10. Viaggiando nuda - La mia prima marchetta.

Scritto da , il 2020-09-14, genere dominazione

Quella sera stessa la mia vita cambiò radicalmente, non so ancora se in meglio e comunque almeno esteriormente non si sarebbe notato alcun cambiamento ma dentro di me la rivoluzione era in atto. Mi prefiguravo come un’oscena creatura dedita alle più segrete e appaganti pratiche sessuali e per le stesse percepivo anche un lauto guadagno in denaro o cose preziose, in pratica riuscivo a coniugare l’utile con il dilettevole, ma per come tutte le cose della vita, la realtà le rende ben diverse e difficilmente prevedibili.

Claudia mi disse di prepararmi bene dentro e fuori, con un sorriso mi fece capire che dovevo fare una lavanda vaginale e un clistere oltre alla solita doccia e inoltre dovevo anche truccarmi in modo leggero, come piace a lei. A Lei!

Mi vestii in modo semplice, jeans e una camicetta bianca, ai piedi Superga e un semplice perizoma e un reggiseno bianco come intimo, niente di sofisticato, sembravo pronta per uscire e andare al supermercato invece che ad un incontro serale; chiesi il perché di quella mise ma mi fu detto che la persona che dovevamo incontrare aveva gusti particolari, solo questo, gusti particolari.

Anche Claudia aveva una tenuta simile alla mia, gonnellina al ginocchio un po’ svasata, una magliettina con disegnata Hallo Kitty sul davanti e delle ballerine ai piedi, io ero preoccupata, ero passata dal gioco al fare sul serio nel giro di pochissime ore, comunque eravamo pronte e attendemmo una vettura che ci avrebbe accompagnate dal “tipo” in questione, Claudia comprendeva la mia tensione da prima volta e mi teneva la mano.

La vettura arrivò e io rimasi sbigottita, un caddy elettrico con alla guida uno dei ragazzi della prima sera, oddio pensai, ma qui sembra tutto un giro di persone note che fanno la doppia vita, amici di giorno e magnaccia o picciotti di magnaccia la sera; salimmo sul trabiccolo e ci avviammo in silenzio verso la nostra destinazione, una villa appena fuori del villaggio turistico, Claudia teneva ancora la mia mano e in più aveva appoggiata la testa alla mia spalla dicendomi all’orecchio di stare tranquilla che quella sera avrebbe pensato lei a me.

Il Caddy superò la sbarra del villaggio senza che nessuno dicesse nulla e si immise nel traffico cittadino arrivando dopo appena cento metri a destinazione, una bella villa che avevo già notata per la sua architettura il giorno del mio arrivo, bella grande con la facciata in mattoni bianchi e senza l’ombra di un giardino ma con molte piante sul tetto; il proprietario si rivelò per un tipo segaligno e sulla cinquantina di nome Jean; affabile ma ambiguo che ci guardava di sottecchi mai in viso, tanto che avevo pensato fosse un addetto alla sicurezza e non il padrone di casa.

Ci portò subito attraverso una scala sul tetto che si rivelò essere uno splendido terrazzo completamente circondato di piante tranne che per una parte che dava sul villaggio turistico, alle prime pensai che fosse disposto così per permettergli di guardare le donne nude al villaggio e magari masturbarsi di nascosto, non ci andai troppo lontano a dire il vero. Fu servito subito champagne e qualche apetizzer, niente ostriche mannaggia, Claudia prese il flute e partecipò al brindisi io feci lo stesso, bevemmo un poco e visto che la cosa sembrava di gradimento allentai la mia pressione oramai al massimo.

Complice il vino a stomaco vuoto mi sentivo più tranquilla ed euforica, osservai Claudia, il suo modo di comportarsi e provai se non a imitarla almeno a comportarmi di conseguenza, non volevo apparire come la scolaretta idiota che ha fatto i compiti a casa, così mi misi seduta composta e mi disposi ad ascoltare la conversazione in italiano del tipo, facendogli credere di essere interessata a ciò che diceva, Claudia faceva lo stesso.

