Rita - gran finale - finalmente il secondo canale

Scritto da , il 2022-10-03, genere etero

questo racconto fa parte di una serie di racconti pubblicati in versione cartacea ed ebook su Amazon "I racconti di un giovane libertino - sette storie di donne" di Michele Allevi (il mio pseudonimo, sono uno scrittore di narrativa molto conosciuto) Il ricavato delle vendite verrá devoluto all'associazione in difesa delle donne

Capitolo 5.
Dormimmo esausti quasi fino all'ora di cena, poi sentimmo la voce di Francesco che ci chiamava dalla sua veranda;
mi alzai dal letto e senza farci caso uscii nudo, quando mi resi conto del mio stato era ormai troppo tardi, ma dall'altra parte anche Francesco era nudo, e mi guardò sorridendo, era un sorriso spontaneo, ma subito pensai al fatto che ci avessero sentiti mentre eravamo a letto, e che Barbara gli avesse raccontato quello che nella mattina aveva saputo da Rita;
per quanto fossi abituato a girare nudo per casa, e vedessi loro nella stessa condizione per la maggior parte del giorno in spiaggia, ebbi un poco di imbarazzo e cercai discretamente riparo dietro la sdraio, sperando che questo mio gesto non lo facesse ridere al pensiero che uno che si presenta nudo e che non lasciava nulla sottointeso quando scopava con la sua donna adesso si vergognasse di mostrarsi così davanti ad un altro uomo.
In realtà Francesco non fece proprio caso a tutte quelle mie elucubrazioni, o almeno, con discrezione non lo diede a vedere, ma si limitò a dirmi «Michele, Barbara sta facendo la doccia, mi ha detto di avvisarvi che tra 20/30 minuti saremo pronti per andare a cena così potete preparavi anche voi…visto che, noto, non siete pronti come me», e sorrise della battuta finale salutando e rientrando in camera.
La serata, per fortuna, era fresca e il posto che avevamo scelto era situato quasi sulla spiaggia con tavolini molto semplici fatti con il legno delle barche, e ornato con dei sottili fili pieni di lampadine che davano un'aria festosa a tutto;
cenammo in modo divino, il proprietario Kristos, era un ragazzone greco che dopo aver lavorato per molti anni a Londra come manager di una grande azienda aveva deciso di cambiare vita e si era trasferito con la sua compagna sull'isola, avevano rilevato quella che era all'inizio poco più che una capanna, e con tanta fantasia ed entusiasmo avevano avviato quella piccola attività che a loro bastava per vivere degnamente;
era affabile e gentile, sicuramente aveva capito come fidelizzare i suoi clienti ai danni degli altri ristoranti e taverne della zona;
durante la cena avevamo dato fondo a due bottiglie di ottima "Retsina" greca, e siccome nessuno ci stava disturbando ce la stavamo prendendo con calma chiacchierando e bevendo quello che era rimasto nella bottiglia;
fu proprio allora che Kristos si avvicinò al nostro tavolo e con un Italiano perfetto segnato solo dal suo tipico accento, si rivolse a noi: «La cena vi ha soddisfatti? Desiderate altro?», a quelle parole tutti pensammo che era un invito educato affinché liberassimo il tavolo, e io e Francesco come se ci fossimo messi d'accordo chiedemmo il conto;
lo stupore fu quando lui a quella nostra richiesta rispose con un sorriso;
«Tranquilli, per pagare c'è sempre tempo, e poi siete su un'isola non potreste sfuggire», ridendo riprese, «Vi ho chiesto se avevate finito perché volevo offrirvi una bottiglia di Retsina, visto che sembra l'abbiate gradita, e intanto restate pure seduti, la serata è tranquilla e abbiamo altri tavoli liberi per chi volesse cenare», e prima che potessimo aggiungere qualcosa la sua compagna arrivò con una nuova bottiglia di vino ben ghiacciata e riempì di nuovo i nostri bicchieri lasciandola sul tavolo.
