Cronache amalfitane: una lunga giornata piena di sborra

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CRONACHE AMALFITANE: UNA LUNGA GIORNATA PIENA DI SBORRA
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Il messaggio che mi era arrivato era semplice, chiaro e diretto.

Weekend sulla costiera amalfitana, albergo di lusso, siamo in tre, ti vogliamo.

L'offerta era di quelle davvero indecenti.

Sapete, questi convegni sanitari, pseudoscientifici, dove con la scusa di disquisire di progressi in fatto di pratiche sanitarie in realtà si prendono accordi con le ditte farmaceutiche e si fanno affari indicibili, al riparo da occhi ed orecchie indiscrete, in ambienti esclusivi e riservati.

Io ero il tocco di eros che mancava.

La cosa mi entusiasmò.

Non racconterò tutto ciò che accadde in quella tre giorni memorabile: occorrerebbero almeno una cinquantina di pagine, fitte, per descrivere tutte le pratiche, le pazzie, le follie, le perversioni nelle quali i tre stimati e insospettabili professionisti mi coinvolsero, rendendomi protagonista di esperienze inusuali ed entusiasmanti.

Era un sabato mattina e i tre avevano prenotato una sauna negli ambienti esclusivi dello splendido hotel.

Alloggiavo nella suite più elegante con il capobanda del terribile terzetto.

Ero ancora distesa, nuda, sull'enorme letto, assonnata e svogliata.

Il sole era già alto nell'azzurro intenso del cielo che si tuffava brillante nel blu assorbente del mare.

Il mio ospite cercò di scuotermi.

"Dai, forza, alzati, abbiamo la sauna prenotata, non possiamo arrivare tardi", mi disse dandomi qualche sberla sul culo.

Mi lamentai dicendo cose sconnesse.

Avevamo scopato fino a notte fonda, in quattro, dentro a quella camera che trasudava lusso da ogni angolo.

Ero distrutta.

Riuscii comunque ad alzarmi e a entrare nella doccia.

Fu rigenerante.

Uscii dal bagno con appetito, nuda, con i capelli ancora bagnati, e incrociai il cameriere che recava due enormi vassoi che depose sul tavolo posto nell'ampia veranda.

Il ragazzo distolse subito lo sguardo da me, poggiò i vassoi e fece per andarsene, ma il mio ospite lo trattenne per un braccio, sussurrandogli qualcosa all'orecchio.

Dapprima un diniego, poi un'esitazione e infine una chiara accettazione.

Avevo già intuito cosa frullava nella testa del mio ospite, per cui non mi meravigliai quando vidi il giovane cameriere spogliarsi in tutta fretta.

Anche il mio ospite si liberò dell'asciugamano con cui si cingeva alla vita e venne verso di me.

Mi fece inginocchiare, loro due in piedi di fronte a me, con i cazzi già in fase di erezione.

Iniziai a fare un doppio pompino fino a quando i due cazzi divennero rigidi e vogliosi.

A quel punto il mio ospite mi sospinse per un braccio verso il letto e mi fece mettere a quattro zampe.

Disse al cameriere di collocarsi sotto di me e di penetrarmi la fica.

Il giovane eseguì e in pochi secondi mi ritrovai la fica invasa da un cazzo di considerevoli dimensioni, mentre i miei capezzoli venivano strizzati con forza.

Iniziai a dimenarmi, cavalcando quel cazzo che mi era penetrato tutto nella fica.

Nel frattempo il mio ospite da dietro guardava divertito.

Dopo pochi secondi si avvicinò e mi allargò le gambe, mi afferrò il culo e prese a rovistarmi il buco con la lingua, come assatanato.

Lo sentii entrare, vorace, che leccava vorticosamente, mentre con una mano mi accarezzava la fica.

Sentii il suo cazzo appoggiarsi al buco del culo e cominciare a spingere.

Proprio in quel mentre emisi un gemito incontrollato e venni sbuffando di piacere.

Il cazzo dell'ospite con pochi colpi fu dentro il mio culo.

Avvertii il solito intenso dolore che subito dopo si tramutò in insano piacere, e continuai a dimenarmi per sentire meglio i due cazzi che continuavano a spingere.

