Nel culo di Mamma
di
ANNA BOLERANI
genere
incesti
Mia madre Ottavia è una gran bella donna. Ha cinquanta anni, ma ha il culo più bello della città. Insegna al livero scientifico ed è molto rigida con i suoi alunni. Gode dell'apprezzamento di tutti, colleghi, genitori e alunni per la sua correttezza e serietà. Certo nessuno, tranne me, può immaginarsi quando sia troia a letto. Io mi chiamo Carlo, ho da poco compiuto diciotto anni e frequento l'ultimo anno del liceo classico. Sin da quando ne avevo quattordici anni, mi masturbo pensando a lei e a quello che vedo e soprattutto sento quando la spio mentre fa sesso con mio padre.
Lui è dirigente in una importante banca d'affari, ha cinquantacinque ed e follemente innamorato di mia madre. Nonostante i venti anni di matrimonio scopano tantissimo ed io sono spesso spettatore dei loro amplessi, ovviamente a loro insaputa.. Di solito, quando tornano dalla pizzeria, dopo aver bevuto un po' di vino, lui si appoggia sulla poltrona per guardare la tv, ma lei lo distrae e lo eccita con qualche carezza. Mia madre sa bene come stimolarlo e dopo poco lui le tira giù le mutandine, la mette a pecora sul divano e la tromba forte mentre lei geme piano per non farmi sentire. Io invece non dormo mai quando sento i loro rumori dalla mia stanza cerco di spiarli.
L'altro giorno ho trovato il suo vibratore nella cassettiera del loro armadio. Un oggetto rosa lungo che mi ha fatto venire le mani sudate mentre lo prendevo. Sono corso in bagno a chiudermi a chiave e ho iniziato a leccarlo come un animale, immaginando il sapore del suo corpo. Ogni volta che lo sentivo scivolare tra le mie labbra pensavo ai suoi gemiti soffocati dal cuscino quando mio padre le morde il collo. Non ho resistito e mi sono fatto venire una voglia improvvisa di scoparla come fa lui.
Ieri sera sono riuscito a spiarli dalla porta semiaperta del salotto senza farmi vedere. Mamma indossava quella sottoveste di seta che si solleva ad ogni movimento mostrando l culo quando si china. Papà le aveva appena slacciato il reggiseno mentre lei gli sussurrava qualcosa all'orecchio con quella voce roca che usa solo di notte. Ho visto le sue dita scivolare tra le sue cosce mentre le leccava i capezzoli duri come pietre. Quando l'ha spinta in piedi contro il muro, ho trattenuto il fiato vedendo la sua mano affondarle nella figa bagnata.
"Mmmh, così forte..." gemeva lei, arcata verso di lui mentre la schiena sfregava contro la carta da parati. Poi, all'improvviso, mi è arrivata quella frase che mi ha fatto pulsare le tempie: "Stasera lo voglio nel culo... voglio che mi tratti come una puttana".
Papà ha riso, un suono basso e ruvido, mentre le tirava i capelli all'indietro. La fece girare di colpo, le mani poggiate sulla parete "Apri bene le gambe, troietta", ha ringhiato spingendo le dita nella sua bocca avida.
Ho visto le nocche bianche mentre lui spingeva dentro con violenza, prima con due dita poi con tre. Mamma si è irrigidita per un attimo, un breve tremito nelle cosce, prima di lasciarsi andare completamente. Il suo gemito si è trasformato in un lungo sospiro roco quando lui ha estratto le dita lucide, sfregandole lentamente contro il suo ano contratto:
"Presto, dai aprimi il culo come solo tu sai fare." ha implorato, con voce strozzata dalla voglia.
"Mettiti in ginocchio sul divano" le ordino mio padre. Lei si inginocchio affondando la faccia sulla pelle del divano e tenendo il culo ben in alto a disposizione delle voglie sue voglie.
Papà. posizionatosi in piedi dietro di lei, è stato brutale ma meticoloso. Ho visto il pollice premere fermo contro la carne tesa mentre l'indice cercava l'ingresso, seguendo il ritmo di quei profondi sospiri che faceva lei ogni volta che si rilassava un millimetro di più. Quel rosa umido si è gradualmente ampliato sotto la sua pressione costante, aprendosi come un fiore carnoso sotto il sole. Un sibilo è sfuggito tra i suoi denti quando finalmente è penetrato completamente dentro, il dito scomparendo fino all'articolazione. Lei ha piegato la testa all'indietro mentre il suo corpo ondeggiava seguendo quel movimento circolare che lui aveva iniziato con le dita dentro di lei.
"Togli le dita" ha sussurrato lei, voce rotta dall'impazienza e dalla pressione. Non un ordine, ma una supplica soffocata. "Voglio il tuo cazzo dentro... ora, per favore." Ogni sillaba era un brivido nella sua schiena curva contro il muro. Papà ha estratto le dita lentamente, lasciando quel buco tremante e lucido che sembrava respirasse da solo nel chiarore fioco della lampada. Ho visto la punta del suo cazzo, violacea e gonfia, premere contro quella rosa bagnata mentre lui reggeva le sue anche con le dita affondate nella carne morbida dei fianchi di mamma.
Non è entrato subito. Prima ha fatto scorrere la punta su e giù lungo la fessura già aperta, sentendo ogni piega, ogni fremito della pelle irritata. Un gemito lungo, quasi un lamento, è sfuggito dalla gola di lei mentre il suo corpo si tendeva nell'attesa. Poi, con una spinta decisa ma controllata, la testa è sparita dentro. L'espressione di mamma si è trasformata in un misto di dolore e sollievo immediato - le sopracciglia aggrottate, la bocca socchiusa in un "oh" silenzioso, le vene del collo tese come corde. Papà ha fermato il respiro, aspettando che quel muscolo contratto si adattasse alla nuova invasione. Ho sentito l'odore acre del sudore mescolato al profumo di seta e lubrificante nell'aria ferma.
"Ora muoviti, fammelo sentire bene," ha sussurrato lei con voce rotta, affondando le unghie nella pelle delle sue cosce. "Fottimi veloce come sai fare tu." Le parole sono rimaste sospese tra loro come una promessa sconcia. Lui ha obbedito senza preamboli, afferrandole i fianchi con una presa che lascerà lividi viola domani mattina. Il primo colpo secco ha fatto risuonare le sue natiche contro il bacino di lui con uno schiaffo umido che ha fatto vibrare l'aria. Mamma ha buttato la testa all'indietro, il collo un arco perfetto mentre un gemito basso le scuoteva il petto nudo. Ogni spinta era metronomica, brutale nella sua precisione: il sibilo del suo respiro affannoso sincronizzato con il rumore di carne su carne. La sottoveste di seta si è incollata alla sua schiena sudaticcia, rivelando ogni contrazione dei muscoli lombari quando si spingeva incontro a lui.
