Mary e il gioco seduttivo alle prime armi

di
genere
sentimentali

MARY E IL GIOCO SEDUTTIVO ALLE PRIME ARMI

Mary era distesa sul letto, il telefono in mano, mordicchiandosi il labbro.
«Becky… ti devo chiedere una cosa un po’… ehm… personale.»
La voce dell’amica arrivò immediatamente complice:
«Uhh, dimmi tutto… quando inizi così so già che c’entra un ragazzo.»
Mary sorrise, un po’ imbarazzata:
«È David… tu sai che ci vediamo da un po’… però… niente, lui proprio non vuole andare oltre. Nemmeno un accenno.»
Becky rise piano, con un tono che Mary conosceva bene:
«Tesoro, alla tua età non esiste che un ragazzo ti tenga a distanza… a meno che…» fece una pausa studiata.
«A meno che cosa?» chiese Mary, già sospettando il tipo di risposta.
«A meno che non sia un blocco grosso… o che i suoi gusti non siano proprio… verso le ragazze.»
Mary sgranò gli occhi:
«Non dire così! E se fosse solo timido?»
Becky parlava come una maestra esperta di tentazioni:
«E allora va sbloccato. Invitalo a casa tua. Fate le vostre moine da fidanzatini, poi… bam, gliela metti sotto il naso. Proprio così. Senza mezze misure.»
Mary deglutì:
«Cioè… vuoi dire…»
«Esatto.» Becky rise ancora, maliziosa. «Ti avvicini, ti fai sentire addosso, e lo guardi negli occhi mentre gli fai capire cosa vuoi. Se scappa, dolcezza, prendilo come un segnale. Se invece resta fermo… allora lì puoi lavorartelo bene, con calma… o anche senza calma.»
Mary rise, un po’ più rilassata:
«E tu parli per esperienza, vero?»
«Eccome. Con il mio ho fatto così, e come sai benissimo, da quella volta non l’ho più tolto di dosso.»
Mary guardò l’orologio:
«Dovrebbe arrivare tra poco…»
Proprio in quel momento il campanello trillò.
«Eccolo.»
«Senti una cosa, Mary…» disse Becky, abbassando ancora la voce. «Perché non gli apri già… diciamo… in divisa da accoglienza? Maglietta, mutandine. Stop.»
Mary rise, ma il pensiero le fece salire qualcosa allo stomaco:
«Pensi che non sia troppo?»
«Troppo? Ma se lo vuoi incastrare, bisogna provocare. Apri la porta lenta, muovi i fianchi, e guardalo dritto negli occhi. Poi fammi sapere se è rimasto senza parole… o con qualcos’altro.»
Mary sospirò, un misto di eccitazione e ansia:
«Contaci.»
Riattaccò e scese le scale. David era lì, in piedi sulla soglia, un po’ nervoso. Mary strinse la mano sulla maniglia…


Mary spinse giù la maniglia con calma, il suono leggero del meccanismo coperto appena dal battito accelerato del suo cuore. La porta si aprì quel tanto che bastava a lasciar passare una lama di luce calda dell’ingresso, e David rimase lì, piantato, sorpreso.
Mary indossava solo una maglietta ampia di cotone sottile che le arrivava a metà coscia, lasciando scoperte le sue gambe sottili e lisce. Sotto, appena un accenno di mutandine bianche che si intravedevano mentre lei si muoveva. I capelli biondi cadevano morbidi sulle spalle, qualche ciocca le scendeva davanti agli occhi quasi a fare da cornice agli iridi scurissimi che lo fissavano. Il contrasto tra quel viso angelico e il sorriso appena accennato era disarmante.
«Ehi…» fece lei, con voce calma e vellutata, appoggiandosi allo stipite della porta e lasciando che una gamba si piegasse appena, facendo ondeggiare l’orlo della maglietta. «Ti aspettavo.»