Cenammo ottimamente a base di pesce e vino, ci furono anche le ostriche e altro vino, insomma un po’ troppo vino per i miei gusti, se eravamo puttane a pagamento perché tutto quel vino non dovevamo mica essere “addomesticate” per fare il nostro lavoro, poi fu sparecchiato e congedata la già discreta servitù rimanemmo solo noi tre.

Jean ci venne vicino con il bicchiere in mano e fece una carezza sul viso a me e a Claudia poi da una tasca dei pantaloni tirò fuori due pacchettini, due petit cadeau, o ma che bello, erano due orecchini con diamantino, uno per ognuna di noi, e pretese che li indossassimo subito, fortuna che avevamo i buchi ai lobi delle orecchie.

Poi si mise a sedere in mezzo alla terrazza vicino ad un enorme divano di vimini che sembrava un letto a tre piazze per la dimensione e chiamò Claudia e in francese le disse alcune parole che non afferrai subito ma che poi mi spiegò Claudia essere una specie di parola segreta per iniziare le danze.

Claudia da uno stipo tirò fuori dei pezzi di corda e mi invitò ad aiutarla, dovevamo legare mani e piedi del tipo alla sedia in modo da immobilizzarlo, poi presa una forbice si mise seduta su una gamba di Jean e iniziò a passare la punta delle forbici prima su una guancia e poi sul collo, Jean sobbalzava ma si vedeva che gli piaceva il trattamento, io mi misi dietro di lui e presi piano la sua testa tra le mani, poi ad un cenno di Claudia gliela immobilizzai mentre lei infilava le forbici sotto la camicia e aprendole iniziò a tagliare il vestito.

Mezz’ora di dolce tortura in cui sia io che Claudia passavamo da dolci carezze ad audaci messe in scena in cui immobilizzavamo le parti del corpo di Jean e poi tagliavamo un pezzo di stoffa, fino a quando rimase completamente nudo e legato alla sedia e vidi la prepotente erezione che gli avevamo causato, io a quel punto mi sentii orgogliosa delle mie capacità e presi coraggio delle mie azioni e consapevolezza di ciò che ero in grado di fare ad un uomo se ben guidata e Claudia era un’ottima maestra in questo.

Ci sdraiammo sul divano, il tutto si stava svolgendo in un surreale silenzio nella tarda sera ci arrivava alle orecchie solo il rumore della strada sotto di noi; Claudia prese a baciarmi e io a risponderle giocando con la sua lingua, misi le mani sotto la sua gonna e scoprii anche che la zoccolaccia non aveva intimo come mi aveva ordinato di metterlo a me, comunque non me la presi per lo scherzo anzi mi divertì immaginarla senza intimo, lei che praticamente cola quando è eccitata e stava letteralmente liquefacendosi indossando solo una gonna.

Piano davanti all’uomo legato sulla sedia ci spogliammo a vicenda toccandoci e baciandoci poi nude ci leccammo tra le gambe ma senza esagerare un semplice petting tra innamorate, consapevoli che la nostra esibizione doveva ancora durare, il tipo stava sbavando dall’emozione e il suo pene era eretto e vibrava di voglia, ma la legatura gli imponeva di non potersi soddisfare come avrebbe voluto e smaniava come ubriaco, io personalmente mi stavo davvero divertendo nel vedere la sofferenza negli occhi di quell’uomo, una sofferenza che francamente non mi sarebbe dispiaciuta provare sul mio stesso corpo.

Ad un certo punto Claudia si alzò da sopra di me e prese dal solito mobiletto due fasce che avevano attaccato un pene in gomma, io pensai a due strapon ma non era così, si avvicinò all’uomo legato alla sedia strusciandosi leggermente, poi accovacciatasi davanti a lui con me alle sue spalle iniziò ad allacciare la prima fascia ad una coscia, quindi diede l’altra a me ed io accucciatami a mia volta legai la seconda all’altra coscia, tutte e due le fasce avevano i peni di gomma oscenamente rivolti verso l’alto.

