Delia condivisa parte 1
di
Darkroom
genere
etero
Questo racconto fa parte della raccolta "I racconti di un timido libertino-Storie di donne" riveduta e arricchita con oltre 400 pagine di racconti intensi e altamente erotici che è il naturale proseguimento di un viaggio iniziato con il primo libro di Michele Allevi che ha sconvolto e sedotto migliaia di lettori, consacrandosi come la rivelazione erotica del 2021 e che potete trovare oggi a un prezzo speciale come E-book su Amazon.
Delia
cap XV
Da quella serata passarono alcuni mesi, tutto sembrava essere rientrato in canoni di normalità, Luca continuava la sua storia con Silvia che ormai gli concedeva il suo culetto ogni qualvolta lui lo desiderasse, e io ero tornato a farmi spettacolari seghe quando lui si portava qualche collega nella stanza e sentivo i loro amplessi che non lasciavano spazio a dubbi su quanto stesse avvenendo.
Per fortuna ero entrato nelle grazie di Paola che pur non essendo tanto avvenente come Silvia si era dimostrata una grandissima troia, e questo per lo meno mi serviva a svuotare il mio condotto spermatico di tanto in tanto senza doverlo per forza fare ogni volta tra le mie mani e in un kleenex approfittando dell'ascolto delle storie del mio amico.
Ma era stata molto chiara con me, non voleva storie, e aveva detto che doveva essere solo lei a decidere se e come divertirsi insieme, cosa che non è che mi entusiasmasse tantissimo, ma visto che sembrava fosse l'unico modo che avessi per trombare accettai di buon grado aspettando tempi migliori, e poi comunque Paola mi concedeva la cosa che più amavo, cioè il suo culo, senza problemi, e per completare il tutto era una grandissima pompinara il che faceva passare quei suoi dettami in secondo piano.
In questo altalenare di momenti di sesso molto attivi a seghe spensierate passavamo il tempo. Fino a che un giorno arrivai a Casa di Silvia per un invito a pranzo ricevuto il giorno prima e quando Luca come al solito venne ad aprire la porta gli si poteva leggere in faccia una inspiegabile felicità che il mio arrivo sembrava gli avesse causato;
lo guardai con tono interrogativo non capendo assolutamente da cosa fosse così preso, ma quando entrai nella stanza capì immediatamente.
Seduta sorridente e con uno sguardo più che provocante nei miei confronti c'era Delia;
per questo il mio amico ricordando bene quello che gli avevo detto su di lei sprizzava felicità da tutti i pori capendo benissimo che se lei stava lì quella promessa passata poteva realmente realizzarsi, mentre io per cercare di non far trapelare la mia sorpresa per quell'incontro inaspettato cercavo di mantenere per quanto potessi un basso profilo, anche per non destare sospetti tra Silvia e Paola più che altro pensando al fatto che avrei potuto perdere le attenzioni e gli appetiti sessuali di quest'ultima per questioni di gelosia.
Ma Delia era una donna matura e consapevole, quindi non fece nulla per rivelare il motivo per cui si trovava lì dando come unica ragione la richiesta della mamma di Silvia di approfittare del fatto che lei dovesse recarsi a Firenze per portare i saluti alla figlia e una busta con dei libri che aveva dimenticato a casa l'ultima volta.
Pranzammo insieme ridendo e scherzando e Delia nonostante l'età si mostrò all'altezza della situazione mostrando uno spirito più che giovanile.
A fine pranzo Delia, che durante tutto il tempo non aveva fatto altro che lanciarmi occhiate languide guardandosi bene dal non farsi sorprendere da nessuno degli altri e più volte, approfittando del fatto che mi era seduta accanto, aveva fatto scivolare la sua mano per palparmi la patta dei jeans, esclamò : «ragazzi devo dire che la vostra compagnia è veramente piacevole, ma devo veramente andare, vorrei approfittare per fare qualche spesuccia prima di rientrare, anzi se il mio personal shopper qui presente fosse libero ve lo ruberei per il resto della giornata, voi che ne dite? Posso osare?» e stemperò tutto con una risata che le mise bene in mostra quelle fantastiche labbra da pompinara che avevo sentito scorrere avide sulla mia cappella non mi ricordo quante volte.
Logicamente Luca e Silvia non ebbero nulla in contrario per quella richiesta visto che era evidente non aspettassero altro che restare soli per darsi alla pazza gioia, tanto più che Paola dopo quanto accaduto poteva al massimo unirsi ai loro giochi cosa che a dire il vero sarebbe piaciuta anche al sottoscritto.
Ma quella volta non andò come desideravo e io e Delia ci congedammo dal gruppo e ci incamminammo verso il centro;
eravamo appena usciti dal portone che senza pensarci due volte mi strinse le guance tra le mani e noncurante di essere vista da qualcuno mi stampò un veloce bacio sulle labbra: «Allora, porcellino della zia, ti sono mancata in queste settimane? Perché tu a me sei mancato tantissimo sai? Non vedevo l'ora di rientrare a casa per avere la scusa di venire a trovarti a Firenze, e grazie a Sara, per fortuna, non è stato difficile», le risposi che anche io avevo voglia di rivederla e che pensavo che lei si fosse annoiata con me l'ultima volta, cosa che la fece esclamare: «Ma da dove ti è passata questa cosa in quella testolina? Ti ho detto che dovevo andare all'estero per lavoro e che ci saremmo sentiti presto o no? E adesso eccomi qui! dai lasciamo stare lo shopping, ho prenotato la mia suite al Savoy andiamo e rilassiamoci un poco che ne pensi?»;
e contento di quanto ascoltato, mi limitai ad annuire con la testa e a seguirla come un fedele cagnolino.
Continuammo a camminare e chiacchierammo di quello che avevamo fatto in quei giorni, lei mi parlò del salone Nautico dove era stata ed io dei miei progressi negli studi, omettendo logicamente la parentesi di sesso con gli altri miei compagni.
Entrammo nella hall dell'albergo e mentre Delia ritirava le chiavi non potei fare a meno di notare lo sguardo dell'uomo alla reception che mi fissava come se avesse visto un alieno.
