Pensieri da Bar: Una moglie

Scritto da , il 2021-10-05, genere pulp

Un caffè. Ho bisogno di in caffè. Magari un croissant. Ho ancora un po’ di tempo. Il bambino è alla scuola d’infanzia, la piccola da mia madre. Mi prendo questo momento per me.

Dio quanto sono stanca! Cazzo, le otto e mezza, e già sono stanca. Ho dormito poco, e male. Matilde non mi ha fatta dormire. Aveva mal di pancia. Ha pianto un bel po’. Lui non si alza. Lavora, lui. E io? Non lavoro io?

Quanto tempo ho ancora? Mezz’ora. Dovrei farcela a prendermi il caffè e passare a prendere due magliette per Luca. Ma quanto cresce questo bambino? Le distrugge le magliette.

Possibile che non capisca? Anche io lavoro. Part time, ovviamente. Come farei a tempo pieno? . E poi, la casa. Non è un lavoro quello? Che ci provi lui. A fare la spesa, tenere pulito, occuparsi dei bambini. lo so che ogni sera mi ritrova con addosso la tuta. Ma che dovrei fare? Mettermi a fare la lavatrice o passare il folletto in tacchi e autoreggenti? A lui piacerebbe. Magari, per gioco, piacerebbe anche a me. Dico, sentirmi di nuovo donna. Non solo mamma. Certo che si, che cazzo! Mi mancano quegli sguardi vogliosi. Che scopate ci facevamo! Ci passavamo i pomeriggi a letto.

Devo fare qualcosa per questi capelli. Domani chiedo a mia madre se mi tiene i bambini. Devo andare a farli sistemare. Oddio, no domani non posso. Matilde la devo portare dal pediatra. Cazzo, vedi? Se la portasse lui una volta! Invece nulla. Sempre io. Poi a dire che non mi curo più come un tempo.

Pensare che mi basterebbe poco. Un fine settimana ogni tanto. Organizzato da lui. Mi porti dove vuole. Che bello sarebbe un Hotel con il centro benessere! E poi ristorante, noi due, soli, una passeggiata magari. Che sogno! Potersi di nuovo guardare. Avere il tempo per desiderarsi. Nessun pensiero, solo quella tensione tra corpi. Mi manca tutto questo.

Adesso si è fissato con il culo. Non so da dove gli è venuta. Forse, dopo due parti, non mi sente più come prima. Non è che non mi vada. È solo che lo sento come un obbligo. Quasi un risarcimento per qualcosa andato perduto. E io, non ho perso nulla, io? Non glielo ho mai detto, ma ci avevo pensato. Voglio dire, prima dei bambini. Chissà, forse ho avuto paura. Che poteva pensare di me? Però con lui lo avrei fatto, anche solo per provare.

Invece questa sera mi troverà con la solita tuta. I capelli da fare. I bambini che vogliono giocare. La cena sul fuoco, E la televisione che blatera e nessuno ascolta.

Ho paura. Paura che prima o poi mi tradisca. Non ci voglio pensare. Però ho paura.

Oddio, che ora si è fatta? Meglio che mi sbrighi, se voglio passare a comprare le magliette per Luca prima di andare al lavoro.



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