Patrizia: una moglie principiante assoluta. Prima parte
di
Miky59
genere
etero
Salve, sono Patrizia e sto per raccontarvi la mia incredibile storia cominciata un lunedì di fine febbraio.
Una breve descrizione di me: Ho 39 anni, sono alta 1.69 cm, capelli castani scuri, occhi marroni chiari, pelle chiarissima quasi bianca e un fisico niente male ma devo dirvi che il mio viso non è di una bellezza sconvolgente, ho il naso leggermente aquilino e questa parte di me mi ha sempre dato fastidio anche se le mie amiche mi hanno sempre detto che invece mi rende affascinante e poi non è così aquilino. Abito a Bologna ma sono nata a Reggio Emilia e ci sono rimasta fino alla fine del liceo. Provengo da una famiglia cattolica praticante. Ho frequentato le scuole presso istituti privati cattolici, dall’asilo al liceo, e la parrocchia è stata ed è la mia vita. Finito il liceo mi sono iscritta all’Università al corso di chimica industriale, mi sono laureata a 25 anni, con il massimo dei voti e subito dopo sono stata assunta da una azienda che si occupa di smaltimento di rifiuti industriali e pericolosi. In tre anni ho raggiunto il profilo di quadro, il lavoro è molto impegnativo. Sono sposata con Francesco che ha la mia stessa età. L’ho conosciuto, appena dopo la laurea, nella mia parrocchia, un giorno in cui vi era un evento di solidarietà per famiglie disagiate. Ci siamo subito innamorati e ci siamo sposati tre anni dopo. Francesco è un ingegnere civile ed è l’unico uomo della mia vita, prima di lui non ho avute esperienze con altri ragazzi e anche per lui sono la sua unica donna, per cui la nostra intimità ce l’abbiamo costruita da soli, da principianti assoluti, e non posso dire come è in assoluto perché non abbiamo termini di paragone, però ci piace così e non amiamo e non vogliamo pratiche sessuali improprie tipo rapporti anali, orali o cose tipo il linguaggio scurrile mentre siamo in intimità, la mia vagina la chiamo passera o patatina mentre il pene uccello, qualcuno lo troverà infantile e ridicolo, ma ci piace così. A 29 anni abbiamo avuto il primo figlio, Carlo e due anni dopo è nata nostra figlia Ilaria. Posso dire che siamo una famiglia felice e abbiamo buonissimi rapporti con entrami i nostri genitori.
Tutto è iniziato un lunedì mattina. Come tutti i giorni è una corsa, Francesco esce presto la mattina, io, essendo quadro, ho sul lavoro degli orari flessibili, per cui la mattina per prima cosa accompagno Carlo e Ilaria a scuola e poi mi dirigo al lavoro. Lavoro in un ufficio al decimo piano di un edificio di tredici piani che ospita diverse aziende. Il decimo piano è occupato solo dalla mia azienda che conta 70 dipendenti. L’ingresso dell’edificio è molto ampio, sulla sinistra c’è la caffetteria e dei divani per gli ospiti in attesa, sulla destra vi è l’ufficio degli uscieri. Gli uscieri sono due, Michele a 50 anni, un tipo simpatico e spiritoso, l’altro Domenico,45 anni, è più riservato ma essenzialmente sono entrambi rispettosi e educati. Sono entrambi sposati con figli. Domenico ha anche la funzione di distribuire la posta in arrivo, per cui tutte le mattine prende l’ascensore, proprio quando arrivo io, per recapitare ai singoli uffici la posta. Posso dire che Domenico non si potrebbe definire un bell’uomo, prima di fare l’usciere lavora come manovale nei cantieri. E’ alto circa 1,65, scuro di carnagione, riccio e il suo viso e mani sono rovinati da tanti anni di cantiere. Insomma quel lunedì, ero vestita con un abito da ufficio blu, giacca, camicetta bianca, calzoni e scarpe con un leggero tacco, entrai in ascensore, con Domenico e altri tre impiegati. Domenico, come sempre si posiziono in fondo perché consegnava la posta partendo dall’ultimo piano, io stavo direttamente davanti a lui leggendo le notizie quotidiane sul cellulare, arrivati al quinto piano scese un impiegato mentre le porte si stavano per richiudere sentii improvvisamente la mano di Domenico che mi strinse la natica sinistra, non un tocco lieve, no, era una presa forte, possente, che mi fece fare qualche passo in avanti, poi la passò tra le due natiche. Rimasi immobile e sbalordita, mai e poi mai mi sarei aspettata una cosa del genere. Mi voltai di scatto con la faccia dura e rabbiosa e lui senza dire nulla sorrise e alzo le spalle come per dire “ mi è scappata”. Arrivata nella mia stanza cominciai a ragionare su come comportarmi, lì per lì pensai di parlare con i miei dirigenti per un’azione disciplinare, ma poi pensai di vedere come Domenico si fosse comportato nei