Venni urlando di piacere, mentre la mia fica emetteva umori come un torrente in piena.

Il mio ospite ansimava, fremeva, le mani strette sulle chiappe, mentre il ragazzo sotto prese a a spingere con ritmo ancora più serrato.

Stava per esplodermi nella fica, lo sentivo, quando uscì e andò verso il tavolo.

Tornò con un piccolo bicchiere in mano che subito riempì con la sborra che gli usciva copiosa.

Il mio ospite uscì anche lui e fece la stessa cosa: si masturbò forsennatamente per qualche secondo e poi esplose nel bicchierino, che si riempì.

Me lo porse.

"Comincia la colazione, troia", mi disse tutto eccitato.

Presi il bicchiere, lo portai alle labbra, guardai il mio ospite negli occhi, complice e lussuriosa, e ingoiai tutta la sborra con un paio di sorsi

Poi con la lingua ripassai dentro il bicchiere per impadronirmi di tutta la sborra ancora presente.

Leccai a lungo fino a quando ripulii completamente il bicchiere, lo guardai di nuovo e mi leccai le labbra: "Soddisfatto?", chiesi ammiccante.

"Ti adoro, troia", mi rispose ammirato.

Il cameriere si era intanto rivestito e dileguato, dopo aver intascato una considerevole mancia.

Andai verso il tavolo collocato sulla splendida veranda, dove l'abbondante colazione campeggiava invitante, con i suoi colori e i suoi profumi raffinati.

Mi sedetti e cominciai a deliziarmi, osservando rapita quel panorama onirico, costellato di colori, di rumori sparsi, di profumi delicati e penetranti.

Ero davvero affamata.

Le rocce maestose emergevano imponenti dal mare, mentre le abitazioni sparse facevano capolino quasi timidamente su quello scenario epico e poetico insieme.

Respiravo a pieni polmoni l'aria salmastra, mentre la brezza leggera agitava i miei capelli neri e ribelli, lunghi, che arrivavano a coprire i miei seni ritti per l'eccitazione di quello spettacolo meraviglioso.

Il mio ospite era dietro di me, in piedi, intento ad accarezzarmi le tette.

"Ho ancora e sempre voglia di te. Sei una droga", mi diceva strizzandomi i capezzoli.

"Vorresti un'altra razione di sborra?", mi chiese insinuante.

"Saresti in grado di procurarmela?", gli chiesi sorridendo mentre assaporavo i dolci che facevano bella mostra di sè sul tavolo.

"Vieni qui", mi disse attirandomi a sè e facendomi inginocchiare davanti al suo cazzo che stava già ridiventando duro.

Mi attivai subito con la bocca per un altro pompino, vorace, selvaggio, mentre con la mano lo masturbavo intensamente.

Lo sentii genere, fremere, si irrigidì, qualche secondo e mi spruzzò in bocca di nuovo il suo sperma.

Ingoiai tutto.

Con le dita raccolsi un rivolo di sperma che mi scendeva giù per il mento e lo leccai, come se fosse crema, guardandolo negli occhi, mentre con la bocca ripulivo per bene il suo cazzo.

"Dulcis in fundo", gli dissi ammiccante.

"Sei una strega", mi rispose con un filo di voce

"Ora però dobbiamo proprio andare, abbiamo un programma niente male da realizzare lì nella sauna", mi disse mentre si vestiva ed io finivo la mia meritata colazione.

Ci ritrovammo così tutti e quattro all’interno della sauna che era collocata nelle viscere dell’Hotel.

Entrammo insieme all’interno del locale riscaldato, ci sedemmo sulle panche di legno e, nudi, cominciammo ad amoreggiare: qualche carezza, baci, leccate di fica e di cazzi e, in men che non si dica, mi ritrovai inginocchiata sulla panca, il piede destro poggiato a terra, un cazzo duro in bocca, un cazzo che mi penetrava la fica già oltremodo umida e non solo per la temperatura all’interno della sauna, e il mio ospite che da dietro mi leccava il culo per allargarlo a dovere nel mentre vi appoggiava il suo cazzo in trepidante attesa di penetrarmi.

Spinse con decisione e lo sentii entrare, mentre anche gli altri si davano da fare scopandomi dappertutto.