David inghiottì a vuoto, incapace di distogliere lo sguardo. «Io… sì. Ciao.» Il suo tono era goffo, ma non riusciva a scansare quegli occhi né a non notare la linea netta delle cosce fino alle anche.
Mary si voltò a metà, facendogli cenno di entrare, e proprio quel movimento lasciò intravedere di più sotto il tessuto: il bordo sottile della mutandina, lo spazio morbido tra la curva del gluteo e la stoffa. «Chiudi la porta…» sussurrò, già avviandosi verso il soggiorno.
David entrò piano, facendo scattare la serratura alle sue spalle, e rimase immobile mentre lei si accomodava sul bracciolo del divano con un’aria che oscillava tra l’innocente e il deliberato.
«Tutto bene?» chiese lei, tirandosi dietro una ciocca di capelli e lasciando che la maglietta si tendesse leggermente sul petto. Piccolo, raccolto, ma evidente il movimento quando respirava più forte.
«Sì… è solo che…» cominciò lui, ma non trovò un finale plausibile.
Mary rise piano: «Sei sempre così teso, David. Non ti rilassi mai, nemmeno un po’?»
Si piegò in avanti, le braccia sulle ginocchia, avvicinandosi gradualmente a lui. L’odore leggero di shampoo e pelle calda lo colpì, insieme alla vista ravvicinata dello scollo che lasciava intuire, più che mostrare, la curva dolce del seno.
David si passò una mano sulla nuca, chiaramente in lotta con se stesso: «Mary… io…»
«Shhh…» lo interruppe lei, sfiorandogli il ginocchio con le dita, lente, disegnando piccoli cerchi. «Non devi parlare adesso. Voglio solo capire una cosa…»
Si alzò, andò davanti a lui e vi si sedette sulle gambe, leggera, guardandolo a distanza ravvicinata.
«Sei qui… ma non so ancora se ti piaccio davvero…» disse, inclinando la testa, e lasciando che il contatto tra i loro corpi diventasse inevitabile.


Mary si mosse lenta, con un’aria studiata che mescolava innocenza e consapevolezza. I capelli biondi scivolarono in avanti, accarezzandole il viso, mentre le dita afferrarono l’orlo della maglietta. In un gesto fluido la sollevò sopra la testa, lasciandola cadere sul tappeto.
Il suo busto nudo era un colpo nello stomaco: pelle liscia, chiara, i seni piccoli e sodi come promesse compresse, i capezzoli appena tesi dall’emozione. Lei restò immobile per un istante, con le braccia ancora sollevate, dandogli il tempo di guardare, di fissare nella mente ogni dettaglio.
David sentì il sangue martellargli alle tempie, e più in basso la tensione nei pantaloni divenne impossibile da nascondere. Arrossì, gli occhi incerti tra il volto e il petto di lei, balbettando:
«Mi piaci un sacco… ma ho paura a fare—»
«Sesso?» lo interruppe Mary, con un mezzo sorriso che sapeva di sfida e di invito.
Si avvicinò, facendo due passi felpati fino a trovarsi a pochi centimetri da lui. Il calore della sua pelle lo investì. «Io voglio farlo con te.» La voce era bassa, diretta, senza esitazioni.
David deglutì, la mano si alzò tremante, sospesa a un soffio dal contatto. La vergogna lo attraversò come una scossa, ma il desiderio era più forte. Mary, senza distogliere lo sguardo, si inclinò in avanti, portando i piccoli seni contro il palmo aperto di lui.
Il contatto fu un’esplosione: calore, morbidezza, un battito sotto la pelle che si sincronizzava al suo. Lei sospirò appena, come se quel gesto fosse l’accensione di qualcosa a lungo atteso.
Con un movimento fluido, Mary passò un ginocchio ai lati del suo corpo e poi l’altro, montandogli in grembo. Lo guardava dall’alto, le mani appoggiate alle sue spalle, i fianchi che si avvicinavano fino a sentire l’urgenza nei pantaloni di David.
Si piegò su di lui, le labbra a un centimetro dalle sue, e lasciò che il petto nudo gli sfiorasse il mento e la bocca, strusciandosi piano, facendogli sentire ogni linea, ogni curva, ogni vibrazione del proprio corpo.
David andò completamente in tilt, le mani le presero la vita per non lasciarla più, e la bocca si trovò invasa dal gusto, dal respiro, dalla presenza piena e viva di Mary.
---

Mary non staccava gli occhi da lui. La sua pelle, appena arrossata dall’eccitazione, sembrava emanare calore. Le mani scesero lente lungo il suo petto, infilando le dita sotto la stoffa della maglietta di David, spingendola verso l’alto fino a denudarlo. Sentì sotto i polpastrelli i muscoli tesi, tremanti, come un arco caricato al massimo.