Arrivammo alla porta della camera Delia fece scorrere la chiave elettronica sulla serratura aprì e mi trascinò dentro tenendomi per un braccio, si sedette a bordo del letto e senza darmi il tempo di capire cosa stesse accadendo mi sciolse la cintura, sbottonò i jeans e mi abbassò i boxer che lasciarono uscire il mio cazzo completamente a riposo nonostante quelle manovre fatte;
«Non hai idea di quanto aspettassi questo momento…», e senza che potessi dire qualcosa iniziò a stringere l'asta tra le mani e iniziò una sega che dopo pochi sitanti ebbe il risultato di farlo risvegliare tra sue le mani esperte;
intanto per non perdere quel momento continuai dove Delia si era fermata, mi tolsi di dosso il giubbotto e il maglione che avevo, mi sfilai jeans e boxer facendo attenzione a non farle staccare le mani dal mio cazzo ormai in tiro, e senza darle altro tempo le passai le mani dietro la nuca e le puntai la cappella davanti alle labbra che lei spalancò avidamente inghiottendo completamente il mio uccello fino alle palle;
iniziò a spompinarmi con la sua maestria e bravura che avevo avuto modo di apprezzare la prima volta con lei;
non contento, la presi per i capelli la feci scivolare giù dal letto e la costrinsi a stare in ginocchio ai miei piedi senza che questa manovra le facesse perdere la presa del mio cazzo, allargai leggermente le mie gambe in modo che le fosse più facile far scorrere la lingua lungo l'asta fino alle palle, e la incitavo a succhiare e a continuare quel suo lavoro;
poi sentì che la lingua andava oltre, leccava l'asta, si prendeva cura delle mie palle e puntava dritta al mio sfintere, la potevo sentire titillare il mio ano che lentamente cedeva alle sue leccate precise e mirate per poi ritornare indietro e ricominciare da dove era partita;
ero eccitatissimo, e non avevo mai provato questa nuova sensazione, fino a quando in questo nuovo gioco perverso sentì chiaramente che lei aveva sostituito la lingua con un dito e si stava facendo strada nel mio sfintere aperto e lubrificato dalla sua saliva;
mi resi conto che da carnefice ero di nuovo diventato preda quando potei sentire il secondo dito penetrare nel mio antro segreto;
Delia mi stava profanando quello che pensavo non sarebbe mai stato toccato da nessuno e la cosa incredibile era che la cosa mi stava piacendo a tal punto che il cazzo sembrava fosse diventato di marmo per l'eccitazione.
«Hai visto porcellino? Tu mi hai inculata senza il mio permesso e io adesso sto facendo la stessa cosa con te e con il tuo bel culetto…»;
ero eccitato da quella nuova esperienza, avevo letto che con la giusta stimolazione della prostata attraverso l'ano si poteva avere una erezione più potente, ma da qui a constatarlo di persona attraverso le dita esperte di Delia era veramente inimmaginabile per me.
Adesso però il mio cazzo era diventato durissimo e le labbra di Delia sembravano non fossero sufficienti a darmi il piacere a cui ormai anelavo;
la sollevai di peso per rimetterla distesa sul letto, le intimai perentoriamente di non dire una sola parola e di stare a vedere cosa le avrei fatto;
mi inginocchiai tra le sue gambe e iniziai a leccarla indistintamente tra fica e sfintere, cosa le fece emettere grida di piacere e gemiti mentre mi incitava a continuare con la mia opera, iniziai lentamente ad usare anche le mani, e le mie dita si alternavano tra i suoi buchi ormai aperti dal passaggio della mia lingua;
lei godeva di quel mio lavoro e me lo dimostrò proprio mentre avendole infilato quasi tutta la mano nella sua vagina spalancata emise un grido e squirtó abbondantemente inondandomi il volto dei suoi umori come già mi era successo altre volte anche con Sara.
Mi sollevai da quella posizione, portai le sue gambe sopra le mie spalle, la guardai negli occhi ancora socchiusi per il piacere provato poc'anzi e le dissi con aria di sfida «Brava la zia porcella…ma adesso tocca a me…voglio vederti in faccia mentre lo prendi nel tuo meraviglioso buchino…», e puntai il mio cazzo turgido all'ingresso del suo sfintere e spinsi con forza.
All'inizio, nonostante lei fosse in un lago di umori e i suoi buchi entrambi ben dilatati e lubrificati, la mia cappella ebbe difficoltà ad entrare a causa di una contrazione dei muscoli naturale, ma non mi persi d'animo e senza concederle pause affondai ancora il colpo approfittando del fatto che la mia posizione mi permetteva di sfruttare tutta la forza e la presa possibile;
era ovvio che per lei non ci fosse via di scampo da tutto quello, e, a dire il vero nonostante avesse mostrato all'inizio delle smorfie di dolore era evidente che non volesse fermarsi nemmeno lei;
dopo pochi istanti, infatti, la stantuffavo con forza in quel magnifico culo che si ritrovava e che io avevo avuto la fortuna di sverginare per la prima volta.
Adesso era lei a gridare e ad incitarmi a continuare con forza: «Sfondami il culo, maledetto! Aprimi in due, sto godendo come una vacca…non ti fermare, scopami il culo!», di certo non mi sarei fermato nemmeno se lo avesse implorato, il mio cazzo in quel magnifico buco sembrava non volesse perdersi nemmeno un centimetro di esplorazione e lo sentivo duro come mai mi era successo prima;
intanto sentivo di essere arrivato al punto di non ritorno, invece di riempirle l'intestino con la mia sborrata diede gli ultimi affondi e poi estrassi il cazzo per inserirlo velocemente nella sua fica che non avevo mai smesso di sditalinare con le dita, fu giusto una questione di secondi perché subito dopo pochi affondi in quella fica fradicia di umori esplosi in una sborrata colossale che, una volta estratto il cazzo ormai ammosciato, si rivelò per la sua intensità fuoriuscendo a fiotti dalla vagina.