Quel modo di fare della gente, quella calma che si percepiva in tutte le attività dell'isola mi avevano conquistato, e sapere che persino Kristos avesse scelto di vivere una vita fuori dai normali schemi a cui tutti eravamo abituati, mi faceva sognare che un giorno, non molto lontano speravo, anche io avrei lasciato tutto per andare vivere in un posto così;
ma i miei pensieri romantici di fuga, vennero quasi immediatamente bloccati dai discorsi degli altri tre miei compagni di serata;
infatti, vuoi per l'aria fresca, vuoi per la fantastica cena e le tre bottiglie di vino che avevamo scolato poggiandoci sopra quattro bicchieri colmi di Ouzo con acqua e ghiaccio che Kristos aveva provveduto a servire al tavolo dopo che avevamo finito anche la bottiglia omaggio, e, non ultimo il modo di fare assolutamente disinibito di Rita e Barbara, la serata fino allora tranquilla prese un'altra strada, all'inizio con nulla di imbarazzante visto cha Barbara ci chiese semplicemente se avevamo figli, e alla sua domanda Rita rispose con un sorriso divertito, «No, assolutamente! Io sono ancora all'università e Michele ha da pochissimi mesi un lavoro stabile, e poi io ho 23 anni e lui 29, ci sembra troppo presto a pensare una cosa del genere»;
ma era evidente che quello era solo l'inizio di una conversazione che sarebbe entrata in ben altri particolari, visto che lei rispose subito a quello che aveva detto Rita;
«E cosa significa che avete meno di 30 anni? Io a 21 anni ho avuto la mia prima figlia e a 24 ero già mamma per la seconda volta…»;
si fermò lanciandomi uno sguardo malizioso dei suoi, «Veramente…pensavo che qualcuno di voi si fosse accorto della cicatrice del cesareo, visto che lì sono depilata», e vedendo la mia faccia cambiare di colore che equivaleva ad una ammissione di colpa, incalzò, «Praticamente potrei dire che potreste essere miei figli…e non solo per la vostra età ma anche per il vostro modo di fare…e poi anche Francesco ha un figlio grande che lavora con lui nello studio.
Sapete? Un poco vi invidio siete ancora giovani e con tanta strada davanti», e ci guardò sorridendo, mentre subito dopo stampò un bacio sulle labbra a Francesco che era stato come noi ad ascoltare;
«A parte che se noi siamo giovani, voi non siete certo vecchi! E poi veramente avevamo pensato foste una coppia…una coppia...», Barbara capì che con il mio discorso mi stavo trovando in difficoltà nello spiegare quello che effettivamente stavo pensando, per cui, come un'attenta maestra, venne in mio aiuto;
«Volevi dire sposati? Nooo per carità! Tutti e due lo siamo stati e insieme abbiamo deciso che non lo avremmo più fatto almeno fino a dopo i 60 anni, quando essere sposati potrebbe avere dei vantaggi per due adulti…ma adesso, abbiamo i nostri figli già sistemati e abbiamo deciso di goderci la vita…e quando dico goderci lo dico in tutti i sensi», e ci strizzò l'occhio accompagnando il gesto con un sorriso, mentre la sua mano scivolò sotto il tavolo e molto probabilmente si poggiò sulle gambe, o altro, di Francesco che le sorrise maliziosamente.
Mentre io ero soddisfatto della conversazione e non volevo andare più a fondo per non entrare in gineprai perversi e morbosi, Rita aveva ancora da spendere le sue carte, e io sapevo benissimo che quando beveva un po' di più questo poteva essere molto pericoloso, ma non potevo fermarla, e come se me lo aspettassi iniziò;
«Bello! Quindi volete dire che non volete più figli? O magari non potete più…», e si fermò qualche secondo rendendosi conto che quell'ultima frase poteva essere percepita come un'offesa, o comunque non consona al momento;
ma a toglierci da quella strana situazione che si era creata fu di nuovo Barbara che intervenne a chiarire;
«No, no, il fatto è che ancora siamo tutti e due in grado di averne, almeno questo ha detto il mio ginecologo l'ultima volta che ci siamo visti», e sorrise facendo un attimo di pausa;
la cosa che mi stupiva era che Barbara riuscisse con una facilità disarmante a passare da una storia banale ad una intima e personale come se avesse di fronte amici di vecchia data e non due conosciuti 5 giorni prima su una spiaggia in Grecia;
ma era evidente che non avesse terminato la sua spiegazione, e con lo stesso sorriso con cui si era fermata riprese;
«Allora, siccome non volevamo privarci delle gioie del sesso, ho iniziato a prendere la pillola…certo tutto funzionava perfettamente e avevamo fugato tutte le paure e i problemi che avremmo avuto se fossi rimasta incinta, ma io, che faccio già un lavoro stressante e sedentario, stavo ingrassando, e la cosa a me non piaceva per nulla, quindi ho fatto altre prove di sistemi anticoncezionali, ma avevo solo problemi da questi, quindi abbiamo deciso che avremmo fatto a meno di questi sistemi e…», questa volta sembrava avesse avuto un momento di pausa per l'imbarazzo di dire cose sconvenienti, ma dato quello che disse mi sbagliavo alla grande, perché non solo lo disse in modo assolutamente ammiccante, ma il suo sorriso e lo sguardo verso il suo compagno divenne carico di complicità, «E…allora, siccome né io né Francesco, volevamo rinunciare alla cosa più soddisfacente di un amplesso…che sono sicura sapete benissimo a cosa mi riferisca…abbiamo deciso di provare nuove vie…e da quel momento per noi si è…come dire…aperto un mondo», i suoi occhi sprizzavano sensualità e Francesco per non essere da meno aggiunse ridendo con la stessa complicità, «E non solo il mondo si è aperto…vero amore?», e conclusero con una risata tutti e due mentre io pensavo al fatto che nessuno mi aveva mai raccontato in quel modo sicuramente malizioso ma semplice, di aver deciso di farsi inculare dal proprio compagno;