"Sì cosi..." è sfuggito dalle sue labbra tremanti, più un rantolo che parole. "Mi piace... sto per venire..." Le mani di lui hanno lasciato i fianchi per afferrarle i seni, schiacciandoli con le nocche bianche mentre le dita torcevano i capezzoli già induriti. Un tremito improvviso le ha attraversato le gambe quando ha iniziato a contrarsi intorno a lui, il suo ano che stringeva il cazzo come una morsa calda. "Presto... più veloce!" Il comando è arrivato strozzato, ed è stato allora che lui è cambiato. Niente più ritmo controllato: solo furia cieca. La forza delle spinte l'ha sbattuta contro il muro con uno schianto secco, il quadro sopra di loro che ha oscillato pericolosamente. Ho visto le vene del collo di lui gonfiarsi mentre spingeva, spingeva, ogni muscolo del torso in tensione sotto la camicia aperta.
"Arrivo anch'io... cazzo..." Il suo respiro era un raschiare di pietra. Le mani hanno lasciato i suoi seni per aggrapparsi alle sue anche, sollevandola quasi da terra. Mia madre è diventata tutta un fremito: il suo culo stretto che palpitava intorno alla base di lui, la schiena che inarcava finché le vertebre sembravano voler sfondare la pelle. Un gemito lungo, spezzato, le ha riempito la gola quando lui l'ha affondata tutta dentro un'ultima volta. Ho visto il suo corpo irrigidirsi, le scapole aguzze che si disegnavano sotto la seta bagnata, mentre le sue dita si conficcavano nella carne delle proprie cosce. "Vengo... sborra! Sborrami nel culo!" sono state le uniche parole chiare tra gemiti inarticolati. "Fammi sentire il tuo sperma caldo... riempimi!" La sua voce era roca, selvaggia, mentre premeva indietro contro di lui con tutta la forza che aveva. "Inondami! Proprio ora!"
Papà ha emesso un ringhio soffocato, le dita che affondavano quasi fino all'osso nei suoi fianchi. Non un ulteriore colpo, ma una pressione profonda, tremante. Ho visto il suo bacino premere contro di lei, fermarsi completamente. L'aria si è riempita di un nuovo suono: un lungo, basso sospiro roco da lui, e un gemito rotto, quasi piangente da lei. Era il rumore del vuoto che si riempie. Mia madre tremava tutta, ogni muscolo teso mentre ondeggiava leggermente. "Sì... così..." sibilò tra i denti stretti, gli occhi chiusi stretti, la fronte premuta contro la carta da parati stinta. Ho visto un tremito sottile attraversarle le natiche mentre il liquido caldo scorreva dentro di lei. "Sentilo... sentilo tutto dentro..." Le sue parole erano un soffio, frammentate dall'intensità. "È caldo... così pieno..."
Papà ha estratto lentamente, il cazzo lucido e ancora pulsante che lasciava quel buco tremante e aperto. Mia madre è rimasta curva, appoggiata al muro, respirando a fatica mentre una piccola goccia bianca colava lungo la sua coscia interna. L'odore nell'aria si è fatto più denso, acre di sudore maschile mescolato a quello dolciastro del suo eccitamento femminile e alla punta metallica dello sperma fresco. Ha abbassato lo sguardo verso il pavimento, le spalle che si alzavano e abbassavano ritmicamente. Un silenzio greve è sceso nella stanza, rotto solo dai loro respiri affannosi. La sottoveste di seta era completamente incollata alla sua schiena sudaticcia, disegnando ogni vertebra. La sua mano tremava leggermente mentre si passava una mano sui capelli bagnati.
Poi, con un movimento fluido che ha sorpreso anche mio padre, si è abbassata sulle ginocchia. La seta della sottoveste ha fatto un fruscio sommesso contro il parquet mentre lei si inginocchiava davanti a lui. La sua schiena formava una curva perfetta, accentuando le fossette sopra il suo culo ancora arrossato e palpitante. Senza esitazione, senza un comando, ha preso il suo cazzo flaccido ma ancora
bagnato di sudore, sperma e i suoi fluidi nella bocca. Le sue labbra si sono serrate intorno alla base, calde e sapienti. Ho visto il muscolo della sua mascella contrarsi mentre succhiava con un'abilità che veniva dall'intimità di vent'anni insieme, dalla conoscenza totale del suo corpo. Il suo sguardo era rivolto verso l'alto, verso mio padre, gli occhi socchiusi e carichi di una sottomissione che era pura potenza. Una breve espressione di sorpresa è passata sul volto di lui prima di trasformarsi in piacere greve.
"Puliscilo bene amore." sussurrò mio padre dopo un momento, tirandole indietro i capelli con gesto quasi tenero. Le dita di lei si mossero lentamente lungo la sua asta mentre la bocca si ritirava. Ho visto la sua lingua scivolare sulla pelle gonfia, rosata dallo sfregamento violento. Lo sguardo di mia madre era fisso sul suo, un dialogo muto fatto di occhi lucidi e respiri affannosi. Quel liquido bianco che ancora colava lungo la sua coscia interna sembrava brillare nella luce fioca della lampada. La sua mano tremava leggermente mentre raccoglieva l'ultima goccia di sperma dalla punta, portandosela alle labbra con una lentezza studiata. Ho sentito il mio cuore battere forte come un tamburo di guerra nelle orecchie. La sua punta del dito è scivolata tra le labbra chiuse. Ha deglutito con un movimento sottile della gola. "Buono..." mormorò, quasi per sé stessa, mentre si asciugava il mento con il dorso della mano.
"Vado a lavarmi tesoro" sentii la voce roca di mia madre mentre raggiungevo la porta della mia stanza rimanendo al buio. Vidi mia madre dirigersi verso il bagno, completamente nuda e con una mani dietro, conficcate fra le natiche, che cercava di contenere la fuoriuscita di sperma dal culo. Mi sono appoggiato alla porta, il cuore che mi martellava nelle orecchie. L'odore della mia eccitazione si mescolava al sudore freddo che mi colava lungo le tempie. Le immagini si rincorrevano nella mia testa: il modo in cui il suo ano si era aperto come un fiore carnoso sotto la pressione delle dita, la schiena curva contro il muro, quella goccia bianca che scendeva lungo la coscia. La mia mano trovò inconsciamente la chiusura dei pantaloni. Prima ancora di raggiungere il letto, già mi stavo sbottonando con dita frettolose. Non riuscii a trattenermi avevo il cazzo duro come il marmo, tirai fuori dal cassetto un paio di mutandine sporche di mia madre impregnate dei suoi umori, le odorai e odorandole poi sborrai dentro di esse.
L'indomani, mentre mia madre versava il caffè nella mia tazza con gesto preciso, mio padre ricevette una telefonata. . "Mi hanno convocato a Milano per due giorni." annunciò con un mezzo sorriso, già guardando l'orologio. "Forse si sono decisi a darmi la promozione, ma non hanno voluto anticiparmi niente."
"Speriamo amore" disse con affetto accarezzandogli la faccia" te la meriti proprio. Quando parti?
"Credo con l'aereo della 18 per Linate. comunque come al solito mi stanno mandano via email il biglietto e la prenotazione dell'Hotel. Li troverò in ufficio appena arrivo. Perché non vieni con me? Carlo può benissimo restare solo per due giorni."
