Patrizia: una moglie principiante assoluta, un seguito
di
Miky59
genere
etero
Ciao sono di nuovo Patrizia. Grazie e un bacione a chi ha letto la mia storia e mi ha incoraggiato a proseguire. Gli eventi successivi alla mia storia sono accaduti in un lasso di tempo un po’ più lungo di quelli raccontati qui di seguito, ma per rendere il racconto più fluido e veloce li ho condensati in pochi mesi.
Un mese dopo la tragica morte di Domenico, una mattina, entrando nell’atrio dell’edificio che ospita l’azienda dove lavoro, la nuova usciera era seduta nella guardiola, la riconobbi immediatamente era la moglie di Domenico, l’avevo notata ai funerali del marito, una signora bionda molto magra, dalle grosse labbra carnose, direi non male. Presi un caffè alle macchine e mi avvicinai a lei “ Buongiorno signora, è la nuova usciera?” lei alzò gli occhi e disse ”Si, sono stata assunta da oggi, sono Carla la moglie ora vedova di Sinopoli Domenico” le diedi le condoglianze ricordandole quanto suo marito fosse educato e serio nel lavoro. Dopo circa una settimana arrivata al parcheggio del lavoro , un piazzale di proprietà comunale, vidi con mia grande sorpresa il vecchio camper di Domenico, gli parcheggiai accanto ed entrai nell’atrio. Con aria indifferente chiesi a Michele di chi fosse quel camper sul piazzale, la mano di Carla si alzo “ E’ mio, mio marito l’aveva parcheggiato in un posto qui vicino, questa mattina finalmente sono riuscita trovarlo e ora lo porterò vicino casa poi vedrò cosa farne, venderlo o tenerlo” annui ma all’improvviso mi ricordai del borsone con i vestiti da puttana , mi congedai velocemente, dissi loro che avevo dimenticato una borsa in auto. Avevo il cuore a cento, dovevo far sparire quella borsa, non volevo che Carla la trovasse. Per mia fortuna nel piazzale non c’era nessuno. Frugai nella borsa e presi la chiave del camper, entrai e la borsa era ancora là, esattamente dove l’avevo lasciata l’ultima volta; di lato c’era anche una scatola, presi anche quella, misi tutto in una grossa busta e tornai indietro. In ufficio mi chiusi dentro, ero curiosa di cosa contenesse la scatola. Quando guardai dentro rimasi a bocca aperta, c’era un grosso cazzo di gomma o silicone cellofanato, mai usato. Credo che Domenico l’avesse acquistato quella sera in cui mi portò a quel sexy shop, chissà che gioco avesse in mente di propormi. Lo tirai fuori, era gigantesco. Non potei resistere, mi alzai la gonna, mi tirai giù le mutandine, lo insalivai per bene e piano piano lo misi in fica, che bello, avevo una gran voglia, con una mano facevo andare quel coso su e giù per la fica con l’altra mi sditalinavo, fino a che la mia fica schizzò di goduria. Volevo mettermelo anche in culo ma era troppo grosso, in effetti desideravo un bel cazzo vero che mi inculasse per bene. Quel pensiero nel trovare piacere a essere inculata mi fece pensare a come fossi totalmente cambiata. Al mio linguaggio scurrile di cui mi vergogno parecchio. Non ero più quella ragazza timida, senza pensieri strani, quella ragazza da oratorio, sposa di Francesco l’uomo della mia vita che sarà sempre nel mio cuore e non lo cambierei con nessun altro, e anche una mamma premurosa. Ora mi sentivo sporca e porca, puttana e zoccola allo stesso tempo, era qualcosa che mi rodeva dentro e non potevo far finta di nulla. Domenico mi aveva rovinata oppure mi aveva “aperta”? Non sapevo darmi una risposta. Comunque le cose cambiarono poco dopo, inaspettatamente, una sera, al mio ritorno dal lavoro, a casa. Trovai Francesco seduto sul divano, con lo sguardo fisso sul suo cellulare, sembrava inebetito che quasi non si accorse che fossi ritornata a casa. ”Stai bene?” gli chiesi. Lui alzò lo sguardo e mi disse di sedermi. Non lo avevo mai visto così; Francesco