Una matrigna per due. Ultimo atto
di
Ladyam
genere
incesti
UNA MATRIGNA PER DUE
By @ladyam.tales
Venite a trovarmi su instagram, vi condurrò nel mio canale telegram senza censure.
@seduzioneamaranto è il mio indirizzo telegram per chi desidera chattare con me.
"Devo andare a Palermo, non posso rifiutare tesoro"
"E quando torni?"
"Col traghetto di sabato. Solo due giorni, non preoccuparti. Ti lascio con i gemelli, non sarai sola", mi disse baciandomi.
La mattina seguente lo accompagnammo all'imbarco e poi andammo a prenderci un gelato in un grazioso bar in piazza.
"Domani che avete intenzione di fare ragazzi? Io vi dico già che voglio dormire fino a ora di pranzo. Quindi non venitemi a disturbare per nessun motivo. Voi fate quello che volete: sapete badare a voi stessi no?", dissi loro con decisione.
"Va bene Annamaria, poi ci pensiamo", mi disse Paolo mentre mangiava il gelato.
"Adesso mi piacerebbe andare a visitare la rocca, che ne pensi Annamaria?", mi chiese Michele.
"Benissimo, andate, merita. Io l'ho visitata l'altro giorno e proprio non mi va di tornarci. Se pranzate fuori è anche meglio così io non devo nemmeno cucinare - dissi loro. - Io ne approfitto per godermi un po' di quiete in terrazza. Ci rivediamo per cena. Comprate un po' di pizza così ce la mangiamo insieme d'accordo?", dissi loro guardandoli.
"Ho necessità di stare un po' da sola ragazzi. Mi fate questa cortesia?"
"Certo Annamaria, certo - mi disse Michele comprensivo - ci rivediamo questa sera a casa".
"Ok a dopo ragazzi", dissi loro andando via.
"Ah, per me Margherita, una bella Margherita va bene?", dissi voltandomi.
"Si certo", mi rispose Michele.
Tornai a casa, mi misi nuda, andai sul terrazzo col mio asciugamani, una bella limonata ghiacciata, il cappello e il desiderio di godermi la pace più assoluta.
Quanto tempo passò? Francamente non lo so.
Mi addormentai, mentre la brezza marina mi accarezzava il corpo e il sole mi massaggiava rassicurante.
All'ombra del piccolo capanno che stava all'angolo del terrazzo, godevo di quell'aria limpida e tersa, di quei rumori sommessi che il vento portava e che mi facevano da dolce sottofondo.
Quando riaprii gli occhi avevo fame.
Scesi in cucina, mi preparai un panino, mi sedetti e mangiai in santa pace.
Smanettai un po' sul cellulare.
Ero un po' sudata e accaldata.
Andai a farmi una doccia.
Misi un po' di crema per il corpo, uscii sul balconcino per asciugarmi i capelli al sole, scuotendo la testa per far agitare i miei lunghi capelli al vento.
Dopo un po' rientrai, mi buttai sul letto e mi riassopii.
Cazzo quanto godevo in quel dolce far nulla.
"Annamaria, Annamaria, ci sei?"
Erano tornati i gemelli.
Mi alzai precipitosamente dal letto, andai a mettermi un paio di slip, una gonnina nera, una maglietta fucsia e mi presentai in cucina.
"Salve ragazzi. Ah bene le pizze. Ok, mettiamole qui, poi le riscaldiamo un attimo. Allora, raccontatemi", dissi loro sedendomi sul divano.
"Ci sei mancata terribilmente Annamaria", disse Paolo sedendosi affianco a me e poggiando la sua testa sulla mia spalla.
Gli accarezzai i capelli, mentre lui cominciò a toccarmi le tette.
Cercai di togliere la sua mano, ma da dietro Michele mi afferrò per il collo e prese a massaggiarmi con forza e delicatezza insieme.
Iniziai a sciogliermi.
La mano di Paolo afferrò con decisione i miei seni.
Si intrufolò sotto la maglietta e accarezzò i miei capezzoli, già ritti per l'eccitazione.
Michele venne davanti, si inginocchiò e prese ad armeggiare con la gonna.
Me la fece salire, scostò gli slip e tuffò la lingua nella mia fica, andando a leccare con avidità il clitoride.