e persino Rita che quando ne aveva l'occasione amava mostrarsi disinibita e libera da complessi, questa volta era rimasta in silenzio con uno sguardo che mostrava la sua incredulità su quanto aveva ascoltato;
Ma adesso, o per averlo cercato, o per pura casualità, era Barbara a comandare il gioco, che grazie all'aiuto del tasso alcolico che girava nei nostri corpi le era facilitato moltissimo, infatti dove normalmente si mostrasse già molto disinibita, grazie alla Retsina e a svariati bicchieri di Ouzo, adesso era spudoratamente sfacciata;
non che la cosa non mi piacesse, intendiamoci, ma forse avrei preferito un altro tipo di approccio per fare certi discorsi;
tutti e due avevano chiaramente visto le nostre facce e Barbara senza aspettare altro tempo si lanciò all'attacco;
«Scusate, vedo le vostre facce con una strana espressione…non mi vorrete dire che…», si fermò non certo per darci il tempo di rispondere ma semplicemente per portare la sua stoccata a segno con maggiore precisione e dovizia di particolari, «Dai ragazzi! Siamo nel ventesimo secolo…ma ve ne siete resi conto? Non mi potete dire che non avete mai pensato al sesso anale! Guardate che non è peccato! È soltanto un modo diverso di fare l'amore con il partner, in fin dei conti di cose strane ne facciamo tutti i giorni no? Non mi dirai che un pompino come quello che stavate facendo il primo giorno che ci siamo incontrati sulla spiaggia sia meno bello di mettersi a gambe aperte e scopare in modo tradizionale…», poi ci pensò su un attimo e aggiustò la frase, «Sulla prima parte del mio discorso mi correggo…per tanti non è peccato…e vi assicuro che non è male come molti dicono o pensano, io e Francesco abbiamo iniziato una seconda vita dopo averlo scoperto! E pensate…me lo aveva consigliato la mia ginecologa dopo i fallimenti dei vari metodi di contraccezione…»;
questa volta sembrava avesse finito il suo elogio al sesso anale, prese il bicchiere di Ouzo dal tavolo e lo terminò in una sola sorsata, bevendo le ultime gocce che erano rimaste, avendo cura di infilare la lingua nel bicchiere per leccare i cubetti di ghiaccio e di non far passare in secondo piano quella scena che insieme all'idea di immaginarla a pecorina mentre Francesco la inculava e pensare a me che facevo la stessa cosa con Rita mi scatenò un'erezione improvvisa che per fortuna rimase nascosta sotto il tavolo, notata solo da Rita che durante la spiegazione di Barbara aveva poggiato la sua mano sulla mia gamba.
La cosa buffa di tutto questo, se mai ce ne fosse stata una, era che Barbara in mezzo a tutta quella descrizione ci aveva tirato in ballo in modo diretto ponendoci delle domande che di velato avevano ben poco, e che se non fossimo stati seduti in un ristorante su una spiaggia di un'isola greca, avrei pensato di averle sognate dopo aver letto una rivista porno sull'argomento, ma di sogno c'era ben poco, e se non avessimo voluto fare la figura dei ragazzini alle prime armi in fatto di sesso che si scandalizzano quando salta fuori un discorso scabroso, dovevamo, per forza, risponderle in qualche modo;
io ero bloccato, non sapevo veramente dove iniziare, venne in mio salvataggio Rita;
«Certo che ci abbiamo pensato! Solo che non avendo avuto fino ad ora tantissima libertà quando siamo a casa, ci siamo sempre divertiti con quello che tu chiami sesso tradizionale, e visto che lo hai detto, ti posso confermare che quel giorno che ci siamo incontrati sulla spiaggia avevamo appena iniziato un rapporto orale», sapevo bene che quel modo di rispondere sfacciato era voluto per dimostrare che non erano solo loro a riuscire a mettere in difficoltà gli interlocutori, «E noi i nostri giochi orali li concludiamo senza perdere nulla del piacere…inoltre, Michele conosce bene il mio culo per averlo profanato con le sue dita, cosa che io ho fatto a lui, ma per fare il passo che tu dici vorrei essere sicura, vorrei, visto che ho perso la mia verginità a 16 anni, concedere questa che mi rimane alla persona che ritengo degna di avermi e di averlo», e anche lei per non essere diversa prese il bicchiere di Ouzo e lo buttò tutto giù d'un fiato incollandosi subito dopo alle mie labbra e riempiendomi la bocca di quello che le era rimasto, cosa che mi sorprese e che ne fece cadere una parte sul tavolo.