Lasciai che le gambe di Delia scivolassero dalle mie spalle e mi stesi sul letto al suo fianco dandole un bacio e raccogliendo quel misto di umori che era caduto fuori glielo portai alle labbra sussurrandole: «Allora zietta non vorrai perderti la parte più buona…apri questa bocca e fammi vedere cosa fai fare…», quasi fosse ipnotizzata dalle mie parole dischiuse le labbra tanto da accogliere le mie dita piene di sperma, e di quant'altro era venuto fuori dopo la mia cavalcata, e le succhiò avidamente fino a che non rimasero completamente pulite da tutto quello che avevo raccolto.
Ripresi da quel piacevole torpore fu Delia la prima a prendere parola;
«Allora porcellino della zia, ricordi il nostro patto? Hai potuto parlare con Luca della mia idea? Perché ti premetto che io non sono stata ad aspettare, e ti posso dire che sia Sara che Alessandra, una mia cara amica molto intima, si sono dimostrate disponibili a quanto avevo chiesto loro. Quindi se non vuoi perdere l'occasione di trovarti con due donne, forse è il momento di parlare e di darsi una mossa…che dici?».
Mi sembrava stranissimo, ma la mia timidezza, o meglio, il mio essere imbranato si rivelava quando meno me lo aspettassi, come in questo caso dove prima l'avevo inculata senza mezzi termini e adesso mi sentivo confuso a darle una semplice risposta ad una domanda che, tra parentesi, mi aspettavo potesse arrivare anche prima dei nostri amplessi.
Mi feci coraggio e provai a spiegarle tutto, omettendo la parte dove le dicevo che con due donne, anche molto più giovani di lei e delle sue attempate amiche ci ero già stato, persino con quello che lei avevo chiesto come secondo protagonista;
ma l'idea di provare la stessa cosa con Delia e una sua esperta amica mi faceva drizzare l'uccello solo al pensiero.
E in effetti, non solo per i pensieri ma anche per Delia che mentre chiacchierava con me si stava dedicando ad accarezzare con voluttà il mio amichetto ancora disteso e addormentato, tutto iniziò di nuovo a risvegliarsi e dopo le attenzioni delle sue mani esperte di nuovo svettava come una piccola torre tra le mie gambe; lei non perse tempo salì a cavalcioni del mio ventre, puntò la cappella all'ingresso della sua fica e si lasciò cadere lanciando un piccolo urlo e dandomi la sensazione e il dolore che mi avesse tirato via la pelle dal prepuzio con quel gesto così istintivo e violento, tutto durò giusto il tempo che il mio uccello prendesse bene il posto all'interno di quella fica così accogliente, e subito dopo iniziò a cavalcarmi come una cavallerizza indemoniata;
le stringevo forte i grandi seni, fino a scendere a stringerle per affondare le unghie sui fianchi; mentre mi scopava iniziò a chiedermi con la voce che era interrotta dai suoi stessi sospiri: «Allora porcellino, la vuoi accontentare o no la tua zietta?»;
Adesso ero troppo eccitato per non darle quella soddisfazione, le strinsi con forza i capezzoli tra le dita facendola sobbalzare, e poi guadandola mentre inarcavo il bacino per penetrarla fino in fondo le dissi: «Certo zietta troia…devi solo dire quando vuoi essere sfondata da due cazzi, al resto ci penso io, e adesso datti da fare perché voglio riempirti del mio succo…».
Fu come se le mie parole, come se non fosse bastato quello che stava accadendo, l'avessero accesa ancora di più, estrasse il cazzo dalla fica e se lo puntò nuovamente all'ingresso del culo e si lasciò cadere pesantemente questa volta urlando dal dolore visto che quel gesto colse il suo sfintere impreparato alla penetrazione violenta, ma anche questa volta dopo pochi colpi i muscoli cedettero al passaggio e di nuovo il mio uccello correva libero a trapanarle l'intestino, continuammo alternando la cavalcata tra fica e culo fino a quando l'avvisai che stavo per venire, allora si sfilò velocemente dal culo il mio uccello e si inginocchiò tra le mie gambe iniziando a succhiarlo come era solita fare, noncurante del fatto che dopo tanto da fare il mio uccello non era certo così invitante per essere spompinato visto che era intriso di umori di tutti i tipi e considerando che l'ultimo alloggiamento era stato in quel magnifico culo anche l'odore credo non potesse essere all'altezza, ma Delia era veramente infoiata, lo pulì completamente a colpi di lingua e poi se lo fece scivolare in gola fino alle palle continuando con quell'operazione di lingua e bocca fino a quando arrivato al culmine del trasporto non le presi i capelli tra le mani e le affondai il cazzo in gola fino a quasi soffocarla per poi esplodere nell'ennesima sborrata colossale della giornata che non riuscì a trattenere in bocca e che scivolandole dalle labbra andò a spargersi tra le sue tette e sul mio cazzo che era tornato alla posizione di riposo di partenza.
Con le labbra e le guance ancora piene del mio sperma si rimise a cavalcioni sul mio bacino e facendo attenzione che non la perdessi di vista, con un gesto molto sensuale si passò le dita prima sui seni poi sulla faccia e sulle labbra raccogliendo lo sperma che la ricopriva, poi tiró fuori la lingua leccando avidamente.
Lei si distese al mio fianco e ci addormentammo appagati da quell'incredibile scopata.
Quando riaprì gli occhi Delia era avvolta da un asciugamano ed aveva appena fatto una doccia, profumava di fresco, si sedette al mio fianco come potrebbe fare una mamma con un figlio, e riprese il discorso che avevamo sospeso poco prima;
«Allora…piccolo monellaccio…come ci organizziamo? Perché se tu non ci hai pensato, io un'idea ce l'avrei», e in effetti io più che dirlo a Luca non avevo fatto nulla, quindi tutta la cosa era per me da organizzare in toto per cui senza entrare molto nei particolari del perché non avessi idea sul da farsi le chiesi di dirmi la sua idea, cosa che accettò di buon grado;
«Bene…credo che la cosa più semplice e che dia meno nell'occhio nell'albergo sia che io ti passi la chiave digitale della stanza, poi avviserò alla reception che aspetto visite da parte dei miei due nipoti, e a questo punto vi basterà entrare e salire direttamente in camera…che ne pensi?», la guardai facendo finta che stavo pensando su quanto ascoltato, ma in realtà quello che aveva detto era la cosa più logica da farsi, quindi le dissi che mi sembrava tutto assolutamente perfetto, per cui fissammo il giorno in cui ci saremmo di nuovo incontrati in modo che lei potesse prenotare la camera e darmi le chiavi.
