Un avvocato per tre
di
Ladyam
genere
dominazione
UN AVVOCATO PER TRE
by @lady_aemme
Sono su Instagram, se volete conoscermi
Sono un avvocato, una professionista affermata.
Sono bella, lo so, e porto in modo invidiabile i miei 45 anni.
Anche io ho i miei desideri segreti, voglie nascoste che talvolta riesco ad appagare.
Quella sera ero stanca e non immaginavo che la lunga giornata di lavoro si sarebbe conclusa in quel modo.
L'ultimo cliente mi attendeva nella sala d'attesa.
Ero in leggero ritardo.
La mia segretaria era già andata via, per cui andai io a chiamarlo.
Erano in tre.
Tre fratelli.
Li feci accomodare davanti alla mia scrivania e dissi loro di spiegarmi il problema.
Erano tre bei ragazzi e si somigliavano molto.
Decisi, duri, sicuri di sè.
Mi guardavano dritto negli occhi, con sguardi che a tratti mi intimidivano.
"Si, ma voi che atteggiamento avete assunto nei confronti della ragazza?", chiesi, già sapendo per quale strada mi stavo incamminando.
"Ora le faccio vedere, avvocato", mi disse uno dei tre, e si alzò venendo sicuro verso di me.
Immaginavo quello che stava per accadere, e volevo che accadesse.
Mi afferrò per il collo, si scese la zip dei jeans, estrasse il suo cazzo e me lo mise in bocca, senza dire niente.
Io restai per qualche secondo interdetta.
Ero eccitata, morivo dalla voglia di fargli un pompino, ma mi trattenni.
Allora lui mi scosse la testa: "Avanti, troia, che aspetti? Succhia, puttana", mi disse mentre mi afferrò i seni e iniziò a stringerli con forza.
Cominciai a leccargli il cazzo con vigore.
Gli altri due guardavano e avevano cominciato a masturbarsi.
Il ragazzo mi fece interrompere il pompino e mi fece alzare.
"Spogliati, zoccola, e vatti a stendere sul divano, mi disse allontanandomi in malo modo.
Obbedii in silenzio.
Quando fui nuda si misero tutti e tre attorno a me e presero a baciarmi, a leccarmi dappertutto, ad accarezzarmi.
Mi fecero piegare ed allargare le gambe. Appoggiai le mani sul divano, mentre loro mi afferrarono il culo e cominciarono ad aprirlo. Uno prese a leccarmi il buco, mentre un altro si parò davanti a me e mi mise in bocca il suo cazzo.
Il terzo si masturbava mentre mi strizzava i seni e i capezzoli.
Poi andò a stendersi sul divano: "Vieni qui, troia, inizia a cavalcare", mi disse impugnando il suo cazzo.
Gli salii sopra, afferrai il suo cazzo, allargai le gambe e cominciai a farlo entrare nella mia fica già umida e vogliosa.
Il secondo, che aveva leccato a lungo il mio culo, iniziò a penetrarlo col suo cazzo, mentre il terzo prese a scoparmi in bocca. Quello dietro spingeva con colpi secchi e ripetuti.
Non ero molto abituata a prendere cazzi nel culo, e quindi avvertii del dolore mentre entrava.
Mi scappò un urlo mentre mi dimenavo, e allora quello che mi stava scopando la bocca mi diede una sberla: "Non urlare troia, devi soffrire in silenzio, hai capito?", mi disse afferrandomi per i capelli.
Feci di sì con la testa, mentre continuavo il pompino.
Quello sotto mi tormentava i capezzoli, strizzandoli con forza, mentre spingeva il suo cazzo nella mia fica, in profondità.
Dopo un pò cambiarono di posizione.
Il secondo cazzo che mi penetrò il culo era più grosso, ma il buco si stava dilatando e non ebbi particolare dolore.
Spingevano con forza, e io mi sentivo piena e pienamente zoccola, con tutti i miei buchi che venivano sfondati senza ritegno.
Quindi fecero un altro giro, mentre ridevano, mi davano sberle sul culo e in faccia e mi sputavano nel culo e in bocca.
"Lurida troia, ti piace vero?"
Annuivo con la testa.
Ricevetti un ceffone.
"Puttana", mi disse, e mi sputò di nuovo in faccia.
Le spinte diventavano più rapide, le sberle più frequenti, ansimavano come animali: stavano per venire.
Sentii il mio culo invaso dalla sborra calda del primo.
Subito dopo venni inondata nella fica e poco dopo la mia bocca venne riempita da fiotti di sborra liquida.
Presi a ingoiare con avidità.