giorni seguenti. Per mia fortuna nei giorni seguenti non successe nulla, ma non era finita. Il lunedì successivo arrivai in ufficio con un bel tailleur grigio con una gonna appena sopra il ginocchio. Domenico appena mi vide usci dall’ufficio, mi segui con il borsone della posta, sull’ascensore appena al secondo piano sentii la mano di Domenico infilarsi tra le mie ginocchia e poi sali su fino alla passera, una mano grossa, rasposa piena di calli con delle dita gigantesche cominciò a sfregarmi sulle cosce fino a raggiungere la passera. Ero paralizzata, immobile. Lui cerco di divaricarmi le gambe ma resistetti. Furono degli interminabili secondi. Questo bastardo mi stava violentando. Appena si apri la porta al mio piano scappai di corsa. Entrai in ufficio arrabbiata ma allo stesso tempo eccitata. Cosa mi aveva fatto? Cosa mi stava succedendo? Perché non ho reagito? Corsi in bagno abbassai il collant e poi le mutandine e mi trovai con la passera tutta bagnata. L’asciugai con una salviettina. Quando apersi la porta del bagno, con mia sorpresa trovai Domenico che mi aspettava, stavo per dire… mi si mise il dito indice sulla bocca e disse “Silenzio puttana, domani ti voglio senza mutandine, voglio toccare la tua fica pelosa”, io risposi senza pensarci un minuto “ma come ti permetti stronzo di un idiota” ma lui sogghigno e se ne andò lasciandomi sola nel corridoio. Chiusa in ufficio rimuginai sull’accaduto: perché doveva accadere proprio a me e perché questo idiota ha scelto me per le sue turpi voglie, in quel edificio ci sono tante ragazze belle, disponibili e provocanti, perché ha scelto me. Non trovai risposta ma soprattutto non sapevo cosa fare. Il dubbio più atroce è che quell’attenzione morbosa di Domenico mi piaceva, mi faceva sentire diversa, non so come dire per la prima volta mi sentivo una calda e vogliosa femmina. Per togliermi dalla testa quelle idee mi buttai a capofitto sul lavoro per non pensarci più, ma già sapevo che non ce l’avrei fatta. La mattina seguente, a casa mentre mi vestivo, mi vennero in mente le parole di Domenico “domani ti voglio senza mutandine”. No, non mi faccio imporre cose da nessuno tantomeno da quello stronzo. Finii di vestirmi e uscii. Durante il tragitto d’improvviso mi prese un senso di eccitazione, più mi convincevo a non dare ascolto a quel cafone più il mio corpo rifiutava di obbedirmi. Arrivata al parcheggio, rimasi a bocca aperta, non avevo indossato le mutandine, come è stato?.
Una breve descrizione di me: Ho 39 anni, sono alta 1.69 cm, capelli castani scuri, occhi marroni chiari, pelle chiarissima quasi bianca e un fisico niente male ma devo dirvi che il mio viso non è di una bellezza sconvolgente, ho il naso leggermente aquilino e questa parte di me mi ha sempre dato fastidio anche se le mie amiche mi hanno sempre detto che invece mi rende affascinante e poi non è così aquilino. Abito a Bologna ma sono nata a Reggio Emilia e ci sono rimasta fino alla fine del liceo. Provengo da una famiglia cattolica praticante. Ho frequentato le scuole presso istituti privati cattolici, dall’asilo al liceo, e la parrocchia è stata ed è la mia vita. Finito il liceo mi sono iscritta all’Università al corso di chimica industriale, mi sono laureata a 25 anni, con il massimo dei voti e subito dopo sono stata assunta da una azienda che si occupa di smaltimento di rifiuti industriali e pericolosi. In tre anni ho raggiunto il profilo di quadro, il lavoro è molto impegnativo. Sono sposata con Francesco che ha la mia stessa età. L’ho conosciuto, appena dopo la laurea, nella mia parrocchia, un giorno in cui vi era un evento di solidarietà per famiglie disagiate. Ci siamo subito innamorati e ci siamo sposati tre anni dopo. Francesco è un ingegnere civile ed è l’unico uomo della mia vita, prima di lui non ho avute esperienze con altri ragazzi e anche per lui sono la sua unica donna, per cui la nostra intimità ce l’abbiamo costruita da soli, da principianti assoluti, e non posso dire come è in assoluto perché non abbiamo termini di paragone, però ci piace così e non amiamo e non vogliamo pratiche sessuali improprie tipo rapporti anali, orali o cose tipo il linguaggio scurrile mentre siamo in intimità, la mia vagina la chiamo passera o patatina mentre il pene uccello, qualcuno lo troverà infantile e ridicolo, ma ci piace così. A 29 anni abbiamo avuto il primo figlio, Carlo e due anni dopo è nata nostra figlia Ilaria. Posso dire che siamo una famiglia felice e abbiamo buonissimi rapporti con entrami i nostri genitori.