è un tipo sempre allegro e sorridente, con le sue battute spiritose, è uno dei motivi per cui lo amo e gli voglio un bene profondo. Mi prese l’ansia e la paura. Pose il telefono a faccia in giù e iniziò: “ Patrizia ti devo confessare una cosa e dall’addio al celibato di Andrea che me la porto dentro. Quel giorno prima di andare a cena, a Stefano venne la “geniale” idea di fare un giro per prostitute, ne abbiamo viste diverse, ed è stato divertente, ti giuro non abbiamo fatto nulla solo chiacchiere e risate, devo dire che sono simpatiche, però qualcuna ci ha mandato a quel paese” rise e poi continuò “ poi stavamo per andare via quando è apparsa lei, la più bella di tutte quelle viste, non so perché ma non riesco a togliermela dalla testa e .. poi.. in un certo senso ti somiglia” Gli mollai uno schiaffone ma molto forte che anche la mano mi fece male, lui mise la mano dove lo avevo colpito, attonito, prese il telefono e me lo mise davanti agli occhi. Portai le mani sulla bocca aperta, ero io, sbiancai, mi sentivo mancare, quella della foto ero io. Francesco era imbarazzato di fronte alla mia reazione dalle mie labbra uscirono poche parole “ cosa, cosa, hai fatto una foto a una prostituta” mi adagiai sullo schienale del divano ammutolita. Francesco mi guardava incredulo e gli posi una raffica di domande “ Perché l’hai scattata? Forse sei innamorato di lei? L’hai più rivista?” abbassò la testa “si, cioè No! Sono andato diverse volte in quel luogo, ma non l’ho più rivista” lo fissai negli occhi e sospirando dissi “ma sei innamorato di cosa? Francesco guardami, sono Patrizia tua moglie, non ti basto più?” Francesco con orrore spalanco gli occhi “ cosa dici Patrizia! Non volevo dire questo, vorrei, cioè volevo solo rivederla… “ non lo lasciai finire “Zitto idiota!” gridai. Ero arrabbiata con me stessa, non perché Francesco si era innamorata di una puttana che poi ero io, ero arrabbiata con me stessa, ero stata io a creare questa surreale situazione. Tra noi calò un silenzio per 5 minuti.Poi rassegnata, a bassa voce parlai “ Bene, io non posso fare nulla per fartela dimenticarla, vedi di ritornare in te stesso al più presto” Francesco annui “ lo farò, lasciami risolvere questo da solo”. Il giorno successivo meditai molto sulla nuova situazione e giunsi alla conclusione che fosse il momento di agire, dovevo ritornare Patrizia la puttana per recuperare Francesco. Sapevo che di giovedì Francesco usciva dal lavoro alle 19, e, probabilmente, sfruttava il tragitto per ritornare a casa passando dove mi avevo “ prostituito per gioco”. Dovevo essere pronta. Giovedì portai al lavoro un cappotto in modo che potesse coprirmi. Alle 18 presi la borsa dove erano riposti gli indumenti presi al sexy shop e mi vestii, rispetto alla volta passata non misi il top ma avevo indossato una maglietta rosa aderente che mi arrivava fino all’ombelico lasciando scoperta la pancia e poi non misi le calze, indossai il cappotto e uscii. Passai prima ad un market e feci la spesa, mi serviva per giustificare il ritardo se Francesco fosse arrivato prima di me a casa. Fuori era già buio. Trovai un posto tranquillo e mi truccai in modo molto appariscente, ciglia lunghe, allungai le sopracciglia con la matita ed anche il lato esterno dell’occhio lo allungai fin quasi alla tempia, un rossetto rosso fuoco, e infine misi la parrucca bionda. Ero sul posto che mancava poco alle 19. Aspettai fino alle 19 e 10. Poi scesi dalla auto. La sera era freddina e un debole vento si infilava tra le mie cosce dandomi una sensazione fresca sulla fica, questo mi piaceva. Passeggiavo sul marciapiede attenta a notare se arrivava la Ford rossa di Francesco. Le scarpe tipo Louboutin con tacchi altissimi, a cui non ero abituata , mi facevano ondeggiare