L'aria da giocosa e divertita si era di colpo fatta pesante, eravamo passati da risate e spiegazioni e domande imbarazzanti e osé a sguardi truci da sfida a duello da far west;
Barbara diede uno sguardo a Francesco che scosse la testa come se avesse capito cosa gli voleva dire, poi si rivolse a noi due puntando il suo dito contro di noi;
«Bene, bene, bene…hai visto Franci? I ragazzi non sono poi tanto ragazzini come credevamo…e come ti avevo detto l'altro giorno, secondo me sono pronti», poi si alzò barcollando a causa della quantità di alcool che aveva bevuto, fissò le nostre facce ancora stranite da quanto successo, e ridendo liberamente ci disse: «Ragazzi sveglia! Stavo scherzando! Avevo scommesso con Franci che vi avrei portato a parlare della vostra vita sessuale e lui pensava che voi non sareste caduti nel gioco…pensate, vi faceva pudici! D'altra parte era convinto che sulla spiaggia quel giorno non facevate niente di strano nonostante io gli avessi detto che secondo me avevamo interrotto un gran pompino!», continuò con la sua risata che adesso aveva coinvolto tutti, certo non eravamo contentissimi per essere caduti in quel suo giochino, ma l'atmosfera era diventata di nuovo allegra e gioviale come lo era stata tutta la serata.
Pagammo il conto e tutti e quattro abbastanza alticci ci dirigemmo verso casa;
mentre camminavamo ognuno in coppia sotto braccio esclamai «Certo che siamo fortunati a stare su quest'isola, ci pensate tornare a casa in macchina, essere fermati dalla stradale o dai carabinieri e per giustificare il nostro stato dover spiegare che tutto è partito parlando di pompini e inculate? Adesso saremmo tutti e quattro in commissariato denunciati per atti osceni…» e la mia risata si unì a quella di tutti loro;
facemmo la strada dal ristorante fino a casa cercando di smaltire la sbornia e arrivati davanti alle nostre verande ci fermammo per le ultime chiacchiere della serata, ma Barbara che sembrava essersi ripresa dalla sbornia più di tutti lanciò l'idea «Sentite perché non venite sulla nostra veranda e ci facciamo il bicchiere della staffa? Tanto domani nessuno di noi deve andare a lavoro no? E poi dobbiamo ancora festeggiare la nostra amicizia, ecchecavolo!» avrei voluto trovare una scusa per saltare l'invito, avevo in testa tutti i discorsi che giravano vorticosi aiutati dal vino bevuto, anche perché speravo una volta rientrato in casa che la serata continuasse con una scopata finale con Rita, ma prima che potessi dire qualcosa la stronza della mia fidanzata si prese il gusto di fregarmi accettando l'invito;
«Ma sì dai! Tanto ormai come dice un nostro detto: a casa bruciata mettici fuoco» e queste ultime parole fecero scattare l'applauso da parte di Barbara contenta che la serata non finisse in quell'istante.
Entrammo sulla loro veranda, Francesco sistemò le sedie a sdraio in circolo mentre Barbara sparì dietro la porta finestra della casa per uscire poco dopo con un vassoio con una bottiglia di Retsina fredda e quattro bicchieri, «Scusate ho tardato perché mi sono messa comoda, e, visto che l'abbiamo gradita, perché non continuare con la stessa cosa…sapete mischiare alcolici fa male» e sorrise mentre riempiva i bicchieri.
Forse eravamo ancora ubriachi, ma a nessuno di noi sfuggì la cosa che Barbara nel suo mettersi comoda, si era spogliata completamente e aveva indossato la tunica che avevano comprato la mattina con Rita, quindi girava praticamente nuda tra noi e la cosa che mi stupiva era che ero l'unico a sembrare sorpreso da quella scena, mentre, addirittura Francesco approfittando che stava servendo il vino con le mani le accarezzava il culo senza fare nulla per nasconderlo e, soprattutto, senza che Barbara lo facesse smettere;
non passarono che pochi istanti da quella, per me strana situazione, che anche Rita, alzandosi dalla sua sedia esordì: «Beh…io direi che, se i padroni di casa me lo consentono, andrei pure io a mettermi comoda, vorrei godermi questa serata e questo buon vino più a mio agio».
