Il debito
di
Ladyam
genere
voyeur
IL DEBITO
By @lady_aemme e @lady_aemme_bis
Sono su instagram, spesso bannata.
@seduzioneamaranto è il mio indirizzo telegram, dove mi mostro senza censure
Arrivai come al solito tardi.
Le festa era evidentemente già in pieno svolgimento perché dalla lussuosa villa, completamente illuminata, provenivano voci e musica mescolate in un rumore disarmonico, che si faceva vieppiù forte come mi avvicinavo percorrendo il lungo viale ghiaioso.
All’esterno, personaggi che erano deputati alla sicurezza, corpulenti e dall’aria paramilitare, scrutavano tutti con aria indagatrice.
Sentii i loro occhi puntati su di me.
Esibii l’invito indossando la maschera che Haziz mi aveva dato: "Vai e ti divertirai un mondo. Non parlare e ubbidisci in silenzio, capito?", mi disse quel vizioso arabo allungandomi una mazzetta di considerevole spessore.
"Io sarò lì a guardarti: fammi divertire", mi aveva detto sornione.
Gli agenti della sicurezza guardarono con attenzione l'invito e venni fatta passare.
Avvolta nel mio lungo abito di un rosso cupo e inquietante, i lunghi capelli neri raccolti a un lato che mi scendevano sulla spalla fino al seno come una cascata lavica, entrai nell’ampio salone, dopo che personaggi ridicoli agghindati come valletti del Re Sole mi aprirono il pesante portale di legno intarsiato.
Rimasi sorpresa e inquieta.
La volta altissima, una doppia scalinata sinuosa che portava al piano superiore correndo lungo un arredamento gotico in legno scuro e contraddistinto da pinnacoli aguzzi.
Tutti i presenti erano mascherati, in un ambiente che trasudava di atmosfere occulte e sataniche.
Indossavano lunghi sai neri, adornati con mozzette ricamate con disegni infernali e colori accesi.
Tutti parlavano animatamente tra di loro, ridendo e danzando stancamente al ritmo di una musica soffusa e dalle sonorità diaboliche.
C'erano una ventina di persone, e tutti sembravano pendere dalle labbra di una donna completamente coperta da un saio rosso fuoco, con annesso inquietante cappuccio, della stessa tonalità di rosso.
"Ippolita!", scandì con forza la voce della donna e, dopo un ooohhh!!! di meraviglia degli astanti, uno scrosciante applauso salutò una donna mascherata di fucsia, che si presentò al centro della sala e restò immobile.
Qualche istante e venne raggiunta da un uomo, in maschera anche lui, che prese a spogliarla.
Le abbassò le spalline, le fece scendere fino a terra il lungo abito cremisi, mentre lei restava immobile al centro della scena in un silenzio inquietante.
La musica aveva cessato di suonare e il mormorio si era spento del tutto.
L'uomo tolse il reggiseno alla donna, lanciandolo lontano come un trofeo.
Le accarezzò i seni delicati, leccando i capezzoli minuti.
Scese giù e le sfilò gli slip, che caddero a terra senza fare rumore.
L'uomo le fece allargare le gambe e tuffò il suo viso tra le sue cosce.
Con le mani le stringeva le natiche e con la lingua assaporava la sua fica, andando in profondità.
La donna iniziò a contorcersi ansimando sommessamente.
L'uomo indicò una sedia.
Uno dei presenti con immediatezza la portò e l'uomo spinse la donna a chinarsi su di essa.
La fece porre a 90 grandi, le andò dietro, le allargò il culo con le mani e cominciò a leccarle avidamente il buco, fin quando vi appoggiò il suo cazzo e cominciò a spingere con forza.
La donna ansimava, lamentandosi in silenzio.
Ancheggiava per consentire al cazzo di entrare più in profondità, mentre l'uomo spingeva ululando di piacere.
L'azione durò qualche minuto, e mentre la donna emetteva gridolini soffocati di dolore e piacere insieme, l'uomo si irrigidì contraendosi.
