Un momento delicato

di
genere
tradimenti


Cristiano era seduto sulla poltrona imbottita del suo ufficio. Doveva finire di scrivere l’annuncio della casa, pubblicarlo. Il proprietario voleva vendere a settecentomila. Sopra la scrivania c’era il laptop aperto sulla pagina del sito Latuacasadeisogni.it, i cataloghi con la copertina blu. La tenda bianca a rullo della finestra era a metà. La luce pallida del mattino si infilava in quei venti metri quadrati.
La sera prima Alessandro aveva spento trentasette candeline. Aveva invitato lui e Valentina, c’erano anche altre coppie. A fare le foto ci aveva pensato Giorgia.
Cristiano prese il cellulare, aprì Whatsapp. Cercò la chat con Giorgia, l’ultimo scambio risaliva a Capodanno, gli auguri a cui lui aveva risposto. Poteva scrivere anche ad Alessandro, ma poi gli avrebbe detto di sì e se ne sarebbe dimenticato. Scrisse alla moglie del suo amico di inviarle le foto del compleanno.
Appoggiò il telefono sulla scrivania, accanto al portapenne in bamboo. Doveva chiudere l’annuncio, riprese a scrivere sul laptop, la foto di una casa sul monitor. In uno dei quartieri più prestigiosi del quartiere Eur, proponiamo in vendita quadrilocale ampio, luminoso. Palazzina signorile, ottima esposizione a Sud.
Lo schermo del suo Galaxy si illuminò. Lo afferrò, si adagiò sullo schienale morbido della sedia e aprì la chat con Giorgia. Trentanove elementi da scaricare, centonovanta mega. L’anteprima delle prime foto sfocate. Completò il download, scrollò le foto nella chat. Quelle con la torta, Alessandro ed Giorgia che si baciavano, poi quelle in gruppo con tutti che sorridevano.
Nelle ultime due foto c’era Giorgia in bagno, nuda. Gli si seccarono le labbra, la bocca. Doveva essere un errore. Avvicinò il cellulare e aprì la prima nella galleria.
Era lei, riconobbe il loro bagno, Giorgia era davanti allo specchio e teneva il cellulare accanto al viso. I fianchi addolciti dopo il primo figlio, i lunghi capelli biondi. Gli ampi seni erano liberi e spiccavano le aureole rigonfie e brune, indossava un perizoma rosso e basta. Due accappatoi erano appesi alla porta.
Cristiano sentì dall’altra stanza il ronzare di una stampante, il chiacchierare della collega con due clienti. Passò alla seconda foto, non le aveva scattate per Alessandro. Giorgia manteneva la stessa posa solo che in questa abbassava il perizoma fino ad una coscia. Mostrava i peli ricci del pube.
Cristiano si alzò e andò a chiudere la porta. Tornò a sedersi, era assurdo, le mani gli sudavano. Fece un sospirò, la chiamò, si grattò la fronte e aspettò. Ascoltava gli squilli, non se lo sarebbe mai aspettato.
Nuda, sfrontata.
«Ohi, Cri.» Gli rispose, sentiva la voce venire da lontano.
«Giorgia, ti disturbo?»
«No, dimmi tutto. Sto andando al supermercato. Aspetta che metto il vivavoce.» La sentì trafficare. «Eccomi.»
Lui prese una penna viola a sfera. Fece scattare il bottone una, due volte. «Hai controllato le foto che mi hai inviato?»
«In che senso?»
«Due non erano della festa.»
«Oddio Cri, scusa.» Poi il silenzio e il motore sotto. «Che figura di merda.»
Lui sorrise, aveva le gambe accavallate e la penna tamburellava sul tavolo. Il modo con cui abbassava quel perizoma, i seni grossi. «Comunque, complimenti.»
La sentì ridere, il tic-tac della freccia inserita. «Che figura di merda.»
«Erano per Ale?»
«Non erano per Ale.»
«Non so se sono più sconvolto per questo, o per le foto.»
«È un momento delicato.»
Cristiano infilò la penna nel portapenne, si alzò. «Non mi hai detto nulla.»
«So che siete amici. Ma non te ne uscire.»
«Tranquilla.» Si strofinò il viso, Giorgia che si scopava un altro. «Comunque davvero, complimenti.»
Lei rise di nuovo. «Ti prego.»
Lui sorrise. «Vado a cancellarle.»
«Per me puoi anche tenerle. Ormai le hai viste, che cambia.»
Cristiano alzò le sopracciglia. «Sicura?»
«Spostale in una cartella privata. Se le trova Valentina è la fine.»
«Non ci voglio pensare.»
«E allora spostale.»
«Le sposto.» Qualcuno bussò alla porta e lui si avvicinò alla maniglia. «Ora ti devo lasciare.»
Si salutarono.