È inutile dire che nessuno dei nostri amici ebbe da dire nulla a quella proposta e anche Rita si assentò dalla veranda e attraversando il camminamento tra le nostre due abitazioni scomparve dentro casa per uscirne pochi minuti dopo vestita in fotocopia e anche lei completamente nuda sotto.
Per tutto il tempo che rimanemmo in veranda Barbara non fece altro che provocare con discorsi piccanti, parlando di sesso in modo esplicito, e non ultimo, mettendo in mostra molto bene la sua fica depilata che sapeva quanto a me piacesse;
ma anche Rita non fu da meno in questa gara dove io e Francesco, se non fosse stato per le volte che le nostre mani scivolavano a cercare i corpi delle nostre compagne, sembravamo di troppo.
Poi Barbara che non si era certo risparmiata tutta la sera, si spinse oltre ogni mia aspettativa quando si offrì di depilare lei il pube di Rita dicendole che forse all'inizio le sarebbe sembrato strano ma una volta fatto non sarebbe più tornata indietro;
non so veramente se la mia fidanzata fosse ubriaca o stesse fingendo per sembrarlo, ma la cosa che mi sconvolse fu quando dopo aver respinto un paio di volte la proposta di Barbara si alzò dalla sedia dicendole che aveva cambiato idea e che voleva provare, quindi prima che io potessi dire qualcosa in merito e con Francesco che ridacchiava guardandomi con lo sguardo malizioso, le due sparirono dietro la porta, con Barbara che ci mise subito sull'avviso «Ehi voi due! Restate fermi dove siete e non vi azzardate ad entrare in camera…queste sì che sono cose da donne e basta…ci siamo capiti vero?», a quell'ordine perentorio nessuno di noi due fece cenno a muoversi e rimanemmo sulla veranda a sorseggiare il vino con Francesco che cercava di tranquillizzarmi «Dai, non fare quella faccia! In fondo sono solo due peli! Vedrai che la cosa piacerà anche a te…è inutile che ti dica che cosa significa leccare qualcosa di liscio e morbido invece di trovarsi a sputare peli dalla bocca…sai che ti dico? Dovresti farlo anche tu! Perché pensi che io mi sia depilato proprio lì e in nessuna altra parte?» e sorrise mentre alzava il bicchiere come se volesse brindare con me all'evento, poi guardando la mia faccia che non era proprio convinta di quelle spiegazioni aggiunse, «Sai che ti dico? Se proprio ti piaceva tanto la patatina pelosa della tua fidanzata dico a Barbara di conservarti un ciuffetto di peli tutto per te», e dopo quelle parole il suo sorriso divenne una risata decisa.
Non so quanto tempo trascorse, ma eravamo di certo a notte inoltrata, quando la voce di Barbara fingendo di fare l'annuncio a suono di tromba ci avvisò del loro ingresso, a cui seguì la sua entrata per dar modo a Rita di fare quasi una passerella tra noi, «Signori e signori, ho il piacere di presentarvi il nuovo look di questa piccola meravigliosa donna» e facendo un inchino diede il via a Rita;
non potevo crederci, non solo si era prestata a questa idea di Barbara, ma adesso come se fossimo soli io e lei uscì sulla veranda senza indossare nemmeno la tunica trasparente, e mentre Francesco batteva le mani entusiasta insieme alla sua compagna io non sapevo come venir fuori da quella situazione per me molto imbarazzante;
a quel punto mi chiedevo cosa poteva succedere di peggio, per il mio modo di vedere la cosa, in quella nottata;
ma non dovetti attendere molto per riceverne la risposta.
Passarono solo attimi da quella specie di sfilata improvvisata, e prima che Rita potesse di nuovo prendere posto sulla sua sdraio, quella che ormai definivo "la regina della festa" tiró fuori la sua ultima provocazione lasciando cadere la tunica per terra e rimanendo nuda anche lei tra gli applausi e le risa di Francesco e di Rita che si era aggiunta con molta disponibilità a tutta questa scena;
non potevo fare la figura di quello che a 29 anni ne dimostrava 70 vissuti senza aver mai fatto nulla che non fosse dagli altri giudicato nella norma, quindi mi associai a quell'applauso di gradimento cercando di dimostrare entusiasmo ed interesse;
e, a dire il vero, per quanto fossi ancora molto sorpreso da tutto questo teatro, trovarmi Barbara e Rita che giravano nude in mezzo a noi due come se fossimo i clienti facoltosi di uno strip club mi aveva anche leggermente eccitato tanto da dimenticare quasi subito l'imbarazzo che avevo provato all'inizio.