Fiotti caldi di sperma invasero il culo della donna che continuava a gemere sommessamente.
L'uomo fece un gesto e subito qualcuno gli porse una tazzina che egli posizionò sotto il culo della donna, che già sapeva cosa fare.
Lo sperma fuoriuscì dal culo della donna e si deposito' nella tazzina, che l'uomo porse alla donna, la quale rizzandosi al centro della sala, portò alla bocca e ingoiò.
L'uomo intinse il dito nella tazzina, raccolse le tracce di sperma ancora presenti e le fece leccare alla donna.
A quel punto l'uomo fece un inchino alla donna, si ricompose e si eclissò.
Un applauso convinto scrosciò nella sala.
La ragazza si pulì la bocca con un fazzoletto e prese a rivestirsi, si ricompose e uscì dalla sala scomparendo.
"Ippolita ha pagato il suo debito!" annunciò trionfante la donna incappucciata.
"Finalmente sei arrivata", mi sentii dire da un uomo che si era avvicinato alle mie spalle. "Cominciavo a temere che ci avessi ripensato".
"Dice a me?", chiesi voltandomi verso l'uomo, anch'egli mascherato.
"Certamente, Elettra, certamente..."
Come faceva a sapere quell'uomo il nome che c'era scritto sul mio invito?
"Scusi, ma lei chi è?", chiesi titubante.
"Dai, preparati mia cara, tocca a noi...", mi disse un po' spazientito.
Neanche il tempo di articolare una risposta e la donna incappucciata scandì un altro nome: "Elettra!"
Io? Chiesi incredula e sorpresa tra me e me.
Cazzo, cazzo, cazzo..., pensai in preda al panico.
E ora che cazzo faccio?
Tutti si girarono verso di me, come se tutti in quella sala mi conoscessero.
Che cazzo stava succedendo?
Dove cazzo ero capitata?
Haziz, maledetto vizioso...in che guaio mi hai cacciato?
Cazzo, cazzo, cazzo...!!!
Mi sentii spingere alle spalle con decisione.
Capii di essere in trappola.
Mi avviai in silenzio verso il centro della sala.
Mi accompagnò l'oooohhhh!!! incuriosito della folla: tutti con gli occhi puntati su di me sotto quelle maschere diaboliche.
E si, cazzo, ora vi faccio vedere io..., pensai battagliera: vedrai Haziz, vedrai...
Cazzo vi credete, pensai, che io sia una pavida verginella?
Venni raggiunta dall'uomo che mi aveva parlato.
Prese a spogliarmi.
Scese la zip alle mie spalle e l'abito cadde in un fruscio sommesso, come una foglia in autunno.
Armeggiò sul reggiseno, tolse i gancetti posteriori e lo lasciò cadere a terra.
Afferrò i miei seni eretti e prese a massaggiarli con vigore, strizzando i capezzoli già ritti e duri.
Con le mani scese giù, afferrò gli slip e li scese con un colpo deciso.
Alzai un piede, poi l'altro e vidi gli slip rossi volare nel salone.
Mi fece abbassare la schiena e, afferrate le mie chiappe, le allargò e ci tuffò dentro la lingua.
Prese a leccarmi furiosamente il culo, insinuando la lingua in profondità e rovistando con voracità, mentre con una mano mi strizzava il clitoride e spingeva le dita dentro la mia fica.
Iniziai a mugolare di piacere, quando mi fece appoggiare alla sedia, mi fece allargare le gambe e sentii il suo cazzo duro spingere dentro la mia fica.
Penetrò in profondità dando colpi sempre più forti e tenendomi salda per il culo.
Io presi a masturbarmi e dopo un po' di colpi ben assestati venni emettendo un sommesso ululato di piacere.
A quel punto mi afferrò per le spalle, mi fece girare e mi spinse in giù.
Capii.
Afferrai con decisione il suo cazzo, lo misi in bocca e cominciai a leccarlo.