"Lo farei con piacere amore, ma non posso assentarmi da scuola in questi giorni. Ci sono i consigli di classe. La prossima volta vengo te lo prometto." disse piegandosi e baciandolo sulla bocca mentre lui, curando di non farsi vedere da me, le mise una mano sotto la vestaglia per toccarle il culo. " Mi mancherà." le disse sottovoce per non farsi sentire.
Io facevo il distratto, alzandomi per lavare la mia tazza, ma cercavo di ascoltare ogni loro singola parola. " Per due giorni resisterai. "Disse sempre mormorando mia madre. Ci divertiremo come ieri sera."
Mio padre fini a colazione ed andò in ufficio mentre io avviandomi verso la scuola, pensai per tutto il tragitto a come avrei potuto sfruttare al meglio quei due giorni solo con mamma.
Quando mia madre aprì la porta quella sera, dopo che mio padre era già partito per Milano, indossava un leggero accappatoio di seta che non solo non riusciva a contenere il suo seno abbondante ma neanche le sue forme. Avevo bevuto un bicchiere di vino per farmi coraggio ed era già seduta sul divano, sempre con il suo accappatoio aperto davanti e che lasciava vedere una sottile camicetta bianca di seta e delle mutandine nere di pizzo.. Mi sedetti di accanto a lei e notai che leggermente eccitata per la situazione, mi accorsi che aveva una leggera erezione dei suoi capezzoli che spuntavano sotto la camicetta di seta.
Fuori si stava scatenando un brutto temporale. Il rumore dei tuoni si avvicinava sempre di più ed ogni volta mia madre trasaliva.
"Vediamo un film." le chiesi.
"Si volentieri, non ho voglia di andare a letto. Non riuscirei a prendere sonno. I temporali mi hanno sempre turbata e poi, ho una paura matta dei tuoni. Quando capita mi abbraccio stretta a tuo padre per farmela passare. Che sfortuna, proprio stasera che c'è questo brutto tempo, doveva andare a Milano"
Colsi l'occasione al volo. "Mamma, se ti fanno cosi paura i tuoni, stasera posso dormire io con te, cosi starai più tranquilla e potrai dormire serena."
Lei ci penso un attimo. "Intanto vediamoci il film, poi se il temporale continua magari ti corichi con me."
Durante la visione del film, ad ogni tuono mamma si stringeva a me. Ad ogni suo brusco movimento la vestaglia si apriva sempre di più mettendo bene in mostra alla mia vista le sue cosce tornite e le sue mutandine di pizzo. Poi lei si ricomponeva fino al prossimo tuono.
Finito il film decidemmo di andare a letto. Poiché il temporale continuava sempre più forte con tuoni sempre più fragorosi che sembrava cadessero sulla casa, fu lei a chiedermelo.
"Ti prego Carlo. coricati con me al posto di tuo padre, ho troppa paura a dormire da sola."
Andai a lavarmi i denti e poi raggiusi mia madre nella camera da letto. Lei era gia coricata e ad ogni tuono spariva sotto le coperte con una imprecazione. "Cazzo, questo era proprio forte, sarà caduto vicinissimo. Fai presto, mettiti sotto le coperte cosi chiudo la luce. Al buoi ho meno paura. Mi spogliai, posai i vestiti sulla poltroncina dove di solito li mette papà e mi infilai a letto con le sole mutande.
"Non metti il pigiama?" mi chiese mamma.
"Mamma, lo sai benissimo che non lo metto mai. Lo sai che di solito io dormo completamente nudo." mi misi sotto le coperte e spensi la luce.
Poi un tuono più forte degli altri fece tremare i vetri .
"Ho paura." disse stringendosi a me. "Calmati mamma, non può succederci niente e poi quando si sente il tuono il lampo è gia caduto."
"Si lo so ma ho paura lo stesso." Poi si girò dandomi le spalle e disse "Stringimi forte e non mi lasciare fin quando durano i tuoni cosi forse riesco ad mi addormentarmi. Tuo padre fa sempre cosi."
Mi avvicinai a lei ed aderii alla suo corpo tenendola stretta.
Il mio cuore batteva a mille mentre le mie mani tremavano leggermente appoggiate sul suo ventre caldo attraverso la seta sottile del suo pigiama. Il suo profumo di iris e pelle bagnata dall'agitazione mi pervadeva le narici. Ogni volta che un lampo illuminava la stanza, vedevo il riflesso lucido della stoffa sulla curva dei suoi fianchi. Sentivo il respiro affannoso di lei contro il cuscino, caldo e sincopato. La mia erezione pulsava dolorosamente contro il tessuto delle mutande, premendo involontariamente contro la parte bassa della sua schiena. Lei non si allontanò. Anzi, con un movimento quasi impercettibile, arcuò leggermente il bacino indietro trovando la pressione. Un tremito sottile le attraversò le spalle quando la mia mano sinistra scivolò più in basso, le dita che sfioravano l'orlo delle mutandine di pizzo sotto la camicetta. La sua pelle era vellutata, elettrica. "Così va bene?" sussurrai, la voce rotta dalla tensione. La sua unica risposta fu un gemito soffocato quando il mio palmo si posò pieno sulla piega calda tra coscia e pube. Il temporale infuriava ma adesso contava meno del battito impazzito tra i nostri corpi.
Un altro tuono scuoteva la casa quando le mie dita disobbedirono alla ragione. Scivolarono sotto l'elastico delle mutandine nere, trovando subito l'umidità calda che impregnava il pizzo. Sentii il suo corpo irrigidirsi per un istante, poi sciogliersi in un lungo tremolio mentre il mio indice sfiorava l'ingresso soffice dei suoi peli pubici. "Carlo..." mormorò, più un'esalazione che un rimprovero. Non si voltò, ma la mano di lei cercò la mia sotto le coperte, stringendo le mie dita invece di respingerle. Mi guidò più in basso, fino alla carne bollente già spalancata dal desiderio. Un sussulto le scosse le ginocchia quando il mio dito medio scivolò nel suo sudore intimo, seguendo il solco gonfio verso l'alto. La sua vulva era un fiore carnoso palpitante sotto il mio tocco. Ogni piega si arrendeva, aprendosi come mossa da un terremoto interno. Seppi allora che non stava fingendo la paura. Il terrore dei tuoni si era fuso con qualcosa di più antico e urgente.
La mia mano destra le sollevò l'anca mentre le labbra si posarono sulla nuca salata. Lei gemette quando sentii il suo capezzolo indurito attraverso la seta della camicetta. Morsi delicatamente quella punta di pietra sotto il tessuto, sentendo il suo corpo ondeggiare all'indietro contro la mia erezione che premeva attraverso le mutande. Il mio dito trovò l'apertura del suo buco bagnato. Era più
stretto di quanto immaginassi dopo tanti anni di spionaggio, ma cedette con un riflesso elastico quando premetti dentro la prima falange. Il suo respiro si spezzò in un rantolo roco. "Così... piano..." sussurrò affondando i glutei contro il mio bacino. Sentii ogni muscolo vaginale contrarsi intorno alla mia giuntura mentre lei si muoveva al ritmo dei tuoni che scuotevano la casa. L'aria sapeva di elettricità e di lei, quel profumo acre e dolce che conoscevo dalle sue mutandine rubate.