Avevamo sistemato tutto e non mi sembrava vero, stavo per vivere la mia seconda volta di sesso in gruppo, solo che sarebbe stato in tre con una 50 enne che definire assatanata in fatto di sesso a volte mi sembrava riduttivo, e a confermare questa mia teoria fu proprio che terminato di prendere accordi Delia lasciò che l'asciugamano che la cingeva le scivolasse lungo il corpo per rimanere nuda al mio fianco;
«Lascia che ti dia ancora un assaggio di quello che farò con voi la prossima settimana…», mi disse con voce suadente mentre le sue mani andarono dritte a stringere il mio uccello proprio alla base;
aveva addosso un profumo talmente inebriante e sensuale che bastarono poche carezze ben mirate e ancora una volta mi ritrovai con il cazzo durissimo tra le sue mani.
«Uhm…vedo che ci siamo risvegliati subito!» disse ridendo e continuando a giocare con le dita sulla mia cappella accarezzando il prepuzio con maestria, «Mi piace quando ti vedo così eccitato sai? però questa volta ho veramente poco tempo, devo essere a casa presto perché ho promesso a Sara che avremmo cenato insieme, sai…devo anche combinare quello che ti ho promesso…», e sorrise ancora mentre continuava con la sua fantastica sega;
ero troppo eccitato per lasciarla andare così, per cui tirai di nuovo fuori lo spirito autoritario che albergava nascosto in me;
«Eh no! Cara la mia zietta troia…tu hai iniziato e tu adesso finisci…non vorrai che io mi debba fare una sega da solo proprio adesso!», portai una mano dietro la nuca e forzando leggermente le feci capire chiaramente le mie intenzioni, si lasciò guidare docilmente sul cazzo, «Adesso apri questa bocca di pompinara che hai e datti da fare se non vuoi fare tardi alla cena…e fammi sentire bene la tua lingua ovunque…mi raccomando» le dissi in modo rude;
non disse nulla, spalancò le labbra e inghiottì il cazzo fino alle palle iniziando uno dei suoi fantastici pompini.
Delia era bravissima, ma io volevo anche dare il mio contributo, per cui la guidai in modo da averla sopra di me in un 69 spettacolare;
avevo davanti alla mia faccia la sua fica spalancata e il suo gran culo in bella mostra, affondai la lingua sul clitoride gonfio e rosso e iniziai a succhiare avidamente mentre, non contento, accompagnavo la lingua con penetrazioni delle mie dita fino a quando la fica non si mostrò completamente spalancata e fradicia di umori;
questo mio lavoro le stava piacendo moltissimo perché si ripercuoteva sul suo pompino, quando io acceleravo sentivo il suo respiro affannoso che riscaldava il mio uccello, sapendo bene che avevo tempo prima che mi portasse a sborrare, decisi che potevo anche andare oltre, iniziai a titillare di nuovo il suo buchino con la lingua mentre iniziavo a sditalinarla prima con un dito e poi lentamente aggiungendo le altre dita, fino a quando le dita che la penetravano non diventarono 4 contemporaneamente;
avevo visto in una rivista porno portata da Luca che si poteva utilizzare la mano per fare una penetrazione, e visto che Delia mi incitava a non fermarmi decisi che era arrivato il momento anche per me di provare questa operazione;
la sua fica era completamente spalancata e lasciava passare agevolmente le prime quattro dita, chiusi il pollice creando un cuneo con la mano e iniziai a spingere lentamente, Delia alternava grida di piacere a piccoli gemiti di dolore, ma con voce soffocata mi implorava di non fermarmi;
la mia mano si era ormai fatta strada nel suo utero ero quasi riuscito ad infilarla completamente, iniziai a fare lo stesso lavoro con l'altra mano indirizzando le attenzioni sul suo sfintere, non pretendevo di infilarla tutta dentro al culo come stavo facendo con il suo utero, ma anche quel suo secondo canale iniziò a cedere alle mie attenzioni prima lasciando passare un dito aiutato dalla mia lingua, poi con un secondo e poi ancora con il terzo;
mi fermai pensando che se avessi continuato in quel modo l'avrei aperta in due per quanto erano dilatati i suoi orifizi, ma lei con quel poco di voce che le restava mi chiese di continuare «Maledetto…sfondami l'utero, aprimi il culo con queste cazzo di mani! continua…sto godendo come una vacca in calore…», queste furono le sue ultime parole, perché iniziai a scoparla con le mani, alternando i movimenti ritmicamente tra fica e culo.
Era talmente eccitata da quello che stavo facendo che il suo pompino era diventato in un certo modo violento, affondava il cazzo fino in gola, mi mordicchiava il prepuzio prima di usare la lingua per scorrere lungo tutta l'asta, stringeva con forza le labbra intono al cazzo, e lo faceva con talmente tanta foga che più di una volta temetti che me lo tranciasse a morsi;
per fortuna arrivò il momento sperato, con urlo liberatorio Delia gridò il suo orgasmo e quando estrassi la mano dalla fica fui letteralmente inondato dai suoi umori, lasciai che le mie dita uscissero dal suo culo che si mostrava dilatato in modo inverosimile, e prima che potessi dire qualcosa esplosi nella terza sborrata della giornata che lei bevve fino all'ultima goccia.
Esausta si accasciò tra le mie gambe mentre con la lingua ripuliva i resti della mia sborrata sul mio uccello ormai a riposo.
Si alzò dal letto barcollando, raccolse l'asciugamano da terra, e sorridendo mi disse «Porcellino questa volta mia hai davvero aperto in due, non avevo mai provato una sensazione così intensa come oggi…ho bisogno di una doccia gelata per riprendermi, e poi spero di riuscire a potermi sedere in macchina per guidare perché ho la fica e il culo in fiamme».
Uscimmo dall'hotel cercando di essere più discreti possibile, specie lei che nonostante la doccia ancora mostrava con la sua andatura incerta i segni evidenti di quanto accaduto in camera.