Presi a bagnarmi.
Paolo si alzò, mi prese per mano e mi condusse in camera.
"Spogliati", mi disse mentre loro due si denudavano.
Tolsi la gonna e gli slip.
Loro due si stesero sul letto e cominciarono all'unisono a segarsi.
Mi piegai su di loro, afferrai i due cazzi e iniziai a leccarli alternativamente.
Quando furono duri mi girai, salii su di loro e, dandogli le spalle, afferrai i loro cazzi e li infilai alternativamente nella mia fica.
Ora l'uno, ora l'altro: li infilavo nella mia fica e li cavalcavo.
Feci questo giochetto per un po', poi mi tolsi la maglietta e mi allungai su Michele per un 69.
Lui mi afferrò il culo, lo allargò e iniziò a leccarmi fica e culo, culo e fica, fica e culo, continuativamente, mentre Paolo mi venne dietro e mi infilò prima un dito e poi due nel buco del culo.
Me lo accarezzò e poi col suo cazzo duro si appoggiò e prese a spingere con forza.
Cominciai ad ansimare, mentre Michele mi leccava furiosamente la fica.
Venni tremando di piacere, mentre Paolo spingeva nel culo con forza crescente.
A un tratto i due uscirono.
Paolo si stese sul letto e mi fece allungare su di lui, mentre Michele si mise dietro di me e prese ad aprirmi il culo.
Paolo col suo cazzo in mano me lo fece entrare nella fica, mentre in contemporanea Michele mi sfondava il culo.
Che cazzo di sensazione!
Godevo davvero come una gran troia, gemendo senza controllo.
I due spingevano con forza, quando li sentii inondarmi fica e culo con la loro sborra.
Mi eccitati terribilmente e venni di nuovo urlando di piacere.
I gemelli continuarono a martellare senza sosta, i loro cazzi ancora duri.
E continuavano con una forza e un vigore sconosciuti.
Io continuavo a godere come una matta, sbattuta come una foglia al vento, e venni ancora, contorcendomi sfinita.
I due gemelli a quel punto uscirono, io mi stesi sul letto e loro due, inginocchiati affianco a me continuarono a segarsi fino a sborrami insieme sulla faccia.
Aprii la bocca vogliosa della loro sborra e presi a ingoiare tutto quello che potevo.
Sentivo la sborra riuscire dal culo e dalla fica, allora mi girai e ingiunsi ai gemelli di raccoglierla.
Eseguirono e mi misero in bocca le loro dita piene di sborra, che leccai con voracità.
"Cazzo di meravigliosa porca che sei Annamaria", mi diceva estasiato Paolo, guardandomi mentre leccavo la loro sborra.
Finito di leccare la sborra andai nel bagno a fare pipì e lavarmi.
"Voi non dovete fare pipì ragazzi?", chiesi loro.
Si presentarono davanti a me con i cazzi in mano.
Io li guardai in silenzio, mentre passavo la lingua sulle labbra.
Mi alzai lentamente dalla tazza del cesso, sempre guardandoli negli occhi, e mi inginocchiai davanti a loro: "Avanti ragazzi, vi voglio", dissi loro alzando la testa e spalancando la bocca.
Pochi secondi e venni investita dal loro piscio, che mi riempiva la bocca, inondandomi la faccia.
Il piscio mi scendeva giù per il corpo e con le mani mi cospargevo il corpo mentre ingoiavo felice.
Quando anche le ultime gocce di piscio finirono di uscire presi i due cazzi e li leccai con voracità.
Stetti a lungo a leccare e baciare quei due cazzi che, lentamente, stavano riprendendo vigore.
Pensai che non era il caso di proseguire, e così mi alzai e andai nella doccia.
"Mentre mi lavo pulite tutto ragazzi: il bagno deve profumare e risplendere, chiaro?", dissi loro senza esitazione.
Entrai nella doccia, aprii l'acqua e mi insaponai a lungo.
Stetti sotto l'acqua per un tempo imprecisato, e quando uscii il bagno profumava di bergamotto, pulito come non mai.
I ragazzi erano sul letto, ancora nudi.
Andai a stendermi affianco a loro, nuda anche io.
Mi abbracciarono e presero a baciarmi con passione esagerata.
Le nostre lingue si incontrarono e non volevano più staccarsi.