il culo come se la cosa fosse voluta. Qualche auto si fermo, parlai con qualche tizio ,qualcuno mi fece girare per vedere il mio culetto e io lo accontentai, altri chiesero se ero disposta a prenderlo in culo dissi di sì ma le cifre che chiedevo li fece allontanare, la richiesta più strana venne da tre ragazzi, si accostarono e avevano già i cazzi fuori belli scappellati, mi chiesero se li potevo spompinare contemporaneamente senza preservativo con schizzata finale in viso, “magari una altra volta” gli risposi. Il mio obiettivo restava Francesco, ero sempre allerta, però la proposta dei tre ragazzi mi stuzzicava, chissà. Ero nervosa, Francesco non si vedeva. Guardai il telefono, segnava le 19,30. Pensai che Francesco forse fosse andato direttamente a casa. Delusa, presi la decisione di tornare a casa. Stavo a solo 10 metri dalla mia auto quando vidi una Ford rossa avvicinarsi. Corsi come una matta e mi ritrovai di nuovo sul marciapiede. Appena si avvicinò lo riconobbi, allungai il braccio e con la mano gli feci cenno di fermarsi, ma tirò avanti per 50 metri ma poi fece inversione di marcia, ritornò indietro e si fermò. Appoggiai le mie mani sullo sportello e gli dissi ”Allora ragazzo cosa mi dici? Mi fai salire? Dai guarda, non ti piaccio?” alzai il gonna e gli mostrai la fica, Francesco spalancò gli occhi, approfittando del suo stupore aprii lo sportello e mi ritrovai seduta sul sedile. Allargai le gambe e con l’indice e il medio mi strofinai la fica e poi gli misi sotto il naso le due dita che odoravano di fica bella profumata. Chiuse gli occhi come se fosse in estasi. “ Andiamo in un posto sicuro” disse e Lo condussi in quel luogo appartato poco distante dove ero già stata con il ragazzo nero.
Arrivati gli sparai “scusa prima non te l’ho detto, ma sono 30 il pompino e 50 la fica” Francesco replicò “ preferisco la fica” e mi allungò 50 euro, presi un preservativo e glielo infilai da vera maestra poi aprii lo sportello e mi misi in ginocchio sul sedile passeggero e mi appoggiai con la testa sul sedile lato guida, con le due mani mi spalancai le natiche mettendo in mostra il buchetto del culo e la fica bella aperta, con le dita delle due mani raggiunsi le labbra della fica e le aprii come un bel fiore rosa. Non riuscivo a vedere Francesco, ma immaginavo il suo viso, disse solo “ che spettacolo!”. “ Allora scopami sbrigati! “dissi. lo infilò. Andavo avanti e indietro sotto i suoi colpi sempre più forti poi non so come successe, forse per la foga, mi centrò il buco del culo ,mi colse un dolore fortissimo. Gli urlai “ma che cazzo fai stronzo!” lui cercò di scusarsi… “ma che scusa! l’inculata costa il doppio”. Volevo che capisse che aveva a che fare con una puttana, e per le puttane e tutta una questione di euri, non ci si innamora di una puttana. Lo tolse subito, sorrisi, era pur sempre mio marito. Devo dire che mi piaceva moltissimo farmi scopare da mio marito in un luogo aperto con tutti i pericoli possibili. Quando finimmo gli chiesi a brucia pelo “ sei sposato?” pensò qualche secondo “ sì, sono sposato e mia moglie è quello che desidero di più, ma lei è troppo rigida, a me piacerebbe fare certe cose ma credo che lei non le accetterebbe mai, vorrei che lei… ecco vorrei che lei fosse come te, intendo dire come ti vesti, come ti muovi, come parli sporco, lei pensa che anche io non abbia fantasie strane, e infatti fino a qualche anno fa non le avevo ma adesso… ”. Lo guardai con tenerezza e poi gli dissi “ chiediglielo, fargli capire cosa vorresti…fidati ne ho visti tanti di mariti… se non glielo chiedi poi ti ritrovi a andare in giro per puttane a spendere soldi, e lo dico contro i miei intessi” Ritornammo dove mi aveva caricato, lo salutai con un bacio sulla guancia e poi di corsa andai sulla mia auto. MI rivestii, misi il borsone nel portabagagli e mi diressi a casa a tutta la velocità. Dopo 15 minuti arrivai, presi le borse della spesa ed entrai…. continua