Salì in auto con lei e mi accompagnò a casa, prima di scendere ci riconfermammo quanto concordato per la settimana successiva e mi diede un casto bacio sulle labbra e una strizzatina alla patta dicendo con un sorriso «Mi raccomando, non lo usare troppo in questi giorni, lo voglio solo per me…».
E sorridendo per quella battuta, la salutai.
continua...
Delia
cap XV
Da quella serata passarono alcuni mesi, tutto sembrava essere rientrato in canoni di normalità, Luca continuava la sua storia con Silvia che ormai gli concedeva il suo culetto ogni qualvolta lui lo desiderasse, e io ero tornato a farmi spettacolari seghe quando lui si portava qualche collega nella stanza e sentivo i loro amplessi che non lasciavano spazio a dubbi su quanto stesse avvenendo.
Per fortuna ero entrato nelle grazie di Paola che pur non essendo tanto avvenente come Silvia si era dimostrata una grandissima troia, e questo per lo meno mi serviva a svuotare il mio condotto spermatico di tanto in tanto senza doverlo per forza fare ogni volta tra le mie mani e in un kleenex approfittando dell'ascolto delle storie del mio amico.
Ma era stata molto chiara con me, non voleva storie, e aveva detto che doveva essere solo lei a decidere se e come divertirsi insieme, cosa che non è che mi entusiasmasse tantissimo, ma visto che sembrava fosse l'unico modo che avessi per trombare accettai di buon grado aspettando tempi migliori, e poi comunque Paola mi concedeva la cosa che più amavo, cioè il suo culo, senza problemi, e per completare il tutto era una grandissima pompinara il che faceva passare quei suoi dettami in secondo piano.
In questo altalenare di momenti di sesso molto attivi a seghe spensierate passavamo il tempo. Fino a che un giorno arrivai a Casa di Silvia per un invito a pranzo ricevuto il giorno prima e quando Luca come al solito venne ad aprire la porta gli si poteva leggere in faccia una inspiegabile felicità che il mio arrivo sembrava gli avesse causato;
lo guardai con tono interrogativo non capendo assolutamente da cosa fosse così preso, ma quando entrai nella stanza capì immediatamente.
Seduta sorridente e con uno sguardo più che provocante nei miei confronti c'era Delia;
per questo il mio amico ricordando bene quello che gli avevo detto su di lei sprizzava felicità da tutti i pori capendo benissimo che se lei stava lì quella promessa passata poteva realmente realizzarsi, mentre io per cercare di non far trapelare la mia sorpresa per quell'incontro inaspettato cercavo di mantenere per quanto potessi un basso profilo, anche per non destare sospetti tra Silvia e Paola più che altro pensando al fatto che avrei potuto perdere le attenzioni e gli appetiti sessuali di quest'ultima per questioni di gelosia.
Ma Delia era una donna matura e consapevole, quindi non fece nulla per rivelare il motivo per cui si trovava lì dando come unica ragione la richiesta della mamma di Silvia di approfittare del fatto che lei dovesse recarsi a Firenze per portare i saluti alla figlia e una busta con dei libri che aveva dimenticato a casa l'ultima volta.
Pranzammo insieme ridendo e scherzando e Delia nonostante l'età si mostrò all'altezza della situazione mostrando uno spirito più che giovanile.
A fine pranzo Delia, che durante tutto il tempo non aveva fatto altro che lanciarmi occhiate languide guardandosi bene dal non farsi sorprendere da nessuno degli altri e più volte, approfittando del fatto che mi era seduta accanto, aveva fatto scivolare la sua mano per palparmi la patta dei jeans, esclamò : «ragazzi devo dire che la vostra compagnia è veramente piacevole, ma devo veramente andare, vorrei approfittare per fare qualche spesuccia prima di rientrare, anzi se il mio personal shopper qui presente fosse libero ve lo ruberei per il resto della giornata, voi che ne dite? Posso osare?» e stemperò tutto con una risata che le mise bene in mostra quelle fantastiche labbra da pompinara che avevo sentito scorrere avide sulla mia cappella non mi ricordo quante volte.
Logicamente Luca e Silvia non ebbero nulla in contrario per quella richiesta visto che era evidente non aspettassero altro che restare soli per darsi alla pazza gioia, tanto più che Paola dopo quanto accaduto poteva al massimo unirsi ai loro giochi cosa che a dire il vero sarebbe piaciuta anche al sottoscritto.
Ma quella volta non andò come desideravo e io e Delia ci congedammo dal gruppo e ci incamminammo verso il centro;
eravamo appena usciti dal portone che senza pensarci due volte mi strinse le guance tra le mani e noncurante di essere vista da qualcuno mi stampò un veloce bacio sulle labbra: «Allora, porcellino della zia, ti sono mancata in queste settimane? Perché tu a me sei mancato tantissimo sai? Non vedevo l'ora di rientrare a casa per avere la scusa di venire a trovarti a Firenze, e grazie a Sara, per fortuna, non è stato difficile», le risposi che anche io avevo voglia di rivederla e che pensavo che lei si fosse annoiata con me l'ultima volta, cosa che la fece esclamare: «Ma da dove ti è passata questa cosa in quella testolina? Ti ho detto che dovevo andare all'estero per lavoro e che ci saremmo sentiti presto o no? E adesso eccomi qui! dai lasciamo stare lo shopping, ho prenotato la mia suite al Savoy andiamo e rilassiamoci un poco che ne pensi?»;
e contento di quanto ascoltato, mi limitai ad annuire con la testa e a seguirla come un fedele cagnolino.
Continuammo a camminare e chiacchierammo di quello che avevamo fatto in quei giorni, lei mi parlò del salone Nautico dove era stata ed io dei miei progressi negli studi, omettendo logicamente la parentesi di sesso con gli altri miei compagni.
Entrammo nella hall dell'albergo e mentre Delia ritirava le chiavi non potei fare a meno di notare lo sguardo dell'uomo alla reception che mi fissava come se avesse visto un alieno.