Iniziai a strusciare la mia vagina fradicia sulle ginocchia del tipo mentre lo guardavo in viso e vedevo la sua sofferenza, dal pene uscivano delle goccioline, il tipo stava davvero godendo e stava male nel non potersi toccare sentendosi invece stimolato in quel modo, Claudia mi mise le sue mani sotto le braccia accarezzandomi le tette, poi mi invitò a sollevarmi e a farmi più avanti verso il pene di gomma, con una mano mi allargò le labbra della figa e con l’altra indirizzò il pene dentro di me, io guardavo l’uomo sofferente negli occhi mentre mi impalavo godendo a mia volta.

Poi Claudia si impalò a sua volta quindi si girò verso di me e mi baciò in bocca con estrema ingordigia facendo scendere dalla sua bocca un fiume di saliva.

Le nostre lingue saettavano e giocavano tra loro in una goduria di saliva mentre il tipo aveva iniziato a sputarci addosso improperi osceni in francese a me non importava anzi mi eccitava vederlo così sapendomi artefice della sua perversione, poi iniziò a muovere i piedi facendo salire e scendere le ginocchia così da scoparci a tutte e due attraverso i falli di gomma legati alle sue gambe.

Io e Claudia godevamo come due maiale e lui a suo modo di più, ma non era abbastanza, noi non avevamo toccato come da contratto il suo cazzo in nessun modo nemmeno durante la strana svestizione, e lui ad un certo punto disse a Claudia che era il momento così lei tra uno spasimo e l’altro del suo godimento riuscì a slacciare una mano del porco che iniziò a masturbarsi da solo, pensai che fosse pazzo aveva a disposizione due cagne in calore pronte a qualsiasi cosa e lui si segava; ma sì chi se ne frega io avevo a disposizione il corpo di Claudia e quello strano cazzo di gomma che mi penetrava come nessuno membro maschile poteva mai fare e lui davanti che continuando, anzi aumentando se possibile il tenore del suo turpiloquio si stava sparando una sega magistrale.

Mi sentivo davvero sporca ed eccitata, eppure era ancora nulla perché ad un certo punto venne inondandoci di sperma, io rimasi allibita nel vedere quanto sperma usciva dalla sua cappella, mai avrei creduto che esistessero davvero persone del genere, inoltre oramai tornata quasi alla realtà del presente mi resi conto che la sega era durata tanto, una durata incredibile anche vista la situazione sicuramente molto erotica. Una eccezionale resistenza, ma perché cazzo non scopa come una persona normale con una resistenza simile mi avrebbe distrutta sicuramente appagandomi.

Claudia smontò dalla gamba sulla quale si era impalata e iniziò a leccare tutto quel ben di Dio, io fui costretta da lei a fare lo stesso, non che mi dispiacesse, anzi, ma non avevo raggiunto l’orgasmo e mi dispiaceva smettere, comunque ci impiastricciammo bene del suo sperma e dei nostri umori colati sulle sue gambe poi lo slegammo. Lui si alzò e ci ringraziò, un vero signore pensai ironica, poi ci disse che potevamo rivestirci, tenne per se le mie mutandine e il mio reggiseno e capii finalmente perché avevo dovuto metterli quella sera e così ci congedò.

Io guardai Claudia che si stava rivestendo sporca com’era, lei mi disse di sbrigarmi che non ci avrebbe consentito di fare la doccia lì e che per fortuna il villaggio era vicino, mi rivestii anche io e ce ne andammo.

Era pazzamente euforica della mia prima volta, sfiorai con le dita prima il mio orecchino poi quello di Claudia che mi sorrise e poi mi disse che quelli non erano nemmeno un acconto ma come aveva detto Jean un piccolo regalo, il resto sarebbe venuto dopo, anzi l’indomani avrei dovuto aprirmi un conto in una banca locale, mi sarebbe servito, quindi abbracciate ci avviammo verso il nostro bungalow e la Iacuzzi nel giardino sul retro dove finalmente ebbi il mio meritato orgasmo.

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