A little death - The end
di
Aletheia
genere
etero
Stesa dandoti le spalle, ti offro la vista della mia schiena coperta da un leggero strato di sudore freddo.
Mi rilasso.
Sussulto.
A momenti ti chiedo di fermarti: i sensi acuiti dall'adrenalina mi fanno percepire ogni più piccolo cambio di angolazione delle falangi, lo sfregamento di ogni singolo millimetro di carne con cui mi attraversi.
Ho paura di sentire dolore e questo peggiora la situazione: sono tesa, poco ricettiva, il mio corpo ti resiste anche se non vorrei.
Mi trovi tenera, ma ti mando anche in bestia: vorresti forzarmi, quel poco che basta a superare l'ostacolo della paura.
Quel che basta a farmi male e a spezzare le mie resistenze.
Stringo le lenzuola e le gambe: non so se sto peggiorando o migliorando la situazione.
«Amore... Lasciati andare...»
«Non ce la faccio...»
«Pensa a quella volta con Roberta...» - mia prima e unica volta con una donna, qualche anno fa.
Quanto hai fantasticato sulla mia pelle olivastra contro la sua carnagione chiara...
Quanto avresti voluto vedere la mia espressione mentre si strofinava su di me...
Quanto hai immaginato di vederci insieme: le lenzuola, che coprono cosa sta succedendo e che a ogni movimento si spostano di qualche centimetro, lasciandoci scoperte... Un po' di più... Ancora un poco...
Quanto hai desiderato infilare un dito tra di noi e sentire la nostra morbidezza, il calore della nostra congiunzione...
Mi sfiori appena con un dito e la perfetta corrispondenza delle grandi labbra si schiude.
«Vedi che se mi ascolti funziona tutto meglio, signorina?» ti sento deglutire.
È il modo in cui respiri, tra una parola e l'altra, a farmi eccitare.
Il suono delle labbra che si separano.
Lo spostamento della saliva, come se la tua bocca fosse il focolare in cui brucia un ciocco di legno.
Piccoli scoppiettii, sibili, vibrazioni della gola: soprattutto nel sentirti espirare, ho l'impressione che tu stia facendo molta fatica a controllarti.
Aggiungi spessore e mi sento conquistata: i miei sospiri sono sempre più lunghi, mi sto perdendo mentre piacere e dolore si alternano sino a dare vita a una lanterna magica che mi strappa un'unica parola.
«Adesso...»
La tua mano esperta mi abbandona.
Ti guardo allungarti verso una bottiglietta e bagnarti con il suo contenuto.
Ne aggiungi un po' su di me e ripeti ancora una volta le mosse che le tue dita hanno appena compiuto: come un pianista sicuro di aver imparato tutti i passaggi di una complicata melodia, ti senti pronto per la prova generale.
Mi fai coricare s'un fianco, mi afferri: guadagni quel poco di spazio che ti serve a non farmi male.
Mi baci il collo, mi mordi il lobo dell'orecchio.
È dura andare avanti, ma vale tutta la pena.
La mia mano giunge in soccorso del centro del piacere: inizio a toccarmi e non capisco quanto di ciò che sento bagnarmi le cosce sia artificiale e quanto sia roba mia.
Mi tieni per un fianco, ti sento ansimarmi addosso.
Sforzi.
«Così mi fai male...» ma il mio tono è tutt'altro che allarmato.
«Non mi sembra che ti dispiaccia...» la tua voce è roca.
«Se perdi il controllo mentre stai lì giuro che poi mi vendico...»
«Interessante, ma... Non capisco se è una minaccia o una promessa...»
«Dovresti provare...»
I nostri demoni si fomentano sempre a vicenda.
Mi fai morire le parole in gola.
La delicatezza dovuta alla prudenza ha lasciato le nostre intenzioni, sostituita dalla sicurezza di quello che stiamo facendo: ti voglio, voglio tutto ciò che mi puoi dare.
Respiri sempre più veloci, intensi, lunghi.
Ti sento mordermi forte il collo: chissà se domani si vedrà il segno...
Mi chiami per nome ed io di rimando chiamo il tuo: forse una parte di noi sta controllando che l'altro non sia scomparso lasciandoci soli con la sua parte più ferina, l'anima evaporata insieme al sudore che c'imperla il corpo.
Sento la bocca riempirmisi di saliva, il cuore battermi a fior di pelle.
Non posso fare a meno di nascondere involontariamente il viso: lo stiamo facendo insieme, ma è la mia prima volta così e voglio che sia solo mia.
Un piacere intensissimo mi acceca, mi rende incapace di esprimermi.
Mi isola dal mondo e allo stesso tempo mi rende estremamente consapevole: ogni fibra del mio corpo sta tremando, gocce indistinte mi stanno scivolando addosso, capelli incollati alla fronte e alla schiena tirano e pungono.
Ho le tue unghie piantate nel mio fianco mentre godi e il tuo ansito è una discesa agli inferi: da un attimo, da qualche secondo soltanto, io ho smesso di respirare.