Arrivammo alla porta della camera Delia fece scorrere la chiave elettronica sulla serratura aprì e mi trascinò dentro tenendomi per un braccio, si sedette a bordo del letto e senza darmi il tempo di capire cosa stesse accadendo mi sciolse la cintura, sbottonò i jeans e mi abbassò i boxer che lasciarono uscire il mio cazzo completamente a riposo nonostante quelle manovre fatte;
«Non hai idea di quanto aspettassi questo momento…», e senza che potessi dire qualcosa iniziò a stringere l'asta tra le mani e iniziò una sega che dopo pochi sitanti ebbe il risultato di farlo risvegliare tra sue le mani esperte;
intanto per non perdere quel momento continuai dove Delia si era fermata, mi tolsi di dosso il giubbotto e il maglione che avevo, mi sfilai jeans e boxer facendo attenzione a non farle staccare le mani dal mio cazzo ormai in tiro, e senza darle altro tempo le passai le mani dietro la nuca e le puntai la cappella davanti alle labbra che lei spalancò avidamente inghiottendo completamente il mio uccello fino alle palle;
iniziò a spompinarmi con la sua maestria e bravura che avevo avuto modo di apprezzare la prima volta con lei;
non contento, la presi per i capelli la feci scivolare giù dal letto e la costrinsi a stare in ginocchio ai miei piedi senza che questa manovra le facesse perdere la presa del mio cazzo, allargai leggermente le mie gambe in modo che le fosse più facile far scorrere la lingua lungo l'asta fino alle palle, e la incitavo a succhiare e a continuare quel suo lavoro;
poi sentì che la lingua andava oltre, leccava l'asta, si prendeva cura delle mie palle e puntava dritta al mio sfintere, la potevo sentire titillare il mio ano che lentamente cedeva alle sue leccate precise e mirate per poi ritornare indietro e ricominciare da dove era partita;
ero eccitatissimo, e non avevo mai provato questa nuova sensazione, fino a quando in questo nuovo gioco perverso sentì chiaramente che lei aveva sostituito la lingua con un dito e si stava facendo strada nel mio sfintere aperto e lubrificato dalla sua saliva;
mi resi conto che da carnefice ero di nuovo diventato preda quando potei sentire il secondo dito penetrare nel mio antro segreto;
Delia mi stava profanando quello che pensavo non sarebbe mai stato toccato da nessuno e la cosa incredibile era che la cosa mi stava piacendo a tal punto che il cazzo sembrava fosse diventato di marmo per l'eccitazione.
«Hai visto porcellino? Tu mi hai inculata senza il mio permesso e io adesso sto facendo la stessa cosa con te e con il tuo bel culetto…»;
ero eccitato da quella nuova esperienza, avevo letto che con la giusta stimolazione della prostata attraverso l'ano si poteva avere una erezione più potente, ma da qui a constatarlo di persona attraverso le dita esperte di Delia era veramente inimmaginabile per me.
Adesso però il mio cazzo era diventato durissimo e le labbra di Delia sembravano non fossero sufficienti a darmi il piacere a cui ormai anelavo;
la sollevai di peso per rimetterla distesa sul letto, le intimai perentoriamente di non dire una sola parola e di stare a vedere cosa le avrei fatto;
mi inginocchiai tra le sue gambe e iniziai a leccarla indistintamente tra fica e sfintere, cosa le fece emettere grida di piacere e gemiti mentre mi incitava a continuare con la mia opera, iniziai lentamente ad usare anche le mani, e le mie dita si alternavano tra i suoi buchi ormai aperti dal passaggio della mia lingua;
lei godeva di quel mio lavoro e me lo dimostrò proprio mentre avendole infilato quasi tutta la mano nella sua vagina spalancata emise un grido e squirtó abbondantemente inondandomi il volto dei suoi umori come già mi era successo altre volte anche con Sara.
Mi sollevai da quella posizione, portai le sue gambe sopra le mie spalle, la guardai negli occhi ancora socchiusi per il piacere provato poc'anzi e le dissi con aria di sfida «Brava la zia porcella…ma adesso tocca a me…voglio vederti in faccia mentre lo prendi nel tuo meraviglioso buchino…», e puntai il mio cazzo turgido all'ingresso del suo sfintere e spinsi con forza.
All'inizio, nonostante lei fosse in un lago di umori e i suoi buchi entrambi ben dilatati e lubrificati, la mia cappella ebbe difficoltà ad entrare a causa di una contrazione dei muscoli naturale, ma non mi persi d'animo e senza concederle pause affondai ancora il colpo approfittando del fatto che la mia posizione mi permetteva di sfruttare tutta la forza e la presa possibile;
era ovvio che per lei non ci fosse via di scampo da tutto quello, e, a dire il vero nonostante avesse mostrato all'inizio delle smorfie di dolore era evidente che non volesse fermarsi nemmeno lei;
dopo pochi istanti, infatti, la stantuffavo con forza in quel magnifico culo che si ritrovava e che io avevo avuto la fortuna di sverginare per la prima volta.
Adesso era lei a gridare e ad incitarmi a continuare con forza: «Sfondami il culo, maledetto! Aprimi in due, sto godendo come una vacca…non ti fermare, scopami il culo!», di certo non mi sarei fermato nemmeno se lo avesse implorato, il mio cazzo in quel magnifico buco sembrava non volesse perdersi nemmeno un centimetro di esplorazione e lo sentivo duro come mai mi era successo prima;
intanto sentivo di essere arrivato al punto di non ritorno, invece di riempirle l'intestino con la mia sborrata diede gli ultimi affondi e poi estrassi il cazzo per inserirlo velocemente nella sua fica che non avevo mai smesso di sditalinare con le dita, fu giusto una questione di secondi perché subito dopo pochi affondi in quella fica fradicia di umori esplosi in una sborrata colossale che, una volta estratto il cazzo ormai ammosciato, si rivelò per la sua intensità fuoriuscendo a fiotti dalla vagina.
Lasciai che le gambe di Delia scivolassero dalle mie spalle e mi stesi sul letto al suo fianco dandole un bacio e raccogliendo quel misto di umori che era caduto fuori glielo portai alle labbra sussurrandole: «Allora zietta non vorrai perderti la parte più buona…apri questa bocca e fammi vedere cosa fai fare…», quasi fosse ipnotizzata dalle mie parole dischiuse le labbra tanto da accogliere le mie dita piene di sperma, e di quant'altro era venuto fuori dopo la mia cavalcata, e le succhiò avidamente fino a che non rimasero completamente pulite da tutto quello che avevo raccolto.