~


Valentina aveva insistito per andare a cena fuori. C’era il ristorantino nuovo da provare, quello in centro. Forti sulla carne e sui vini. Avevano puntato entrambi sulla tagliata, cottura media. Cristiano durante il giorno aveva ripensato alle foto di Giorgia.
L’errore che nascondeva altro.
La saletta contava pochi tavoli, l’arco in mattoni. Le scaffalature scure esponevano le bottiglie di vino di poche etichette selezionate. Loro avevano scelto un Cesanese del Piglio e in quel momento era al centro della tovaglia.
Cristiano infilò la forchetta nella tagliata, la mangiò, era tenera. Ci fu il bip di un messaggio. Il Galaxy di Cristiano era accanto al suo piatto, si accese lo schermo. Apparve la tendina Whatsapp, Elena gli aveva inviato un video. Posò coltello e forchetta sul bordo del piatto. La tagliata si confondeva con la rughetta, i pomodorini.
Valentina teneva pollice e indice intorno allo stelo del calice. Era bella nella sua camicia rossa di seta, i lunghi capelli neri le scivolavano sulla spalla. Lo guardò incuriosita. «Chi è?»
Lui le versò il Cesanese con il cuore a duemila. Valentina era furba, doveva rifilarle una cazzata credibile. «Romani, la proprietaria dell’attico.»
«E ti scrive a quest’ora.»
«Ha fretta di chiudere. Esco a chiamarla, ti dispiace?»
Lei avvicinò il calice alle labbra, con un cenno della testa indicò la tagliata. «Ti si fredda.»
Cristiano prese il telefono, le disse Ci metto un attimo e uscì dal ristorante con l’adrenalina che gli azzannava la pancia. L’asfalto odorava di pioggia. L’insegna del locale fluttuava nel buio.
Aprì Whatsapp, la chat, scaricò il video. Le apparve nuda, seduta sulla chaise lounge amaranto che lui conosceva bene. La stessa chaise lounge dove si sedeva con Alessandro, con Valentina, nelle cene da loro.
La guardò nello schermo, aveva le gambe allargate, teneva in mano un pene di gomma, le unghie smaltate di bianco. Faceva scivolare il fallo sulle grandi labbra e i peli della fica si sollevavano. Giorgia era brava, stimolava il clitoride con la punta di gomma, per poi scendere ancora, piano. Non poteva essere un errore. Giorgia fece per infilarselo dentro, ma la mano esitò e risalì. Giocava, i talloni poggiato sul velluto della chaise lounge.
Se lo ficcò tutto dentro e la sentì gemere. La fica si dilatava, accoglieva quel cazzo di gomma, Giorgia che faceva dentro e fuori.
La sentiva godere con il volume basso del cellulare.
Il video finì. Si bloccò all’ultima immagine, il fallo piantato per intero. Gli era venuto duro, la chiamò.
Giorgia rispose al primo squillo. «Cristiano.»
«Questo non è un errore.»
«No, infatti.» Il tono malizioso.
Una coppia gli passò accanto. L’uomo aprì la porta del ristorante e seguì la donna dentro. Cristiano si appoggiò al muro, infilò una mano in tasca e sorrise. «Così mi farai divorziare.»
Lei rise. «Ho esagerato?»
«Mi hai messo in difficoltà.»
«Immagino.»
Valentina lo aspettava dentro e lui voleva soltanto vedere Giorgia, scoparla. «Voglio che ci vediamo.»
«Magari dopodomani.»
Cristiano si staccò dal muro, dopodomani era tardi. Stava smaniando. Il video gli era entrato in testa. Tirò fuori la mano e si accarezzò la barba ruvida. «Domani.»
Giorgia rideva, la voce calda. «Sei impaziente.»
«Domani in pausa pranzo.»
«Ok, io ho pausa alle tredici.» Silenzio, poi riprese. «Incontriamoci nel parcheggio del campo sportivo.»
Stava succedendo davvero. Si sarebbe dato dei limiti, una sola scopata e basta.
Le disse che andava bene e rientrò.

NOTE

Ringrazio anticipatamente chi mi invierà dei feedback/commenti all'indirizzo email Vincenzo91_2025@libero.it

Sono disponibile a chiacchierare, collaborare e scambiare pareri di lettura.

Instagram: pennalibera.racconti
scritto il
2025-12-16
1 4 5
visite
1
voti
valutazione
10
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Il Mercoledì

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.