Si accucciò davanti a lui, le dita che si attardarono sull’elastico dei pantaloni. Con un gesto deciso glieli sbottonò, abbassandoli assieme agli slip: la durezza di David venne liberata, pulsante, calda, la pelle tesa e sensibile. Mary lo fissò per un istante, poi le labbra si incurvarono in un mezzo sorriso carico di concupiscenza.
Aprì con gesto disinvolto un preservativo, lo srotolò lentamente lungo la sua lunghezza con un movimento preciso, quasi adorante, sentendo la tensione del corpo di lui farsi più densa a ogni centimetro. David respirava a scatti, tra l’eccitazione e l’incertezza, lo sguardo perso tra le sue mani e gli occhi profondi di lei.
Mary, nuda, si sistemò a cavalcioni. Le sue cosce calde avvolsero i fianchi di David. Guidò la punta di lui verso la propria intimità, sfiorandolo appena, strappandogli un gemito involontario. Si abbassò piano, lasciando che il primo contatto reale li scosse entrambi: lei trattenne un respiro tremante mentre il suo corpo lo accoglieva, centimetro dopo centimetro, aprendosi alla sua presenza fino a sentirlo completamente dentro.
Un brivido le attraversò la schiena. David aveva le mani sui suoi fianchi, dapprima incerte, poi più decise, stringendola come per ancorarsi a quella sensazione nuova e travolgente. Mary iniziò a muoversi: lenti dondolii iniziali, circolari, che si trasformarono in un ritmo più profondo e sicuro. Ogni discesa era un affondo di calore, ogni risalita un gioco di attesa che gli faceva serrar la mascella e stringere di più.
Il respiro di entrambi riempiva la stanza: corto, spezzato, carico. Mary inclinò il busto in avanti fino a sfiorargli le labbra, gemendo piano contro la sua bocca mentre lo sentiva pieno dentro di sé. David reagì muovendosi dal basso, incontrando i suoi movimenti e spingendo più a fondo, finché il corpo di lei si adattò completamente alla sua misura.
La loro frenesia crebbe. Mary cavalcava con i capelli che le ricadevano sul viso, il sudore lucido sulla pelle, le dita che scavavano nelle spalle di David. Lui, ormai trascinato dall’onda, le afferrò i fianchi con forza, guidandola, tirandola giù su di sé con movimenti rapidi e potenti.
Ogni sfregamento, ogni colpo, li portava entrambi verso il punto di non ritorno: i suoni umidi, i gemiti bassi, il ritmo sempre più serrato. Il piacere montava, inevitabile, e in quell’attimo sospeso sentivano solo il battito dei loro corpi che si fondeva al battito del cuore, con Mary che non mollava un istante il controllo, guidandolo fino all’esplosione finale.


