Isabella prof. tuttofare 4

Scritto da , il 2022-07-25, genere etero

Questo é solo una parte dei racconti che troverete nell'e-book pubblicato su Amazon "I racconti di un timido libertino - sette storie di donne" di Michele Allevi (pseudonimo di un conosciuto scrittore italiano) ela cui parte del ricavato sará devoluta all'associazione in difesa delle donne.

Ho iniziato le mie storie con Isabella, non perché fosse la prima che avevo conosciuto, anzi in realtà è stata una delle ultime, ma perché con lei, che all'inizio rispondeva esattamente al cliché di "sto cercando solo amici per uscire dalla mia normalità e nulla più", si aprì un mondo che non mi aspettavo potesse esistere, almeno con quel mezzo.
Isabella che all'inizio mi aveva dato più l'idea di essere una suora mancata, con le sue fissazioni sui santi, con amici sacerdoti tra i suoi contatti, con il volontariato svolto nella sua parrocchia con la musica e i film che le piacevano, con il suo presentarsi dicendomi «Ti avviso che non sto cercando una storia d'amore, lavoro molto e mi sono accorta che ho perso tutti gli amici che avevo, e adesso voglio solo ampliare di nuovo la cerchia delle mie amicizie»;
capirete che ero rimasto di sasso quando di colpo dopo solo la seconda uscita insieme era diventata quella che molti (compreso il sottoscritto) potrebbero definire una puttana esagerata.
Certo io ci avevo messo impegno affinché questo accadesse, ma dopo aver trovato i suoi punti deboli perdeva ogni inibizione e si prestava a fare cose inimmaginabili, salvo poi tentare, invano, di tirarsi indietro o pentirsi subito dopo.
Ormai sapevo benissimo che quando uscivamo mi bastava arrivare con le mani a spremerle i capezzoli ed accarezzarle le sue splendide tette che Isabella di colpo sembrava sciogliersi come neve al sole e anche lei, come me, diventava la miss Hyde zoccola che io amavo tantissimo. Durante uno dei nostri incontri mentre le pastrugnavo le tette senza troppi complimenti mi sussurrò nell'orecchio: «Non posso crederci, tu mi fai accendere come una fiamma solo con le tue mani».
Erano diversi mesi che ci frequentavamo e ormai il suo corpo non aveva realmente più segreti per me, le avevo profanato il suo bellissimo culone in tutti i modi, le avevo riempito la bocca di sperma anche se all'inizio aveva posto un fermo veto su questa pratica;
la mia macchina profumava dei suoi umori per quante volte l'avevo fatta venire sui sedili posteriori;
perché l'unico problema tra me e Isa era che entrambi per motivi diversi vivevamo in casa dei nostri genitori, io perché era un periodo in cui stavo cercando la mia nuova casa e Isabella perché nel fine settimana rientrava a Terlizzi lasciando la sua casetta a Brindisi che condivideva con la sua amica.
Dopo l'ultima volta, anche l'unica a dire il vero, che l'avevo scopata all'inverosimile mentre Maria la sua amica d'appartamento, con ogni probabilità, ascoltava tutto, lei si era talmente vergognata che non mi aveva fatto più salire in casa, e da quel momento mi ero dovuto accontentare di scopate tradizionali in macchina o pompini che le imponevo rigorosamente con ingoio per punirla di questa sua restrizione nei miei confronti.
Qualche volta per vederla scendere dalla macchina e salire fino in casa le avevo inserito quel fantastico plug di metallo che le avevo regalato, faceva una smorfia di dolore quando lo lubrificavo nella sua fica colante di umori e dopo lo infilavo lentamente nel suo buchino più volte profanato dal sottoscritto.
