Il ragazzo di mia figlia 06

di
genere
incesti

Sono sempre io, Patrizia; ho 49 anni, sono divorziata; ho una figlia, Daniela, di 23 anni che abita con me e un compagno che non vive con me. Sono bionda, alta un metro e sessanta, gli occhi azzurri; penso di essere una donna piacente; sono un po’ tettona, porto una quarta, e il mio fondo schiena è ancora ragionevolmente sodo. Vivo in una città di mare del nord Italia in un appartamento al piano terreno di un piccolo condominio. Lavoro come infermiera.
Mia figlia ha un ragazzo, Simone. E’ un informatico, bravo. Gli piace molto fotografare e fare video che poi elabora grazie alle sue competenze lavorative.
E’ da un po’, almeno un anno che mi scopa; ha approfittato di un mio momento di debolezza. Poi non ha più smesso. Mi ricatta, minacciando di raccontare a Daniela quanto avviene fra noi.
Mi ha scopare da qualche suo amico, lui presente e partecipante. Mi ha fatto lesbicare con mia figlia, lei bendata e inconsapevole.
Ovviamente è spesso a casa mia; mi preferisce in gonne o vestiti, i più corti possibili. Anche le scollature lo attizzano molto, ma questo non è un problema perché sono sempre state gradite anche a me. Non mi dispiace mostrare le tette e mi eccita vedere come le guardino gli uomini. L’unico problema che ho, se così posso chiamarlo, sono i capezzoli: si vedono molto, ancora di più se sono, diciamo, stimolata. Spuntano evidenti sotto al vestito, anche se porto il reggiseno, di cui per altro, spesso faccio a meno.
A Simone piace tormentarmi, soprattutto quando c’è Daniela. Più c’è il rischio che ci veda, più si diverte. Trova sempre occasione per mettermi una mano sotto la gonna e palparmi il culo. Oppure pizzicarmi un capezzolo o strizzarmi una tetta.
Se devo scendere in cantina per prendere il pallet per la stufa o portare in casa qualche bottiglia d’acqua di cui tengo scorta, si offre sempre di darmi una mano. Abito al piano terreno, scesa la rampa di scale, mi mette contro il muro, mi ficca la lingua in bocca mentre con le mani libere esplora il mio corpo soffermandosi sui punti più sensibili.

La mamma della mia ragazza è una Milf da manuale. A prima vista magari non lo capisci subito. Vedi una piacente quaranta-cinquantenne, una bella figura su cui spicca un bel seno, abbondante valorizzato da una bella scollatura o da una camicetta appena un po’ sbottonata.
L’avevo vista qualche volta in costume da bagno; usava bikini abbastanza ridotti che le mettevano in evidenza oltre alle tette generose un bel culo.
Una mattina, un po’ di tempo fa, ero a casa sua, Daniela era uscita. Patrizia uscì dal bagno in accappatoio, forse aveva annodato male la cintura che si aprì cadendo a terra lasciandomi una visione completa del lato A.
Fu l’occasione di una prima scopata con lei, che si dimostrò essere fin da allora una porcona remissiva, vera e propria carne per cazzo. Il mio è molto grosso. Daniela ha un culetto vergine e stretto e non sono mai riuscito ad entrarci, diversamente da sua madre che gode con il culo come e più che con la figa. Anzi minacciandola sia di romperlo alla figlia sia di raccontarle quanto accade tra noi, la costringo a fare quello che voglio io.
Mi diverto molto con lei, cercando sempre nuove esperienze che soddisfino le mie voglie. Più protesta e più la cosa mi eccita.

Mi piaceva molto esibirla, era un po’ che un’idea, anzi due idee mi circolavano in testa. E alla fine organizzai la cosa. Era primavera, maggio. Stagione ideale.
-Passo a prenderti dopo cena, verso le 10, vestiti leggera-
Non le lasciai neanche il tempo di replicare. Sapevo che il suo compagno era fuori città e Daniela a cena con le amiche.
Arrivai sotto casa, la chiamai al cellulare e scese subito. Indossava un vestito leggero, parzialmente sbottonato davanti. Le arrivava a metà coscia. Il seno si muoveva libero, morbido sotto al sottile tessuto. Si sedette e ripartii. Accavallò le gambe, scoprendo quasi completamente le cosce nude e ben tornite.
-Sbottonati ancora un pochino-
La osservavo di lato, il vestito ora più aperto lasciava le tette ben scoperte consentendomi di vedere la parte superiore delle ampie aoreole scure che spiccavano sulla pelle candida.