Ma mi sarei dovuto aspettare che la cosa non potesse finire così, infatti Barbara oramai a briglia sciolta iniziò a baciare Francesco e a poggiare le mani sulla patta dei suoi pantaloni come se noi non ci fossimo;
ero di nuovo impacciatissimo ma a farmi sciogliere ci pensò Rita che si avvicinò e inizio a baciarmi, la sua lingua mi attraversava la bocca con maestria, e non ci misi molto a ricambiare nello stesso modo tirandola a me e iniziando a tormentarle un capezzolo con le mie dita mentre continuavo a baciarla profondamente.
Barbara interruppe quel momento, si staccò dalle attenzioni di Francesco;
«Sentite, io avrei una proposta…», la fissammo tutti, ma solo io ebbi la forza di chiedere quale fosse, e lei senza la minima esitazione;
«Siamo tutti adulti…e che ne dite se continuassimo in un posto più comodo e sicuramente più fresco di questa veranda?», io e Rita avevamo detto di essere una coppia aperta, ma di certo non così tanto come ci pareva stesse per proporre Barbara, per cui la guardammo attoniti, ma lei capendo il nostro stupore «Ehi! Ma cosa avete capito? Io e Franci non siamo scambisti o chissà cosa! Però non ci dispiace vedere altre coppie che fanno l'amore come noi…insomma, vi sto proponendo di entrare da noi e continuare la cosa sul nostro letto al fresco del ventilatore…ma ognuno con il proprio partner…capito? In fin dei conti a parte questo ci siamo detti cose anche più imbarazzanti che scopare il proprio partner davanti ad un'altra coppia no?», e prese per mano Rita, prima che potesse pensarci due volte, e la portò in camera invitandoci a seguirle.
Non saprei dire se ero più eccitato o più incazzato per il comportamento di Rita che sembrava fosse succube delle perversioni di Barbara, tanto che rimasi seduto come se volessi rifiutare quell'invito nella speranza che anche lei si svegliasse da quell'incubo e ritornasse indietro per tornare a casa con me lasciando i due amanti ai loro giochini erotici, ma quando ormai ero convinto che l'avrei spuntata, Francesco che, logicamente aveva accettato l'invito, si girò verso di me e vedendomi ancora seduto, con un sorriso ironico, mi disse: «Allora che fai? Non vieni? Me le lasci tutte e due per me?», non lo feci continuare, il solo pensiero che Rita per colpa della mia timidezza diventasse protagonista dei loro giochi, mi fece fare un salto dalla sedia e iniziai a spogliarmi levandomi la mia t-shirt addirittura prima che Francesco facesse lo stesso.
Entrati nella stanza ci fu poco da organizzare, Barbara quasi come se non ci fossimo iniziò un pompino a Francesco mentre il suo sguardo cercava il mio, la troia sapeva benissimo che mi faceva eccitare guardarla, adesso poi, con il cazzo di Francesco in bocca era come essere sul set durante una scena di un film hard, e questo mi eccitava ancora di più, ero talmente concentrato su questa cosa che quando sentii le labbra calde di Rita avvilupparmi l'uccello e iniziare lo stesso servizio anche per me ebbi un fremito;
a quel punto tutte le inibizioni e i blocchi mentali erano andati a farsi fottere, e mi lasciai andare a quel gioco perverso di essere nello stesso momento voyeur e attore;
devo ammettere che ormai pur restando fedeli al principio che ognuno avrebbe scopato con il proprio partner, molto spesso mentre cambiavamo posizione sul letto e oppure quando per qualche motivo ci trovavamo vicini Barbara non disdegnava di bisbigliare qualcosa nelle orecchie a Rita facendola ridere, o di toccarle il seno, cosa che dopo un paio di volte iniziò a fare pure lei in segno di gratitudine;
Quella scopata assolutamente inaspettata adesso mi stava piacendo tantissimo, e quando Francesco la mise alla pecorina mettendo bene in mostra quella fica che avevo tanto guardato aspettai di farlo anche io con Rita perché non volevo perdermi assolutamente la scena in cui il suo cazzo sarebbe sprofondato dentro;
com'era successo durante gli altri giorni in cui avevamo solo potuto ascoltare e non vedere i loro amplessi Barbara iniziò ad emettere suoni e gemiti sempre più forti e Francesco la accompagnava insultandola e prendendole a schiaffi le chiappe sode, era evidente che questo le causasse dolore, ma a lei sembrava piacere moltissimo, cosa che mi colpì tanto che da quel momento decisi avrei fatto sempre con chiunque fosse stata con me, e senza pensarci due volte decisi che era il momento di iniziare con il culo di Rita che al primo schiaffo ben assestato, colta dal dolore, ebbe un fremito, quasi un sobbalzo ma poi iniziò a chiederne altri a voce alta «Si, puniscimi! Ho fatto la bambina cattiva…guarda in che condizione ti ho messo…sfondami l'utero fallo sentire a questi due come scopiamo noi…»;