Nella sala cominciò a sollevarsi un mormorio di sorpresa e di approvazione.
La situazione cominciava a eccitarmi sempre di più: tutti che mi guardavano incuriositi e animati da una perversa eccitazione di guardoni incalliti.
Ero al centro dell'attenzione, la desiderata protagonista di un avvenimento porno di cui tutti avrebbero voluto essere attivamente partecipi.
Animata da questa sensazione di troia ammirata e bramata, iniziai ad accanirmi sul suo membro, succhiandolo voracemente.
Appena prese a gocciolare mi fece rialzare.
Lui si sedette col cazzo in mano e mi fece segno di sedermici sopra.
Allargai la fica con le dita e feci per scendere quando lui mi fermo' e mi fece il segno di girarmi.
Capii che voleva incularmi.
Allora allargai con le mani il culo e cominciai a scendere sul suo cazzo.
Lui mi trattenne con le mani.
Prese ad accarezzarmi la fica, ad entrarci dentro con le dita, frugandomi voracemente.
Quindi iniziò ad accarezzarmi il buco del culo e a infilarci prima un dito e poi un altro.
Estrasse le dita, me le fece leccare, quindi mi spinse in giù e sentii il suo cazzo forzare per entrarmi nel culo.
Penetrò con decisione, mentre io con le mani mi allargavo le natiche per aprire e far dilatare meglio il buco.
Urlai in silenzio per il dolore mordendomi le labbra, mentre il cazzo entrava, sempre più in profondità.
Sentii tutto il suo cazzo nel mio culo, mentre lui ansimava di piacere.
Facevo su e giù, accompagnata e spinta dalle sue mani, il cazzo che mi sfondava il culo con forza.
Io ripresi a massaggiarmi con veemenza la fica e dopo poco venni di nuovo, ancheggiando e mugolando.
Subito dopo avvertii il suo fremito.
Mi spinse via con violenza, si alzò in piedi e mi fece inginocchiare.
Mi guardò e aprì la bocca: capii cosa voleva.
Alzai la testa, spalancai la bocca e cacciai la lingua.
Pochi secondi e la mia bocca venne riempita da fiotti di sperma liquido e caldo.
Presi a ingoiare, mentre rivoli di sborra mi scendevano per il mento.
Quando i fiotti cessarono mi mise il suo cazzo in bocca.
Lo leccai a lungo fin quando si sgonfiò.
A quel punto l'uomo si ricompose e fece un rispettoso inchino verso di me, quindi si giro' e si avviò silenzioso verso l'uscita.
Io mi rialzai con aria trionfante.
Mi passai una mano sulle labbra, raccolsi quel che restava dello sperma e lo misi in bocca sfidando con lo sguardo gli astanti.
Mi rivestii lentamente, senza guardare nessuno, e, sempre lentamente, mi avviai verso l'uscita, busto eretto e col viso in alto di chi il mondo sfida.
Venni accompagnata da un applauso convinto, mentre la donna incappucciata annunciava decisa: "Elettra ha pagato il suo debito!"
Uscii dalla grande sala gotica, percorsi il lungo corridoio e mi ritrovai davanti al portone di ingresso.
Lo oltrepassai decisa e uscii.
Quel maledetto arabo, quel porco, era nascosto sotto a un saio nero, in mezzo agli altri, e si era gustato la scena, pensavo mentre uscivo da quella villa para demoniaca accompagnata dallo sguardo freddo degli addetti alla sicurezza.
Percorsi il viale ghiaioso in preda ad una sensazione strana: divertita e inquieta al contempo, e uscendo dal cancello mi voltai e rivolsi un ultimo sguardo a quella villa dall'aria maledetta in cui avevo respirato un'atmosfera luciferina e satanica dai contorni inusuali.
Mi scappò un sorriso: avevo pagato un debito immaginario ma avevo guadagnato una somma indecentemente reale in un ambiente strano, diverso, particolare, che mi aveva comunque incuriosita ed eccitata.
