Non sono una puttana

di
genere
masturbazione

"Bacialo! Leccalo! Divoralo!" mi dici mentre lo stimoli, duro e imponente, davanti alla mia faccia.
Mi volto. Ti nego la mia bocca. Mi rifiuto. "Oggi non voglio" rispondo insolente.
"Dai, puttana, non fare finta che non lo vuoi. So che stai...".
"Come mi hai chiamata?" ti chiedo sgranando gli occhi. Se c'è una cosa che odio, è essere chiamata così, e tu lo sai.
"Puttana... la mia" insisti mentre la tua mano si infila tra le mie cosce e strofina il mio sesso con irruenza. Sono già bagnata. Purtroppo, lei reagisce di testa propria. Non ragiona come me.
"Vedi?- sogghigni - vedi come sei bagnata? È inutile che neghi. Anche a te piace essere chiamata puttana. Mmmm che lago che trovo qui. Salimi addosso, ho voglia di un bel 69, accontentiamo entrambi".
Scivolo dalla tua presa.
Mi guardi con disappunto e cerchi di seguirmi.
"Fermati lì - ti ammonisco, puntandoti contro il mio indice - oggi hai fatto due errori. Il primo: voler farmi fare qualcosa che in questo momento non mi andava di fare. Il secondo: chiamarmi puttana. Ma sei impazzito?".
Ridi alle mie parole. Sai che non faccio sul serio. Mi guardi divertito, immobile. Poi tenti di nuovo: "vieni qui, puttana. Altrimenti, oggi non lo avrai né in bocca, né tra le gambe, né nel tuo bel culo tondo".
Spesso giochi a fare il duro, come se mi volessi sottomettere. Ma conosciamo entrambi questo gioco. Sappiamo che, in fondo, ti piace quando disubbidisco. Ti diverte. Lo so, te lo leggo negli occhi, e ci marcio sopra. Così mi oppongo anche oggi. "Ancora con 'sta puttana? Adesso ti faccio vedere io la puttana!".
Comincio a spogliarmi guardandoti negli occhi. Via la canottiera, il reggiseno, il perizoma nero invece lo tengo addosso, almeno per il momento. Mi osservi per tentare di capire le mie intenzioni. Ti guardo leccandomi le labbra con la lingua, mentre con tutt'e due le mani stringo i seni abbondanti e li strofino l'uno contro l'altro, per poi mollarli dalla presa e lasciarli liberi di colpo, facendoli ballare sfacciatamente. Con la stessa sfacciataggine stringo i capezzoli tra le dita, li pizzico, tiro di nuovo su il seno, chino la testa per avvicinare la mia bocca ad esso. Lo lecco... sempre guardandoti.
Vedo i tuoi occhi languidi dalla voglia, il tuo sesso sembra esplodere dall'eccitazione, eppure non ti muovi, un po' per curiosità, un po' perché il mio spettacolo sembra ipnotizzarti.
Finisco di torturare le tette, ora infilo il pollice in bocca, lo bagno di saliva, lo tiro fuori. Te lo mostro, provocandoti con lo sguardo. Con l'altra mano abbasso il perizoma e con un calcio lo lancio lontano.
Allargo le gambe oscenamente, per rendere il mio sesso ben visibile al tuo sguardo famelico. Quasi te la sbatto in faccia, ma tu non provi neppure a toccarmi. Sai di non doverlo fare se non vuoi interrompere lo spettacolo che ti sto offrendo.
Infilo il pollice dentro la mia figa, a fondo, di colpo. Solo in quel momento chiudo gli occhi, contenta di sentirmi finalmente piena. Lo muovo tutto intorno, mentre con le altre dita mi massaggio il perineo e il buchino stretto che, col medio, cerco di penetrare. Un po' alla volta, agendo con delicatezza, entra pure lui.
Gemo compiaciuta.
Apro gli occhi per vedere la tua espressione. Vedo che anche tu ti stai masturbando, lento ma deciso, seguendo il mio ritmo.
Impazzisco nel vederti perso a guardarmi. Aumento il ritmo delle dita dentro me. Immediatamente, anche tu aumenti il ritmo della mano che percorre la tua asta bagnata. Gocce di piacere brillano sulla cappella gonfia. Dio, quanto le vorrei leccare, penso. Ma non interrompo i movimenti dentro me. È bellissimo, ogni tanto, far l'amore con sé stessi. E lo è ancora di più essere guardati durante questo atto così impudico e animale. È la trasgressione più eccitante che ci sia, almeno per noi.
Ansimiamo entrambi, ci manca l'aria. Eppure, ci sforziamo di resistere in più possibile, tra gemiti e grugniti. Ma questo tormento non dura per tanto, e il tuo urlo liberatorio mi penetra dentro, seguito dal mio, trascinato negli abissi del tuo piacere.
Passa qualche istante. Esausta, mi metto in ginocchio vicino a te, seduto sul letto. Mi stringi al petto stritolandomi con forza ancora una volta. Cerco di calmarmi nel tuo abbraccio. Chiudo gli occhi mentre i battiti del mio cuore pian piano si regolarizzano.

È vero, posso godere da sola, ma non posso abbracciarmi con la stessa forza e con l'affetto che la tua presenza fisica mi donano. Se non ci fossi, ora, qui, il mio appagamento sarebbe incompleto. Avrei sentito il vuoto intorno a me. Quel vuoto che solo tu puoi riempire.

Firmato
La tua puttana.

di
scritto il
2018-08-11
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