Il Paradiso di Gis e Nicole – Notte di Fuoco
di
Angelo B
genere
incesti
Il mare cullava dolcemente la nave, ma dentro la nostra cabina la quiete era solo un ricordo lontano. Le luci soffuse disegnavano le curve bollenti delle mie due donne: Nicole, nuda in ginocchio davanti a me, lo sguardo languido e la bocca aperta, pronta a prendersi tutto; Gis, voltata sul letto king size, con le mani affondate nel materasso e il culo alto, offerto, provocante, lucido di desiderio.
Nicole prese il mio cazzo tra le labbra con una lentezza crudele, facendolo sparire piano, centimetro dopo centimetro, godendosi ogni attimo, succhiando con una fame tenera e perversa. Ogni tanto si staccava solo per sorridermi, sporca di saliva, sussurrandomi in portoghese:
«É tudo seu, meu amor…»
Gis intanto gemeva piano, voltandosi a guardarci con quegli occhi accesi, mentre allungava la mano dietro di sé e apriva le natiche con dita lente, mostrandomi il suo buco stretto, pronto, già umido. Non serviva altro. Una goccia di lubrificante, una carezza profonda, e poi la punta del mio cazzo – ancora bagnato dalla bocca di Nicole – si posava su di lei.
La penetrai piano, con forza crescente. Gis si inarcò, lasciando uscire un gemito roco, mentre Nicole restava davanti a me, guardando tutto, eccitandosi nel vedermi scopare sua madre, leccandomi le palle con una dolcezza perversa e bagnata, accarezzandosi il clitoride con due dita esperte. Il ritmo divenne brutale. Gis gemeva più forte, mentre Nicole sussurrava:
«Vai, papai… fode ela enquanto eu cuido de você…»
Il triangolo era perfetto. Nicole succhiava, Gis prendeva tutto. Io ero il centro del loro paradiso privato.
Quando venni, fu in due tempi. Prima nella bocca di Nicole, che ingoiò tutto con occhi pieni d’amore e malizia. Poi, dopo avermi leccato e riportato in vita, mi guidò dentro sua madre ancora una volta, per finire insieme, più profondamente.
Dopo quella danza furiosa, ci ritrovammo tutti e tre in terrazza. Il mare nero si stendeva fino all’orizzonte, punteggiato di stelle e silenzio. Nicole era nuda sulla sedia, con una coperta leggera sulle spalle, le gambe accavallate e un bicchiere di vino bianco in mano. Gis era distesa su un cuscino, i capelli sciolti, il ventre ancora caldo del nostro fuoco.
Mi sedetti tra loro. Nicole appoggiò la testa sulla mia coscia, Gis sul mio petto. Eravamo un quadro perfetto di peccato e pace. Il vento accarezzava le nostre pelli nude e bagnate. Nessuno parlava. Non serviva.
Eravamo esattamente dove volevamo essere: nel nostro paradiso, sospesi tra il cielo e il mare.
Nicole prese il mio cazzo tra le labbra con una lentezza crudele, facendolo sparire piano, centimetro dopo centimetro, godendosi ogni attimo, succhiando con una fame tenera e perversa. Ogni tanto si staccava solo per sorridermi, sporca di saliva, sussurrandomi in portoghese:
«É tudo seu, meu amor…»
Gis intanto gemeva piano, voltandosi a guardarci con quegli occhi accesi, mentre allungava la mano dietro di sé e apriva le natiche con dita lente, mostrandomi il suo buco stretto, pronto, già umido. Non serviva altro. Una goccia di lubrificante, una carezza profonda, e poi la punta del mio cazzo – ancora bagnato dalla bocca di Nicole – si posava su di lei.
La penetrai piano, con forza crescente. Gis si inarcò, lasciando uscire un gemito roco, mentre Nicole restava davanti a me, guardando tutto, eccitandosi nel vedermi scopare sua madre, leccandomi le palle con una dolcezza perversa e bagnata, accarezzandosi il clitoride con due dita esperte. Il ritmo divenne brutale. Gis gemeva più forte, mentre Nicole sussurrava:
«Vai, papai… fode ela enquanto eu cuido de você…»
Il triangolo era perfetto. Nicole succhiava, Gis prendeva tutto. Io ero il centro del loro paradiso privato.
Quando venni, fu in due tempi. Prima nella bocca di Nicole, che ingoiò tutto con occhi pieni d’amore e malizia. Poi, dopo avermi leccato e riportato in vita, mi guidò dentro sua madre ancora una volta, per finire insieme, più profondamente.
Dopo quella danza furiosa, ci ritrovammo tutti e tre in terrazza. Il mare nero si stendeva fino all’orizzonte, punteggiato di stelle e silenzio. Nicole era nuda sulla sedia, con una coperta leggera sulle spalle, le gambe accavallate e un bicchiere di vino bianco in mano. Gis era distesa su un cuscino, i capelli sciolti, il ventre ancora caldo del nostro fuoco.
Mi sedetti tra loro. Nicole appoggiò la testa sulla mia coscia, Gis sul mio petto. Eravamo un quadro perfetto di peccato e pace. Il vento accarezzava le nostre pelli nude e bagnate. Nessuno parlava. Non serviva.
Eravamo esattamente dove volevamo essere: nel nostro paradiso, sospesi tra il cielo e il mare.
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