Mi rilasso.
Sussulto.
A momenti ti chiedo di fermarti: i sensi acuiti dall'adrenalina mi fanno percepire ogni più piccolo cambio di angolazione delle falangi, lo sfregamento di ogni singolo millimetro di carne con cui mi attraversi.
Ho paura di sentire dolore e questo peggiora la situazione: sono tesa, poco ricettiva, il mio corpo ti resiste anche se non vorrei.
Mi trovi tenera, ma ti mando anche in bestia: vorresti forzarmi, quel poco che basta a superare l'ostacolo della paura.
Quel che basta a farmi male e a spezzare le mie resistenze.
Stringo le lenzuola e le gambe: non so se sto peggiorando o migliorando la situazione.
«Amore... Lasciati andare...»
«Non ce la faccio...»
«Pensa a quella volta con Roberta...» - mia prima e unica volta con una donna, qualche anno fa.
Quanto hai fantasticato sulla mia pelle olivastra contro la sua carnagione chiara...
Quanto avresti voluto vedere la mia espressione mentre si strofinava su di me...
Quanto hai immaginato di vederci insieme: le lenzuola, che coprono cosa sta succedendo e che a ogni movimento si spostano di qualche centimetro, lasciandoci scoperte... Un po' di più... Ancora un poco...
Quanto hai desiderato infilare un dito tra di noi e sentire la nostra morbidezza, il calore della nostra congiunzione...
Mi sfiori appena con un dito e la perfetta corrispondenza delle grandi labbra si schiude.
«Vedi che se mi ascolti funziona tutto meglio, signorina?» ti sento deglutire.
È il modo in cui respiri, tra una parola e l'altra, a farmi eccitare.
Il suono delle labbra che si separano.
Lo spostamento della saliva, come se la tua bocca fosse il focolare in cui brucia un ciocco di legno.
Piccoli scoppiettii, sibili, vibrazioni della gola: soprattutto nel sentirti espirare, ho l'impressione che tu stia facendo molta fatica a controllarti.
Aggiungi spessore e mi sento conquistata: i miei sospiri sono sempre più lunghi, mi sto perdendo mentre piacere e dolore si alternano sino a dare vita a una lanterna magica che mi strappa un'unica parola.
«Adesso...»
La tua mano esperta mi abbandona.
Ti guardo allungarti verso una bottiglietta e bagnarti con il suo contenuto.
Ne aggiungi un po' su di me e ripeti ancora una volta le mosse che le tue dita hanno appena compiuto: come un pianista sicuro di aver imparato tutti i passaggi di una complicata melodia, ti senti pronto per la prova generale.
Mi fai coricare s'un fianco, mi afferri: guadagni quel poco di spazio che ti serve a non farmi male.
Mi baci il collo, mi mordi il lobo dell'orecchio.
È dura andare avanti, ma vale tutta la pena.
La mia mano giunge in soccorso del centro del piacere: inizio a toccarmi e non capisco quanto di ciò che sento bagnarmi le cosce sia artificiale e quanto sia roba mia.
Mi tieni per un fianco, ti sento ansimarmi addosso.
Sforzi.
«Così mi fai male...» ma il mio tono è tutt'altro che allarmato.
«Non mi sembra che ti dispiaccia...» la tua voce è roca.
«Se perdi il controllo mentre stai lì giuro che poi mi vendico...»
«Interessante, ma... Non capisco se è una minaccia o una promessa...»
«Dovresti provare...»
I nostri demoni si fomentano sempre a vicenda.
Mi fai morire le parole in gola.
La delicatezza dovuta alla prudenza ha lasciato le nostre intenzioni, sostituita dalla sicurezza di quello che stiamo facendo: ti voglio, voglio tutto ciò che mi puoi dare.
Respiri sempre più veloci, intensi, lunghi.
Ti sento mordermi forte il collo: chissà se domani si vedrà il segno...
Mi chiami per nome ed io di rimando chiamo il tuo: forse una parte di noi sta controllando che l'altro non sia scomparso lasciandoci soli con la sua parte più ferina, l'anima evaporata insieme al sudore che c'imperla il corpo.
Sento la bocca riempirmisi di saliva, il cuore battermi a fior di pelle.
Non posso fare a meno di nascondere involontariamente il viso: lo stiamo facendo insieme, ma è la mia prima volta così e voglio che sia solo mia.
Un piacere intensissimo mi acceca, mi rende incapace di esprimermi.
Mi isola dal mondo e allo stesso tempo mi rende estremamente consapevole: ogni fibra del mio corpo sta tremando, gocce indistinte mi stanno scivolando addosso, capelli incollati alla fronte e alla schiena tirano e pungono.
Ho le tue unghie piantate nel mio fianco mentre godi e il tuo ansito è una discesa agli inferi: da un attimo, da qualche secondo soltanto, io ho smesso di respirare.
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