Le abbassai lentamente le mutandine senza trovare opposizione. Il pizzo nero scivolò sulle sue cosce tornite lasciando scoperto il culone pallido illuminato dai lampi intermittenti. Le mie nocche sfiorarono quel solco sudato dove la schiena si fondeva con le natiche. Quando infilai due dita nella sua apertura posteriore, lei smise di respirare per tre secondi interi. Il suo ano si contrasse come bocca affamata intorno alle mie nocche, caldo e più stretto di un pugno. Solo allora mi resi conto che la sua mano guidava la mia: le sue dita nervose serrate sulle mie, spingendole più in profondità in quel tunnel muscolare che pulsava al ritmo del mio cuore. Un gemito lungo le uscì dalla gola quando ruotai le dita dentro di lei, imitando il movimento circolare che avevo visto fare a papà. "Non fermarti..." ansimò premendo la faccia contro il cuscino. La carta da parati era umida del suo respiro.
La mia mano sinistra s'insinuò tra le sue cosce calde trovando il ciuffo bagnato. Premetti il palmo contro la sua figa gonfia mentre le dita destre continuavano ad allargare il suo buco del culo. Sentii il clitoride pulsare sotto il mio pollice come un occhio spalancato nel buio. La sua schiena s'inarcò quando le mie dita affondarono completamente nell'ano mentre il pollice massaggiava il bulbo clitorideo. "Dio come mi fai sentire..." sussurrò scivolando in avanti. Fu allora che mi abbassò le mutande di cotone bianco lasciando uscire il mio cazzo duro che pulsava contro la sua schiena. Lo strinse con la mano e lo indirizzò nel solco tra le sue chiappe mentre le mie dita le aprivano il culo. Il glande sfiorò quel cerchietto elastico già dilatato dalle mie dita. Lei si irrigidì quando sentì la punta bagnata di precoce premere contro l'ingresso della sua apertura posteriore. "Ora spingilo dentro." sussurrò " fino in fondo, fammelo sentire bene."
Il primo centimetro fu un assedio doloroso. Il suo ano si contrasse violentemente intorno alla corona del mio cazzo mentre io spingevo lentamente, disperato per il calore impossibile che mi avvolgeva. Lei urlò soffocando il suono nel cuscino quando superai lo sfintere e scivolai nel tunnel muscolare bruciante. Sentii ogni piega interna aderire alla mia asta mentre affondavo fino ai peli pubici nel suo culo stretto. La sua mano raggiunse la mia trattenendomi mentre ondeggiava indietro su di me. "Cazzo quanto sei grande..." ansimò stringendo le dita sulle mie. Il mio sesso pulsava dentro quel calore umido più stretto della sua figa mentre il temporale esterno sembrava battere al ritmo dei nostri corpi. "Sei molto piò dotato di tuo padre, il mio culo non e mai stato aperto così, e bellissimo. Muoviti veloce, sbattimi forte, fai godere la tua mammina."
La presi per i fianchi scavando le unghie nella carne bianca mentre iniziavo a pompare. Ogni spinta la faceva urlare e la sua figa si contraeva sotto il mio palmo ancora premuto sul clitoride. Il suo sudore miracoloso lubrificava i nostri movimenti mentre il mio cazzo sbatteva contro il fondo del suo retto. Sentivo il suo corpo tremare come foglia mentre le dita le affondavo più forte nella carne calda del suo culo aperto. Il suo gemito cresceva con ogni colpo - un lamento roco che sembrava venirle dalle viscere. Quando le morsi la spalla scoperta sentendola scattare sotto i miei denti, lei piantò le unghie nel mio braccio lasciando scie rosse. "Nessuno mi ha mai fatto godere così..." sibilò voltando il collo verso di me. Le nostre bocche si incontrarono in un bacio salato, le sue labbra si aprirono sotto le mie lasciando entrare la mia lingua violentemente.
Le sue dita mi afferrarono i capelli mentre aumentavo il ritmo. Ogni affondo profondo le faceva contrarre tutto il corpo mentre il suo ano pulsava intorno alla mia asta come un guanto di velluto stretto. Le mani le scivolai sotto per afferrare i suoi seni grandi - li strizzai forte attraverso la camicetta di seta mentre lei gemeva più forte di un tuono. Quando le scostai il pigiama scoprendole il capezzolo indurito, lo succhiai fino a farla gridare mentre continuavo a sbatterle il culo senza pietà. Sentivo le sue gambe tremare incontrollabili contro le mie cosce, il suo fiato diventava rantoli brevi e rotti. "Arrivo! Arrivo!" urlò piantando la faccia nel cuscino bagnato di saliva. Le sue unghie mi lacerarono la schiena mentre il suo culo si chiudeva a valvola intorno al mio cazzo, succhiandomi dentro con spasmi violenti che sembravano non finire mai. Il suo corpo si irrigidì completamente, poi collassò tremando sul letto ansimando come un animale ferito.
Rotolai sopra di lei senza estrarre il mio membro ancora durissimo dal suo retto dilatato. Le mani le afferrai i polsi sopra la testa mentre le mie labbra cercavano la sua nuca sudaticcia. Sentii il suo respiro affannoso sulla mia pelle quando mormorai contro il suo orecchio: "Mamma...erano anni che sognavo di romperti questo meraviglioso culo". Lei si morse il labbro fino a sanguinare mentre le mie dita le sollevavano il mento. "Fallo... riempimi tutta" sussurrò aprendo le gambe ancora tremanti. Il mio palmo si posò sul suo ventre caldo mentre ricominciavo a pompare lentamente nel tunnel bagnato. Ogni spinta le faceva emettere un gemito roco di piacere e dolore mentre la punta del mio cazzo rasentava quel punto interno profondo che la faceva urlare. Le mie dita le strisciarono sul collo fino alla bocca aperta - le sentii succhiare le mie nocche come fossero il mio sesso mentre continuavo a sbatterle forte nel culo ancora palpitante.
La sua mano libera scivolò tra i nostri corpi sudati trovando le palle contratte. Le accarezzò piano mentre lei ansimava: "Ti prego Carlo... versami dentro tutta la tua roba calda". Sentii un tremito lungo la sua schiena quando abbassai la testa per mordicchiare le sue scapole. L'orgasmo mi montò dalle viscere come benzina accesa - prima un'onda calda alle ginocchia poi un'esplosione sorda nel basso ventre mentre le mie palpebre tremavano incontrollabili. Affondai fino all'osso stringendole i fianchi come una morsa mentre il mio seme schizzava a getti dentro le sue viscere strette. Lei urlò come una ferita quando sentì il primo zampillo caldissimo nel suo intestino - un lungo gemito strozzato che si trasformò in spasmi mentre le sue dita mi graffiavano la schiena. "Dio come mi inondi..." rantolò sentendo il mio cazzo pulsarle dentro come una seconda aorta. Il suo ano si chiuse a valvola intorno alla mia base succhiando ogni ultima goccia. "Ed ora puliscimelo come come hai fatto con papa ieri sera. ti ho vista mentre lo facevi." Mia madre mi fece sdraiare, si mise in ginocchio davanti al mio cazzo ed inizio a leccare fino all'ultima goccia poi si lascio andare e con il mio cazzo ormai flaccido stretto destra mano si addormento non prima di avermi promesso che lo avremmo fatto ancora tante e tante volte.