Anche quella sera andò nello stesso modo, avevamo finito di pomiciare e masturbarci reciprocamente, le ero venuto tra le mani, allora prima che potesse pulirle le avevo prese tra le mie, erano ancora piene di sperma, e con forza le avevo messe davanti alle sue labbra «Non penserai che lasci tutto questo fuori? Abbiamo pure finito i fazzolettini, mi sa che ti toccherà ripulire le dita una ad una!»;
come se fosse sottomessa al mio volere e con le lacrime che sembravano dovergli sgorgare in poco tempo aveva aperto la bocca e iniziato con lentezza, dovuta più al ribrezzo che questo gesto le causava, a fare quello che le era stato ordinato;
«Guarda che non ti ho detto che dobbiamo passare la notte qui! Quando dico che devi pulire tutto significa che devi pulire tutto! Capito!» e le presi le mani grondanti di sperma e le ficcai le dita in gola tanto profondamente che ebbe dei conati di vomito, ma da brava ragazza fece il lavoro che le era stato ordinato con diligenza e precisione.
Facemmo il tragitto in macchina dal posto dove ci eravamo appartati, una piazzola di una spiaggia di Brindisi poco frequentata in autunno, arrivammo sotto casa e lei si avvicinò per darmi il bacio della buonanotte, ma l'idea che, nonostante quello che le stavo imponendo, lei non mi facesse salire a casa sua mi faceva dannare l'anima, dovevo trovare qualcosa per umiliarla a tal punto che pur di ritornare alla "normalità" avrebbe ceduto;
«Scusa tu non mi fai più salire in casa perché ti vergogni di quello che può pensare Maria dopo la nostra scopata, e invece di essere contenta che la tua amica, che sicuramente si sta facendo riempire l'utero dal cazzo di Luca e magari adesso lo spompina pure grazie a noi, e poi ti congedi con un bacio?», mi guardò stranita, «Dai…non capisci? Maria da quella volta mi guarda sempre come se vedesse un'aliena, e non ti dico come mi guarda Luca sono sicura che anche lui ha sentito tutto…divento rossa ad ogni loro sguardo…dobbiamo lasciare passare più tempo, e dopo potremo riprovare a …», non la feci terminare, le misi la mano sulle labbra, e con l'altra le feci segno di stare in silenzio, poi presi dal sedile posteriore il tubo di lubrificante e il plug mentre lei mi guardava con sguardo tra sorpreso e terrorizzato, lo sapeva benissimo che eravamo sotto casa, a pochi metri dal portone del suo palazzo e chiunque avrebbe potuto vederci, e la cosa non la faceva stare tranquilla per niente «Cosa….cosa…cosa vuoi fare? Ti rendi conto che siamo sotto casa e che non è nemmeno tanto buio? Ci possono vedere! Dai non scherzare…ti prego smettila! …», ma io ero deciso, e quelle suppliche avevano dato l'effetto opposto, mi ero di nuovo eccitato e se fosse stato per me l'avrei scopata lì senza pensarci, ma adesso volevo realizzare la mia idea.
«Lo so bene dove siamo mia dolcissima BellaIsa, e se non vuoi che la tua vergogna sia diffusa a tutto il quartiere, adesso ti sfili le tue mutandine, tanto sono talmente fradice che non ti servono, e ti metti in ginocchio sul sedile;
«Ma…ma…cosa vuoi fare? Dai…stai scherzando vero? Dimmi che stai scherzando ti supplico!», ma a fugarle ogni dubbio le risposi «Mi dispiace, non sto scherzando e adesso tu ti metti come ti ho detto altrimenti suono il clacson e il primo che si affaccia si godrà tutta la scena dal vivo…ma se tu fai come ti dico…»
In quel tempo avevo una comoda Jeep, e il sedile del passeggero era comodo e spazioso, e poi Isabella non era certo una stangona con il suo metro e 60 di altezza, per cui fece quello che le avevo detto, e non appena ebbi il suo culo davanti ai miei occhi iniziai ad infilarle lentamente il plug nello sfintere;
aveva la gonna sollevata fino alla vita, la faccia a pochi centimetri dal finestrino della macchina con lo sguardo terrorizzato di chi è sicuro che sta per essere scoperto dal primo che si trovasse a passare in quel momento o, addirittura dalla sua amica Maria che magari stava rientrando accompagnata dal suo fidanzato, provò ad implorare ancora, «Ti prego…fai piano…ma se ci vedono mi farai scappare da questa zona per la vergogna!», ma io la rincalzai, «Shhh! Fai silenzio e rilassati, in modo che il cuneo si faccia strada nel tuo culo, è pure abbastanza lubrificato, ma tu stai opponendo resistenza, e così, cara la mia puttanella non va bene! Staremo qui fino a che non avremo finito, quindi o ti concentri e lasci che questo coso ti entri dentro, oppure aspettiamo il primo che passa e vediamo cosa ne pensa…che dici?», terrorizzata dal fatto che qualcuno la vedesse ginocchioni in macchina, con la faccia stampata davanti al finestrino e con il culo ben esposto fece un respiro profondo e io potei inserirle tutto il plug nel suo culo lasciando fuori il cristallo Swarovski che brillava illuminato dalle luci della strada.