Un mese dopo la tragica morte di Domenico, una mattina, entrando nell’atrio dell’edificio che ospita l’azienda dove lavoro, la nuova usciera era seduta nella guardiola, la riconobbi immediatamente era la moglie di Domenico, l’avevo notata ai funerali del marito, una signora bionda molto magra, dalle grosse labbra carnose, direi non male. Presi un caffè alle macchine e mi avvicinai a lei “ Buongiorno signora, è la nuova usciera?” lei alzò gli occhi e disse ”Si, sono stata assunta da oggi, sono Carla la moglie ora vedova di Sinopoli Domenico” le diedi le condoglianze ricordandole quanto suo marito fosse educato e serio nel lavoro. Dopo circa una settimana arrivata al parcheggio del lavoro , un piazzale di proprietà comunale, vidi con mia grande sorpresa il vecchio camper di Domenico, gli parcheggiai accanto ed entrai nell’atrio. Con aria indifferente chiesi a Michele di chi fosse quel camper sul piazzale, la mano di Carla si alzo “ E’ mio, mio marito l’aveva parcheggiato in un posto qui vicino, questa mattina finalmente sono riuscita trovarlo e ora lo porterò vicino casa poi vedrò cosa farne, venderlo o tenerlo” annui ma all’improvviso mi ricordai del borsone con i vestiti da puttana , mi congedai velocemente, dissi loro che avevo dimenticato una borsa in auto. Avevo il cuore a cento, dovevo far sparire quella borsa, non volevo che Carla la trovasse. Per mia fortuna nel piazzale non c’era nessuno. Frugai nella borsa e presi la chiave del camper, entrai e la borsa era ancora là, esattamente dove l’avevo lasciata l’ultima volta; di lato c’era anche una scatola, presi anche quella, misi tutto in una grossa busta e tornai indietro. In ufficio mi chiusi dentro, ero curiosa di cosa contenesse la scatola. Quando guardai dentro rimasi a bocca aperta, c’era un grosso cazzo di gomma o silicone cellofanato, mai usato. Credo che Domenico l’avesse acquistato quella sera in cui mi portò a quel sexy shop, chissà che gioco avesse in mente di propormi. Lo tirai fuori, era gigantesco. Non potei resistere, mi alzai la gonna, mi tirai giù le mutandine, lo insalivai per bene e piano piano lo misi in fica, che bello, avevo una gran voglia, con una mano facevo andare quel coso su e giù per la fica con l’altra mi sditalinavo, fino a che la mia fica schizzò di goduria. Volevo mettermelo anche in culo ma era troppo grosso, in effetti desideravo un bel cazzo vero che mi inculasse per bene. Quel pensiero nel trovare piacere a essere inculata mi fece pensare a come fossi totalmente cambiata. Al mio linguaggio scurrile di cui mi vergogno parecchio. Non ero più quella ragazza timida, senza pensieri strani, quella ragazza da oratorio, sposa di Francesco l’uomo della mia vita che sarà sempre nel mio cuore e non lo cambierei con nessun altro, e anche una mamma premurosa. Ora mi sentivo sporca e porca, puttana e zoccola allo stesso tempo, era qualcosa che mi rodeva dentro e non potevo far finta di nulla. Domenico mi aveva rovinata oppure mi aveva “aperta”? Non sapevo darmi una risposta. Comunque le cose cambiarono poco dopo, inaspettatamente, una sera, al mio ritorno dal lavoro, a casa. Trovai Francesco seduto sul divano, con lo sguardo fisso sul suo cellulare, sembrava inebetito che quasi non si accorse che fossi ritornata a casa. ”Stai bene?” gli chiesi. Lui alzò lo sguardo e mi disse di sedermi. Non lo avevo mai visto così; Francesco è un tipo sempre allegro e sorridente, con le sue battute spiritose, è uno dei motivi per cui lo amo e gli voglio un bene profondo. Mi prese l’ansia e la paura. Pose il telefono a faccia in giù e iniziò: “ Patrizia ti devo