Mary continuava a muoversi su di lui, il respiro caldo sul suo viso, il ritmo ormai serrato ma ancora carico di quella tensione incerta tipica di chi è alle prime esperienze. C’era un misto di goffaggine e pura urgenza nelle loro spinte: un imparare a conoscersi corpo a corpo, ad ogni affondo, come se ogni millimetro fosse una scoperta da memorizzare.
David la sentiva stringersi attorno a sé con contrazioni involontarie, ogni volta più avvolgenti, il battito del suo cuore fortissimo nelle orecchie, le mani aggrappate ai fianchi di lei quasi a paura di perderla un secondo prima di arrivare. Mary inclinò la testa all’indietro, lasciando uscire un gemito lungo, quello di qualcuno che sta arrivando al culmine ma cerca di resistere, di prolungare quel fuoco che le stava sciogliendo le gambe.
La pelle di entrambi era lucida di sudore, i corpi incollati, il muoversi frenetico ma ancora titubante all’inizio di ogni nuova spinta.
Mary rallentò per un istante, quasi trattenendo dentro di sé quell’onda, mentre il respiro di David diventava un tremito incontrollato. Poi, con un colpo di bacino deciso, affondò fino in fondo, e il gemito strozzato di lui le disse che era vicinissimo.
«Continua…» mormorò David, la voce spezzata, sentendo il calore montare velocissimo e irrefrenabile. Mary lo assecondò, muovendosi con affondi rapidi e profondi, tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi come a volerlo portare lì con lei, nello stesso momento.
Il primo spasmo li colse quasi insieme: David gemette forte, la presa sui suoi fianchi diventò improvvisamente possessiva, le spinte dal basso si fecero corte e potenti, il respiro rotto da colpi di piacere che lo attraversavano intero. Mary lasciò andare ogni resistenza, sentì il proprio ventre farsi un vortice di calore, i muscoli contrarsi intorno a lui mentre un’ondata di estasi le annebbiava la mente.
Si aggrappò alle sue spalle, tremando, cavalcandolo ancora mentre entrambi erano già immersi nell’orgasmo. Il preservativo catturava i colpi finali di David, mentre il corpo di lei continuava a reagire in onde successive, quasi a volersi assicurare di spremere ogni residuo di piacere dalla loro unione.
Quando il picco passò, rimasero immobili, i fronti unite, respirando insieme, il cuore martellante, le gambe di Mary ancora tremanti a cavalcioni su di lui. C’era silenzio, rotto solo dal loro ansimare lento, e quella strana sensazione di aver appena attraversato insieme un limite, entrambi un po’ storditi ma pieni di un’intimità nuova e potente.


Mary rimase un attimo sopra di lui, senza muoversi, sentendo ancora il battito veloce del cuore di David sotto il petto. Il suo respiro, caldo e irregolare, le sfiorava il collo. Si lasciò cadere di fianco, portandosi a sdraiare accanto a lui, ancora avvolta in quel tepore umido e intenso che avevano creato.
David aveva gli occhi socchiusi, un sorriso stanco sulle labbra. «Sei… incredibile…» sussurrò quasi senza fiato.
Lei rise piano, accarezzandogli il viso con la punta delle dita. «E tu sei stato… tenero e forte allo stesso tempo. Non me l’aspettavo.»
Restarono così per qualche istante, senza fretta. Poi Mary, ancora nuda e curiosa, fece scivolare la mano lungo il ventre di David, fino ad afferrargli con delicatezza il sesso ancora gonfio, sentendo sotto le dita la pelle calda e la punta che iniziava a rilassarsi, ma dove un lento filo di sperma trattenuto dal preservativo scendeva ancora verso la base. Lo sfiorò con la mano aperta, con un tocco più da gioco che da desiderio, e sorrise vedendo il guizzo involontario del suo bacino.
«Sei ancora sensibile…» mormorò, passando il pollice sulla sommità, facendolo quasi sussultare.
«Se continui così…» rise lui, ma la voce tradiva un brivido di piacere misto a quella nuova vulnerabilità.
«Lo so… sto solo… memorizzando quello che abbiamo fatto.»
David la guardò, quasi arrossendo. Era una sensazione particolare, quel lasciarsi esplorare dopo aver condiviso il momento più intenso. Eppure, non c’era imbarazzo vero: solo una dolce fragilità reciproca. Lentamente Mary tolse il preservativo, lo annodò e lo posò accanto al letto. Poi, senza dire nulla, tornò ad accucciarsi contro il suo petto, sollevando appena la gamba per abbracciarlo con tutto il corpo.
Lui posò una mano sulle sue spalle, l’altra a stringerle il fianco, sentendo la morbidezza della sua pelle e il calore ancora pulsante tra di loro. Rimasero così, con i respiri che si andavano calmando, ascoltando il silenzio della stanza.
«Sai…» disse lei, con la voce bassa, «quello che abbiamo fatto stasera… non era solo sesso. Era… mettersi a nudo in un modo che fa quasi paura.»
David annuì piano, sentendo un nodo in gola. «Sì… sentivo ogni cosa. Non solo il corpo, ma… anche quello che provavi. Era come… se i nostri difetti, le nostre incertezze, fossero lì a guardare insieme a noi.»
Mary sorrise, stringendosi di più contro di lui. «Ed è questo che mi piace. Siamo stati veri… e fragili. E questa fragilità, stasera, era bellissima.»
David la baciò sulla fronte, chiudendo gli occhi. «Forse… è proprio questo che ci renderà indimenticabile questa notte.»
Si strinsero forte, senza parlare più. E nel buio tiepido della stanza, quella fragilità diventò il loro segreto, un filo sottile che li univa ancora più del sesso stesso.


