Avventure ed esperienze di un estate – quarta parte – l’attesa e la preparazione

Scritto da , il 2019-10-04, genere dominazione

DISCLAIMER: NARRAZIONE DI PURA FANTASIA, NOMI, LUOGHI, PERSONAGGI E’ TUTTO INVENTATO. IL PROTAGONISTA E’ MAGGIORENNE E QUANTO NARRATO AVVIENE DOPO LA SUA MAGGIORE ETA’.
Avventure ed esperienze di un estate – quarta parte – l’attesa e la preparazione
21 ottobre.
Il giorno fatidico era arrivato.
Non ero riuscito a dormire quasi per niente, i pensieri e le fantasie mi turbinavano in testa… cosa mi avrebbe fatto…come avrebbe abusato del mio corpo ?... potevo fidarmi ?... quante domande… Quella mattina non riuscì a compicciare nulla, ero eccitatissimo ed il tempo sembrava non voler passare.. m’immaginavo nudo davanti a lui, indifeso, sotto le su mani. Continue erezioni accompagnarono la mia giornata. Fui tentato più volte di nascondermi in bagno e farmi una veloce sega…ma in cuor mio pensavo di tradire la fiducia dell’uomo che a brave avrebbe utilizzato il mio corpo a scopo di piacere…il suo ed il mio. Chissà cosa avrebbe detto scoprendo il mio sesso ora glabro ? gli sarebbe piaciuto ?...
Lentamente, almeno a me così parve, il tempo passo….DRIIIIINNNNN…la campanella della scuola segnò la fine delle lezioni, e, soprattutto… che era l’ora. Avevo 30 minuti per essere pronto, in cantina, dinanzi al mio master… Prima di uscire di scuola andai nei bagni per cambiarmi. Mi chiusi dentro uno dei servizi e, con le mani tremanti, mi spogliai completamente di tutti i miei vestiti. Un emozione incredibile mi assili, io nudo, dentro uno dei bagni nella scuola…sembrava una storia pornografica… immaginai che uno dei custodi aprisse la porta e mi trovasse in quelle condizioni…ci volle molto per tornare al presente e non iniziare a fantasticare ad un avventura di questo tipo…ma mi ripromisi di farlo…oggi era realtà. Soltanto quella. Apri la borsa che mi ero portato dietro e ne tirai fuori quello che avrei indossato per la mia nuova “avventura” in cantina. Un paio di pantaloni da tuta , semplici, ed una t-shirt , nessun paio di slip. Dovevo essere come lui mi aveva ordinato, dovevo rispettare i suoi ordini. Misi velocemente via i vestiti che avevo indosso prima e velocemente raggiunsi l’uscita della scuola mischiandomi fra le centinaia di ragazzi che come me stavano abbandonando l’edificio, chi per far ritorno a casa o per altri impegni, magari qualcuno che come me andava in contro alla sua sessione sessuale , forse di bondage… ma lo credevo improbabile.
Arrivai al portone del palazzo dove abitavo, ore 13.55. Controllai che nessuno fosse dietro di me prima di entrare. Non volevo rischiare che qualcuno entrasse insieme me notando che io poi non sarei salito verso il mio appartamento deviando piuttosto per la porta che portava alle cantine…13.57, entrato nell’androne del palazzo, nessuno intorno. Raggiunsi velocemente la porta verso le scale, entrai, e velocemente la richiusi dietro a me. Accesi la luce…le scale, prima buie, s’illuminarono quel tanto che basta per poter vedere oltre . Scesi gli scalini, lentamente, e raggiunsi il luogo pattuito. Ero nel centro dove s’intersecavano i corridoi. Con il cuore in gola, ancora in tempo, l’ultimo disponibile, per poter fare dietro front e scappare, ma, eccitato per la prospettiva che invece si poneva, decisi per la seconda. Non mi avrebbe fatto del male, almeno spero, o, per lo meno non troppo. Tirai fuori dalla tasca il cappuccio che lui mi aveva consegnato prima di lasciarmi qualche mese prima… sarebbe stato l’ultima volta che avrei visto la luce quel pomeriggio.