L’ordine del capobanda era tassativo: si sborra tutti insieme in bocca alla troia.

Venni sbattuta per qualche minuto, il tempo di godere e venire gemendo come una zoccola e mi fecero inginocchiare davanti a loro che di segavano vorticosamente.

Pochi secondi, bocca spalancata e venni centrata da tre fiotti di sperma che mi riempirono la bocca, le labbra e le guance mentre io cercavo di ingoiarne quanta più possibile.

Lo sperma si confondeva col sudore dei corpi e col vapore che tornava liquido, per cui me lo spalmai sul viso alla stregua di una crema idratante, mentre con la lingua mi leccavo le labbra guardando negli occhi i tre amici monelli.

“Che troia spettacolare che sei: in serata ti mandiamo a battere sulla provinciale”, mi disse ridendo.

E così fu.

Il sole si stava abbassando all'orizzonte quando arrivammo sulla strada che costeggia la zona industriale e che, notoriamente, è il luogo in cui clienti affamati di sesso facile vanno alla ricerca di puttane in cerca di soldi facili.

Mi hanno conciata come una troia, la tipica battona da strada.

Gonna corta nera, attillata, a coprire a malapena il culo.

Canottiera nera ricamata di pizzo.

Giacchino chiaro alla vita.

Scarpe tacco 10.

Sono senza reggiseno nè slip: sarebbero solo di intralcio.

Con i miei capelli neri, lunghi, spettinati, cammino ancheggiando su un marciapiedi lungo una provinciale poco trafficata e notoriamente frequentata da automobilisti in cerca di puttane.

Questa sera sono una di loro e sono eccitatissima: ho già la fica umida per il piacere che mi provoca quella sensazione…

Certo, una busta contenente un extra con molti biglietti di vario colore è un forte incentivo a buttarsi in questa sordida avventura, ma non nego che mi eccita maledettamente la consapevolezza di essere guardata e trattata come una puttana qualunque…

Pochi minuti e si ferma un'auto di gran classe.

I tre, nascosti, osservano e riprendono la scena.

"Un bocchino 50, se vuoi l'ingoio sono cento"

"Te ne do 200 ma devi fare un'altra cosa"

"Cioè?", chiedo sospettosa.

Mi indica il cambio: "Devi infilarti questo nella fica"

"Allora sono 300: è bello grosso"

Il cliente accetta.

Salgo in macchina, ci appartiamo in uno slargo lì vicino.

Gli estraggo il cazzo, già duro, e comincio il mio pompino.

Lui, al posto di guida, mi tiene la testa con le mani e mi spinge.

Uso pure le mani, facendogli una sega così da farlo venire subito.

Un minuto e sento la bocca invasa dal suo sperma.

"Non ingoiare, subito, troia - mi dice ansimando - ti voglio vedere mentre lo fai"

Mi faccio riempire la bocca di sborra, attendo che i fiotti cessino.

Lui mi lascia la testa.

Mi rialzo, lo guardo, apro un pò la bocca per fargli vedere la sborra che c'è dentro.

Ingoio con decisione.

Lui mi riafferra alla testa e mi spinge nuovamente sul suo cazzo.

Altro sperma fuoriesce lentamente.

Lo lecco, lo ingoio.

Lecco ancora il suo cazzo per un pò, fino a che lo sento afflosciarsi definitivamente.

A quel punto mi fa rialzare e comincia ad alzarmi la gonna.

Guarda la mia fica, la accarezza, con le dita, mi strizza il clitoride ed entra dentro massaggiandomi con energia.

Dopo un pò ricaccia le dita, le odora e le lecca.

"Hai un buon sapore, troia", mi dice eccitato.

"Ora dentro la fica facci entrare questo", mi dice indicandomi il cambio.

Con qualche movimento acrobatico mi posiziono sul cambio.

Allargo la mia fica con le mani, la appoggio e inizio a scendere.

Sento la corta asta entrare.

Lui mi guarda e mi accarezza la fica.

Inizia a contorcersi, posiziona la faccia davanti alla mia fica e inizia a leccarmela.

Una situazione nuova, mai provata.

Mi eccito davvero come una zoccola in calore, e mentre mi muovo sul cambio e lui mi lecca avidamente la fica, godo e vengo ululando sommessamente.

