Shangri-La: profumo di sperma

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etero

SHANGRI-LA: PROFUMO DI SPERMA
By @ladyam.tales
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Presi a rivestirmi frettolosamente mentre mi guardavo allo specchio.
Avevo un'aria interdetta.
I lunghi capelli neri, mossi e ribelli, incorniciavano in modo disordinato il mio sguardo duro.
I mei occhi, neri come la mia coscienza, erano spenti, mentre le labbra erano increspate in un accenno di sorriso sarcastico.
Mentre indossavo il reggiseno mi fermai un attimo a contemplare le mie tette: le trovavo leggermente più grandi.
Le accarezzai curiosa.
Conservavono ancora la loro sensuale consistenza.
Sode, austere, sfidavano con sfacciataggine la forza di gravità.
Andai più giù con la mano e mi abbassai un pò gli slip di pizzo nero per osservare il cespuglio nero che copriva la mia fica.
Era morbido, vellutato al tatto, bello da vedere, con un disegno elegante e sfuggente a un tempo.
Mi scossi.
Finii di vestirmi e uscii.
Lui era già andato via.
Tutto ebbe inizio qualche giorno prima, quando un importante notaio mi contattò per un favore.
C'era questo suo amico, un facoltoso antiquario che intendeva realizzare un certo affare immobiliare.
Io ero molto apprezzata nella mia professione, sapevo come muovermi nell'ambiente: sarei stata di grande utilità.
E avrei avuto anche il mio tornaconto, non trascurabile.
Il giorno seguente andai nel suo grande appartamento-negozio, e ne rimasi affascinata.
Un grande palazzo nobiliare, ottocentesco, in pieno centro.
Venne ad aprirmi vestito in modo sportivo ma terribilmente raffinato.
I suoi modi erano garbati, direi nobiliari, e la barba brizzolata gli conferiva una strana aria da lord inglese.
Aveva una loquacità pacata e fluente, quasi ipnotica, e dopo avermi ringraziato mi fece entrare e mi condusse attraverso i corridoi e i saloni dell'immenso edificio.
L'antiquario viveva circondato dalle anticaglie più insospettate, immerso tra quadri d'autore, statue antiche, vasi di età sconosciute, tele, armi, oggetti i più impensabili, i più stravaganti.
Nell'immenso appartamento-magazzino regnava un apparente e inestricabile disordine.
L'antiquario mi condusse a visitare gli interni.
Passammo attraverso un paio di saloni e tre lunghi corridoi.
L'appartamento era enorme, fin quando giungemmo in un' ampia sala, luminosa, piena di quadri e di tele.
Rimasi affascinata.
Osservai a lungo quegli ambienti così particolari, eccentrici, immersi in un'atmosfera indefinibile che dava il senso della atemporalità.
Finimmo la visita.
Stavo per andare, ma mi pregò di rimanere.
Era quasi ora di pranzo.
Volle a tutti i costi offrirmi un aperitivo a base di champagne e tartine varie.
Nella cucina immensa vi era un angolo arredato in perfetto stile vintage che richiamava i bar sport degli anni 60.
Nella sala contigua, enorme, campeggiavano meravigliosi oggetti d'epoca: un flipper tutto colorato, un jukebox imponente e pieno di dischi, e un imponente biliardo ricoperto da uno sfavillante tessuto verde smeraldo.
Rimasi incantata, ed ero anche affascinata dalla perizia con cui il mio ospite preparava le tartine e raccontava le sue storie.
Io, vi confesso, allo champagne non so rinunciare, anche se mi fa perdere immancabilmente la testa.
E fu forse per questo che, mentre gustavamo le tartine e brindavamo con qualche bicchiere di troppo, mi ritrovai a ridere, a ballare al ritmo della musica anni 70 che fluiva come una droga dal jukebox, ad allungarmi sul biliardo nel tentativo di colpire le bocce, e, non so neppure io come, in men che non si dica mi ritrovai seminuda, sul bancone dell'angolo bar, col bicchiere in mano mentre lui affondava il suo viso tra le mie cosce e mi leccava avidamente la fica.
Dovevo andare urgentemente al bagno, e lui, senza scomporsi mi diede il secchiello del ghiaccio e mi disse di farla lì.
Io non ero in me, evidentemente, perché lo assecondai senza fiatare.
Lui guardava rapito.
Quando ebbi finito tornò a leccarmi la fica con più voracità di prima.
Avevo perso il controllo di me e venni mugolando di piacere.
Mi prese in braccio, mi fece sedere su un tavolo, mi allargò le gambe e mi penetrò con decisione.
Due colpi secchi e lo sentii entrare a fondo nella fica.
Prese a spingere con vigore, tenendomi stretta per i fianchi.
Resistette poco.
Venne dentro di me gemendo e tremolando.
Sentii il suo sperma caldo invadermi la fica, io gemevo di piacere e avvertii il desiderio di venire un'altra volta.
Mi alzai perché lo sperma fuoriusciva e lui, attento, provvide a pulirmi con le dita.
Le afferrai con decisione, le portai alla bocca e le leccai avidamente, assaporando il gusto della sua sborra.
Aveva un gusto diverso, particolare, un profumo seducente.
Allora, eccitata, mi inginocchiai davanti a lui e gli presi in bocca l'uccello, con decisione, per succhiarlo e continuare a inebriarmi di quel sapore e di quell'odore
Cominciai a fargli un pompino deciso e avvolgente, mentre con la mano lo segavo.
Il suo cazzo iniziò a rianimarsi.
Insistenti, fino a quando lo sentii di nuovo duro e pronto.
A quel punto mi inginocchiai sul divano, le mani appoggiate sul bracciolo, e aprii le gambe inarcando la schiena.
"Sfondami!", gli urlai con veemenza.
Mi penetrò di nuovo da dietro, con vigore, e mentre spingeva mi strizzava i seni.
Venni di nuovo ancheggiando e urlando di piacere, e quando mi accorsi che stava per esplodere lo feci uscire.
"Inculami!", gli dissi decisa.
Sentii le sue mani afferrarmi il culo per allargarlo, mentre la sua lingua penetrava furiosamente nel mio culo per leccalo in profondità.
Con le dita allargò il buco, e poi, finalmente, sentii il suo cazzo forzare e farsi strada dentro il mio culo.
Sentii i suoi colpi decisi, il suo cazzo entrare in profondità, spingere con decisione, fino a quando avvertii i suoi tremori.
"In bocca, sborrami in bocca", gli dissi voltandomi.
Salì su di me con il suo cazzo in mano pronto a esplodere e mi inondò con una seconda scarica che riuscii a ingoiare con avidità.
Leccai a dovere il suo uccello per impadronirmi anche dell'ultima goccia di sborra, poi, soddisfatta mi adagiai sul divano.
Lui scomparve per qualche minuto.
Tornò con una vestaglia di seta e un bicchiere di spumante.
Indossai la vestaglia che mi accarezzava la pelle, e presi a bere lo spumante, stanca e felice.
Non so quanto ne bevvi perché, senza accorgermene, mi addormentai.
Quando mi svegliai lui non c'era più.
Accanto a me un foglietto con alcune righe scritte con una calligrafia elegante, una busta piena di biglietti colorati e una boccetta di profumo dal nome evocativo: Shangri-La.
Odorai.
Me ne innamorai e ne misi alcune gocce sul collo e sulle caviglie.
Guardai il mio orologio e sobbalzai: si era fatto tardi, tardissimo.
Presi a rivestirmi, davanti allo specchio, con un'espressione interdetta...

Sul mio canale telegram trovate tutte le immagini dell'incontro.
di
scritto il
2025-08-19
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