"Ti amo Annamaria", mi sussurrava timidamente Michele, mentre Paolo mi stringeva con forza le tette e le baciava senza sosta.
"Guarda, - mi disse Paolo mostrandomi il suo cellulare - sei una dea: meravigliosa".
Osservai il filmato.
Io sotto la doccia che mi insaponavo tutta dopo essere stata ricoperta di sborra e di piscio.
Ero bella...si...elegante...mi piacevo, e sorrisi mentre i ragazzi avevano ripreso a baciarmi sulle labbra e a leccarmi la fica.
"Ora basta ragazzi. Ho fame. Le pizze ci attendono", dissi alzandomi repentinamente e rivestendomi.
Andammo in cucina e infornammo le pizze, mentre i ragazzi apparecchiavano.
Ci sedemmo.
Paolo prese a tagliare le pizze: si fermo' un attimo, mi guardò con il coltello a mezz'aria: "Noi non ci lasceremo mai, vero Annamaria?", mi chiese serio.
Lo guardai sorpresa.
"Voi sarete sempre i miei adorati gemelli - risposi tranquilla - Ora taglia quelle pizze e mangiamo".
E questa fu l'ultima volta che ebbi modo di scopare con i gemelli.
Il giorno dopo tornò mio marito.
Le due settimane programmate stavano terminando e i preparativi per il rientro dovevano già essere avviati.
Quando atterrammo all'aeroporto di Caselle mi salutarono con sguardi di tristezza.
Mi abbracciarono e mi strinsero con forza: vedevo che avrebbero voluto dirmi qualcosa, ma non dissero nulla.
Nemmeno io dissi nulla.
Li guardai salire in macchina e andare via.
Si, qualche volta li rividi, occasionalmente e in circostanze del tutto diverse.
Fu tutto molto strano, come se non fosse mai successo nulla, come se tutti quei momenti di piacere sfrenato vissuti sulle isole non fossero altro che schegge di un sogno svanito, frammenti di una illusione dissolta nel nulla.
E fu bene così, pensai: le magie sono destinate a infrangersi di fronte alla realtà, e io ero pienamente rientrata nella mia realtà.
I video citati nel racconto sono, come di consueto, sul canale hard del mio telegram.
By @ladyam.tales
Venite a trovarmi su instagram, vi condurrò nel mio canale telegram senza censure.
@seduzioneamaranto è il mio indirizzo telegram per chi desidera chattare con me.
"Devo andare a Palermo, non posso rifiutare tesoro"
"E quando torni?"
"Col traghetto di sabato. Solo due giorni, non preoccuparti. Ti lascio con i gemelli, non sarai sola", mi disse baciandomi.
La mattina seguente lo accompagnammo all'imbarco e poi andammo a prenderci un gelato in un grazioso bar in piazza.
"Domani che avete intenzione di fare ragazzi? Io vi dico già che voglio dormire fino a ora di pranzo. Quindi non venitemi a disturbare per nessun motivo. Voi fate quello che volete: sapete badare a voi stessi no?", dissi loro con decisione.
"Va bene Annamaria, poi ci pensiamo", mi disse Paolo mentre mangiava il gelato.
"Adesso mi piacerebbe andare a visitare la rocca, che ne pensi Annamaria?", mi chiese Michele.
"Benissimo, andate, merita. Io l'ho visitata l'altro giorno e proprio non mi va di tornarci. Se pranzate fuori è anche meglio così io non devo nemmeno cucinare - dissi loro. - Io ne approfitto per godermi un po' di quiete in terrazza. Ci rivediamo per cena. Comprate un po' di pizza così ce la mangiamo insieme d'accordo?", dissi loro guardandoli.
"Ho necessità di stare un po' da sola ragazzi. Mi fate questa cortesia?"
"Certo Annamaria, certo - mi disse Michele comprensivo - ci rivediamo questa sera a casa".
"Ok a dopo ragazzi", dissi loro andando via.
"Ah, per me Margherita, una bella Margherita va bene?", dissi voltandomi.
"Si certo", mi rispose Michele.
Tornai a casa, mi misi nuda, andai sul terrazzo col mio asciugamani, una bella limonata ghiacciata, il cappello e il desiderio di godermi la pace più assoluta.