Ripresi da quel piacevole torpore fu Delia la prima a prendere parola;
«Allora porcellino della zia, ricordi il nostro patto? Hai potuto parlare con Luca della mia idea? Perché ti premetto che io non sono stata ad aspettare, e ti posso dire che sia Sara che Alessandra, una mia cara amica molto intima, si sono dimostrate disponibili a quanto avevo chiesto loro. Quindi se non vuoi perdere l'occasione di trovarti con due donne, forse è il momento di parlare e di darsi una mossa…che dici?».
Mi sembrava stranissimo, ma la mia timidezza, o meglio, il mio essere imbranato si rivelava quando meno me lo aspettassi, come in questo caso dove prima l'avevo inculata senza mezzi termini e adesso mi sentivo confuso a darle una semplice risposta ad una domanda che, tra parentesi, mi aspettavo potesse arrivare anche prima dei nostri amplessi.
Mi feci coraggio e provai a spiegarle tutto, omettendo la parte dove le dicevo che con due donne, anche molto più giovani di lei e delle sue attempate amiche ci ero già stato, persino con quello che lei avevo chiesto come secondo protagonista;
ma l'idea di provare la stessa cosa con Delia e una sua esperta amica mi faceva drizzare l'uccello solo al pensiero.
E in effetti, non solo per i pensieri ma anche per Delia che mentre chiacchierava con me si stava dedicando ad accarezzare con voluttà il mio amichetto ancora disteso e addormentato, tutto iniziò di nuovo a risvegliarsi e dopo le attenzioni delle sue mani esperte di nuovo svettava come una piccola torre tra le mie gambe; lei non perse tempo salì a cavalcioni del mio ventre, puntò la cappella all'ingresso della sua fica e si lasciò cadere lanciando un piccolo urlo e dandomi la sensazione e il dolore che mi avesse tirato via la pelle dal prepuzio con quel gesto così istintivo e violento, tutto durò giusto il tempo che il mio uccello prendesse bene il posto all'interno di quella fica così accogliente, e subito dopo iniziò a cavalcarmi come una cavallerizza indemoniata;
le stringevo forte i grandi seni, fino a scendere a stringerle per affondare le unghie sui fianchi; mentre mi scopava iniziò a chiedermi con la voce che era interrotta dai suoi stessi sospiri: «Allora porcellino, la vuoi accontentare o no la tua zietta?»;
Adesso ero troppo eccitato per non darle quella soddisfazione, le strinsi con forza i capezzoli tra le dita facendola sobbalzare, e poi guadandola mentre inarcavo il bacino per penetrarla fino in fondo le dissi: «Certo zietta troia…devi solo dire quando vuoi essere sfondata da due cazzi, al resto ci penso io, e adesso datti da fare perché voglio riempirti del mio succo…».
Fu come se le mie parole, come se non fosse bastato quello che stava accadendo, l'avessero accesa ancora di più, estrasse il cazzo dalla fica e se lo puntò nuovamente all'ingresso del culo e si lasciò cadere pesantemente questa volta urlando dal dolore visto che quel gesto colse il suo sfintere impreparato alla penetrazione violenta, ma anche questa volta dopo pochi colpi i muscoli cedettero al passaggio e di nuovo il mio uccello correva libero a trapanarle l'intestino, continuammo alternando la cavalcata tra fica e culo fino a quando l'avvisai che stavo per venire, allora si sfilò velocemente dal culo il mio uccello e si inginocchiò tra le mie gambe iniziando a succhiarlo come era solita fare, noncurante del fatto che dopo tanto da fare il mio uccello non era certo così invitante per essere spompinato visto che era intriso di umori di tutti i tipi e considerando che l'ultimo alloggiamento era stato in quel magnifico culo anche l'odore credo non potesse essere all'altezza, ma Delia era veramente infoiata, lo pulì completamente a colpi di lingua e poi se lo fece scivolare in gola fino alle palle continuando con quell'operazione di lingua e bocca fino a quando arrivato al culmine del trasporto non le presi i capelli tra le mani e le affondai il cazzo in gola fino a quasi soffocarla per poi esplodere nell'ennesima sborrata colossale della giornata che non riuscì a trattenere in bocca e che scivolandole dalle labbra andò a spargersi tra le sue tette e sul mio cazzo che era tornato alla posizione di riposo di partenza.
Con le labbra e le guance ancora piene del mio sperma si rimise a cavalcioni sul mio bacino e facendo attenzione che non la perdessi di vista, con un gesto molto sensuale si passò le dita prima sui seni poi sulla faccia e sulle labbra raccogliendo lo sperma che la ricopriva, poi tiró fuori la lingua leccando avidamente.
Lei si distese al mio fianco e ci addormentammo appagati da quell'incredibile scopata.
Quando riaprì gli occhi Delia era avvolta da un asciugamano ed aveva appena fatto una doccia, profumava di fresco, si sedette al mio fianco come potrebbe fare una mamma con un figlio, e riprese il discorso che avevamo sospeso poco prima;
«Allora…piccolo monellaccio…come ci organizziamo? Perché se tu non ci hai pensato, io un'idea ce l'avrei», e in effetti io più che dirlo a Luca non avevo fatto nulla, quindi tutta la cosa era per me da organizzare in toto per cui senza entrare molto nei particolari del perché non avessi idea sul da farsi le chiesi di dirmi la sua idea, cosa che accettò di buon grado;
«Bene…credo che la cosa più semplice e che dia meno nell'occhio nell'albergo sia che io ti passi la chiave digitale della stanza, poi avviserò alla reception che aspetto visite da parte dei miei due nipoti, e a questo punto vi basterà entrare e salire direttamente in camera…che ne pensi?», la guardai facendo finta che stavo pensando su quanto ascoltato, ma in realtà quello che aveva detto era la cosa più logica da farsi, quindi le dissi che mi sembrava tutto assolutamente perfetto, per cui fissammo il giorno in cui ci saremmo di nuovo incontrati in modo che lei potesse prenotare la camera e darmi le chiavi.
