Il dopo laurea 7.

Scritto da , il 2020-09-13, genere etero

Quando suonò il campanello al mio studio e Grazia non era ancora arrivata, aprii e mi trovai difronte una bionda da sballo, una superfiga e dopo che cercavo di riordinare le idee in testa, per mia fortuna fu lei a dire:" Ma che non mi ha riconosciuta, Dottore?" Rimasi allibito e dopo una lunga pausa fu lei a presentarsi: "Albertina... !" Mi venne quasi uno sturbo e con il vestitino aderente che modellava il magnifico corpo, più il viso da sogno con gli occhioni verde mare ed una bocca fatta solo per baciare, vidi quel viso certamente prima era privo del trucco che era appartenuto ad Albertina in abito da suora. Le diedi la mano complimentandomi con lei per come aveva saputo vestirsi e truccare e lì, con molta modestia insieme alla vergogna...vergogna perchè mi confessò di essere passata a casa di una sua cugina che ben l'aveva truccata e vestita ed in certe cose era molto esperta, in quanto praticava il più storico mestiere nei secoli: era una prostituta! Rimasi un poco sbandato ma fu lei a riportarmi alla realtà volendo ringraziarmi per averla fatta riflettere sulla decisione sofferta ma scchietta, sincera. Mi disse che ora doveva risolvere il problema del lavoro, dell'alloggio anche se provvisorio e, nel sentirla dire così, le proposi subito che poteva stare qui con me avendo una camera ed una cucina. Per il lavoro la avrei aiutata nel proporla come segretaria ai miei colleghi Medici. Proprio quando non me lo aspettavo, entrò nello studio Grazia che mi disse subito di avere già trovato il lavoro per Albertina: Lei mi stava per dire di volere dimettersi dall'incarico di segretaria perchè non aveva tempo perchè coincidesse col ruolo di moglie e casalinga. Rimasi sbalordito ,a la realtà era quella e poi, in fondo, avevo " preso due piccioni con una fava": Grazia se ne andava via ed io mi sarei potuto godere Albertina giorno e notte. Grazia occupò il pomeriggio a istruire Albertina e, quando alla sera se ne andò via, mi misi a parlare con Albertina e, per favorire la nostra conoscenza decidemmo di cenare insieme ed andammo ad una trattoria dove lei mi fece conoscere un altro dei suoi lati: un invidiabile grande appetito e quando dopo cena tornammo allo studio, senza capire il come e perchè, ci trovammo nudi sul letto abbracciati baciandosi con euforia...merito anche del vinello rosso in trattoria. Mentre poi la baciavo dietro le orecchie per poi scendere al collo continuando fino all'ombelico, lei mi disse che dovevo essere molto delicato, garbato perchè era vergine. L'abbracciai dicendole che sarei stato più leggero di una piuma e che con me non avrebbe provato dolore ma solo piacere. Poi scesi all'inguine e le ciucciai il clitoride leccando poi la già grondante di umori: la fighina. La rigirai per leccarle anche l'ano e le infilai un dito in culo dandole brividi e sussulti. La rigirai ancora e le allargai le cosce che baciai dalle ginocchia all'inguine, poi mi spostai salendo col viso fino ai suoi seni che ciucciai a lungo ed intanto le appoggiavo il glande alla fighina e provavo a spingere un poco dentro ma lei subito si bloccava e si temperava immobile e arrossendo paurosamente. La abbracciai ed intanto davo la seconda spintarella col batacchio durissimo e gonfio da far paura e se lei se ne fosse accorta sono certo abrebbe desistito dal perdere la virtù ma riuscii per mia fortuna a penetrarla ancora di più e, quando sentii la barriera dell'imene mi ci appoggiai e spinsi ancora di più, lacerandolo senza che potesse provare gran dolore e ne fui veramente soddisfatto e lei pure che arrivò a baciarmi in bocca dicendomi poi un grazie che sentivo le usciva dal cuore. Passato il momento cruciale la penetrai uscendone fuori e rientrando con fermezza e lì gridò ma di piacere. La possedetti a lungo e, quando non ce la facevo più, la innondai di sborra e le dissi che era bene fermarsi un poco ma, davanti alla sua bellezza resistetti solo pochi minuti e tornai a possederla con impeto per pià volte e lei ansimava, tremava, godeva, scalciava durante gli orgasmi provati ed io ne ero felice ed orgolgioso con me stesso. Durante la seconda pausa mi resi conto di non avere avvisato mia madre che non sarei stato a cena e subito la chiamai inventandomi, chiaramente, che ero impegnato con un paziente molto grave e doveva passare la notte con lui per assisterlo e curarlo al giusto modo. Lei ne fu felicissima nel sapere che stavo svolgendo il lavoro con impegno e passione e...lo posso assicurare a tutti voi che mi state leggendo... ai voglia con quanta passione mi stavo gustando quel gran pezzo di figa di Albertina!! Dopo vari rapporti crollammo entrambi nel sonno del giusto e...dello stanco.

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