Un cazzo di niente

Scritto da , il 2020-02-22, genere masturbazione

La mattinata scorre lenta, o forse lenta sono io che mi aggiro per casa ancora mezza assonnata pensando alle tante cose che potrei fare e che invece non ho proprio intenzione di fare.
Ho dormito poco e male eppure ieri sera, a lavoro, mi sembrava di non riuscire a tenere gli occhi aperti.
Guardo la tazza sporca sul tavolo, testimone della colazione che ho fatto appena sveglia. La lascio lì, come i cereali, la tovaglietta, il cucchiaio. Non me ne fotte un cazzo, un cazzo di niente!
Fa di nuovo freddo, ho dato un occhiata fuori e pare che il sole splendente nel cielo terso di oggi non riesca a riscaldare l’aria. Mi piace però il fresco che ho sentito sulla faccia stropicciata dal cuscino, anche se è stato destabilizzante come uno schiaffo forte in pieno viso, all’improvviso.
Mi sento così stanca, la ginnastica di ieri mi rende ancora dolorante ma sorrido ripensando a tutti quei movimenti lenti che faccio e che inevitabilmente mi fanno eccitare. Perdo puntualmente la concentrazione, manco lo faccio apposta. Saranno le posizioni, le cosce strette. Il culo indietro e il bacino spinto in avanti. Le cuciture doppie e le mutande che quando mi abbasso e mi rialzo mi si ficcano metodicamente nel culo e nella fica. E sfregano, cazzo se sfregano. Ma dov’è la novità.
È la stessa cosa di sempre. Il reggiseno si sposta lasciando scoperti i capezzoli che strusciano e strusciano fra il bordo di pizzo nero e la maglietta. E ora che ci penso e li tocco, li risento duri e mi bagno ancora. Che strano, che strana sono io. In questi giorni mi trascino in un piacere latente che non riesco a darmi come vorrei.
Sono andata pure a pranzo con le ragazze ma senza l’entusiasmo di sempre. Le nostre chiacchiere leggere mi hanno fatto bene, si, ma io non c’ero veramente. Non con la testa almeno. Le ho guardate tutte il tempo facendo un unico pensiero. Quel pensiero. Sempre uguale, sempre malato.
Perché scoparti mentre ti parlo di loro è quello che vorrei anche ora, come ieri. Metterti in mezzo come tanto ti piace, farti annusare il profumo di una fica che non è la mia e poi succhiarti il cazzo che ti è venuto duro per un altra, mi farebbe godere come non riesco a godere.
E poi fare sesso, quello sporco, senza dire una sola parola su questi fottuti giorni è quello che più mi servirebbe ora. Senza domande, senza risposte. Nel nulla assoluto di tutte le cose che non so perché non mi dici. Nel vuoto che lasci per le decisioni che prendi e che sono solo nella tua testa.
A volte mi chiedo cosa ancora mi serva per capire ciò che in tutti modi cerchi di farmi capire. E anche questo non capisco! Cosa devo capire!
Io mi sento leggera e la leggerezza è l’unica parte di me che posso mostrarti. L’unica parte che vuoi o che pensavo volessi. Eppure la usi contro di me, di continuo, fino a svilirmi. Come se neanche questo andasse bene, come se niente di me ti andasse bene!
Sono tante le cose che battono in testa, ma sono tutte semplici. Elementari. Chiare.
Guardami ora. Scalza e sfatta non riesco a mettere un po’ di ordine fuori così come dentro. Vago per casa molle, lasciva, perché aprire le cosce e fottermi è l’unica cosa che mi viene in mente di fare. Tanto lo sai e anche in questo caso, dov’è la novità. E mi stendo sul letto, sola, guardo video, tanti video. Passo il tempo a cercare ciò che più mi piace mettendo in scena la più semplice e banale delle scene. Un porno che sia di una scopata intensa, violenta. Di quelle scopate che non lasciano spazio a nessun pensiero che non sia prendere il cazzo dentro, in ogni buco.
E sono gonfia, pulsante. Vogliosa di non so cosa ma certa di chi. Inizio a guardarne uno, mi sembra quello giusto. Mi tocco, fremo e la voglia di urlare come lei e più di lei si fa strada prepotentemente. Questo vorrei ora. Vorrei che la vedessi, che la sentissi gemere.
Che fossi seduto qui, sulla poltrona, a guardare lei, poi me.
In ginocchio, sul letto, mi tocco le tette. La testa indietro, i capelli che scendono folti sulle spalle.
Il respiro è affannato, pesante. Allargo le gambe come lei e sempre come lei mi abbasso in avanti per prendere ogni centimetro del cazzo che sento spingermi dietro.
La vedi la sua faccia da troia?
Ora guarda la mia. Guarda la mia bocca, aperta e pronta. Guarda la lingua che passo indecentemente sulle labbra e guarda i capezzoli duri e dritti che stringo fra le dita.
Mi piace questa posizione, lo sai no perché?
Perché mi piace il cazzo nel culo e messa così me ne ricordo vividamente.
Mi faccio più avanti, sempre sulle ginocchia. Con le dita mi accarezzo la fica, la tocco, la apro e ti mostro la carne che vorrei mi succhiassi.
Guardo lei, si dimena e urla, urla e la sua voce mi rimbomba in testa senza darmi tregua.
Ho tutto addosso. Il sesso che abbiamo fatto, quello che voglio fare. I tuoi occhi, la tua pelle, il tuo profumo, i nostri orgasmi malati.
Mi penetro allargando le cosce e poggiando un piede sul letto. Sbottonati i jeans e fammi vedere il cazzo. Prendilo, duro e svettante, e fattelo in mano. Segati mentre io mi scopo e avvicinati.
Spingo la testa fuori dal bordo, apro la bocca e sputo, sul tuo cazzo e sulla faccia di lei che ansima, gode, viene.
La mia voce sovrasta la sua, urlo il mio piacere. Un dito dalla fica passa al culo, inarco la schiena e mi sbatto, forte, sempre più forte.
I gemiti aumentano, il suono del mio lamento riempie la stanza illuminata solo dalla luce del sole che passa attraverso le imposte ancora chiuse.
Le tette ritmicamente ballano così, come il bacino sulla mia mano.
Sono piena, nella fica e nel culo. Dalla bocca rivoli di saliva scendono giù bagnandomi la carne, sto per venire. Un brivido lungo la schiena mi scuote, un calore intenso mi investe dal profondo. Urlo, urlo! La mia insoddisfazione.
Guardami ora. Non è il porno. Non è quella mignotta che ha goduto a colpi di cazzo urlando nelle mie orecchie il suo orgasmo. Sei tu e tutto quello che non mi dai. Quello che non mi dai e che mi togli lo stesso, come se ancora ci fosse da togliere qualcosa.
Sei tu e tutto quello che vorrei da te. Quello che vorrei da te e che so di non poter avere, come se bastasse sapere che non ti posso avere. Sei tu e la voglia che mi metti addosso anche quando non ci sei, anche quando sparisci. E ho capito sai, fai come vuoi, dammi il tuo cazzo di niente ma rassegnati all’idea. Più non ho nulla, più voglio quel nulla.

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