“Nel letto di lei, l’ultima volta”
di
Angelo B
genere
tradimenti
La porta si chiuse alle mie spalle con un clic sordo. Il parquet profumava di cera e sesso. Annalisa mi guardava in silenzio, appoggiata al battente della camera da letto, con indosso solo una camicia bianca da uomo — la sua, forse. O la sua vendetta.
«Lui è in garage. Sta sistemando la moto. Abbiamo… trenta minuti.»
Non servivano parole. In tre passi fui su di lei, la sollevai da terra e la portai sul letto. Il suo corpo s’incastrava nel mio come se fosse sempre stato mio, come se il tempo si fosse fermato solo per noi.
Mi baciava con disperazione, mordeva, le mani infilate sotto la mia maglietta, i fianchi che cercavano già la mia erezione.
«Mi vuoi ancora, anche adesso? Anche con lui lì sotto?»
«Ora più che mai.»
Le sbottonai la camicia, scoprendo il seno nudo. Glielo leccai con furia, mentre lei mi guidava la testa, gemendo sottovoce.
«Vuoi farmi venire mentre lui è sotto casa? Mentre magari sente i miei sospiri dal soffitto? Fallo. Fallo adesso.»
La stesi a pancia in giù, le alzai il bacino, glielo presi da dietro. Il letto cigolava piano. Lei si copriva la bocca per non urlare. Io la tenevo per i fianchi e affondavo dentro di lei, caldo contro caldo, pelle contro pelle.
Le sussurrai all’orecchio:
«Sei mia. Anche se vai via, sarai sempre mia.»
Lei tremava. Veniva. Poi si voltò, ancora con il respiro rotto.
«Voglio fartelo davanti allo specchio. Voglio vederti mentre mi scopi da dietro e mi guardi negli occhi.»
Ci mettemmo in piedi, davanti al grande specchio dell’armadio. Lei si piegò, mi guardò da sotto in su, con quegli occhi che chiedevano tutto.
«Fammi sbavare. Voglio il tuo seme dentro, ma voglio anche il tuo cuore. L’ultima volta.»
Le entrai da dietro mentre lei si masturbava, il riflesso nello specchio era pornografia pura: il mio corpo teso, il suo culo che ondeggiava, il seno che ballava, il suo viso deformato dal piacere.
Quando venni, urlai il suo nome. Lei lo ripeté, come un’eco. Si inginocchiò davanti a me e si pulì la bocca con la lingua.
Ci sdraiammo abbracciati, i corpi incollati, i cuori sfasciati.
Poi si alzò, si rivestì piano.
Mi guardò un’ultima volta.
«Se non ci rivediamo… ricordati com’era. Perché nessuno ti amerà così mai più.»
«Lui è in garage. Sta sistemando la moto. Abbiamo… trenta minuti.»
Non servivano parole. In tre passi fui su di lei, la sollevai da terra e la portai sul letto. Il suo corpo s’incastrava nel mio come se fosse sempre stato mio, come se il tempo si fosse fermato solo per noi.
Mi baciava con disperazione, mordeva, le mani infilate sotto la mia maglietta, i fianchi che cercavano già la mia erezione.
«Mi vuoi ancora, anche adesso? Anche con lui lì sotto?»
«Ora più che mai.»
Le sbottonai la camicia, scoprendo il seno nudo. Glielo leccai con furia, mentre lei mi guidava la testa, gemendo sottovoce.
«Vuoi farmi venire mentre lui è sotto casa? Mentre magari sente i miei sospiri dal soffitto? Fallo. Fallo adesso.»
La stesi a pancia in giù, le alzai il bacino, glielo presi da dietro. Il letto cigolava piano. Lei si copriva la bocca per non urlare. Io la tenevo per i fianchi e affondavo dentro di lei, caldo contro caldo, pelle contro pelle.
Le sussurrai all’orecchio:
«Sei mia. Anche se vai via, sarai sempre mia.»
Lei tremava. Veniva. Poi si voltò, ancora con il respiro rotto.
«Voglio fartelo davanti allo specchio. Voglio vederti mentre mi scopi da dietro e mi guardi negli occhi.»
Ci mettemmo in piedi, davanti al grande specchio dell’armadio. Lei si piegò, mi guardò da sotto in su, con quegli occhi che chiedevano tutto.
«Fammi sbavare. Voglio il tuo seme dentro, ma voglio anche il tuo cuore. L’ultima volta.»
Le entrai da dietro mentre lei si masturbava, il riflesso nello specchio era pornografia pura: il mio corpo teso, il suo culo che ondeggiava, il seno che ballava, il suo viso deformato dal piacere.
Quando venni, urlai il suo nome. Lei lo ripeté, come un’eco. Si inginocchiò davanti a me e si pulì la bocca con la lingua.
Ci sdraiammo abbracciati, i corpi incollati, i cuori sfasciati.
Poi si alzò, si rivestì piano.
Mi guardò un’ultima volta.
«Se non ci rivediamo… ricordati com’era. Perché nessuno ti amerà così mai più.»
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