovane,” rispose Maria, mentre il suo cuore si scioglieva nel calore di lui. Quell'istante di vulnerabilità, bellezza e connessione fu un’intensa latenza di emozioni, una promessa di confidenza reciproca che stava per dare vita a qualcosa di più profondo. Rimasero così, avvolti l’uno nell’altra, in un silenzio carico di possibilità, mentre il mondo esterno sembrava svanire.
Seduti sul divano, l'atmosfera era densa di tensione e fragilità. Maria si abbracciava al corpo rassicurante di Mauro, cercando conforto in quella presenza calda e solidale. Gli occhi di lui, profondi e sinceri, la scrutavano con un misto di preoccupazione e determinazione.
“Mi hanno molestata,” sussurrò Maria, come se quelle parole fossero un peso troppo grande da portare. La sua voce era un soffio, quasi inudibile, ma nel silenzio della stanza sembrò risuonare come un grido lacerante.
Mauro sentì il suo cuore mancargli un battito. La rivelazione la colpì in pieno petto, come un pugno. "Come? Quando?" fece, la voce carica di preoccupazione e incredulità. Non riusciva a immaginare che la persona che aveva di fronte avesse dovuto affrontare un dolore così profondo e indescrivibile.
Maria si ritrasse un attimo in sé stessa, ricordando il passato con un’espressione distante. “Ero poco più di un’adolescente. Ci venne a trovare un amico di mio padre. Un bell’uomo che sapeva farsi piacere. Mi regalava sempre caramelle.” Le sue parole erano cariche di nostalgia e tristezza, e nei suoi occhi si leggeva un misto di vulnerabilità e rabbia.
Mauro, in silenzio, si concentrava su ogni parola che Maria pronunziava. L’immagine di una Maria giovane e indifesa lo devastava interamente. “Mio padre non aveva idea di che razza di iena fosse... Una sera entrò in camera da letto e mi spiò sotto la doccia.” La voce di Maria tremò mentre descriveva l’orrore che aveva dovuto affrontare. “Era un tale viscido. Mi intimò di tacere con i miei genitori e prese a toccarmi. Non mi violentò, ma le sue mani le sentii ovunque, a distanza di anni.”
Ascoltando la sua storia, Mauro sentì un crescente senso di protezione nei confronti di Maria, un impulso ferreo che lo spingeva a volerla tenere al sicuro, lontano da qualsiasi male. “Quando mio padre lo seppe andò su tutte le furie e aggredì questo tizio che credeva suo amico. Lo pestò talmente forte che quasi lo uccise. Mio padre fu accusato di aggressione aggravata e tentato omicidio, ma se la cavò con tre anni di carcere. L’ex amico sparì dalla nostra vista e non lo vedemmo più, per fortuna. Dovemmo cambiare città e riiniziare da capo…” La frase finale si perse nel silenzio, una caduta nel baratro di ricordi dolorosi che l’avevano seguita per tutta la vita.
“Oh, Maria, come mi dispiace,” disse Mauro, spezzato nel profondo. La sua mano si chiuse attorno a lei, abbracciandola forte, come se volesse proteggerla da tutto il dolore e la solitudine che aveva vissuto. Non c'era niente di più importante in quel momento che farle sentire che non era sola, che c'era qualcuno pronto a sostenerla.
La presenza di Mauro, calda e rassicurante, la aiutava a ricordare che il mondo non era solo pieno di uomini viscidi, ma che esisteva anche gentilezza, comprensione. Maria si sfogò, il pianto le scese sulle guance, e ogni singola lacrima sembrava liberarla da un peso che portava dentro di sé. La compassione di Mauro era palpabile, e nel profondo del suo cuore si formava un legame straordinario di intimità e fiducia.
In quell’abbraccio, però, c’era anche altro: Mauro iniziava a riconoscere la forza silenziosa di Maria, la sua resilienza, e si prometteva di fare tutto il possibile per essere al suo fianco nel cammino verso la guarigione. Le sue parole rimarranno impresse in lui come un monito e un promemoria; doveva sempre ricordare di trattare il suo cuore con la massima delicatezza. Avvolto in quell’abbraccio pieno di dolore e speranza, Mauro comprese che la loro connessione stava già cambiando le loro vite
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