confessare una cosa e dall’addio al celibato di Andrea che me la porto dentro. Quel giorno prima di andare a cena, a Stefano venne la “geniale” idea di fare un giro per prostitute, ne abbiamo viste diverse, ed è stato divertente, ti giuro non abbiamo fatto nulla solo chiacchiere e risate, devo dire che sono simpatiche, però qualcuna ci ha mandato a quel paese” rise e poi continuò “ poi stavamo per andare via quando è apparsa lei, la più bella di tutte quelle viste, non so perché ma non riesco a togliermela dalla testa e .. poi.. in un certo senso ti somiglia” Gli mollai uno schiaffone ma molto forte che anche la mano mi fece male, lui mise la mano dove lo avevo colpito, attonito, prese il telefono e me lo mise davanti agli occhi. Portai le mani sulla bocca aperta, ero io, sbiancai, mi sentivo mancare, quella della foto ero io. Francesco era imbarazzato di fronte alla mia reazione dalle mie labbra uscirono poche parole “ cosa, cosa, hai fatto una foto a una prostituta” mi adagiai sullo schienale del divano ammutolita. Francesco mi guardava incredulo e gli posi una raffica di domande “ Perché l’hai scattata? Forse sei innamorato di lei? L’hai più rivista?” abbassò la testa “si, cioè No! Sono andato diverse volte in quel luogo, ma non l’ho più rivista” lo fissai negli occhi e sospirando dissi “ma sei innamorato di cosa? Francesco guardami, sono Patrizia tua moglie, non ti basto più?” Francesco con orrore spalanco gli occhi “ cosa dici Patrizia! Non volevo dire questo, vorrei, cioè volevo solo rivederla… “ non lo lasciai finire “Zitto idiota!” gridai. Ero arrabbiata con me stessa, non perché Francesco si era innamorata di una puttana che poi ero io, ero arrabbiata con me stessa, ero stata io a creare questa surreale situazione. Tra noi calò un silenzio per 5 minuti.Poi rassegnata, a bassa voce parlai “ Bene, io non posso fare nulla per fartela dimenticarla, vedi di ritornare in te stesso al più presto” Francesco annui “ lo farò, lasciami risolvere questo da solo”. Il giorno successivo meditai molto sulla nuova situazione e giunsi alla conclusione che fosse il momento di agire, dovevo ritornare Patrizia la puttana per recuperare Francesco. Sapevo che di giovedì Francesco usciva dal lavoro alle 19, e, probabilmente, sfruttava il tragitto per ritornare a casa passando dove mi avevo “ prostituito per gioco”. Dovevo essere pronta. Giovedì portai al lavoro un cappotto in modo che potesse coprirmi. Alle 18 presi la borsa dove erano riposti gli indumenti presi al sexy shop e mi vestii, rispetto alla volta passata non misi il top ma avevo indossato una maglietta rosa aderente che mi arrivava fino all’ombelico lasciando scoperta la pancia e poi non misi le calze, indossai il cappotto e uscii. Passai prima ad un market e feci la spesa, mi serviva per giustificare il ritardo se Francesco fosse arrivato prima di me a casa. Fuori era già buio. Trovai un posto tranquillo e mi truccai in modo molto appariscente, ciglia lunghe, allungai le sopracciglia con la matita ed anche il lato esterno dell’occhio lo allungai fin quasi alla tempia, un rossetto rosso fuoco, e infine misi la parrucca bionda. Ero sul posto che mancava poco alle 19. Aspettai fino alle 19 e 10. Poi scesi dalla auto. La sera era freddina e un debole vento si infilava tra le mie cosce dandomi una sensazione fresca sulla fica, questo mi piaceva. Passeggiavo sul marciapiede attenta a notare se arrivava la Ford rossa di Francesco. Le scarpe tipo Louboutin con tacchi altissimi, a cui non ero abituata , mi facevano ondeggiare il culo come se la cosa fosse voluta. Qualche auto si fermo, parlai con qualche tizio ,qualcuno mi fece girare per vedere il mio culetto e io lo accontentai, altri chiesero se ero disposta a prenderlo in culo dissi di sì ma le