Tutto è iniziato un lunedì mattina. Come tutti i giorni è una corsa, Francesco esce presto la mattina, io, essendo quadro, ho sul lavoro degli orari flessibili, per cui la mattina per prima cosa accompagno Carlo e Ilaria a scuola e poi mi dirigo al lavoro. Lavoro in un ufficio al decimo piano di un edificio di tredici piani che ospita diverse aziende. Il decimo piano è occupato solo dalla mia azienda che conta 70 dipendenti. L’ingresso dell’edificio è molto ampio, sulla sinistra c’è la caffetteria e dei divani per gli ospiti in attesa, sulla destra vi è l’ufficio degli uscieri. Gli uscieri sono due, Michele a 50 anni, un tipo simpatico e spiritoso, l’altro Domenico,45 anni, è più riservato ma essenzialmente sono entrambi rispettosi e educati. Sono entrambi sposati con figli. Domenico ha anche la funzione di distribuire la posta in arrivo, per cui tutte le mattine prende l’ascensore, proprio quando arrivo io, per recapitare ai singoli uffici la posta. Posso dire che Domenico non si potrebbe definire un bell’uomo, prima di fare l’usciere lavora come manovale nei cantieri. E’ alto circa 1,65, scuro di carnagione, riccio e il suo viso e mani sono rovinati da tanti anni di cantiere. Insomma quel lunedì, ero vestita con un abito da ufficio blu, giacca, camicetta bianca, calzoni e scarpe con un leggero tacco, entrai in ascensore, con Domenico e altri tre impiegati. Domenico, come sempre si posiziono in fondo perché consegnava la posta partendo dall’ultimo piano, io stavo direttamente davanti a lui leggendo le notizie quotidiane sul cellulare, arrivati al quinto piano scese un impiegato mentre le porte si stavano per richiudere sentii improvvisamente la mano di Domenico che mi strinse la natica sinistra, non un tocco lieve, no, era una presa forte, possente, che mi fece fare qualche passo in avanti, poi la passò tra le due natiche. Rimasi immobile e sbalordita, mai e poi mai mi sarei aspettata una cosa del genere. Mi voltai di scatto con la faccia dura e rabbiosa e lui senza dire nulla sorrise e alzo le spalle come per dire “ mi è scappata”. Arrivata nella mia stanza cominciai a ragionare su come comportarmi, lì per lì pensai di parlare con i miei dirigenti per un’azione disciplinare, ma poi pensai di vedere come Domenico si fosse comportato nei giorni seguenti. Per mia fortuna nei giorni seguenti non successe nulla, ma non era finita. Il lunedì successivo arrivai in ufficio con un bel tailleur grigio con una gonna appena sopra il ginocchio. Domenico appena mi vide usci dall’ufficio, mi segui con il borsone della posta, sull’ascensore appena al secondo piano sentii la mano di Domenico infilarsi tra le mie ginocchia e poi sali su fino alla passera, una mano grossa, rasposa piena di calli con delle dita gigantesche cominciò a sfregarmi sulle cosce fino a raggiungere la passera. Ero paralizzata, immobile. Lui cerco di divaricarmi le gambe ma resistetti. Furono degli interminabili secondi. Questo bastardo mi stava violentando. Appena si apri la porta al mio piano scappai di corsa. Entrai in ufficio arrabbiata ma allo stesso tempo eccitata. Cosa mi aveva fatto? Cosa mi stava succedendo? Perché non ho reagito? Corsi in bagno abbassai il collant e poi le mutandine e mi trovai con la passera tutta bagnata. L’asciugai con una salviettina. Quando apersi la porta del bagno, con mia sorpresa trovai Domenico che mi aspettava, stavo per dire… mi si mise il dito indice sulla bocca e disse “Silenzio puttana, domani ti voglio senza mutandine, voglio toccare la tua fica pelosa”, io risposi senza pensarci un minuto “ma come ti permetti stronzo di un idiota” ma lui sogghigno e se ne andò lasciandomi sola nel corridoio. Chiusa in ufficio rimuginai sull’accaduto: perché doveva accadere proprio a me e perché questo idiota ha scelto me per le sue turpi voglie, in quel edificio ci sono tante ragazze belle, disponibili e provocanti, perché ha scelto me. Non trovai risposta ma soprattutto non sapevo cosa fare. Il dubbio più atroce è che quell’attenzione morbosa di Domenico mi piaceva, mi faceva sentire diversa, non so come dire per la prima volta mi sentivo una calda e vogliosa femmina. Per togliermi dalla testa quelle idee mi buttai a capofitto sul lavoro per non pensarci più, ma già sapevo che non ce l’avrei fatta. La mattina seguente, a casa mentre mi vestivo, mi vennero in mente le parole di Domenico “domani ti voglio senza mutandine”. No, non mi faccio imporre cose da nessuno tantomeno da quello stronzo. Finii di vestirmi e uscii. Durante il tragitto d’improvviso mi prese un senso di eccitazione, più mi convincevo a non dare ascolto a quel cafone più il mio corpo rifiutava di obbedirmi. Arrivata al parcheggio, rimasi a bocca aperta, non avevo indossato le mutandine, come è stato?.
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