Avevamo sistemato tutto e non mi sembrava vero, stavo per vivere la mia seconda volta di sesso in gruppo, solo che sarebbe stato in tre con una 50 enne che definire assatanata in fatto di sesso a volte mi sembrava riduttivo, e a confermare questa mia teoria fu proprio che terminato di prendere accordi Delia lasciò che l'asciugamano che la cingeva le scivolasse lungo il corpo per rimanere nuda al mio fianco;
«Lascia che ti dia ancora un assaggio di quello che farò con voi la prossima settimana…», mi disse con voce suadente mentre le sue mani andarono dritte a stringere il mio uccello proprio alla base;
aveva addosso un profumo talmente inebriante e sensuale che bastarono poche carezze ben mirate e ancora una volta mi ritrovai con il cazzo durissimo tra le sue mani.
«Uhm…vedo che ci siamo risvegliati subito!» disse ridendo e continuando a giocare con le dita sulla mia cappella accarezzando il prepuzio con maestria, «Mi piace quando ti vedo così eccitato sai? però questa volta ho veramente poco tempo, devo essere a casa presto perché ho promesso a Sara che avremmo cenato insieme, sai…devo anche combinare quello che ti ho promesso…», e sorrise ancora mentre continuava con la sua fantastica sega;
ero troppo eccitato per lasciarla andare così, per cui tirai di nuovo fuori lo spirito autoritario che albergava nascosto in me;
«Eh no! Cara la mia zietta troia…tu hai iniziato e tu adesso finisci…non vorrai che io mi debba fare una sega da solo proprio adesso!», portai una mano dietro la nuca e forzando leggermente le feci capire chiaramente le mie intenzioni, si lasciò guidare docilmente sul cazzo, «Adesso apri questa bocca di pompinara che hai e datti da fare se non vuoi fare tardi alla cena…e fammi sentire bene la tua lingua ovunque…mi raccomando» le dissi in modo rude;
non disse nulla, spalancò le labbra e inghiottì il cazzo fino alle palle iniziando uno dei suoi fantastici pompini.
Delia era bravissima, ma io volevo anche dare il mio contributo, per cui la guidai in modo da averla sopra di me in un 69 spettacolare;
avevo davanti alla mia faccia la sua fica spalancata e il suo gran culo in bella mostra, affondai la lingua sul clitoride gonfio e rosso e iniziai a succhiare avidamente mentre, non contento, accompagnavo la lingua con penetrazioni delle mie dita fino a quando la fica non si mostrò completamente spalancata e fradicia di umori;
questo mio lavoro le stava piacendo moltissimo perché si ripercuoteva sul suo pompino, quando io acceleravo sentivo il suo respiro affannoso che riscaldava il mio uccello, sapendo bene che avevo tempo prima che mi portasse a sborrare, decisi che potevo anche andare oltre, iniziai a titillare di nuovo il suo buchino con la lingua mentre iniziavo a sditalinarla prima con un dito e poi lentamente aggiungendo le altre dita, fino a quando le dita che la penetravano non diventarono 4 contemporaneamente;
avevo visto in una rivista porno portata da Luca che si poteva utilizzare la mano per fare una penetrazione, e visto che Delia mi incitava a non fermarmi decisi che era arrivato il momento anche per me di provare questa operazione;
la sua fica era completamente spalancata e lasciava passare agevolmente le prime quattro dita, chiusi il pollice creando un cuneo con la mano e iniziai a spingere lentamente, Delia alternava grida di piacere a piccoli gemiti di dolore, ma con voce soffocata mi implorava di non fermarmi;
la mia mano si era ormai fatta strada nel suo utero ero quasi riuscito ad infilarla completamente, iniziai a fare lo stesso lavoro con l'altra mano indirizzando le attenzioni sul suo sfintere, non pretendevo di infilarla tutta dentro al culo come stavo facendo con il suo utero, ma anche quel suo secondo canale iniziò a cedere alle mie attenzioni prima lasciando passare un dito aiutato dalla mia lingua, poi con un secondo e poi ancora con il terzo;
mi fermai pensando che se avessi continuato in quel modo l'avrei aperta in due per quanto erano dilatati i suoi orifizi, ma lei con quel poco di voce che le restava mi chiese di continuare «Maledetto…sfondami l'utero, aprimi il culo con queste cazzo di mani! continua…sto godendo come una vacca in calore…», queste furono le sue ultime parole, perché iniziai a scoparla con le mani, alternando i movimenti ritmicamente tra fica e culo.
Era talmente eccitata da quello che stavo facendo che il suo pompino era diventato in un certo modo violento, affondava il cazzo fino in gola, mi mordicchiava il prepuzio prima di usare la lingua per scorrere lungo tutta l'asta, stringeva con forza le labbra intono al cazzo, e lo faceva con talmente tanta foga che più di una volta temetti che me lo tranciasse a morsi;
per fortuna arrivò il momento sperato, con urlo liberatorio Delia gridò il suo orgasmo e quando estrassi la mano dalla fica fui letteralmente inondato dai suoi umori, lasciai che le mie dita uscissero dal suo culo che si mostrava dilatato in modo inverosimile, e prima che potessi dire qualcosa esplosi nella terza sborrata della giornata che lei bevve fino all'ultima goccia.
Esausta si accasciò tra le mie gambe mentre con la lingua ripuliva i resti della mia sborrata sul mio uccello ormai a riposo.
Si alzò dal letto barcollando, raccolse l'asciugamano da terra, e sorridendo mi disse «Porcellino questa volta mia hai davvero aperto in due, non avevo mai provato una sensazione così intensa come oggi…ho bisogno di una doccia gelata per riprendermi, e poi spero di riuscire a potermi sedere in macchina per guidare perché ho la fica e il culo in fiamme».
Uscimmo dall'hotel cercando di essere più discreti possibile, specie lei che nonostante la doccia ancora mostrava con la sua andatura incerta i segni evidenti di quanto accaduto in camera.
Salì in auto con lei e mi accompagnò a casa, prima di scendere ci riconfermammo quanto concordato per la settimana successiva e mi diede un casto bacio sulle labbra e una strizzatina alla patta dicendo con un sorriso «Mi raccomando, non lo usare troppo in questi giorni, lo voglio solo per me…».
E sorridendo per quella battuta, la salutai.
continua...
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