-Che idee hai, vista l’ora?-
-Andrei al boschetto -
-Non è un parcheggio?-
-Un po’ particolare-
-Ora ricordo. Per maiali-
-Per te-
Era un luogo dove molte coppie andavano ad appartarsi in auto, noto in tutto il circondario per la presenza di guardoni.
-Ho voglia di mostrarti e vederti all’opera-
-Scordatelo, non ho nessuna voglia di prendermi qualcosa-
-Non preoccuparti, non succederà. Ho invitato a venire uno dei miei amici. Lui ti conosce ma tu non saprai chi è. Ti darà una bella ripassata. In futuro vedendo i miei amici rimarrai sempre un dubbio su chi sia, mentre lui saprà cosa ti fai fare; se ne avrà voglia si farà riconoscere si divertirà ancora-
-Sei un porco-
-Vero. Ti farò esibire di fronte ai guardoni, e se qualcuno vorrà allungare le mani…-
Arrivammo rapidamente sul posto. Una bella luna piena consentiva di vederci bene. Era anche un bel posto, ricco di verde con tavoli e panchine dove di giorno molte famiglie venivano a fare un picnic, godendosi il mare vicino. Qualche auto era già presente.
-Perché accendi la luce?-
-E’ un segnale, indica la nostra disponibilità ad essere osservati-
-La tua, certo non la mia-
Mi girai verso di lei; il vestito ampiamente sbottonato mi consentiva un’ampia veduta delle sue tettone, il capezzolo destro, scoperto, invitante. Glielo presi tra pollice ed indice della mano sinistra, tirandolo verso di me
-Ne sei proprio sicura?-
Mi conosceva bene, sapeva che non avrei mollato; cedette.
Voltava le spalle al finestrino. Arrivavano in tre. Uno era sicuramente Davide; amico sia mio che di Daniela aveva visto qualche volta Patrizia, definendola una porcona vestita da santerellina. Da quando gli avevo fatto balenare la possibilità di scoparla non mi aveva più lasciato in pace. Gli altri due dalle movenze sembravano un vecchio e un uomo di mezza età.
Le feci reclinare un po’ il sedile, era così semidistesa. Il vestitino le copriva appena la figa, lo aprii completamente scoprendole completamente le tette.
I tre si erano avvicinati; di loro si vedeva solo il busto, la patta dei pantaloni, le mani, avide.
Patrizia si coprì istintivamente il seno, ma le scostai subito la mano.
-Lasciati guardare-

Eravamo di fianco all’auto di Simone, io e due sconosciuti, probabilmente esperti del luogo e delle usanze; avevamo visto Simone limonare con Patrizia, toglierle gli slip e mostrarceli per poi farle aprire le cosce nude infilandoci una mano. Il vestito la copriva appena ma i movimenti di avanti e indietro del braccio erano di significato inequivocabile. Le guardavamo il corpo seminudo mentre stringeva le cosce sul braccio di Simone. Si prese in mano il seno, quasi offrendocelo. La vedemmo spingere il bacino in avanti, prendendo il polso di Simone costringendolo ad affondare dentro di lei. Stava venendo mentre la scopava con le dita. Lui tolse la mano, ci fece vedere due dita bagnate prima di dargliele da succhiare. I miei due vicini avevano tirato fuori il cazzo. Iniziarono a masturbarsi.
-Che maiala deve essere quella. Del resto basta guardarla in viso- disse il più vecchio
-Una succhiacazzi coi fiocchi- commentò l’altro –due tette da spagnola-
-Mi piacerebbe strizzarle e mungerla, come la vacca che deve essere-
Simone fece scendere il finestrino, era un chiaro invito per noi. Il giovane si buttò sulle tette di Patrizia, mentre l’altro iniziò a frugarla tra le cosce, costringendola ad aprirle. Erano quattro mani che la frugavano dappertutto mentre lei cercava di divincolarsi.
Il più giovane aveva il cazzo di fuori, duro eccitato.
-Segalo!-
Doveva conoscerla bene, sapere come trattarla; lei obbedì iniziando a masturbarlo velocemente; durò pochissimo, lei riuscì a farlo schizzare contro la portiera. Si allontanò. Presi il suo posto, allungai il braccio all’interno dell’auto, volevo godermi le sue tette che tante volte Simone mi aveva decantato e qualche volta avevo parzialmente veduto.
Aveva proprio ragione: due belle tettone morbide e sode contemporaneamente, ognuna delle quali non riuscivo a contenere con la mano. Sentivo il capezzolo duro contro il palmo, la porcona doveva essere eccitata. Lo presi tra le dita, schiacciandolo e tirandolo, la sentii gemere. Le piantai il pollice su un capezzolo e l’indice delle stessa mano sull’altro schiacciando e ruotando verso il torace. I gemiti aumentavano e con loro la mia erezione.