Lui è dirigente in una importante banca d'affari, ha cinquantacinque ed e follemente innamorato di mia madre. Nonostante i venti anni di matrimonio scopano tantissimo ed io sono spesso spettatore dei loro amplessi, ovviamente a loro insaputa.. Di solito, quando tornano dalla pizzeria, dopo aver bevuto un po' di vino, lui si appoggia sulla poltrona per guardare la tv, ma lei lo distrae e lo eccita con qualche carezza. Mia madre sa bene come stimolarlo e dopo poco lui le tira giù le mutandine, la mette a pecora sul divano e la tromba forte mentre lei geme piano per non farmi sentire. Io invece non dormo mai quando sento i loro rumori dalla mia stanza cerco di spiarli.
L'altro giorno ho trovato il suo vibratore nella cassettiera del loro armadio. Un oggetto rosa lungo che mi ha fatto venire le mani sudate mentre lo prendevo. Sono corso in bagno a chiudermi a chiave e ho iniziato a leccarlo come un animale, immaginando il sapore del suo corpo. Ogni volta che lo sentivo scivolare tra le mie labbra pensavo ai suoi gemiti soffocati dal cuscino quando mio padre le morde il collo. Non ho resistito e mi sono fatto venire una voglia improvvisa di scoparla come fa lui.
Ieri sera sono riuscito a spiarli dalla porta semiaperta del salotto senza farmi vedere. Mamma indossava quella sottoveste di seta che si solleva ad ogni movimento mostrando l culo quando si china. Papà le aveva appena slacciato il reggiseno mentre lei gli sussurrava qualcosa all'orecchio con quella voce roca che usa solo di notte. Ho visto le sue dita scivolare tra le sue cosce mentre le leccava i capezzoli duri come pietre. Quando l'ha spinta in piedi contro il muro, ho trattenuto il fiato vedendo la sua mano affondarle nella figa bagnata.
"Mmmh, così forte..." gemeva lei, arcata verso di lui mentre la schiena sfregava contro la carta da parati. Poi, all'improvviso, mi è arrivata quella frase che mi ha fatto pulsare le tempie: "Stasera lo voglio nel culo... voglio che mi tratti come una puttana".
Papà ha riso, un suono basso e ruvido, mentre le tirava i capelli all'indietro. La fece girare di colpo, le mani poggiate sulla parete "Apri bene le gambe, troietta", ha ringhiato spingendo le dita nella sua bocca avida.
Ho visto le nocche bianche mentre lui spingeva dentro con violenza, prima con due dita poi con tre. Mamma si è irrigidita per un attimo, un breve tremito nelle cosce, prima di lasciarsi andare completamente. Il suo gemito si è trasformato in un lungo sospiro roco quando lui ha estratto le dita lucide, sfregandole lentamente contro il suo ano contratto:
"Presto, dai aprimi il culo come solo tu sai fare." ha implorato, con voce strozzata dalla voglia.
"Mettiti in ginocchio sul divano" le ordino mio padre. Lei si inginocchio affondando la faccia sulla pelle del divano e tenendo il culo ben in alto a disposizione delle voglie sue voglie.
Papà. posizionatosi in piedi dietro di lei, è stato brutale ma meticoloso. Ho visto il pollice premere fermo contro la carne tesa mentre l'indice cercava l'ingresso, seguendo il ritmo di quei profondi sospiri che faceva lei ogni volta che si rilassava un millimetro di più. Quel rosa umido si è gradualmente ampliato sotto la sua pressione costante, aprendosi come un fiore carnoso sotto il sole. Un sibilo è sfuggito tra i suoi denti quando finalmente è penetrato completamente dentro, il dito scomparendo fino all'articolazione. Lei ha piegato la testa all'indietro mentre il suo corpo ondeggiava seguendo quel movimento circolare che lui aveva iniziato con le dita dentro di lei.
"Togli le dita" ha sussurrato lei, voce rotta dall'impazienza e dalla pressione. Non un ordine, ma una supplica soffocata. "Voglio il tuo cazzo dentro... ora, per favore." Ogni sillaba era un brivido nella sua schiena curva contro il muro. Papà ha estratto le dita lentamente, lasciando quel buco tremante e lucido che sembrava respirasse da solo nel chiarore fioco della lampada. Ho visto la punta del suo cazzo, violacea e gonfia, premere contro quella rosa bagnata mentre lui reggeva le sue anche con le dita affondate nella carne morbida dei fianchi di mamma.
Non è entrato subito. Prima ha fatto scorrere la punta su e giù lungo la fessura già aperta, sentendo ogni piega, ogni fremito della pelle irritata. Un gemito lungo, quasi un lamento, è sfuggito dalla gola di lei mentre il suo corpo si tendeva nell'attesa. Poi, con una spinta decisa ma controllata, la testa è sparita dentro. L'espressione di mamma si è trasformata in un misto di dolore e sollievo immediato - le sopracciglia aggrottate, la bocca socchiusa in un "oh" silenzioso, le vene del collo tese come corde. Papà ha fermato il respiro, aspettando che quel muscolo contratto si adattasse alla nuova invasione. Ho sentito l'odore acre del sudore mescolato al profumo di seta e lubrificante nell'aria ferma.
"Ora muoviti, fammelo sentire bene," ha sussurrato lei con voce rotta, affondando le unghie nella pelle delle sue cosce. "Fottimi veloce come sai fare tu." Le parole sono rimaste sospese tra loro come una promessa sconcia. Lui ha obbedito senza preamboli, afferrandole i fianchi con una presa che lascerà lividi viola domani mattina. Il primo colpo secco ha fatto risuonare le sue natiche contro il bacino di lui con uno schiaffo umido che ha fatto vibrare l'aria. Mamma ha buttato la testa all'indietro, il collo un arco perfetto mentre un gemito basso le scuoteva il petto nudo. Ogni spinta era metronomica, brutale nella sua precisione: il sibilo del suo respiro affannoso sincronizzato con il rumore di carne su carne. La sottoveste di seta si è incollata alla sua schiena sudaticcia, rivelando ogni contrazione dei muscoli lombari quando si spingeva incontro a lui.
"Sì cosi..." è sfuggito dalle sue labbra tremanti, più un rantolo che parole. "Mi piace... sto per venire..." Le mani di lui hanno lasciato i fianchi per afferrarle i seni, schiacciandoli con le nocche bianche mentre le dita torcevano i capezzoli già induriti. Un tremito improvviso le ha attraversato le gambe quando ha iniziato a contrarsi intorno a lui, il suo ano che stringeva il cazzo come una morsa calda. "Presto... più veloce!" Il comando è arrivato strozzato, ed è stato allora che lui è cambiato. Niente più ritmo controllato: solo furia cieca. La forza delle spinte l'ha sbattuta contro il muro con uno schianto secco, il quadro sopra di loro che ha oscillato pericolosamente. Ho visto le vene del collo di lui gonfiarsi mentre spingeva, spingeva, ogni muscolo del torso in tensione sotto la camicia aperta.