David stava infilando la camicia, ancora scalzo, mentre Mary, completamente nuda, si muoveva languida verso il bagno. La luce del mattino filtrava dalla finestra, accarezzando le curve del suo corpo e il lieve disordine dei capelli. Lui si fermò un istante sulla soglia per guardarla: il profilo del seno, la schiena sinuosa, i fianchi che oscillavano appena mentre camminava.
«Vederti così… nuda ed esposta…» disse lui con un mezzo sorriso malizioso, sistemandosi i polsini, «mi fa venire voglia ancora… ma purtroppo mi aspettano. Oggi è il primo giorno in biblioteca e non voglio fare tardi.»
Mary si voltò di lato, con l’acqua della doccia che già iniziava a scrosciare sul piatto. Lo guardò dall’alto in basso con uno sguardo che mescolava dolcezza e provocazione. «Tranquillo… terrò la mia fichetta al caldo per te stasera.» Gli avvicinò le labbra e lo baciò lentamente, con quell’ultima scia di desiderio che lasciava un sapore di “continua dopo”.
David ridacchiò piano e prese la giacca. «Ok… allora starò in tensione tutto il giorno.»
Lei gli lanciò un’occhiata complice prima di chiudere la porta del box doccia. «Meglio… così quando torni, sarai pronto.»
Lui uscì, il rumore della porta che si richiudeva mescolandosi al gorgoglio dell’acqua.

Mary rimase sotto la doccia solo pochi istanti: l’acqua calda le scivolava sulla pelle liscia, risvegliandole sensazioni ancora fresche della notte appena passata. Uscì senza nemmeno avvolgersi in un asciugamano; preferiva sentire l’aria tiepida sulla pelle. Si buttò a pancia in giù sul letto, le gambe piegate in su, nuda e rilassata, e afferrò il telefono.
Compose il numero di Becky. La sua voce allegra arrivò subito dall’altra parte della linea.
«Ehi!» disse Mary con tono frizzante.
«Tesoro… allora? Com’è andata con il tuo bibliotecario?» chiese Becky, già divertita.
Mary sorrise pigramente, mordendosi il labbro. «È stato fantastico. Non era solo un atto fisico ma… c’era molto, molto di più…»
«Ohhh…» rise Becky, «lo sguardo dell’amore!»
Mary rise a sua volta. «Ehi ma… sei nuda?»
«Sì, e mentre tu ti prendevi le tue libertà con David io mi sono divertita con Tom» rispose Becky senza un briciolo di vergogna. «È andato via poco fa. Sapessi che missile ha tra le gambe…» Ridacchiò maliziosa. «Ventidue centimetri.»
Mary sgranò leggermente gli occhi, anche se sapeva che Becky non esagerava mai su queste cose. «Uh… non ti ha fatto male?»
«Ma va, sono navigata io!» rispose Becky con una risatina complice. «E il tuo David? Quanto l’ha lungo?»
Mary, abbozzando un sorriso soddisfatto, giocò pigramente con una ciocca di capelli. «Ecco… direi diciotto centimetri.»
«Ti sei divertita?» chiese Becky in un tono di finta innocenza.
Mary lasciò che il pensiero della notte le attraversasse il corpo come un brivido piacevole, le labbra che si piegavano in un sorriso beato. «Sì… e stasera facciamo il bis.»
«Accidenti! Beh… ti auguro buon divertimento» concluse Becky.
Mary chiuse la comunicazione, lasciandosi cadere supina sul letto, le mani dietro la testa, fissando il soffitto con un’espressione languida e appagata. Ripensava a lui, al suo corpo e a quella intesa improvvisa ma così intensa. Un fremito le attraversò il ventre e, sorridendo tra sé e sé, mormorò:
«Non vedo l’ora…»

=FINE=






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2025-09-05
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