Faccio uscire il cambio dalla fica e torno a sedermi al mio posto, lasciando una consistente scia umida sul cambio

Lui lo guarda estasiato e poi si fionda a leccare con ingordigia i miei umori. Lecca con voracità il cambio, assaporando tutti i miei fluidi.

Mi allunga 3 biglietti da 100.

"Sei una troia eccezionale", mi dice con vera ammirazione.

Mi riaccompagna sulla provinciale, dove mi aveva caricata, e mentre scendo mi chiede: "Quando ti ritrovo?"

"Mai più", rispondo con un sorriso enigmatico.

Torno a passeggiare.

Una decina di minuti e si ferma un altro.

Una berlina lussuosa, blu metallizzata.

Solita domanda, solita risposta.

Salgo in auto e ci appartiamo in un altro slargo seminascosto in curva.

"Ora ti faccio vedere", mi dice con aria misteriosa mentre estrae il suo cazzo.

"Cazzo!!", esclamo incredula.

Un attrezzo assolutamente raro, enorme benché in fase di irrigidimento.

Lo afferro con entrambe le mani, cerco di metterlo in bocca.

Debbo spalancarla.

Rischio che la mandibola mi si stacchi.

Mentalmente penso a un calibro trenta con diametro 5: un mostro che mi attrae irresistibilmente.

Lo sego selvaggiamente con entrambe le mani mentre con la bocca riesco a malapena a leccare la sua parte superiore.

"Lo voglio sentire nella fica - gli dico eccitata come raramente mi era capitato - riempimi, sfondami dai..."

Salgo su di lui, allargo la fica con le mani, mi abbasso.

Lo sento entrare, con difficoltà.

Cazzo, cazzo!!!

Sono fradicia.

La mia fica urla di dolore e piacere.

Mi agito mentre lui mi strizza il clitoride.

Solo un terzo di quella mazza riesce a penetrarmi nella fica.

Una trentina di secondi, su e giù, e vengo mugolando e contorcendomi come una vera zoccola in calore.

Lui a quel punto mi spinge via, mi afferra per i capelli e mi rimette la faccia sul suo cazzo.

"Ti voglio sborrare in bocca e stai attenta a non sporcarmi il sedile, troia, tutta labdevi ingoiare, chiaro?"

Annuisco con la testa mentre lo sego e lo spompino.

Cazzo, quello ci metteva tempo, le mie mani cominciavano a stancarsi...ma quando cazzo vieni...si!

Venni riempita da un getto potente che mi invase la gola.

Presi a ingoiare disperatamente.

Cazzo, non finiva più...!

Ingoiavo, ingoiavo, fino a quando quel cazzo enorme smise di pulsare.

A quel punto presi a leccarlo con più calma.

Lo baciavo, lo stringevo tra le mani mentre si sgonfiava e io, finalmente, riuscii a metterlo per una buona metà in bocca.

Non me ne volevo più staccare.

Ero ipnotizzata, e se lui non mi avesse sollevato di peso e allontanato sarei rimasta lì nella speranza di farlo resuscitare.

"Basta così puttana, brava, ci hai saputo fare", mi disse allungandomi due biglietti rossi.

Si ricompose e mi riportò indietro sulla provinciale.

"Se ripasso domani ti trovo? Vorrei fartelo assaggiare nel culo", mi disse mentre scendevo.

"Tu ripassa, poi vediamo", gli dissi mentre mi ripassavo la lingua nella bocca per continuare ad assaporare il suo sperma, e nella piena consapevolezza che mai e poi mai quel cazzo gigante sarebbe entrato nel mio culo.

Rimasi ancora un paio d'ore sulla provinciale.

E insomma, alla fine contai sette clienti, e nella mia borsetta erano finiti diversi biglietti verdi e rossi: una cifra davvero ragguardevole.

Il mio ospite venne a recuperarmi insieme ai suoi due amici.

Avevano immortalato tutte le scene, e vollero da me la cronaca degli eventi.

"Cazzo se mi sono divertita. Essere una puttana di strada mi ha fatto venire i brividi sulla pelle e dentro la fica", risposi ridendo.