Quanto tempo passò? Francamente non lo so.
Mi addormentai, mentre la brezza marina mi accarezzava il corpo e il sole mi massaggiava rassicurante.
All'ombra del piccolo capanno che stava all'angolo del terrazzo, godevo di quell'aria limpida e tersa, di quei rumori sommessi che il vento portava e che mi facevano da dolce sottofondo.
Quando riaprii gli occhi avevo fame.
Scesi in cucina, mi preparai un panino, mi sedetti e mangiai in santa pace.
Smanettai un po' sul cellulare.
Ero un po' sudata e accaldata.
Andai a farmi una doccia.
Misi un po' di crema per il corpo, uscii sul balconcino per asciugarmi i capelli al sole, scuotendo la testa per far agitare i miei lunghi capelli al vento.
Dopo un po' rientrai, mi buttai sul letto e mi riassopii.
Cazzo quanto godevo in quel dolce far nulla.
"Annamaria, Annamaria, ci sei?"
Erano tornati i gemelli.
Mi alzai precipitosamente dal letto, andai a mettermi un paio di slip, una gonnina nera, una maglietta fucsia e mi presentai in cucina.
"Salve ragazzi. Ah bene le pizze. Ok, mettiamole qui, poi le riscaldiamo un attimo. Allora, raccontatemi", dissi loro sedendomi sul divano.
"Ci sei mancata terribilmente Annamaria", disse Paolo sedendosi affianco a me e poggiando la sua testa sulla mia spalla.
Gli accarezzai i capelli, mentre lui cominciò a toccarmi le tette.
Cercai di togliere la sua mano, ma da dietro Michele mi afferrò per il collo e prese a massaggiarmi con forza e delicatezza insieme.
Iniziai a sciogliermi.
La mano di Paolo afferrò con decisione i miei seni.
Si intrufolò sotto la maglietta e accarezzò i miei capezzoli, già ritti per l'eccitazione.
Michele venne davanti, si inginocchiò e prese ad armeggiare con la gonna.
Me la fece salire, scostò gli slip e tuffò la lingua nella mia fica, andando a leccare con avidità il clitoride.
Presi a bagnarmi.
Paolo si alzò, mi prese per mano e mi condusse in camera.
"Spogliati", mi disse mentre loro due si denudavano.
Tolsi la gonna e gli slip.
Loro due si stesero sul letto e cominciarono all'unisono a segarsi.
Mi piegai su di loro, afferrai i due cazzi e iniziai a leccarli alternativamente.
Quando furono duri mi girai, salii su di loro e, dandogli le spalle, afferrai i loro cazzi e li infilai alternativamente nella mia fica.
Ora l'uno, ora l'altro: li infilavo nella mia fica e li cavalcavo.
Feci questo giochetto per un po', poi mi tolsi la maglietta e mi allungai su Michele per un 69.
Lui mi afferrò il culo, lo allargò e iniziò a leccarmi fica e culo, culo e fica, fica e culo, continuativamente, mentre Paolo mi venne dietro e mi infilò prima un dito e poi due nel buco del culo.
Me lo accarezzò e poi col suo cazzo duro si appoggiò e prese a spingere con forza.
Cominciai ad ansimare, mentre Michele mi leccava furiosamente la fica.
Venni tremando di piacere, mentre Paolo spingeva nel culo con forza crescente.
A un tratto i due uscirono.
Paolo si stese sul letto e mi fece allungare su di lui, mentre Michele si mise dietro di me e prese ad aprirmi il culo.
Paolo col suo cazzo in mano me lo fece entrare nella fica, mentre in contemporanea Michele mi sfondava il culo.
Che cazzo di sensazione!
Godevo davvero come una gran troia, gemendo senza controllo.
I due spingevano con forza, quando li sentii inondarmi fica e culo con la loro sborra.
Mi eccitati terribilmente e venni di nuovo urlando di piacere.
I gemelli continuarono a martellare senza sosta, i loro cazzi ancora duri.
E continuavano con una forza e un vigore sconosciuti.
Io continuavo a godere come una matta, sbattuta come una foglia al vento, e venni ancora, contorcendomi sfinita.
I due gemelli a quel punto uscirono, io mi stesi sul letto e loro due, inginocchiati affianco a me continuarono a segarsi fino a sborrami insieme sulla faccia.