«Adesso sì che puoi andare!» e le diedi uno schiaffo forte sulle natiche che le fecero vibrare e diventare rosse e le strapparono un urlo di dolore.
«Come posso andare? Mi hai messo questo coso nel mio…mio…», la interruppi, «Come? Adesso fai la pudica e non ti viene la parola Culo? E non si chiama coso! Quello è un plug, ed è anche costoso, sappi che non ho risparmiato sulla qualità quando l'ho comprato! E adesso, tu esci dalla macchina, e te ne vai dritta a casa con il coso nel tuo culo, e quando sarai arrivata, sempre che non trovi ad aspettarti la tua amica zoccola che vorrà parlare con te delle vostre scopate, te lo potrai togliere e così sarà fino a quando non cambierai idea sulla mia presenza in casa tua, ci siamo capiti!?», uscì dall'auto cercando di aggiustarsi alla meglio la gonna che era ancora tirata su, poi richiuse lo sportello e la vidi andare verso casa con una andatura esitante per la strana sensazione che le causava quell'oggetto dentro di lei.
Aspettai fino a vederla scomparire nel vano ascensore e dopo che fui sicuro che era arrivata in casa chiamai il suo cellulare, sapevo bene che mi avrebbe risposto, lei sapeva che io avevo avuto da Maria il numero di telefono, me lo aveva dato una sera che avevamo mangiato in pizzeria tutti e quattro, perché mi aveva chiesto, visto che io ero nel settore, se conoscevo studi che cercassero una ingegnera come lei, quindi Isa sapeva bene che se non avesse risposto alla mia chiamata avrei chiamato immediatamente la sua amica;
infatti il telefono non fece più di uno squillo;
«Si pronto? Hai dimenticato qualcosa? Che succede?» provò a fare una conversazione normale, cercando di dissimulare l'evidente imbarazzo;
capii che non era sola, la sua voce era troppo impacciata per essere semplicemente infastidita dal plug, quindi continuai parlando di quello che era successo, e di quanto sarebbe cambiato se solo mi avesse fatto salire su, ma lei provò una strenua difesa;
«No dai, stasera non è possibile, Maria domani ha un colloquio e non voglio disturbarla», aveva detto queste ultime frasi abbassando il tono per non farsi sentire dalla sua amica, ma quella, che da troia repressa non le era certo da meno, si sentì in dovere di intervenire;
«Ma no Isa! Chi è Michele? Dai fallo salire il povero! Non lo vedo da un po' di tempo, e poi ho giusto delle birre ghiacciate in frigo, doveva venire Luca ma non ha potuto, questa sera è di guardia», sentii la voce di Isabella carica di disperazione, stava succedendo quello che lei aveva in tutti i modi cercato di evitare, e con maggior disappunto proprio per la sua amica Maria che si era intromessa nella sua telefonata, per cui non le restò che tentare di congedarmi al telefono «Maria dice che non ci sono problemi, ma magari tu sei stanco…domani devi essere presto sul cantiere, che ne dici? Facciamo un altro giorno?».