"Tutti cazzi ordinari, con sborrate non memorabili - risposi a precisa domanda - tranne uno. Ragazzi, un vero superdotato, con un cazzo calibro 27 e diametro 5: un mostro. Mi ha riempito con una sborrata che sembrava un fiume in piena. Beh, confesso: ero così affascinata da quel cazzo che l'ho fotografato per ricordo, e prima di farlo venire l'ho voluto provare nella fica. Ne è entrato solo metà, e mi sembrava di scoppiare...avete presente? Se sono venuta? E certo che sì, stavo squirtando solo all'idea..."

Poi mi chiesero di cose particolari: ne erano successe?

"Si, una si, debbo dire. Un tizio ha voluto che ficcassi nella mia fica il cambio e poi lo ha leccato estasiato. Sono morta dal ridere: roba mai vista."

Il mio ospite accostò in una zona un po' appartata e fermo' l'auto.

"Lo vedi questo cambio? - mi chiese eccitato - Ora te lo metti nel culo".

"Ma non ci pensare nemmeno, per stasera basta così", risposi decisa.

Il mio ospite estrasse due biglietti viola e me li diede.

"Voglio vederti fare una marcia indietro", mi disse guardandomi negli occhi.

Eh, ragazzi, che volete che vi dica.

Sarà stata l'eccitazione, il senso di sfida, il compenso, la voglia di stupire: fatto è che mi posi sul cambio, pronta a fare marcia indietro.

Mi feci leccare il culo per bene, mi feci aiutare a dilatare il mio buco e poi scesi lentamente.

Cazzo che dolore, anche perché il cambio aveva una forma un po' particolare.

Comunque lo feci entrare, lo sentii nel mio culo, in profondità, mentre i tre guardavano ammirati segandosi.

Qualche ancheggiamento e risalii facendo uscire il cambio dal mio culo.

"Voi tre siete pazzi, ma veramente", dissi loro divertita.

"Dai, siediti, apri la bocca e chiudiamo bene questa serata", mi disse l'ospite mentre continuava a segarsi.

"Questo non era nei patti", dissi in tono volutamente antipatico.

"Ti pago, ti pago, troia, apri quella cazzo di bocca", mi disse ansimante.

Obbedii e dopo poco altri fiotti di sperma mi finirono in bocca e mi scivolarono sul mento.

Ingoiai quello che potevo, il resto lo lasciai scorrere sul mio corpo.

Stavo per tornare in albergo: mi sarei fatta un lungo bagno rigenerante, pensavo, mentre altri biglietti verdi finivano nella mia mano.

Tornammo in albergo.

Quella sera il mio ospite decise che avremmo cenato nella suite: aveva qualcosa in mente e un ristorante non era il luogo adatto per attuarla.

Ci ritrovammo tutti e quattro sulla grande veranda a strapiombo sul mare che dominava un paesaggio da favola.

Sulla Costiera Amalfitana era scesa la sera, il blu del mare e del cielo si era trasformato in un grigio antracite indistinguibile costellato, ai lati, di luci che facevano intuire la presenza di abitazioni, borghi, strade che animavano quell'angolo di paradiso.

I tre terribili amici si ritrovarono così ad organizzare una serata speciale, all'insegna della follia e dell'eccesso, mentre io andavo a farmi abbracciare dall'enorme vasca idromassaggio che mi attendeva in bagno.

Quando uscii, con l'accappatoio e un asciugamano in testa, venni subito circondata dai tre.

Tutto era stato organizzato, ma prima che arrivasse il cameriere con i vassoi volevano un anticipo.

Accesero lo stereo, mi spogliarono.

"Adoro scopare una donna bagnata appena uscita dalla vasca, sa ancora più di porca", mi disse il capobanda mentre mi accarezzava le tette e mi succhiava i capezzoli.

Dietro di me un altro mi accarezzava il culo e con le dita forzava il buco per entrare.

Venni sospinta verso l'enorme letto in stile barocco e fatta mettere a quattro zampe.

Mi fecero allargare le gambe.

Uno venne a posizionarsi sotto di me, la testa all'altezza della fica e prese a leccarmi afferrandomi per il culo.

Un altro mi allargava il culo e con la lingua leccava il buco con forza per intrufolarsi dentro.