Come sempre Simone riusciva a tirare fuori il peggio che c’è in me. Sempre che sia un peggio… Avevo appena masturbato un perfetto sconosciuto. Un altro, anziano a vedere la mano, mi stava frugando la figa, dentro cui aveva facilmente infilato te dita. Il terzo doveva essere l’amico di Simone. Non era la prima volta che mi condivideva con i suoi amici e non era la prima volta che ne nascondeva l’identità. Gli piaceva mettermi in imbarazzo quando li incontravo, anche se la cosa, in fondo piaceva anche a me.
Dopo avermi fatto masturbare uno dei guardoni Simone mi lasciò completamente tra le mani degli altri due. Il vecchio ci sapeva fare e la mia figa rispondeva ampiamente ai suoi stimoli. Il giovane voleva solo divertirsi tormentandomi le tette, sempre molto sensibili. Simone tirò fuori il suo cellulare, filmandomi, come spesso faceva.
-Ora fai divertire anche me, Patty.-
Si era sbottonato i pantaloni, e aveva tirato fuori il cazzo che svettava grosso e duro
-Succhia!-
Mi fece mettere in ginocchio; avevo così il culo nudo, e non solo quello esposto verso i guardoni;
-Potete aprire lo sportello, e usare le mani-

La macchina era a due porte, per cui lo sportello era molto ampio; da tanto frequentavo il Boschetto, ma occasioni come questa erano veramente rare.
La donna doveva essere proprio un gran troione. Ora ci stava offrendo in visione il culo, mentre si dava da fare con il cazzo del guidatore. Vedevo la sua testa bionda andare su e giù, talora guidata dalla mano dell’uomo. Aveva proprio un bel culo rotondo, sodo; lo pizzicai con energia, faceva proprio voglia. Le divaricai le chiappe, esponendo il buchetto. Lo saggiai con l’indice, vi entrava facilmente. Provai con due dita, doveva averne presi proprio tanti....

Fare pompini mi piaceva, fin da ragazza. Avevo iniziato presto e non avevo più smesso. Il cazzo di Simone lo conoscevo ormai bene e sapevo cosa gli piacesse. Usavo le mani, le labbra, la lingua. Era uno che durava ma decideva lui quando venire. Per il resto ero in balia degli altri due.
Si stavano divertendo con il mio culo; me lo pizzicavano, me lo sculacciavano. Mi ficcavano le loro dita dentro, scopandomelo allegramente. Ho sempre goduto anche con il culo. Ora l’uno, ora l’altro mi davano una ripassata alle tette che pendevano libere, a loro disposizione.
Simone mi stava ora scopando la bocca, la stava usando come una figa; era solo un buco dove godere.Lo sentii arrivare, si inarcò verso di me, tenendomi con una mano la testa schiacciata contro il suo ventre, il suo cazzone ficcato in gola; con la mano libera mi stringeva la tetta, ad ogni schizzo corrispondeva una violenta strizzata. E sborrava tanto, come sempre.
-Ingoia per bene, e non sporcarmi l’auto, sennò te la faccio leccare. Sei una brava succhiacazzi, come sempre. Ora facciamo divertire anche il mio amico-
-Ti prego, lascia stare, non farlo-
-Lo sai che poi ti piace, poi sei ancora all’asciutto-
Rideva di gusto.
-Voglio proprio vederti sbattuta per bene-
Mi fece scendere dall’auto, chiudere lo sportello e appoggiare le mani sul bordo del finestrino aperto. Ero indifesa, esposta alle voglie del suo amico.

