Il pulivapor
di
IL MICROBO
genere
dominazione
IL PULIVAPOR
Ogni settimana ne ho prenotato “uno” specializzato nel riordino della stanza da bagno. È incredibile guardarlo muoversi come una lucertola appiattita a ventosa sui sanitari e in particolare su quello che più lo attrae cioè il WC, che da nudo e a mani senz'altro nude senza farsi problemi esplora, passa e ripassa dentro e fuori, sopra, sotto, dietro, vi si aggrappa, lo abbraccia, ci si struscia, lo bacia e gli lecca la brida, lucida la tavoletta e il sedile, fino a quando non lo restituisce che brilla e spande intorno perduti bagliori. Finito il suo lavoro mi chiama e mi prega di eseguire il collaudo. Mi alza la tavoletta e il sedile senza sbatterli come fanno invece molti, mi apre la patta, lo tira fuori e lo porta premurosamente in mira invitandomi a provarlo. I suoi occhi ammirano la forza del getto e lo accompagna con degli Ohhh di stupore in tutto il suo crescere, durare e poi ridursi a un rivolo e spegnersi nel niente. Me lo sgocciola. Lo imbocca per intercettare le ultime gocce. Poi lo rimette a posto, mi chiude la cerniera e allaccia la fibbia della cinta. Se come succede qualche spruzzo è andato fuori traiettoria e ha sbagliato bersaglio, con la sua meravigliosa lingua a spatola da piscivoro di professione corre a intercettarlo e ne fa sparire ogni traccia dal pavimento. È un feticista molto selettivo che giorno per giorno fa il giro di tutte le case padronali e si esalta a pulire cessi anche trascurati. Più sono in pessime condizioni più li considera appetitosi e si prodiga a ripristinarli e non si da pace fino a quando il risultato non gli sembra perfetto e non riscuote i complimenti dei proprietari. Viene pagato in modo simbolico con un solo centesimo di rame che intasca come se fosse un tesoro anche se sottobanco nei casi più disperati riscuote qualche buona mancia che si merita tutta per come ha dovuto sudarci su. Mi fa più pena che schifo questo strano lavandaio ceramico (“urinicista”, “viakaliko”) “unidedito” ai “vasi merdici” dentro i quali sguazza, migrando e imperversando di latrina in latrina. Glielo rimprovero spesso sul muso quasi con disprezzo e si inorgoglisce per come lo inquadro e lo certifico a tutto tondo tale e quale è di suo gusto spendersi da “deiezionato” in carriera. Una simile larva umana mi porta troppo rispetto, per cui un giorno, volendo provare e disimbranarlo, ho giocato di astuzia e ho mandato in bagno il mio Moretto che con l'attrezzo in mano facendo finta di niente gli ha strusciato il sedere e d'impulso lo ha impalato a dentro e fuori a ritmo frenato come gli avevo ordinato di fare. Il tipo stava riverso sulla sua amata tazza e fu cucinato a dovere fino agli orgasmi. Dondolava e sfiatava i suoi soliti Ohh. Andò via più sorridente del solito e tornò presto per farsi quasi adottare da noi come natica di seconda scelta che inforchiamo spesso dopo avergli inculcato la legge del bastone, della quale è diventato subito ottimo suddito. Prima magari ci pulisce il bagno e si fa una doccia, poi siamo noi a ripulirlo a fondo, avendogli aperto gli occhi, oltre che il culo, sui veri piaceri della carne, che fino ad allora non aveva mai sperimentato.
Ogni settimana ne ho prenotato “uno” specializzato nel riordino della stanza da bagno. È incredibile guardarlo muoversi come una lucertola appiattita a ventosa sui sanitari e in particolare su quello che più lo attrae cioè il WC, che da nudo e a mani senz'altro nude senza farsi problemi esplora, passa e ripassa dentro e fuori, sopra, sotto, dietro, vi si aggrappa, lo abbraccia, ci si struscia, lo bacia e gli lecca la brida, lucida la tavoletta e il sedile, fino a quando non lo restituisce che brilla e spande intorno perduti bagliori. Finito il suo lavoro mi chiama e mi prega di eseguire il collaudo. Mi alza la tavoletta e il sedile senza sbatterli come fanno invece molti, mi apre la patta, lo tira fuori e lo porta premurosamente in mira invitandomi a provarlo. I suoi occhi ammirano la forza del getto e lo accompagna con degli Ohhh di stupore in tutto il suo crescere, durare e poi ridursi a un rivolo e spegnersi nel niente. Me lo sgocciola. Lo imbocca per intercettare le ultime gocce. Poi lo rimette a posto, mi chiude la cerniera e allaccia la fibbia della cinta. Se come succede qualche spruzzo è andato fuori traiettoria e ha sbagliato bersaglio, con la sua meravigliosa lingua a spatola da piscivoro di professione corre a intercettarlo e ne fa sparire ogni traccia dal pavimento. È un feticista molto selettivo che giorno per giorno fa il giro di tutte le case padronali e si esalta a pulire cessi anche trascurati. Più sono in pessime condizioni più li considera appetitosi e si prodiga a ripristinarli e non si da pace fino a quando il risultato non gli sembra perfetto e non riscuote i complimenti dei proprietari. Viene pagato in modo simbolico con un solo centesimo di rame che intasca come se fosse un tesoro anche se sottobanco nei casi più disperati riscuote qualche buona mancia che si merita tutta per come ha dovuto sudarci su. Mi fa più pena che schifo questo strano lavandaio ceramico (“urinicista”, “viakaliko”) “unidedito” ai “vasi merdici” dentro i quali sguazza, migrando e imperversando di latrina in latrina. Glielo rimprovero spesso sul muso quasi con disprezzo e si inorgoglisce per come lo inquadro e lo certifico a tutto tondo tale e quale è di suo gusto spendersi da “deiezionato” in carriera. Una simile larva umana mi porta troppo rispetto, per cui un giorno, volendo provare e disimbranarlo, ho giocato di astuzia e ho mandato in bagno il mio Moretto che con l'attrezzo in mano facendo finta di niente gli ha strusciato il sedere e d'impulso lo ha impalato a dentro e fuori a ritmo frenato come gli avevo ordinato di fare. Il tipo stava riverso sulla sua amata tazza e fu cucinato a dovere fino agli orgasmi. Dondolava e sfiatava i suoi soliti Ohh. Andò via più sorridente del solito e tornò presto per farsi quasi adottare da noi come natica di seconda scelta che inforchiamo spesso dopo avergli inculcato la legge del bastone, della quale è diventato subito ottimo suddito. Prima magari ci pulisce il bagno e si fa una doccia, poi siamo noi a ripulirlo a fondo, avendogli aperto gli occhi, oltre che il culo, sui veri piaceri della carne, che fino ad allora non aveva mai sperimentato.
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