Di fronte a me il terzo mi mise il suo cazzo in bocca e io presi a fargli un pompino con la lingua avvolgente, come piaceva a lui.

Cominciavo a inumidirmi per bene, e sentivo la lingua di quello che mi leccava la fica andare a raccogliere tutti i miei umori, emettendo mugolii di piacere.

Mi spostarono.

Uno si stese sul letto e mi fece segno di salirgli sopra.

Mi afferrò le tette, mi tirò a sè e poi, quando fui su di lui, mi allargò la fica con le mani e mi penetrò col suo cazzo, con un colpo forte, secco e deciso che mi lasciò per un attimo senza fiato.

Quello dietro nel frattempo stava forzando per sfondarmi il culo col suo cazzo, mentre l'altro continuava a segarsi tenendo il suo cazzo nella mia bocca.

Qualche minuto di spinte sempre più forti, e mentre sentivo il culo andare in fiamme venni dimenandomi e ansimando.

"Aspettate ragazzi, non venite...", disse il capobanda e, si allontanò per andare a prendere una bottiglia di vino e alcuni bicchieri.

"Dobbiamo fare un brindisi, prima, a questa splendida troia e alle gioie che ci sta regalando", disse mentre riempiva i bicchieri.

Ci sedemmo tutti sul letto, e mentre la musica continuava ad andare, cominciammo a sorseggiare il vino.

Poi i tre si alzarono, finirono il loro vino e mi dissero di inginocchiarmi.

"Il tuo brindisi sarà più ricco Annamaria", mi disse il mio ospite mentre prese a segarsi insieme agli altri due.

Qualche secondo e il loro sperma finì nel mio bicchiere di vino.

A uno a uno mi fecero leccare i loro cazzi per ingoiare la sborra che ancora lentamente fuoriusciva, e poi mi porsero il mio bicchiere pieno di vino e di sperma.

"Bevi, troia, ingoia tutto, zoccola", mi dissero tutti eccitati.

Non me lo feci ripetere due volte: afferrai il bicchiere e con aria di sfida ingoiai con gusto, in lunghe sorsate, il vino ricolmo di sborra.

Li guardavo negli occhi, a uno a uno, mentre bevevo, e quando ingoiai anche l'ultimo sorso di vino andai con le dita a recuperare la sborra che era rimasta sul fondo del bicchiere, mi portai le dita alla bocca e le leccai con perverso piacere.

Mi rialzai, e, mentre poggiavo il bicchiere sul tavolo, mi ripassai le labbra con la lingua, e in tono di sfida dissi loro: "Sareste in grado di procurarmi un'altra razione di sborra?"

"Dopo cena, troia, dopocena, sarai accontentata", stava dicendo il mio ospite quando bussarono alla porta.

Il tempo di mettersi addosso qualcosa e uno di loro andò ad aprire al cameriere che portava un grande carrello pieno di...di non saprei, tutte cose meravigliose e dal profumo paradisiaco.

Ci sedemmo attorno al tavolo posto sulla veranda, mentre il cameriere serviva i piatti e ci illustrava, con parole che amplificavano i profumi delle portate, le caratteristiche dei cibi.

Andato via il cameriere il capobanda ci fece tornare nudi.

"Si mangia nudi sulla costiera amalfitana, in questa notte magica e porca", disse mentre cominciammo a mangiare.

Un’insalata di mare dal sapore afrodisiaco, una frittura da sogno, e poi le cozze...

Il tempo di mangiare qualche cozza e il mio ospite mi afferrò e mi fece stendere sul letto: "Tu sarai il nostro piatto, troia", mi disse mentre mi cospargeva di cozze.

E tutti a ridere come pazzi, mentre i tre mangiavano le ostriche e nel contempo mi succhiavano i capezzoli, mi leccavano la fica...

"Cozze alla fica, ragazzi: che prezzo ha?", chiese guardando gli altri e ridendo eccitato.

E mentre anche io ridevo come una pazza, mangiavo le mie cozze, che erano divinamente buone e che sapevano di mare e di me...

La cena fu lunga, ragazzi, e il dopocena ancora più lungo...
di
scritto il
2025-09-02
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