il silenzio della notte era rotto solamente dai nostri urli e dalle parole che ci scambiavamo, c'era una tale carica erotica in quella stanza che non ricordavo di avere mai provato in tutta la mia vita, ma la cosa migliore della notte fu quando Francesco iniziò a massaggiare il buchino di Barbara mentre continuava a sbatterla profondamente;
lei sapeva benissimo che i nostri occhi erano puntati su quella scena e allora senza più freni inibitori più che chiedere ordinò;
«Dai Franci sfondami il culo! Fagli vedere ai ragazzi quanto è bello farlo!», Francesco non aspettava altro e con velocita spostò il cazzo dalla fica al buchino che aveva dilatato solo un poco con le dita, e iniziò a spingere stringendola per i fianchi mentre Barbara si dimenava e gridava, «Sfondami stronzo! Sfondami il culo!», la scena era troppo eccitante per perdersi qualsiasi particolare, io continuavo a scandagliare l'utero di Rita tenendola ben stretta per i fianchi e Francesco ormai avendo aperto la strada sbatteva con forza il cazzo nel culo di Barbara, le due adesso erano praticamente una di fronte all'altra, potevano guardarsi negli occhi mentre noi le stavamo scopando;
Nei sussulti dell'inculata Barbara allungò la testa a cercare Rita, gli diede un bacio molto casto sulle labbra e poi le disse «Cara adesso tocca a te…», appena dette quelle parole le strinse i polsi con le mani e guardandomi si rivolse a me quasi con un ordine: «Forza che stai aspettando? Non vedi che lei non ha il coraggio di dirtelo ma lo vuole? Dai inculala, profanale quel sederino! Facci vedere come sei bravo…»;
Rita provò solo una timida difesa, era chiaro che Barbara avesse ragione, e magari tutta quella cosa era stata ideata da loro per portarmi proprio a fare questo.
Io però, a differenza di Francesco non avevo lubrificato il suo buchino con le mie dita e la mia saliva, e siccome lei era vergine, almeno lì, temevo che forzare quella porta senza prima aver lubrificato bene avrebbe potuto solo causarle dolore e questo significava la fine della possibilità di prendermi il suo culo quella notte e quelle seguenti;
a complicare la cosa c'era il fatto, non di poco conto, che a causa di tanta eccitazione e del caldo che adesso c'era in camera nonostante i ventilatore sparasse aria al massimo, la mia salivazione era ridotta a poche gocce, ma Barbara, che era evidente fosse un'esperta in sesso anale, mi fece segno di avvicinare la mano alla sua bocca e lasciò cadere sopra la sua saliva, portai la mano subito sullo sfintere ancora contratto di Rita, e mentre continuavo a sfondarla iniziai la mia manovra di dilatazione, quella era una cosa che sapevo fare bene, e dopo pochi secondi il suo sfintere concesse l'ingresso prima di un dito e poi di due che iniziai a muovere alternando i colpi alla sua fica;
Ormai era pronta, Francesco intanto era arrivato al momento dell'orgasmo e la avvisò di quanto stava per succedere, io nello stesso momento estrassi il cazzo grondante di umori e lo puntai sullo sfintere iniziando la spinta, mentre Rita gridava cercando di soffocare le grida nelle lenzuola stringendole con forza con le mani;
furono attimi in cui sentendola piangere pensai di fermarmi e di lasciar perdere, ma quando lei capì quello che stavo per fare con un filo di voce mi disse: «Sfondami…ti prego…aprimi il culo…adesso è tuo…», come rincuorato da quelle parole non mi feci ripetere l'invito e con un solo colpo di reni le entrai a fondo più che potevo, mentre la inculavo, Francesco aveva tirato fuori il suo cazzo dal culo di Barbara e glielo aveva messo in bocca facendosi spompinare per gli ultimi istanti prima di riempirle la gola con il suo orgasmo;
anche io ero arrivato allo stesso punto, ma questa volta feci quello che desideravo da tempo, mi abbandonai ad una lunga intensa sborrata nel culo di Rita e quando estrassi il cazzo si sentì chiaramente nella stanza il suono come se qualcuno avesse stappato una bottiglia, e quasi subito dal suo buco ancora ben aperto e dilatato uscirono fiotti di sperma che riempirono le lenzuola.