Haziz era un gran porco, pensai, ma sapeva essere sorprendente.
By @lady_aemme e @lady_aemme_bis
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Arrivai come al solito tardi.
Le festa era evidentemente già in pieno svolgimento perché dalla lussuosa villa, completamente illuminata, provenivano voci e musica mescolate in un rumore disarmonico, che si faceva vieppiù forte come mi avvicinavo percorrendo il lungo viale ghiaioso.
All’esterno, personaggi che erano deputati alla sicurezza, corpulenti e dall’aria paramilitare, scrutavano tutti con aria indagatrice.
Sentii i loro occhi puntati su di me.
Esibii l’invito indossando la maschera che Haziz mi aveva dato: "Vai e ti divertirai un mondo. Non parlare e ubbidisci in silenzio, capito?", mi disse quel vizioso arabo allungandomi una mazzetta di considerevole spessore.
"Io sarò lì a guardarti: fammi divertire", mi aveva detto sornione.
Gli agenti della sicurezza guardarono con attenzione l'invito e venni fatta passare.
Avvolta nel mio lungo abito di un rosso cupo e inquietante, i lunghi capelli neri raccolti a un lato che mi scendevano sulla spalla fino al seno come una cascata lavica, entrai nell’ampio salone, dopo che personaggi ridicoli agghindati come valletti del Re Sole mi aprirono il pesante portale di legno intarsiato.
Rimasi sorpresa e inquieta.
La volta altissima, una doppia scalinata sinuosa che portava al piano superiore correndo lungo un arredamento gotico in legno scuro e contraddistinto da pinnacoli aguzzi.
Tutti i presenti erano mascherati, in un ambiente che trasudava di atmosfere occulte e sataniche.
Indossavano lunghi sai neri, adornati con mozzette ricamate con disegni infernali e colori accesi.
Tutti parlavano animatamente tra di loro, ridendo e danzando stancamente al ritmo di una musica soffusa e dalle sonorità diaboliche.
C'erano una ventina di persone, e tutti sembravano pendere dalle labbra di una donna completamente coperta da un saio rosso fuoco, con annesso inquietante cappuccio, della stessa tonalità di rosso.
"Ippolita!", scandì con forza la voce della donna e, dopo un ooohhh!!! di meraviglia degli astanti, uno scrosciante applauso salutò una donna mascherata di fucsia, che si presentò al centro della sala e restò immobile.
Qualche istante e venne raggiunta da un uomo, in maschera anche lui, che prese a spogliarla.
Le abbassò le spalline, le fece scendere fino a terra il lungo abito cremisi, mentre lei restava immobile al centro della scena in un silenzio inquietante.
La musica aveva cessato di suonare e il mormorio si era spento del tutto.
L'uomo tolse il reggiseno alla donna, lanciandolo lontano come un trofeo.
Le accarezzò i seni delicati, leccando i capezzoli minuti.
Scese giù e le sfilò gli slip, che caddero a terra senza fare rumore.
L'uomo le fece allargare le gambe e tuffò il suo viso tra le sue cosce.
Con le mani le stringeva le natiche e con la lingua assaporava la sua fica, andando in profondità.
La donna iniziò a contorcersi ansimando sommessamente.
L'uomo indicò una sedia.
Uno dei presenti con immediatezza la portò e l'uomo spinse la donna a chinarsi su di essa.
La fece porre a 90 grandi, le andò dietro, le allargò il culo con le mani e cominciò a leccarle avidamente il buco, fin quando vi appoggiò il suo cazzo e cominciò a spingere con forza.
La donna ansimava, lamentandosi in silenzio.
Ancheggiava per consentire al cazzo di entrare più in profondità, mentre l'uomo spingeva ululando di piacere.
L'azione durò qualche minuto, e mentre la donna emetteva gridolini soffocati di dolore e piacere insieme, l'uomo si irrigidì contraendosi.
Fiotti caldi di sperma invasero il culo della donna che continuava a gemere sommessamente.