Era lì, piegata a di fronte a me; le sollevai la parte inferiore del vestito sulla schiena, scoprendole il culo, nudo, sodo e rotondo. Le appoggiai le mani sulle natiche, divaricandole ed esponendo così il buchetto, certamente disponibile. Le feci aprire ancora un poco le gambe: la figa bene in vista, lucida, calda. Le accarezzai le cosce, nude e tornite. Risalii con le mani lungo i fianchi, verso il torace, arrivai alle tette, libere, piene, mi riempivano le mani. Cercai i capezzoli, erano grossi, turgidi; li presi alla base, li strinsi, li tirai. Cercò di ritrarsi ottenendo l’unico effetto di appoggiarsi al mio cazzo, già duro. Mi divertii ancora a tormentarle i capezzoli, mi piaceva sentirla divincolarsi contro di me, gemere. La conoscevo e la desideravo da tempo e non avrei mai pensato di riuscire ad averla.
Slacciai i pantaloni lasciandoli cadere, estrassi il cazzo dai boxer, strusciandolo tra le natiche toniche, fu lei a spingersi verso di me, quasi ad invitarmi a scoparla.
Entrai dentro di lei con un un’unica fluida spinta. Simone mi aveva detto che Patrizia preferiva il sesso brutale o che facessi comunque quel che volevo. Mi aggrappai ai suoi fianchi, entravo e uscivo, affondando il cazzo duro nel figone bagnato, colpendo quasi con cattiveria. Ogni tanto le davo una manata sulle chiappe, ora a destra, ora a sinistra, provocandole un grido di dolore. Dimenava il culo come una troia in calore, facendomi eccitare ulteriormente.

Ce l’avevo di fronte, ero bello osservare il suo viso alternare espressioni di piacere e di dolore quando Davide le schiaffeggiava il culo nudo. Ma quello che più mi piaceva era vedere le sue tettone che ballavano libere ad ogni colpo che riceveva. Mi sporsi verso di lei prendendogliele una per mano, mungendola come una vacca.
Sapevo quanto godesse con questo trattamento associato al cazzo che le martellava la vagina.
-Ti piace, cagna? -
-S-ss-siii-
Presi il cellulare, la filmai: il viso stravolto, i capelli biondi che in parte lo coprivano, il suo seno pieno, arrossato che si muoveva libero, i capezzoli eretti, grossi; registrai i suoi gemiti di piacere.
-Non farlo, Simone, ti prego…-
-Sei troppo bella, Patty, hai una faccia impagabile, una troia perfetta. Farai arrapare chiunque ti veda-
Scesi dall’auto. Continuai a riprenderla mentre Davide affondava dentro di lei. Era proprio uno spettacolo. Piegata a novanta gradi, il vestitino arrotolato sulla cintura le lasciava le belle gambe e il culo nudi. Le tette uscivano dalla scollatura, invitanti.
Appena indietro uno dei guardoni si stava masturbando, gli feci cenno di avvicinarsi. Si rimise il cazzo nei pantaloni. Era un uomo di una settantina d’anni, dall’aria un po’ sfigata, calvo, una bella pancia.
-Vuoi palparla?-
-Magari!-
-Divertiti un po’ con le sue tette, le piace. Però ti filmo, poi ti oscuro il volto, d’accordo?-
-Per due tette così… puoi fare quello che vuoi del tuo film!-
-Vai-

L’amico di Simone mi pompava senza sosta, usciva ed entrava dalla mia passera i cui abbondanti umori tradivano il mio gradimento. Le mie tettone erano dolenti per la mungitura appena ricevuta e lo sballottamento causato dai colpi che ricevevo peggiorava la situazione. Quando il vecchio si avvicinò capii che non era ancora finita. All’inizio fu gentile, si limitò ad accarezzarmele. Poi mi cercò i capezzoli è quando li sentì grossi e duri cominciò a tirarli e torcerli. Mi palpava una tetta con una mano, tormentandomi con l’altra. Godevo con la figa e soffrivo con le tette. Furono minuti lunghissimi. Sentii il ragazzo dietro che mi stringeva i fianchi dandomi gli ultimi piacevoli affondi e riempendomi di tanta bella crema calda. Uscì da me e si allontanò Simone chiese al vecchio se volesse sborrarmi sulle tette; non vi fu bisogno di alcuna risposta. Mi fece inginocchiare. Continuava a filmare.
-Offrigli quelle tette da vacca che hai!-
Obedii. Il vecchio inizio a masturbarsi di fronte al mio viso. Non durò molto. Pochi schizzi giallastri si depositarono su di me.
-Pulisci, tutto-
Mi rialzai; colavo tra le cosce. Raccolsi la sborra che avevo con le dita che misi tra le labbra.
Mi risistemai il vestito. Simone mi riaccompagnò a casa.


















di
scritto il
2022-06-14
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