Non se ne parlava proprio! Era la cosa che stavo aspettando da tempo;
«Tranquilla! Domani in cantiere devo andare tardissimo, quindi non ho nessun impegno, parcheggio e sono da voi, dì pure a Maria di iniziare a prendere la birra arrivo in un minuto!» e richiusi il telefono cercando un parcheggio.
Cercai di perdere il minor tempo possibile, volevo riuscire a non dare il tempo a Isabella di togliersi il plug, quindi senza aspettare l'ascensore mi lanciai di corsa sulle scale e anche se con un po' di fiatone, classico del 45 enne non sportivo da tempo, raggiunsi in pochissimo tempo il terzo piano e bussai alla porta, mi aprì Isabella con l'aria stupita della mia velocità;
era evidente che non era riuscita nemmeno a togliersi la giacca, quindi il plug doveva essere al suo posto e questo pensiero mi faceva già diventare di nuovo duro l'uccello.
Entrai nel salotto dove Maria con il suo solito pigiama maschile ci stava aspettando con le birre ghiacciate sul tavolo;
«Forza piccioncini! Smettetela di tubare altrimenti divento gelosa! Che io Luca non lo vedrò almeno per un paio di giorni!», Isabella fece un accenno ad andare in camera per sistemarsi, ma io la trattenni e con un gesto gentile le tolsi la giacca e l'appesi nell'ingresso;
«Amore, non c'è bisogno che vai in camera a sistemarti, siamo solo noi tre, e a Maria non credo dia fastidio se restiamo vestiti così, o mi sbaglio?», dissi rivolgendomi verso Maria e lanciando contemporaneamente un'occhiata languida a Isa;
«Certo che sì! Figuriamoci! Io vi accolgo in pigiama e voi vi dovreste preoccupare di come siete vestiti? Ma dai! Forza sediamoci e facciamoci due birre e quattro chiacchiere!», fu così che Isabella suo malgrado, per non dare spiegazioni, si dovette sedere sul divano di fianco a me, e Maria prese posto nella poltrona di fronte.
Iniziai io la conversazione;
«Prima di tutto grazie per la birra! È veramente ghiacciata come avevi promesso, e poi mi spieghi come mai tu e Luca non vi vedrete per due giorni? Non avevi detto che era di guardia solo stasera?», Maria sembrava che non aspettasse altro per parlare, e mentre Isabella cercava una posizione sul divano che non le facesse sentire ancora di più il plug, iniziò a parlare «Si, stasera è di guardia medica, ma domani deve accompagnare sua madre a trovare dei parenti che abitano fuori;
sai Luca è figlio unico non ha più il padre e la madre non guida, per cui per due giorni salteremo i nostri…ehm…incontri…ecco!», anche se Maria non aveva detto nulla di piccante e fatto capire nulla, a me venne in mente la chiacchierata che avevo avuto con Isabella, quando mi aveva detto di quello che Maria le aveva confidato, delle scopate, e, soprattutto dei pompini che non riusciva a fare al suo Boy, e la cosa mi stava intrigando non poco, anche perché sapevo con certezza che comunque fosse andata la cosa, mi sarei fatto la mia vera scopata con Isabella, per cui stetti al gioco e continuai la conversazione parlando di tutto quello che era possibile immaginare, mentre il mio cazzo era duro al pensiero del plug nel culo di Isa e di come si dovesse sentire lei in quelle condizioni.
Ma la serata era iniziata e le birre scorrevano una meraviglia, almeno tra me e Maria che mi teneva testa tranquillamente e se ne era scolate 5 durante la nostra chiacchierata, mentre Isabella che con il viso leggermente pallido assisteva alla nostra chiacchierata, sembrava più rilassata, anche perché, dopo oltre un'ora passata a parlare, il suo culetto si era sicuramente assuefatto al plug che non era poi tanto grosso da causare particolari fastidi.