L'uomo fece un gesto e subito qualcuno gli porse una tazzina che egli posizionò sotto il culo della donna, che già sapeva cosa fare.
Lo sperma fuoriuscì dal culo della donna e si deposito' nella tazzina, che l'uomo porse alla donna, la quale rizzandosi al centro della sala, portò alla bocca e ingoiò.
L'uomo intinse il dito nella tazzina, raccolse le tracce di sperma ancora presenti e le fece leccare alla donna.
A quel punto l'uomo fece un inchino alla donna, si ricompose e si eclissò.
Un applauso convinto scrosciò nella sala.
La ragazza si pulì la bocca con un fazzoletto e prese a rivestirsi, si ricompose e uscì dalla sala scomparendo.
"Ippolita ha pagato il suo debito!" annunciò trionfante la donna incappucciata.
"Finalmente sei arrivata", mi sentii dire da un uomo che si era avvicinato alle mie spalle. "Cominciavo a temere che ci avessi ripensato".
"Dice a me?", chiesi voltandomi verso l'uomo, anch'egli mascherato.
"Certamente, Elettra, certamente..."
Come faceva a sapere quell'uomo il nome che c'era scritto sul mio invito?
"Scusi, ma lei chi è?", chiesi titubante.
"Dai, preparati mia cara, tocca a noi...", mi disse un po' spazientito.
Neanche il tempo di articolare una risposta e la donna incappucciata scandì un altro nome: "Elettra!"
Io? Chiesi incredula e sorpresa tra me e me.
Cazzo, cazzo, cazzo..., pensai in preda al panico.
E ora che cazzo faccio?
Tutti si girarono verso di me, come se tutti in quella sala mi conoscessero.
Che cazzo stava succedendo?
Dove cazzo ero capitata?
Haziz, maledetto vizioso...in che guaio mi hai cacciato?
Cazzo, cazzo, cazzo...!!!
Mi sentii spingere alle spalle con decisione.
Capii di essere in trappola.
Mi avviai in silenzio verso il centro della sala.
Mi accompagnò l'oooohhhh!!! incuriosito della folla: tutti con gli occhi puntati su di me sotto quelle maschere diaboliche.
E si, cazzo, ora vi faccio vedere io..., pensai battagliera: vedrai Haziz, vedrai...
Cazzo vi credete, pensai, che io sia una pavida verginella?
Venni raggiunta dall'uomo che mi aveva parlato.
Prese a spogliarmi.
Scese la zip alle mie spalle e l'abito cadde in un fruscio sommesso, come una foglia in autunno.
Armeggiò sul reggiseno, tolse i gancetti posteriori e lo lasciò cadere a terra.
Afferrò i miei seni eretti e prese a massaggiarli con vigore, strizzando i capezzoli già ritti e duri.
Con le mani scese giù, afferrò gli slip e li scese con un colpo deciso.
Alzai un piede, poi l'altro e vidi gli slip rossi volare nel salone.
Mi fece abbassare la schiena e, afferrate le mie chiappe, le allargò e ci tuffò dentro la lingua.
Prese a leccarmi furiosamente il culo, insinuando la lingua in profondità e rovistando con voracità, mentre con una mano mi strizzava il clitoride e spingeva le dita dentro la mia fica.
Iniziai a mugolare di piacere, quando mi fece appoggiare alla sedia, mi fece allargare le gambe e sentii il suo cazzo duro spingere dentro la mia fica.
Penetrò in profondità dando colpi sempre più forti e tenendomi salda per il culo.
Io presi a masturbarmi e dopo un po' di colpi ben assestati venni emettendo un sommesso ululato di piacere.
A quel punto mi afferrò per le spalle, mi fece girare e mi spinse in giù.
Capii.
Afferrai con decisione il suo cazzo, lo misi in bocca e cominciai a leccarlo.
Nella sala cominciò a sollevarsi un mormorio di sorpresa e di approvazione.
