This's Halloween
di
Lucrezia
genere
pulp
Gambe dritte, ben tornite e piedi eleganti, Roberta è giustamente orgogliosa delle sue gambe, eppoi lunghe che terminano a formare un armonioso culetto a mandolino.
Un ventre piatto, frutto anche di una faticosa dieta; continuativa e giornaliera, roba da rasentare la malattia ma che dà i suoi frutti, piatto sì ma anche qui con le giuste curve, l'ombelico sta su un pronunciamento leggero dello stomaco che scende giù evidenziando i muscoli della pancia, e poi più giù fino al rialzo del cosiddetto monte di venere.
Ed anche qui le labbra esterne della sua vagina, belle gonfie e paffutelle, sempre pronte ad aprirsi quando l'eccitazione per un amore o per qualcosa di immaginato o detto da qualcuno che stimola il pensiero del sesso.
E della schiena ne vogliamo parlare? E parliamone dai, sopra quel bel culetto a mandolino c'è una schiena dritta e perfetta che sale su senza intoppi, senza nei, senza tagli o cicatrici, insomma una schiena da star, da vestiti con scollature al limite dell'indecenza che diventano foriere di pensieri osceni.
Ah già le scollature, e quindi il seno, bello sodo e a punta che ben riempie gli abiti, un seno che balla quando cammino, che salta quando corro, che attira gli sguardi, ne sono orgogliosa e mi invoglia ad eccitare.
E poi il collo... ah già il collo, ecco quel mio bel collo lungo, quello non c'è più, mi è stato tolto in un giovedì mattina di tanti anni fa, quando sono stata decapitata circa a metà dell'ottocento; avevano detto che uccidendo mio marito avevo commessa una pena capitale, accidenti ma se quello stronzo mi vendeva, vendeva il mio corpo a chi passava e nemmeno mi dava i soldi che guadagnava, come avrei potuto difendermi se non fermandolo con il coltello col quale tagliava la carne sul banco della sua macelleria?
E niente i giudici, tra i quali c'erano suoi e miei clienti, mi hanno condannata senza appello.
Ma tra poco, la notte tra il 31 ottobre e il primo novembre risorgerò e mi prenderò la mia vendetta andandoli a trovare, poche ore l'anno per rovistare tra le loro ossa e mischiarle ma almeno così potrò disturbarli, in eterno, tanto sono già morti anche loro, da 160 anni.
Un ventre piatto, frutto anche di una faticosa dieta; continuativa e giornaliera, roba da rasentare la malattia ma che dà i suoi frutti, piatto sì ma anche qui con le giuste curve, l'ombelico sta su un pronunciamento leggero dello stomaco che scende giù evidenziando i muscoli della pancia, e poi più giù fino al rialzo del cosiddetto monte di venere.
Ed anche qui le labbra esterne della sua vagina, belle gonfie e paffutelle, sempre pronte ad aprirsi quando l'eccitazione per un amore o per qualcosa di immaginato o detto da qualcuno che stimola il pensiero del sesso.
E della schiena ne vogliamo parlare? E parliamone dai, sopra quel bel culetto a mandolino c'è una schiena dritta e perfetta che sale su senza intoppi, senza nei, senza tagli o cicatrici, insomma una schiena da star, da vestiti con scollature al limite dell'indecenza che diventano foriere di pensieri osceni.
Ah già le scollature, e quindi il seno, bello sodo e a punta che ben riempie gli abiti, un seno che balla quando cammino, che salta quando corro, che attira gli sguardi, ne sono orgogliosa e mi invoglia ad eccitare.
E poi il collo... ah già il collo, ecco quel mio bel collo lungo, quello non c'è più, mi è stato tolto in un giovedì mattina di tanti anni fa, quando sono stata decapitata circa a metà dell'ottocento; avevano detto che uccidendo mio marito avevo commessa una pena capitale, accidenti ma se quello stronzo mi vendeva, vendeva il mio corpo a chi passava e nemmeno mi dava i soldi che guadagnava, come avrei potuto difendermi se non fermandolo con il coltello col quale tagliava la carne sul banco della sua macelleria?
E niente i giudici, tra i quali c'erano suoi e miei clienti, mi hanno condannata senza appello.
Ma tra poco, la notte tra il 31 ottobre e il primo novembre risorgerò e mi prenderò la mia vendetta andandoli a trovare, poche ore l'anno per rovistare tra le loro ossa e mischiarle ma almeno così potrò disturbarli, in eterno, tanto sono già morti anche loro, da 160 anni.
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