Continuarono a spingere a lungo, fino a quando, soddisfatti, uscirono e si sedettero sul divano.
Venni tirata in giù per i capelli per farmi leccare i loro cazzi ancora sporchi di sborra e bagnati.
Inginocchiata, lo feci con voracità.
"Ricaccia la sborra dalla fica e dal culo, troia, e leccala", mi disse uno dandomi l'ennesimo ceffone.
Mi impegnai.
La sborra defluì dal mio culo e dalla fica e si depositò per terra.
Mi afferrarono per i capelli, mi spinsero la faccia per terra e mi fecero leccare la sborra. "Lecca tutto, lurida troia".
Con la lingua andai alla ricerca di ogni goccia di sperma, mentre mi davano sberle e calci sul culo.
Quando ingoiai tutta la sborra che trovai, mi girai e li guardai.
"Brava la troia", mi dissero ridendo, e mi sputarono in faccia.
Con le dita andai a raccogliere tutta la sborra che ancora avevo sulla faccia e la leccai avidamente.
Quindi ripresi in mano i loro cazzi, oramai sgonfi, e continuai a leccarli e baciarli.
Me lo lasciarono fare per qualche minuto, poi mi spintonarono via: "Adesso basta, troia. Magari la prossima volta ti daremo un'altra razione. Ora devi lavorare per noi. Vatti a rivestire, puttana, vatti a pulire che fai schifo".
Obbedii in silenzio, mentre i tre giovani andavano via soddisfatti e appagati.
Chiamai casa: "Sto per tornare caro...si, giornata terribile...avete già cenato? Bravi...si lasciatemi in forno, tra poco sarò lì"
Tornai piuttosto tardi a casa quella sera.
Mio marito mi aspettava ansioso, i ragazzi erano davanti alla televisione.
"Avete fatto bene. Ho avuto tantissimo da fare in ufficio, scusate", dissi frettolosamente mentre mi avviavo in bagno per una doccia necessaria, e mentre mi spogliavo ripensavo ai tre fratelli, ai loro cazzi, e già immaginavo e pregustavo la seconda razione di sborra che avrebbero potuto darmi da lì a qualche giorno.
Mi sentivo troia, puttana, sporca e sazia.
Soprattutto mi sentivo soddisfatta, e non vedevo l'ora di tornare a essere la loro lurida zoccola.
by @lady_aemme
Sono su Instagram, se volete conoscermi
Sono un avvocato, una professionista affermata.
Sono bella, lo so, e porto in modo invidiabile i miei 45 anni.
Anche io ho i miei desideri segreti, voglie nascoste che talvolta riesco ad appagare.
Quella sera ero stanca e non immaginavo che la lunga giornata di lavoro si sarebbe conclusa in quel modo.
L'ultimo cliente mi attendeva nella sala d'attesa.
Ero in leggero ritardo.
La mia segretaria era già andata via, per cui andai io a chiamarlo.
Erano in tre.
Tre fratelli.
Li feci accomodare davanti alla mia scrivania e dissi loro di spiegarmi il problema.
Erano tre bei ragazzi e si somigliavano molto.
Decisi, duri, sicuri di sè.
Mi guardavano dritto negli occhi, con sguardi che a tratti mi intimidivano.
"Si, ma voi che atteggiamento avete assunto nei confronti della ragazza?", chiesi, già sapendo per quale strada mi stavo incamminando.
"Ora le faccio vedere, avvocato", mi disse uno dei tre, e si alzò venendo sicuro verso di me.
Immaginavo quello che stava per accadere, e volevo che accadesse.
Mi afferrò per il collo, si scese la zip dei jeans, estrasse il suo cazzo e me lo mise in bocca, senza dire niente.
Io restai per qualche secondo interdetta.
Ero eccitata, morivo dalla voglia di fargli un pompino, ma mi trattenni.
Allora lui mi scosse la testa: "Avanti, troia, che aspetti? Succhia, puttana", mi disse mentre mi afferrò i seni e iniziò a stringerli con forza.
Cominciai a leccargli il cazzo con vigore.
Gli altri due guardavano e avevano cominciato a masturbarsi.
Il ragazzo mi fece interrompere il pompino e mi fece alzare.
"Spogliati, zoccola, e vatti a stendere sul divano, mi disse allontanandomi in malo modo.
Obbedii in silenzio.
Quando fui nuda si misero tutti e tre attorno a me e presero a baciarmi, a leccarmi dappertutto, ad accarezzarmi.