"Arrivo anch'io... cazzo..." Il suo respiro era un raschiare di pietra. Le mani hanno lasciato i suoi seni per aggrapparsi alle sue anche, sollevandola quasi da terra. Mia madre è diventata tutta un fremito: il suo culo stretto che palpitava intorno alla base di lui, la schiena che inarcava finché le vertebre sembravano voler sfondare la pelle. Un gemito lungo, spezzato, le ha riempito la gola quando lui l'ha affondata tutta dentro un'ultima volta. Ho visto il suo corpo irrigidirsi, le scapole aguzze che si disegnavano sotto la seta bagnata, mentre le sue dita si conficcavano nella carne delle proprie cosce. "Vengo... sborra! Sborrami nel culo!" sono state le uniche parole chiare tra gemiti inarticolati. "Fammi sentire il tuo sperma caldo... riempimi!" La sua voce era roca, selvaggia, mentre premeva indietro contro di lui con tutta la forza che aveva. "Inondami! Proprio ora!"
Papà ha emesso un ringhio soffocato, le dita che affondavano quasi fino all'osso nei suoi fianchi. Non un ulteriore colpo, ma una pressione profonda, tremante. Ho visto il suo bacino premere contro di lei, fermarsi completamente. L'aria si è riempita di un nuovo suono: un lungo, basso sospiro roco da lui, e un gemito rotto, quasi piangente da lei. Era il rumore del vuoto che si riempie. Mia madre tremava tutta, ogni muscolo teso mentre ondeggiava leggermente. "Sì... così..." sibilò tra i denti stretti, gli occhi chiusi stretti, la fronte premuta contro la carta da parati stinta. Ho visto un tremito sottile attraversarle le natiche mentre il liquido caldo scorreva dentro di lei. "Sentilo... sentilo tutto dentro..." Le sue parole erano un soffio, frammentate dall'intensità. "È caldo... così pieno..."
Papà ha estratto lentamente, il cazzo lucido e ancora pulsante che lasciava quel buco tremante e aperto. Mia madre è rimasta curva, appoggiata al muro, respirando a fatica mentre una piccola goccia bianca colava lungo la sua coscia interna. L'odore nell'aria si è fatto più denso, acre di sudore maschile mescolato a quello dolciastro del suo eccitamento femminile e alla punta metallica dello sperma fresco. Ha abbassato lo sguardo verso il pavimento, le spalle che si alzavano e abbassavano ritmicamente. Un silenzio greve è sceso nella stanza, rotto solo dai loro respiri affannosi. La sottoveste di seta era completamente incollata alla sua schiena sudaticcia, disegnando ogni vertebra. La sua mano tremava leggermente mentre si passava una mano sui capelli bagnati.
Poi, con un movimento fluido che ha sorpreso anche mio padre, si è abbassata sulle ginocchia. La seta della sottoveste ha fatto un fruscio sommesso contro il parquet mentre lei si inginocchiava davanti a lui. La sua schiena formava una curva perfetta, accentuando le fossette sopra il suo culo ancora arrossato e palpitante. Senza esitazione, senza un comando, ha preso il suo cazzo flaccido ma ancora
bagnato di sudore, sperma e i suoi fluidi nella bocca. Le sue labbra si sono serrate intorno alla base, calde e sapienti. Ho visto il muscolo della sua mascella contrarsi mentre succhiava con un'abilità che veniva dall'intimità di vent'anni insieme, dalla conoscenza totale del suo corpo. Il suo sguardo era rivolto verso l'alto, verso mio padre, gli occhi socchiusi e carichi di una sottomissione che era pura potenza. Una breve espressione di sorpresa è passata sul volto di lui prima di trasformarsi in piacere greve.
"Puliscilo bene amore." sussurrò mio padre dopo un momento, tirandole indietro i capelli con gesto quasi tenero. Le dita di lei si mossero lentamente lungo la sua asta mentre la bocca si ritirava. Ho visto la sua lingua scivolare sulla pelle gonfia, rosata dallo sfregamento violento. Lo sguardo di mia madre era fisso sul suo, un dialogo muto fatto di occhi lucidi e respiri affannosi. Quel liquido bianco che ancora colava lungo la sua coscia interna sembrava brillare nella luce fioca della lampada. La sua mano tremava leggermente mentre raccoglieva l'ultima goccia di sperma dalla punta, portandosela alle labbra con una lentezza studiata. Ho sentito il mio cuore battere forte come un tamburo di guerra nelle orecchie. La sua punta del dito è scivolata tra le labbra chiuse. Ha deglutito con un movimento sottile della gola. "Buono..." mormorò, quasi per sé stessa, mentre si asciugava il mento con il dorso della mano.
"Vado a lavarmi tesoro" sentii la voce roca di mia madre mentre raggiungevo la porta della mia stanza rimanendo al buio. Vidi mia madre dirigersi verso il bagno, completamente nuda e con una mani dietro, conficcate fra le natiche, che cercava di contenere la fuoriuscita di sperma dal culo. Mi sono appoggiato alla porta, il cuore che mi martellava nelle orecchie. L'odore della mia eccitazione si mescolava al sudore freddo che mi colava lungo le tempie. Le immagini si rincorrevano nella mia testa: il modo in cui il suo ano si era aperto come un fiore carnoso sotto la pressione delle dita, la schiena curva contro il muro, quella goccia bianca che scendeva lungo la coscia. La mia mano trovò inconsciamente la chiusura dei pantaloni. Prima ancora di raggiungere il letto, già mi stavo sbottonando con dita frettolose. Non riuscii a trattenermi avevo il cazzo duro come il marmo, tirai fuori dal cassetto un paio di mutandine sporche di mia madre impregnate dei suoi umori, le odorai e odorandole poi sborrai dentro di esse.
L'indomani, mentre mia madre versava il caffè nella mia tazza con gesto preciso, mio padre ricevette una telefonata. . "Mi hanno convocato a Milano per due giorni." annunciò con un mezzo sorriso, già guardando l'orologio. "Forse si sono decisi a darmi la promozione, ma non hanno voluto anticiparmi niente."
"Speriamo amore" disse con affetto accarezzandogli la faccia" te la meriti proprio. Quando parti?
"Credo con l'aereo della 18 per Linate. comunque come al solito mi stanno mandano via email il biglietto e la prenotazione dell'Hotel. Li troverò in ufficio appena arrivo. Perché non vieni con me? Carlo può benissimo restare solo per due giorni."
"Lo farei con piacere amore, ma non posso assentarmi da scuola in questi giorni. Ci sono i consigli di classe. La prossima volta vengo te lo prometto." disse piegandosi e baciandolo sulla bocca mentre lui, curando di non farsi vedere da me, le mise una mano sotto la vestaglia per toccarle il culo. " Mi mancherà." le disse sottovoce per non farsi sentire.
