Fuoco Proibito

di
genere
incesti

Nicole. Gis. Angelo. Un uomo. Due donne. Un solo, inarrestabile desiderio.

Non erano più zio, nipote e cognata.
Erano tre corpi che si cercavano, si fondevano, si divoravano.

Il giorno era solo una tregua. La notte, la loro verità.
Una verità fatta di sguardi che si accendevano al minimo contatto, di mani che ormai conoscevano ogni centimetro, ogni reazione, ogni piega del piacere.

Nicole era la più giovane, ma non la più timida.
Era lei a volte a iniziare il gioco, con uno sguardo sfacciato o un bacio dato a Gis mentre Angelo osservava.
Il suo corpo era una trappola di desiderio: figa calda e pulsante, culo sodo e affamato, una bocca sempre aperta a ricevere piacere e a darne.

Gis era diversa. Matura, sicura. Sapeva cosa voleva e come prenderselo.
A volte dominava Nicole con dolcezza feroce, la faceva gemere solo con la lingua, e Angelo ne usciva stregato.
Il suo culo si muoveva lento, ipnotico. Il suo tocco accendeva ogni cosa, mentre le sue labbra sussurravano oscenità come promesse.

E Angelo… Angelo era diventato l’uomo che le aveva prese, amate, possedute.
Il cazzo duro come roccia, sempre teso tra le due, non era più solo uno strumento di piacere: era il centro di un culto proibito, il simbolo di quel legame sporco, viscerale e totale.
Le scopava con foga, con dolcezza, con furia. Le faceva urlare, tremare, piangere di godimento. E loro lo adoravano.

Notti intere passavano così, in un letto che profumava di sesso, sudore e peccato.
Nicole cavalcava Angelo con la figa allagata, mentre Gis le leccava il clitoride da sotto, facendola esplodere in onde di piacere.
Poi si scambiavano, si intrecciavano, si lasciavano andare a tutto: cazzo in bocca, dita in figa, lingue su ogni centimetro.

Ogni orgasmo era più violento del precedente. Ogni gemito era una confessione.
Ogni “sì” sussurrato era una resa incondizionata al fuoco.

Quella sera il cielo era nero come la loro voglia.
Nicole a quattro zampe sul letto, il culo alzato e bagnato, Gis sotto di lei che la baciava e la teneva aperta con le mani.
Angelo entrò in quel culo con un colpo solo, deciso, senza pietà. Nicole urlò, ma di piacere. Gis la leccava senza sosta, le dita dentro se stessa.

Il ritmo divenne feroce. Il letto tremava. Il piacere era troppo.
Angelo esplose dentro Nicole con un gemito animalesco, riempiendola.
Gis si strinse a loro, e venne anche lei, ansimando con le labbra sulla pelle.

Restarono così. Uniti. Sudati. Sazi solo per un momento.

Poi Nicole si voltò, nuda, spettinata, con lo sguardo perso ma acceso.
«Non voglio mai più vivere senza questo.»
Gis sorrise, toccandole il viso.
«Non ci fermeremo mai. Mai.»

Angelo le guardò entrambe. Le sue donne. Le sue puttane, le sue dee.
Il cazzo già ricominciava a pulsare.

Il fuoco non si spegneva.
Era solo all’inizio.



Epilogo — Distrutti dal Paradiso

Era l’alba.

Le lenzuola erano zucche di umori, le gambe tremavano ancora.
Nicole dormiva a pancia in giù, il culo segnato, aperto, colmo del piacere che l’aveva attraversata tutta la notte.
Gis giaceva a fianco, una gamba su di lei, i seni scoperti, la figa ancora umida, il respiro profondo e sereno.

Angelo restava al centro, esausto, il cazzo ormai flaccido ma soddisfatto, lucido dei loro sapori mescolati.
Aveva dato tutto. Corpo. Forza. Anima.
E aveva ricevuto tutto.

Fica.
Che si apriva e lo accoglieva, bagnata e impaziente.

Culo.
Che si offriva come dono sacro, stretto e profondo.

Bocca.
Che succhiava, che chiedeva, che comandava.

Cazzo.
Che aveva pulsato, dominato, riempito fino all’ultima goccia.

Erano zio, nipote e cognata.
Ma ora erano oltre. Oltre ogni legame, ogni regola, ogni nome.

Erano amanti consumati, distrutti e appagati.
Fusi dal piacere.
Bruciati dal loro stesso Paradiso.

E in quel silenzio caldo del mattino, tra corpi nudi e anime nude, capirono una sola cosa:
non si sarebbero mai fermati.

Perché quando assapori l’inferno e lo chiami casa,
non vuoi più nulla che non sia fuoco.
scritto il
2025-06-29
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