Click…. Il suono famigliare del timer delle luci che era scattato; il tempo era terminato, e le luci si erano spente. Non lo vedevo, ma l’immaginavo. Nel buio totale delle cantine ero con un cappuccio in testa e le braccia girate dietro la schiena, in attesa. Il silenzio intorno a me, l’aria fredda ed umida. Improvvisamente i miei polsi vennero afferrati da mani robuste. “ciao, sei quindi venuto al nostro appuntamento…bravo ragazzo. “ “rimani fermo così.” Io risposi, con un tono di voce appena udibile “ si, signore”. Con una fascetta da elettricista lui mi chiuse i polsi insieme. La tiro fino a quasi in fondo, lasciando pochissimo spazio fra la plastica e la mai pelle. Evidentemente voleva evitare di lasciarmi segni su i polsi. “sei pronto ? “ mi chiese “si, ma cosa mi vuole fare ?” ero entrato nella parte della vittima e volevo fargli capire che sarei stato pronto per lui… “te non devi chiedermi niente, rispondi solo quando ti chiedo qualcosa, hai capito ?” ed aggiunse “altrimenti poi il tuo non sarà piacere ma dolore…” dicendo questo mi diede una manata sul pacco che mi fece sobbalzare …”va bene padrone, mi scusi padrone”. “ora cammina insieme a me, forza”. Quindi, prima di farmi avviare verso il dedalo di corridoi mi fece girare più volte su me stesso per farmi perdere l’orientamento… quindi mi spinse in avanti verso uno dei corridoi. Raggiunta la porta che dava nella stanza dove lui si sarebbe occupato di me e del mio corpo mi fece entrare e si chiuse la porta dietro.
Ero abbastanza certo di essere nel medesimo luogo dove mi aveva portato la prima volta. Una cantina sicuramente attrezzata , certamente non per costudire vecchi oggetti in disuso, ma, piuttosto, per contenzioni e sevizie corporali.
Come l’altra volta ebbi l’impressione che fosse una stanza insonorizzata, il suono era ovattato. Mi fece fare qualche passo in avanti , probabilmente verso il centro della stanza. “dunque, chiariamo subito che come l’altra volta verrai ripreso da più telecamere e ti farò varie fotografie per il mio archivio personale” “va bene padrone” “dunque, se non ricordo male l’altra volta ci siamo limitati ad un primo approccio ai tuoi genitali, nessuna sevizia dolorosa…oggi fin dove ci spingiamo ? “ “Padrone, non lo so, ho paura di soffrire, ma so di potermi fidare di lei” “ok, allora ho già in mente che fare, ma prima ti devo preparare. Hai un corpo snello e potrò piegarlo come voglio, e sono certo ce non opporrai resistenza…ho voglia di esplorare bene il tuo corpo. Ora ti spoglio, rimani immobile” detto questo mi tolse la fascetta elettrica che bloccava i miei polsi. Mi fece alzare le braccia per poi sfilarmi la maglietta. Si soffermo con le dita du i miei capezzoli, sfiorandoli appena, cosa che mi fece immediatamente eccitare poiché molto sensibili. Quindi prosegui infilando le dita nell’elastico dei pantaloni e me li tiro giù mettendo a nudo le mie intimità”. “Ma che bravo ragazzo che sei…ti sei rasato tutto! “ “l’ho fatto per lei, padrone, volevo fargli questo omaggio” “Ottimo, hai fatto benissimo. Capirai dopo perché…” queste parole mi fecero sobbalzare. Mi prese di nuovo i polsi e mi mise delle polsiere che poi uni insieme. Attacco quindi le polsiere ad una catena che lentamene iniziò a tirare su, e centimetro dopo centimetro le mie braccia vennero sollevate, fino a farmi raggiungere la posizione da lui voluta. “ora allarga le gambe…di più, di più, ecco, fermo” mi disse . Lo Sentì trafficare vicino alle mie caviglie che poi bloccò a dei ganci al pavimento. Riprese a tirare la fune che serrava i miei polsi, fino ad essere ben teso fra il soffitto ed il pavimento, in equilibrio instabile ma senza il rischio che cadessi. “bene, adesso prima d’iniziare lo sai che cosa dovrai fare, vero ? ripeti con me le parole che dico, cosi saranno la prova che sei d’accordo con quello che io ti farò, ok ?” “si, padrone”. “Sono qui oggi davanti al mio master per mio volere. Accetto quello che mi vorrà fatto, sotto costrizione e secondo le sue volontà, accetto che mi venga messa la pallina in bocca per non urlare, accetto che venga utilizzato su di me ogni strumento che il mio master decida e non pongo rifiuto su quello che lui farà al mio corpo” furono queste ultime parole a farmi tremare…che intenzioni aveva ? nonostante il mio timore e la sensazione di ansia che mi pervase ripetetti ogni singola parola, e mi abbandonai al mio signore . “bravo slave, ora la pallina, apri la bocca” sollevò il cappuccio che copriva la mia bocca ed inserì la pallina ben dentro allacciandola poi intorno alla mia testa. Si assicuro che non potessi sputarla fuori e riabbasso il cappuccio. Potevo solo emettere dei mugolii, non avrei potuto dire nulla, era iniziata ufficialmente la mia sessione bondage.
Segue.

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