cifre che chiedevo li fece allontanare, la richiesta più strana venne da tre ragazzi, si accostarono e avevano già i cazzi fuori belli scappellati, mi chiesero se li potevo spompinare contemporaneamente senza preservativo con schizzata finale in viso, “magari una altra volta” gli risposi. Il mio obiettivo restava Francesco, ero sempre allerta, però la proposta dei tre ragazzi mi stuzzicava, chissà. Ero nervosa, Francesco non si vedeva. Guardai il telefono, segnava le 19,30. Pensai che Francesco forse fosse andato direttamente a casa. Delusa, presi la decisione di tornare a casa. Stavo a solo 10 metri dalla mia auto quando vidi una Ford rossa avvicinarsi. Corsi come una matta e mi ritrovai di nuovo sul marciapiede. Appena si avvicinò lo riconobbi, allungai il braccio e con la mano gli feci cenno di fermarsi, ma tirò avanti per 50 metri ma poi fece inversione di marcia, ritornò indietro e si fermò. Appoggiai le mie mani sullo sportello e gli dissi ”Allora ragazzo cosa mi dici? Mi fai salire? Dai guarda, non ti piaccio?” alzai il gonna e gli mostrai la fica, Francesco spalancò gli occhi, approfittando del suo stupore aprii lo sportello e mi ritrovai seduta sul sedile. Allargai le gambe e con l’indice e il medio mi strofinai la fica e poi gli misi sotto il naso le due dita che odoravano di fica bella profumata. Chiuse gli occhi come se fosse in estasi. “ Andiamo in un posto sicuro” disse e Lo condussi in quel luogo appartato poco distante dove ero già stata con il ragazzo nero.
Arrivati gli sparai “scusa prima non te l’ho detto, ma sono 30 il pompino e 50 la fica” Francesco replicò “ preferisco la fica” e mi allungò 50 euro, presi un preservativo e glielo infilai da vera maestra poi aprii lo sportello e mi misi in ginocchio sul sedile passeggero e mi appoggiai con la testa sul sedile lato guida, con le due mani mi spalancai le natiche mettendo in mostra il buchetto del culo e la fica bella aperta, con le dita delle due mani raggiunsi le labbra della fica e le aprii come un bel fiore rosa. Non riuscivo a vedere Francesco, ma immaginavo il suo viso, disse solo “ che spettacolo!”. “ Allora scopami sbrigati! “dissi. lo infilò. Andavo avanti e indietro sotto i suoi colpi sempre più forti poi non so come successe, forse per la foga, mi centrò il buco del culo ,mi colse un dolore fortissimo. Gli urlai “ma che cazzo fai stronzo!” lui cercò di scusarsi… “ma che scusa! l’inculata costa il doppio”. Volevo che capisse che aveva a che fare con una puttana, e per le puttane e tutta una questione di euri, non ci si innamora di una puttana. Lo tolse subito, sorrisi, era pur sempre mio marito. Devo dire che mi piaceva moltissimo farmi scopare da mio marito in un luogo aperto con tutti i pericoli possibili. Quando finimmo gli chiesi a brucia pelo “ sei sposato?” pensò qualche secondo “ sì, sono sposato e mia moglie è quello che desidero di più, ma lei è troppo rigida, a me piacerebbe fare certe cose ma credo che lei non le accetterebbe mai, vorrei che lei… ecco vorrei che lei fosse come te, intendo dire come ti vesti, come ti muovi, come parli sporco, lei pensa che anche io non abbia fantasie strane, e infatti fino a qualche anno fa non le avevo ma adesso… ”. Lo guardai con tenerezza e poi gli dissi “ chiediglielo, fargli capire cosa vorresti…fidati ne ho visti tanti di mariti… se non glielo chiedi poi ti ritrovi a andare in giro per puttane a spendere soldi, e lo dico contro i miei intessi” Ritornammo dove mi aveva caricato, lo salutai con un bacio sulla guancia e poi di corsa andai sulla mia auto. MI rivestii, misi il borsone nel portabagagli e mi diressi a casa a tutta la velocità. Dopo 15 minuti arrivai, presi le borse della spesa ed entrai…. continua
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