La situazione cominciava a eccitarmi sempre di più: tutti che mi guardavano incuriositi e animati da una perversa eccitazione di guardoni incalliti.
Ero al centro dell'attenzione, la desiderata protagonista di un avvenimento porno di cui tutti avrebbero voluto essere attivamente partecipi.
Animata da questa sensazione di troia ammirata e bramata, iniziai ad accanirmi sul suo membro, succhiandolo voracemente.
Appena prese a gocciolare mi fece rialzare.
Lui si sedette col cazzo in mano e mi fece segno di sedermici sopra.
Allargai la fica con le dita e feci per scendere quando lui mi fermo' e mi fece il segno di girarmi.
Capii che voleva incularmi.
Allora allargai con le mani il culo e cominciai a scendere sul suo cazzo.
Lui mi trattenne con le mani.
Prese ad accarezzarmi la fica, ad entrarci dentro con le dita, frugandomi voracemente.
Quindi iniziò ad accarezzarmi il buco del culo e a infilarci prima un dito e poi un altro.
Estrasse le dita, me le fece leccare, quindi mi spinse in giù e sentii il suo cazzo forzare per entrarmi nel culo.
Penetrò con decisione, mentre io con le mani mi allargavo le natiche per aprire e far dilatare meglio il buco.
Urlai in silenzio per il dolore mordendomi le labbra, mentre il cazzo entrava, sempre più in profondità.
Sentii tutto il suo cazzo nel mio culo, mentre lui ansimava di piacere.
Facevo su e giù, accompagnata e spinta dalle sue mani, il cazzo che mi sfondava il culo con forza.
Io ripresi a massaggiarmi con veemenza la fica e dopo poco venni di nuovo, ancheggiando e mugolando.
Subito dopo avvertii il suo fremito.
Mi spinse via con violenza, si alzò in piedi e mi fece inginocchiare.
Mi guardò e aprì la bocca: capii cosa voleva.
Alzai la testa, spalancai la bocca e cacciai la lingua.
Pochi secondi e la mia bocca venne riempita da fiotti di sperma liquido e caldo.
Presi a ingoiare, mentre rivoli di sborra mi scendevano per il mento.
Quando i fiotti cessarono mi mise il suo cazzo in bocca.
Lo leccai a lungo fin quando si sgonfiò.
A quel punto l'uomo si ricompose e fece un rispettoso inchino verso di me, quindi si giro' e si avviò silenzioso verso l'uscita.
Io mi rialzai con aria trionfante.
Mi passai una mano sulle labbra, raccolsi quel che restava dello sperma e lo misi in bocca sfidando con lo sguardo gli astanti.
Mi rivestii lentamente, senza guardare nessuno, e, sempre lentamente, mi avviai verso l'uscita, busto eretto e col viso in alto di chi il mondo sfida.
Venni accompagnata da un applauso convinto, mentre la donna incappucciata annunciava decisa: "Elettra ha pagato il suo debito!"
Uscii dalla grande sala gotica, percorsi il lungo corridoio e mi ritrovai davanti al portone di ingresso.
Lo oltrepassai decisa e uscii.
Quel maledetto arabo, quel porco, era nascosto sotto a un saio nero, in mezzo agli altri, e si era gustato la scena, pensavo mentre uscivo da quella villa para demoniaca accompagnata dallo sguardo freddo degli addetti alla sicurezza.
Percorsi il viale ghiaioso in preda ad una sensazione strana: divertita e inquieta al contempo, e uscendo dal cancello mi voltai e rivolsi un ultimo sguardo a quella villa dall'aria maledetta in cui avevo respirato un'atmosfera luciferina e satanica dai contorni inusuali.
Mi scappò un sorriso: avevo pagato un debito immaginario ma avevo guadagnato una somma indecentemente reale in un ambiente strano, diverso, particolare, che mi aveva comunque incuriosita ed eccitata.
Haziz era un gran porco, pensai, ma sapeva essere sorprendente.
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