Fotografata e inculata

di
genere
trio

FOTOGRAFATA E INCULATA
by @lady_aemme e @lady_aemme_bis
Sono su Instagram, ma mi trovate senza censure su telegram @seduzioneamaranto

Come cominciò tutto?
Sono una donna sposata.
Mio marito è un professionista molto noto e stimato.
Tra me e lui c'è una considerevole differenza di età: potrei tranquillamente essere sua figlia.
Di cosa mi occupo?
Svolgo un'attività professionale in un settore che mi costringe a rapportarmi molto spesso con persone di rilevante importanza.
Stimata a mia volta, vivo la mia vita tranquilla, agiata e noiosa nel riflesso di una luce che sento non mia, che più non mi appartiene.
Inquieta e agitata da desideri occulti e inconfessabili, sento una potente spinta interiore, profonda, che mi fa fremere, impaziente di realizzare esperienze erotiche che mi diano quelle soddisfazioni sessuali che sempre più spesso rendono ansiose le mie notti.
E così, quando andai a vedere quella mostra fotografica, quelle foto arditamente erotiche, in precario ed esaltante equilibrio tra arte e porno, mi fecero incontrare me stessa, sconosciuta, e venni attratta irresistibilmente.
Avrei voluto essere io l'oggetto di quei ritratti, avrei voluto eccitarmi di fronte al freddo occhio di una macchina fotografica e agli sguardi eccitati di sconosciuti che fossero in grado di mettere a nudo e far emergere e far esplodere la donna desiderosa di sesso sfrenato che si nascondeva in me.
Doveva succedere.
Ci incontrammo per caso.
Ci guardammo.
Sapete di quelle alchimie che in modo oscuro e magico prendono vita autonoma e iniziano a ribollire, senza che vi sia possibilità di opporsi alla loro forza trascinante.
"Sarebbe un ottimo soggetto da fotografare lei, così semplicemente elegante e attraente."
Rifiutai lusingata, ma il tarlo del demone tentatore si era già insinuato in me.
"Se ci ripensa, questo è il mio biglietto da visita."
Girai e rigirai quel biglietto tra le dita per due giorni di seguito.
Avrei dovuto strapparlo, senza guardarmi indietro.
Avrei dovuto...e invece chiamai, ovviamente.
Il demone che era già in me vinse agevolmente.
Compresi subito che, davanti a quell'obiettivo e davanti agli occhi del fotografo e del suo giovanissimo assistente, la stimata me, moglie dello stimato Professore era morta per sempre.
Al suo posto la nuova me, desiderosa, esibizionista, audace, bramosa di calde novità, con le quali mi sarei di certo scottata, lo sapevo, ma era quello che volevo: quello che avevo sempre voluto.
Obbedivo senza alcuna esitazione ai suoi ordini.
Nuda, senza ritegno, perfettamente depilata, come mi voleva.
In tutte le pose.
Le più oscene, le più volgari, e le più dolci e raffinate.
Ero allungata su un divano, le gambe aperte, la fica spalancata e in bella vista, lo sguardo perduto.
Lui si ferma un attimo e sorridendo mi dice: "Guardalo poverino - indicando il ragazzino che gli faceva da assistente - lo stai facendo esplodere in silenzio... "
Senza dire una parola mi avvicinai al suo assistente e mi inginocchiai davanti a lui.
Sapevo cosa voleva da me il fotografo e io volevo accontentarlo.
Gli sbottonai i jeans e misi in bocca il suo uccello già duro e gocciolante.
Il tempo di due sole leccate e mi esplose in bocca, tremolando di piacere.
Sentii il fiotto caldo e vellutato del suo sperma che mi riempiva la bocca.
Ingoiai tutto, mentre alcuni rivoli di sborra fuoriuscivano dalla mia bocca e scendevano velocemente: li ripresi con le dita e me li misi in bocca, ingoiando con piacere.
Continuai a leccare l'uccello del ragazzo fin quando anche l'ultimo fiotto di sperma fu nella mia bocca.
Nel frattempo il fotografo prese a scoparmi da dietro.
Ero già umida fradicia e il suo membro penetrò agilmente nella mia fica.
Iniziò a spingere, a dare colpi con forza, afferrandomi per i capelli.
Mi sentivo terribilmente troia, libera e felice, e quando sentii il mio desiderio esplodere venni mugolando come una cagna in calore.
Vivevo una trance erotica mai assaporata prima eppure sempre sognata, in silenzio, nell'oscurità dei miei più intimi e osceni desideri.
Nel mentre il fotografo cambiava obiettivo, concentrandosi sul culo, il cazzo del giovane divenne nuovamente duro e voglioso.
Il mio culo era stato penetrato pochissimo fino a quel momento, potrei dire che ero quasi vergine in quel buco.
Il fotografo se ne accorse e, ancora più eccitato, prese ad allargarlo con le mani e a leccarlo voracemente in profondità.
Sentii la sua lingua scavarmi dentro il culo, bagnarmi, leccarmi, e la cosa mi faceva eccitare follemente.
Il fotografo mi aveva leccato il culo per bene, a lungo, facendo penetrare la lingua in luoghi finora sconosciuti, ed io, in preda all'estasi, ripresi con vigore a succhiare l'uccello del giovane.
E così, mentre il fotografo, appoggiato il suo cazzo al buco, iniziò a spingere con vigore il suo membro gonfio nel mio culo dando colpi sempre più forti per entrare in profondità, io, in preda a una godimento ignoto, con insaziabile voracità, mi accanivo sul cazzo del giovane facendolo arrivare fino alla gola.
E proprio mentre mi avventavo con furia selvaggia sul cazzo del ragazzo venni di nuovo, urlando di piacere e dimenando ossessivamente il mio culo, ancora penetrato con forza dal fotografo.
Questione ancora di un minuto, e sentii il fiotto caldo del fotografo che invadeva il mio culo.
In contemporanea la mia bocca venne nuovamente invasa dallo sperma vellutato e acre del giovane.
Ingoiai tutto con deliziata furia, mentre il fotografo depositava gli ultimi schizzi della sua sborra sul mio culo.
Quindi, dopo aver ingoiato l'ultima goccia della sborra del giovane, mi girai di scatto e presi a leccare, con un lussurioso piacere fino ad allora sconosciuto, la verga bagnata del fotografo, deliziandomi la bocca con ciò che ancora restava della sua sborra delicatamente amarognola.
Sentii lo sperma fuoriuscire lentamente dal mio culo, andai a raccoglierlo con la mano e leccai tutta la sborra, in un impero di lussuria diabolica, guardando negli occhi il fotografo che mi osservava eccitato.
Quando anche l'ultima goccia di sperma uscito dal mio culo finì sulla mia lingua mi leccai le labbra estasiata, assaporando ancora il gusto della sborra che avevo in bocca.
"Per oggi abbiamo finito, vatti a lavare", mi disse il fotografo mentre si ricomponeva.
Lo guardai con aria di sfida: "E se facessimo un'altra seduta?", chiesi in tono provocatorio.
"Sei sicura di volere un'altra razione?"
"Sei sicuro di potermela dare?", chiesi io di rimando mentre mi avviavo verso il bagno.
E così il cerchio si chiuse e, nella visione eraclitea della mia vita, la fine della vecchia me segnò la nascita della nuova: una donna finalmente libera di essere pienamente troia, come aveva sempre intimamente desiderato, e come voleva essere ogni volta che avrebbe voluto e potuto.

di
scritto il
2025-07-15
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