Io facevo il distratto, alzandomi per lavare la mia tazza, ma cercavo di ascoltare ogni loro singola parola. " Per due giorni resisterai. "Disse sempre mormorando mia madre. Ci divertiremo come ieri sera."
Mio padre fini a colazione ed andò in ufficio mentre io avviandomi verso la scuola, pensai per tutto il tragitto a come avrei potuto sfruttare al meglio quei due giorni solo con mamma.
Quando mia madre aprì la porta quella sera, dopo che mio padre era già partito per Milano, indossava un leggero accappatoio di seta che non solo non riusciva a contenere il suo seno abbondante ma neanche le sue forme. Avevo bevuto un bicchiere di vino per farmi coraggio ed era già seduta sul divano, sempre con il suo accappatoio aperto davanti e che lasciava vedere una sottile camicetta bianca di seta e delle mutandine nere di pizzo.. Mi sedetti di accanto a lei e notai che leggermente eccitata per la situazione, mi accorsi che aveva una leggera erezione dei suoi capezzoli che spuntavano sotto la camicetta di seta.
Fuori si stava scatenando un brutto temporale. Il rumore dei tuoni si avvicinava sempre di più ed ogni volta mia madre trasaliva.
"Vediamo un film." le chiesi.
"Si volentieri, non ho voglia di andare a letto. Non riuscirei a prendere sonno. I temporali mi hanno sempre turbata e poi, ho una paura matta dei tuoni. Quando capita mi abbraccio stretta a tuo padre per farmela passare. Che sfortuna, proprio stasera che c'è questo brutto tempo, doveva andare a Milano"
Colsi l'occasione al volo. "Mamma, se ti fanno cosi paura i tuoni, stasera posso dormire io con te, cosi starai più tranquilla e potrai dormire serena."
Lei ci penso un attimo. "Intanto vediamoci il film, poi se il temporale continua magari ti corichi con me."
Durante la visione del film, ad ogni tuono mamma si stringeva a me. Ad ogni suo brusco movimento la vestaglia si apriva sempre di più mettendo bene in mostra alla mia vista le sue cosce tornite e le sue mutandine di pizzo. Poi lei si ricomponeva fino al prossimo tuono.
Finito il film decidemmo di andare a letto. Poiché il temporale continuava sempre più forte con tuoni sempre più fragorosi che sembrava cadessero sulla casa, fu lei a chiedermelo.
"Ti prego Carlo. coricati con me al posto di tuo padre, ho troppa paura a dormire da sola."
Andai a lavarmi i denti e poi raggiusi mia madre nella camera da letto. Lei era gia coricata e ad ogni tuono spariva sotto le coperte con una imprecazione. "Cazzo, questo era proprio forte, sarà caduto vicinissimo. Fai presto, mettiti sotto le coperte cosi chiudo la luce. Al buoi ho meno paura. Mi spogliai, posai i vestiti sulla poltroncina dove di solito li mette papà e mi infilai a letto con le sole mutande.
"Non metti il pigiama?" mi chiese mamma.
"Mamma, lo sai benissimo che non lo metto mai. Lo sai che di solito io dormo completamente nudo." mi misi sotto le coperte e spensi la luce.
Poi un tuono più forte degli altri fece tremare i vetri .
"Ho paura." disse stringendosi a me. "Calmati mamma, non può succederci niente e poi quando si sente il tuono il lampo è gia caduto."
"Si lo so ma ho paura lo stesso." Poi si girò dandomi le spalle e disse "Stringimi forte e non mi lasciare fin quando durano i tuoni cosi forse riesco ad mi addormentarmi. Tuo padre fa sempre cosi."
Mi avvicinai a lei ed aderii alla suo corpo tenendola stretta.
Il mio cuore batteva a mille mentre le mie mani tremavano leggermente appoggiate sul suo ventre caldo attraverso la seta sottile del suo pigiama. Il suo profumo di iris e pelle bagnata dall'agitazione mi pervadeva le narici. Ogni volta che un lampo illuminava la stanza, vedevo il riflesso lucido della stoffa sulla curva dei suoi fianchi. Sentivo il respiro affannoso di lei contro il cuscino, caldo e sincopato. La mia erezione pulsava dolorosamente contro il tessuto delle mutande, premendo involontariamente contro la parte bassa della sua schiena. Lei non si allontanò. Anzi, con un movimento quasi impercettibile, arcuò leggermente il bacino indietro trovando la pressione. Un tremito sottile le attraversò le spalle quando la mia mano sinistra scivolò più in basso, le dita che sfioravano l'orlo delle mutandine di pizzo sotto la camicetta. La sua pelle era vellutata, elettrica. "Così va bene?" sussurrai, la voce rotta dalla tensione. La sua unica risposta fu un gemito soffocato quando il mio palmo si posò pieno sulla piega calda tra coscia e pube. Il temporale infuriava ma adesso contava meno del battito impazzito tra i nostri corpi.
Un altro tuono scuoteva la casa quando le mie dita disobbedirono alla ragione. Scivolarono sotto l'elastico delle mutandine nere, trovando subito l'umidità calda che impregnava il pizzo. Sentii il suo corpo irrigidirsi per un istante, poi sciogliersi in un lungo tremolio mentre il mio indice sfiorava l'ingresso soffice dei suoi peli pubici. "Carlo..." mormorò, più un'esalazione che un rimprovero. Non si voltò, ma la mano di lei cercò la mia sotto le coperte, stringendo le mie dita invece di respingerle. Mi guidò più in basso, fino alla carne bollente già spalancata dal desiderio. Un sussulto le scosse le ginocchia quando il mio dito medio scivolò nel suo sudore intimo, seguendo il solco gonfio verso l'alto. La sua vulva era un fiore carnoso palpitante sotto il mio tocco. Ogni piega si arrendeva, aprendosi come mossa da un terremoto interno. Seppi allora che non stava fingendo la paura. Il terrore dei tuoni si era fuso con qualcosa di più antico e urgente.
La mia mano destra le sollevò l'anca mentre le labbra si posarono sulla nuca salata. Lei gemette quando sentii il suo capezzolo indurito attraverso la seta della camicetta. Morsi delicatamente quella punta di pietra sotto il tessuto, sentendo il suo corpo ondeggiare all'indietro contro la mia erezione che premeva attraverso le mutande. Il mio dito trovò l'apertura del suo buco bagnato. Era più
stretto di quanto immaginassi dopo tanti anni di spionaggio, ma cedette con un riflesso elastico quando premetti dentro la prima falange. Il suo respiro si spezzò in un rantolo roco. "Così... piano..." sussurrò affondando i glutei contro il mio bacino. Sentii ogni muscolo vaginale contrarsi intorno alla mia giuntura mentre lei si muoveva al ritmo dei tuoni che scuotevano la casa. L'aria sapeva di elettricità e di lei, quel profumo acre e dolce che conoscevo dalle sue mutandine rubate.