Mi fecero piegare ed allargare le gambe. Appoggiai le mani sul divano, mentre loro mi afferrarono il culo e cominciarono ad aprirlo. Uno prese a leccarmi il buco, mentre un altro si parò davanti a me e mi mise in bocca il suo cazzo.
Il terzo si masturbava mentre mi strizzava i seni e i capezzoli.
Poi andò a stendersi sul divano: "Vieni qui, troia, inizia a cavalcare", mi disse impugnando il suo cazzo.
Gli salii sopra, afferrai il suo cazzo, allargai le gambe e cominciai a farlo entrare nella mia fica già umida e vogliosa.
Il secondo, che aveva leccato a lungo il mio culo, iniziò a penetrarlo col suo cazzo, mentre il terzo prese a scoparmi in bocca. Quello dietro spingeva con colpi secchi e ripetuti.
Non ero molto abituata a prendere cazzi nel culo, e quindi avvertii del dolore mentre entrava.
Mi scappò un urlo mentre mi dimenavo, e allora quello che mi stava scopando la bocca mi diede una sberla: "Non urlare troia, devi soffrire in silenzio, hai capito?", mi disse afferrandomi per i capelli.
Feci di sì con la testa, mentre continuavo il pompino.
Quello sotto mi tormentava i capezzoli, strizzandoli con forza, mentre spingeva il suo cazzo nella mia fica, in profondità.
Dopo un pò cambiarono di posizione.
Il secondo cazzo che mi penetrò il culo era più grosso, ma il buco si stava dilatando e non ebbi particolare dolore.
Spingevano con forza, e io mi sentivo piena e pienamente zoccola, con tutti i miei buchi che venivano sfondati senza ritegno.
Quindi fecero un altro giro, mentre ridevano, mi davano sberle sul culo e in faccia e mi sputavano nel culo e in bocca.
"Lurida troia, ti piace vero?"
Annuivo con la testa.
Ricevetti un ceffone.
"Puttana", mi disse, e mi sputò di nuovo in faccia.
Le spinte diventavano più rapide, le sberle più frequenti, ansimavano come animali: stavano per venire.
Sentii il mio culo invaso dalla sborra calda del primo.
Subito dopo venni inondata nella fica e poco dopo la mia bocca venne riempita da fiotti di sborra liquida.
Presi a ingoiare con avidità.
Continuarono a spingere a lungo, fino a quando, soddisfatti, uscirono e si sedettero sul divano.
Venni tirata in giù per i capelli per farmi leccare i loro cazzi ancora sporchi di sborra e bagnati.
Inginocchiata, lo feci con voracità.
"Ricaccia la sborra dalla fica e dal culo, troia, e leccala", mi disse uno dandomi l'ennesimo ceffone.
Mi impegnai.
La sborra defluì dal mio culo e dalla fica e si depositò per terra.
Mi afferrarono per i capelli, mi spinsero la faccia per terra e mi fecero leccare la sborra. "Lecca tutto, lurida troia".
Con la lingua andai alla ricerca di ogni goccia di sperma, mentre mi davano sberle e calci sul culo.
Quando ingoiai tutta la sborra che trovai, mi girai e li guardai.
"Brava la troia", mi dissero ridendo, e mi sputarono in faccia.
Con le dita andai a raccogliere tutta la sborra che ancora avevo sulla faccia e la leccai avidamente.
Quindi ripresi in mano i loro cazzi, oramai sgonfi, e continuai a leccarli e baciarli.
Me lo lasciarono fare per qualche minuto, poi mi spintonarono via: "Adesso basta, troia. Magari la prossima volta ti daremo un'altra razione. Ora devi lavorare per noi. Vatti a rivestire, puttana, vatti a pulire che fai schifo".
Obbedii in silenzio, mentre i tre giovani andavano via soddisfatti e appagati.
Chiamai casa: "Sto per tornare caro...si, giornata terribile...avete già cenato? Bravi...si lasciatemi in forno, tra poco sarò lì"
Tornai piuttosto tardi a casa quella sera.
Mio marito mi aspettava ansioso, i ragazzi erano davanti alla televisione.
"Avete fatto bene. Ho avuto tantissimo da fare in ufficio, scusate", dissi frettolosamente mentre mi avviavo in bagno per una doccia necessaria, e mentre mi spogliavo ripensavo ai tre fratelli, ai loro cazzi, e già immaginavo e pregustavo la seconda razione di sborra che avrebbero potuto darmi da lì a qualche giorno.
Mi sentivo troia, puttana, sporca e sazia.
Soprattutto mi sentivo soddisfatta, e non vedevo l'ora di tornare a essere la loro lurida zoccola.
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