Eravamo ancora su argomenti tranquilli, ma io volevo provare a smuovere la serata, non cercavo chissà cosa, ma era giusto per mettere un pochino in agitazione la mia Isa, in fin dei conti quella che in quel momento aveva qualcosa da nascondere era lei, per cui con aria vergognosa mi rivolsi a Maria dicendole: «Maria, volevo scusarmi con te, per la scorsa settimana, forse abbiamo…ehm…ma sì! Abbiamo fatto un po' di rumore quando c'eravate tu e Luca, ti chiedo perdono, ma tu forse capirai, che certe volte in certe situazioni non è facile controllarsi…» Isabella aveva seguito il mio discorso e aveva strabuzzato gli occhi, sembrava quasi le fosse entrato un secondo dildo nel culo, e invece Maria mostrando un incredibile controllo mi rispose «Ma scherzi? Magari io e Luca riuscissimo a fare quel casino!», e sorrise per poi continuare «Ehm! Scusatemi, non volevo dire questo, ma è che trovo normale che se una coppia si apparta per…per…
Ma si dai! Per fare un po' di sano sesso non si può stare sempre in silenzio, ecchecavolo no?» e sorrise ancora scolandosi l'ultima goccia di birra rimasta nella bottiglia, poi riprese: «Volevo dire che un poco vi ho invidiati, e forse pure Luca…ora forse sono un po' ubriaca quindi non tenete conto di quello che dico, ma…siete stati i testimoni silenziosi, diciamo così, del nostro primo…ehm…non so se posso dirlo…», a quel punto era evidente che la quinta birra triple malt stava facendo il suo effetto, e un poco dei freni inibitori di Maria erano andati a passeggiare in città, bisognava solo spingerla a sentirsi libera di dire quello che voleva;
e poi la cosa mi stava facendo arrivare il cazzo alle stelle, quindi la incalzai senza perdere tempo «Volevi dire il vostro primo incontro? Intimo, intendo» e le strizzai l'occhio sorridendo, mentre Isabella era diventata rossa come un peperone, «Io e Isa, come avrai capito, siamo navigati in questo, puoi dire tutto quello che vuoi tranquillamente, ti giuro che rimarrà tutto in queste mura, parola di boyscout!» e feci un sorriso ammiccante per convincerla a parlare;
«Beh…no…non volevo dire primo incontro intimo, quelli c'erano già stati per fortuna! E devo dire che erano e sono molto soddisfacenti! Ma io non avevo mai fatto del sesso orale…era una cosa che pensavo fosse disgustosa, la trovavo quasi contro natura ecco! Ma l'altra sera vi abbiamo sentiti, ed era evidente che Isa ti stesse dando molto piacere in quel modo, visto che è inutile dirvi che si sentiva chiaramente ogni cosa! E allora Luca è di nuovo partito con la sua richiesta dicendomi che stavo sentendo io stessa che non era certo una cosa malvagia, e che dall'altra parte del muro due stavano facendo proprio quello con molto gusto, quindi…devo dire, con molta titubanza…» si era fatta anche lei rossa in viso e non finì la frase ma accennò ad un gesto di mimo che ben spiegava ogni cosa, e poi riprese, «…Ecco …vi ho detto questo e adesso mi vergogno come un cane bastonato! Maledetta birra! Io lo so che non devo bere alcolici! Ogni volta perdo ogni inibizione e dico cose che non dovrei mai dire!»;
in realtà immaginare Maria con il cazzo in bocca di Luca senza sapere cosa fare era una cosa che mi stava eccitando tantissimo, durante le mie relazioni qualche volta mi era capitato di fare il voyeur anche solo per il fatto che ci eravamo appartati dove altre coppie facevano la stessa cosa, e una volta in una vacanza in Grecia con la mia prima fidanzata (molto, molto disinibita) ci eravamo trovati in due coppie a fare sesso nelle stessa stanza ma solamente guardandoci, e la cosa devo dire era piaciuta a tutti e quattro visto che Rita, la mia ragazza di allora, vedendo la sua rivale farsi inculare dal suo uomo aveva deciso di concedere anche a me la stessa cosa…
continua...

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