Aprii la bocca vogliosa della loro sborra e presi a ingoiare tutto quello che potevo.
Sentivo la sborra riuscire dal culo e dalla fica, allora mi girai e ingiunsi ai gemelli di raccoglierla.
Eseguirono e mi misero in bocca le loro dita piene di sborra, che leccai con voracità.
"Cazzo di meravigliosa porca che sei Annamaria", mi diceva estasiato Paolo, guardandomi mentre leccavo la loro sborra.
Finito di leccare la sborra andai nel bagno a fare pipì e lavarmi.
"Voi non dovete fare pipì ragazzi?", chiesi loro.
Si presentarono davanti a me con i cazzi in mano.
Io li guardai in silenzio, mentre passavo la lingua sulle labbra.
Mi alzai lentamente dalla tazza del cesso, sempre guardandoli negli occhi, e mi inginocchiai davanti a loro: "Avanti ragazzi, vi voglio", dissi loro alzando la testa e spalancando la bocca.
Pochi secondi e venni investita dal loro piscio, che mi riempiva la bocca, inondandomi la faccia.
Il piscio mi scendeva giù per il corpo e con le mani mi cospargevo il corpo mentre ingoiavo felice.
Quando anche le ultime gocce di piscio finirono di uscire presi i due cazzi e li leccai con voracità.
Stetti a lungo a leccare e baciare quei due cazzi che, lentamente, stavano riprendendo vigore.
Pensai che non era il caso di proseguire, e così mi alzai e andai nella doccia.
"Mentre mi lavo pulite tutto ragazzi: il bagno deve profumare e risplendere, chiaro?", dissi loro senza esitazione.
Entrai nella doccia, aprii l'acqua e mi insaponai a lungo.
Stetti sotto l'acqua per un tempo imprecisato, e quando uscii il bagno profumava di bergamotto, pulito come non mai.
I ragazzi erano sul letto, ancora nudi.
Andai a stendermi affianco a loro, nuda anche io.
Mi abbracciarono e presero a baciarmi con passione esagerata.
Le nostre lingue si incontrarono e non volevano più staccarsi.
"Ti amo Annamaria", mi sussurrava timidamente Michele, mentre Paolo mi stringeva con forza le tette e le baciava senza sosta.
"Guarda, - mi disse Paolo mostrandomi il suo cellulare - sei una dea: meravigliosa".
Osservai il filmato.
Io sotto la doccia che mi insaponavo tutta dopo essere stata ricoperta di sborra e di piscio.
Ero bella...si...elegante...mi piacevo, e sorrisi mentre i ragazzi avevano ripreso a baciarmi sulle labbra e a leccarmi la fica.
"Ora basta ragazzi. Ho fame. Le pizze ci attendono", dissi alzandomi repentinamente e rivestendomi.
Andammo in cucina e infornammo le pizze, mentre i ragazzi apparecchiavano.
Ci sedemmo.
Paolo prese a tagliare le pizze: si fermo' un attimo, mi guardò con il coltello a mezz'aria: "Noi non ci lasceremo mai, vero Annamaria?", mi chiese serio.
Lo guardai sorpresa.
"Voi sarete sempre i miei adorati gemelli - risposi tranquilla - Ora taglia quelle pizze e mangiamo".
E questa fu l'ultima volta che ebbi modo di scopare con i gemelli.
Il giorno dopo tornò mio marito.
Le due settimane programmate stavano terminando e i preparativi per il rientro dovevano già essere avviati.
Quando atterrammo all'aeroporto di Caselle mi salutarono con sguardi di tristezza.
Mi abbracciarono e mi strinsero con forza: vedevo che avrebbero voluto dirmi qualcosa, ma non dissero nulla.
Nemmeno io dissi nulla.
Li guardai salire in macchina e andare via.
Si, qualche volta li rividi, occasionalmente e in circostanze del tutto diverse.
Fu tutto molto strano, come se non fosse mai successo nulla, come se tutti quei momenti di piacere sfrenato vissuti sulle isole non fossero altro che schegge di un sogno svanito, frammenti di una illusione dissolta nel nulla.
E fu bene così, pensai: le magie sono destinate a infrangersi di fronte alla realtà, e io ero pienamente rientrata nella mia realtà.
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