Tempo al tempo

TEMPO AL TEMPO
Visto che sono un ventenne (anche di bella presenza) capace ormai di intendere e di volere il mio Maestro di musica non si fa scrupolo di darmi lezioni private a casa sua. Dice che sono più sciolto e più svelto. Mi sta insegnando il Bolero di Ravel al pianoforte e credo di averlo imparato già abbastanza bene ma in maniera troppo scolastica. Devo farlo più mio in capoccia e nel profondo. Spogliarmi di tutto e abbandonarmi a viverne l'essenza fino a quando non mi travolga i sensi. Forse per questo oggi mi ha invitato a suonarlo completamente nudo mentre lui mi incoraggiava da dietro con la sua belva premuta sulla schiena per farmi da metronomo e mi cadenzava un mix di carezze e tirate di orecchi in presa, per farmi capire meglio dove andavo bene e dove sbagliavo ancora. Allo scoccare dell'ultima nota mi ha detto:
-”Bravo: sei andato da brivido”.
-”Grazie Maestro”.
-”Alzati in piedi”.
Sono scattato sull'attenti.
-”Piegati sulla coda”.
Ho ubbidito a squadra.
-”Meriti il premio che ho qui per te”.
Senza pausa mi ha dato un saggio di solfeggio a tam tam tutto fuori spartito, di quelli che proprio non si dimenticano, al termine del quale ho brindato con quel che di schiuma gli colava a sgorgo dall'uccello. È anche un direttore d'orchestra ma tra di noi ora eseguiamo solo pezzi da camera in percussione e basta, gestiti a bacchetta sul mio tamburo, prima del gran finale che mi destina in linea retta a spasmo, sempre attenti a non andare fuori tempo, al crescere dagli adagi ai movimentati e ai fortissimi, che Lui e solo Lui da vero artista, così tanti e così secchi, mi rimescola nel culo, contento di come riesco a mantenermi fermo sul pezzo, da vocalist che in goduria o a strazio non perde nemmeno una battuta.