Le abbassai lentamente le mutandine senza trovare opposizione. Il pizzo nero scivolò sulle sue cosce tornite lasciando scoperto il culone pallido illuminato dai lampi intermittenti. Le mie nocche sfiorarono quel solco sudato dove la schiena si fondeva con le natiche. Quando infilai due dita nella sua apertura posteriore, lei smise di respirare per tre secondi interi. Il suo ano si contrasse come bocca affamata intorno alle mie nocche, caldo e più stretto di un pugno. Solo allora mi resi conto che la sua mano guidava la mia: le sue dita nervose serrate sulle mie, spingendole più in profondità in quel tunnel muscolare che pulsava al ritmo del mio cuore. Un gemito lungo le uscì dalla gola quando ruotai le dita dentro di lei, imitando il movimento circolare che avevo visto fare a papà. "Non fermarti..." ansimò premendo la faccia contro il cuscino. La carta da parati era umida del suo respiro.
La mia mano sinistra s'insinuò tra le sue cosce calde trovando il ciuffo bagnato. Premetti il palmo contro la sua figa gonfia mentre le dita destre continuavano ad allargare il suo buco del culo. Sentii il clitoride pulsare sotto il mio pollice come un occhio spalancato nel buio. La sua schiena s'inarcò quando le mie dita affondarono completamente nell'ano mentre il pollice massaggiava il bulbo clitorideo. "Dio come mi fai sentire..." sussurrò scivolando in avanti. Fu allora che mi abbassò le mutande di cotone bianco lasciando uscire il mio cazzo duro che pulsava contro la sua schiena. Lo strinse con la mano e lo indirizzò nel solco tra le sue chiappe mentre le mie dita le aprivano il culo. Il glande sfiorò quel cerchietto elastico già dilatato dalle mie dita. Lei si irrigidì quando sentì la punta bagnata di precoce premere contro l'ingresso della sua apertura posteriore. "Ora spingilo dentro." sussurrò " fino in fondo, fammelo sentire bene."
Il primo centimetro fu un assedio doloroso. Il suo ano si contrasse violentemente intorno alla corona del mio cazzo mentre io spingevo lentamente, disperato per il calore impossibile che mi avvolgeva. Lei urlò soffocando il suono nel cuscino quando superai lo sfintere e scivolai nel tunnel muscolare bruciante. Sentii ogni piega interna aderire alla mia asta mentre affondavo fino ai peli pubici nel suo culo stretto. La sua mano raggiunse la mia trattenendomi mentre ondeggiava indietro su di me. "Cazzo quanto sei grande..." ansimò stringendo le dita sulle mie. Il mio sesso pulsava dentro quel calore umido più stretto della sua figa mentre il temporale esterno sembrava battere al ritmo dei nostri corpi. "Sei molto piò dotato di tuo padre, il mio culo non e mai stato aperto così, e bellissimo. Muoviti veloce, sbattimi forte, fai godere la tua mammina."
La presi per i fianchi scavando le unghie nella carne bianca mentre iniziavo a pompare. Ogni spinta la faceva urlare e la sua figa si contraeva sotto il mio palmo ancora premuto sul clitoride. Il suo sudore miracoloso lubrificava i nostri movimenti mentre il mio cazzo sbatteva contro il fondo del suo retto. Sentivo il suo corpo tremare come foglia mentre le dita le affondavo più forte nella carne calda del suo culo aperto. Il suo gemito cresceva con ogni colpo - un lamento roco che sembrava venirle dalle viscere. Quando le morsi la spalla scoperta sentendola scattare sotto i miei denti, lei piantò le unghie nel mio braccio lasciando scie rosse. "Nessuno mi ha mai fatto godere così..." sibilò voltando il collo verso di me. Le nostre bocche si incontrarono in un bacio salato, le sue labbra si aprirono sotto le mie lasciando entrare la mia lingua violentemente.
Le sue dita mi afferrarono i capelli mentre aumentavo il ritmo. Ogni affondo profondo le faceva contrarre tutto il corpo mentre il suo ano pulsava intorno alla mia asta come un guanto di velluto stretto. Le mani le scivolai sotto per afferrare i suoi seni grandi - li strizzai forte attraverso la camicetta di seta mentre lei gemeva più forte di un tuono. Quando le scostai il pigiama scoprendole il capezzolo indurito, lo succhiai fino a farla gridare mentre continuavo a sbatterle il culo senza pietà. Sentivo le sue gambe tremare incontrollabili contro le mie cosce, il suo fiato diventava rantoli brevi e rotti. "Arrivo! Arrivo!" urlò piantando la faccia nel cuscino bagnato di saliva. Le sue unghie mi lacerarono la schiena mentre il suo culo si chiudeva a valvola intorno al mio cazzo, succhiandomi dentro con spasmi violenti che sembravano non finire mai. Il suo corpo si irrigidì completamente, poi collassò tremando sul letto ansimando come un animale ferito.
Rotolai sopra di lei senza estrarre il mio membro ancora durissimo dal suo retto dilatato. Le mani le afferrai i polsi sopra la testa mentre le mie labbra cercavano la sua nuca sudaticcia. Sentii il suo respiro affannoso sulla mia pelle quando mormorai contro il suo orecchio: "Mamma...erano anni che sognavo di romperti questo meraviglioso culo". Lei si morse il labbro fino a sanguinare mentre le mie dita le sollevavano il mento. "Fallo... riempimi tutta" sussurrò aprendo le gambe ancora tremanti. Il mio palmo si posò sul suo ventre caldo mentre ricominciavo a pompare lentamente nel tunnel bagnato. Ogni spinta le faceva emettere un gemito roco di piacere e dolore mentre la punta del mio cazzo rasentava quel punto interno profondo che la faceva urlare. Le mie dita le strisciarono sul collo fino alla bocca aperta - le sentii succhiare le mie nocche come fossero il mio sesso mentre continuavo a sbatterle forte nel culo ancora palpitante.
La sua mano libera scivolò tra i nostri corpi sudati trovando le palle contratte. Le accarezzò piano mentre lei ansimava: "Ti prego Carlo... versami dentro tutta la tua roba calda". Sentii un tremito lungo la sua schiena quando abbassai la testa per mordicchiare le sue scapole. L'orgasmo mi montò dalle viscere come benzina accesa - prima un'onda calda alle ginocchia poi un'esplosione sorda nel basso ventre mentre le mie palpebre tremavano incontrollabili. Affondai fino all'osso stringendole i fianchi come una morsa mentre il mio seme schizzava a getti dentro le sue viscere strette. Lei urlò come una ferita quando sentì il primo zampillo caldissimo nel suo intestino - un lungo gemito strozzato che si trasformò in spasmi mentre le sue dita mi graffiavano la schiena. "Dio come mi inondi..." rantolò sentendo il mio cazzo pulsarle dentro come una seconda aorta. Il suo ano si chiuse a valvola intorno alla mia base succhiando ogni ultima goccia. "Ed ora puliscimelo come come hai fatto con papa ieri sera. ti ho vista mentre lo facevi." Mia madre mi fece sdraiare, si mise in ginocchio davanti al mio cazzo ed inizio a leccare fino all'ultima goccia poi si lascio andare e con il mio cazzo ormai flaccido stretto destra mano si addormento non prima di avermi promesso che lo avremmo fatto ancora tante e tante volte.
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