Eravamo esausti tutti e quattro, rimanemmo distesi sul letto per diverse ore;
poi quando era da poco passata l'alba, Barbara che aveva ancora tracce di sperma tra i capelli cortissimi e sulle labbra ma sembrava di nuovo fresca come una rosa, si mise seduta sul letto, «Giuro che se qualcuno mi avesse detto che questa vacanza in Grecia fosse stata così eccitante e coinvolgente gli avrei riso in faccia, sapete, come vi avevamo detto non siamo una coppia di quelle da incontri venuti fuori da riviste o chat, facciamo sesso liberamente e senza nessun tabù, ma solo tra noi due;
però ragazzi…conoscervi è stata una cosa bellissima e spero che lo stesso possiate dire riguardo a noi due»;
eravamo tutti ancora mezzi addormentati ma quelle parole risuonarono nella nostra testa che ancora non aveva smaltito gli eccessi di alcol e sesso della notte passata come un gran bel complimento, e solo Rita riuscì a scuotere la testa per confermare quanto ascoltato, segno che diede occasione a Barbara di continuare;
«E poi…lasciate che vi dica che mi sento molto soddisfatta…a 44 anni sono riuscita a creare tutta l'atmosfera perché tu Rita cara concedessi quel fantastico culetto che ti ritrovi, e che tanto ti invidio, al mio povero Michele…ma devo anche dire che superate le prime difficoltà con il mio aiuto improvvisato…siete stai fortissimi…pensate che al solo pensiero mi sento di nuovo fradicia...», e si fece una grande risata;
«E adesso, visto che sono stata l'ideatrice di tutto, che la festa ricominci! Michele sono convinta che ti spetti il secondo tentativo e magari potremmo organizzarci meglio tutti e quattro aggiungendo un po' più di pepe alla cosa…che ne pensate?», a quella sua domanda ci colse tutti e tre impreparati, ognuno, molto probabilmente per un motivo diverso, ma dopo quello che era successo la notte prima per me si erano aperte porte che non avrei mai pensato di spalancare, e non mi riferisco solo al culo di Rita, anche perché in quelle parole di Barbara io leggevo chiaramente un invito ad essere ancora più intimi tra noi, e l'idea che questa intimità mi facesse arrivare a provare anche il suo culo ormai mi ronzava in testa come un insetto fastidioso.
A quel punto si alzò dal letto scavalcando me e Rita e facendo molta attenzione al fatto che la sua fica mi passasse proprio all'altezza della mia bocca, poi ci fissò con il suo incredibile sorriso carico di erotismo da farlo rizzare a un impotente, e sculettando verso il piccolo angolo cucina «Però adesso prima di dare il via alle danze…ci facciamo un ricco caffè!».
Quello in Grecia fu il primo e l'ultimo viaggio che facemmo io e Rita, la nostra relazione continuò tra alti e bassi per altri due anni in cui mettemmo a frutto tutti gli insegnamenti di Barbara, non ci capitò più di condividere il nostro piacere con altre coppie ma qualche volta provammo gusto a fare sesso dove sapevamo che qualcuno ci avrebbe potuti osservare.
Io e Rita ci lasciammo due anni più tardi per colpa mia, infatti, mentre ci eravamo presi un periodo di riflessione ebbi una storia con una collega a Firenze e lei venne a sapere la cosa perché Dimitra, la mia collega, le scrisse una lettera raccontandole ogni minimo particolare incluso il fatto che mi aveva concesso quella verginità che io le avevo strappato contro il suo volere, almeno all'inizio, in Grecia, e da allora non ci siamo più visti né sentiti.
Con Barbara e Francesco la mia amicizia continua da allora ma senza più incontri strani o storie da letteratura porno, qualche volta sono stato chiamato da Francesco per lavorare ad alcuni progetti con lui e abbiamo fatto una rimpatriata anche con Barbara distruggendoci di risate nel ricordare i momenti vissuti.
Loro continuano a vivere a Bologna, Barbara è un'arzilla signora alle soglie dei 70 anni e Francesco li ha superati da tempo ma, immaginando che non abbiano più gli stessi pruriti di un tempo sono rimasti la stessa coppia che avevo conosciuto in Grecia, simpatici, affabili, disinibiti e come sempre naturisti dichiarati.

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