Il Mercoledì
di
PennaLibera
genere
tradimenti
Instagram: pennalibera.racconti
Elena sta ancora dormendo, il viso premuto contro il cuscino. I capelli biondi sono distesi sulla schiena e la spallina della canottiera bianca è scesa fino al gomito. Non scopiamo da tanto, troppo. A lei manca la voglia.
Chiudo la porta piano e vado in cucina. Metto su il caffè, la moka grande, mi avvicino alla finestra. Sposto la tenda, sopra le terrazze dei palazzi l’alba macchia il cielo di rosso. C’è il suono intermittente del camion della spazzatura. Risale l’odore buono del caffè, ci siamo convinti a iniziare la terapia di coppia.
Una volta a settimana, il mercoledì.
Bevo il caffè senza sedermi. Ne faccio sempre in più per lei. Metto la tazzina nel lavello e mi infilo le scarpe comode. Prendo le chiavi, vado al parco sotto casa.
Il sole è ancora nascosto e le sagome scure dei pini si allungano sul sentiero in terra battuta. Melissa viene verso di me. L’aria è fresca, piacevole. La coda castana le balla dietro la nuca, i leggings scuri rivelano le curve dei fianchi.
Mi raggiunge e sorride. Fa l’infermiera al policlinico e la settimana scorsa si è fatta avanti lei. – Ti ho dato per disperso.
– La sveglia. Non l’ho sentita.
– Io ho già fatto mezz’ora.
Ci facciamo il sentiero insieme, una corsa veloce, incrociamo due ragazzi. È la terza volta che corriamo insieme. Lei non sa nulla di Elena, Elena non sa nulla di lei. Mi dice altri cento metri e basta, ha il turno tra poco e deve scappare. Ha ventisei anni, quattro in meno di Elena. Si ferma, mi fermo anche io e recuperiamo fiato vicino ad una panchina.
Stringe l’elastico dei capelli. – Un caffè nel pomeriggio come lo vedi?
– Bene.
– Io stacco alle cinque. C’è un bar davanti al Policlinico.
Restiamo che ci vediamo lì e sa di appuntamento, poi mi saluta. Dopo sei anni con Elena è il primo intoppo. Riprendo a correre con l’adrenalina nello stomaco.
Fanculo la terapia di coppia.
La luce fredda del mattino si affaccia nel parco.
~
L’aspetto davanti al bar del Policlinico, a Elena ho detto che mi vedevo con Roberto. Due signori in camicie bianco fumano davanti alla vetrina. La vedo arrivare. È bella, sembra una ragazzina, ha una camicetta a fiori e i capelli castani liberi.
Dietro il bar si estende il Policlinico con le sue mura alte e rosse. Si sente la sirena di un’ambulanza. Melissa mi dà un bacio sulla guancia, la confidenza che aumenta. – Ti ho fatto aspettare tanto?
– Ho fatto tardi anche io.
Entriamo nel bar, ci sono tre tavoli in metallo, ci sediamo e ordiniamo due calici di bianco. Mi racconta la giornata, è stata intensa. Ci portano il vino con le noccioline, facciamo un brindisi veloce e assaggiamo.
Prendo una nocciolina. – C’è una cosa che non sai.
– Forse già lo so.
– Ho una compagna.
– Lo sapevo già.
La guardo perplesso. – Lo avevi capito?
Melissa fa di no con la testa e mangia una nocciolina, ha gli occhi verde chiaro. – Vi ho visto qualche giorno fa. Al supermercato, mano nella mano.
Sorrido e prendo il calice, è ancora freddo. – E questo non ti crea problemi.
Sorride. – Non mi crea problemi.
Beviamo e diciamo poche parole. Un aperitivo senza senso, commentiamo il tempo e le nostre corse della mattina, poi ci alziamo. Le guardo il culo slanciato nei jeans stretti, pago e lei mi ringrazia.
Quando siamo fuori mi accorgo che la luce è calata. Un’ambulanza entra nel Policlinico a sirena spenta.
Domani è mercoledì, c’è l’incontro con la psicologa.
Melissa mi guarda, fa scivolare il cellulare nella borsa. – Casa mia è vicina.
– Vicina quanto?
– Dalle parti del parco.
~
Siamo sul letto, non scopava da un po' e me lo ha detto prima. Mentre mi stava sopra. La lampada sul comodino spande una luce rossastra nella camera. Ho ancora il preservativo infilato. L’ho leccata fra le gambe e sulla lingua mi è rimasto il sapore forte del suo sesso.
È durato poco, cinque minuti al massimo. Ho goduto bene, come se non succedeva da tempo. Melissa scende da letto, è nuda e la guardo, ha i capezzoli grossi.
Ho leccato anche quelli.
Passa una mano fra i capelli. – Mi faccio una doccia veloce –. Va verso il bagno in camera, le natiche sono chiare e sode.
Il mio cellulare è accanto a me, sul comodino dove c’è anche la lampada, lo schermo si accende. Lo prendo, un messaggio di Elena su WhatsApp. Vuole sapere se per cena preferisco il pollo all’arancia o la pasta al pesto. Ho scopato un’altra perché mi ha costretto. Melissa inizia la doccia, sento l’acqua che scroscia, rispondo che il pollo va bene.
Mi alzo e vado in bagno. Attraverso il vetro opaco della doccia vedo il suo profilo nudo, i seni tesi in avanti. Il bagnoschiuma rilascia un profumo di lavanda.
Levo il preservativo e lo butto nel cestino sotto al lavandino. Dovrei farmi almeno un bidè. L’anta del box doccia si apre, Melissa si tira indietro i capelli zuppi. I peli della fica si sono arricciati, l’acqua li fa scuri.
– Mi passeresti l’accappatoio? – lo indica, è uno bianco appeso al muro.
Glielo prendo. – Tieni.
Lo indossa, strofina i capelli. – Se vuoi farti una doccia.
– Mi aspetta per cena.
– Come vuoi.
– Il preservativo l’ho buttato nel cestino.
Annuisce, torna in camera e la seguo, si porta dietro una scia di balsamo buono. Mi rivesto, mutande e jeans. Melissa mi guarda, ne è valsa la pena, si libera dell’accappatoio e lo lascia sul letto. I seni sono belli con le areole ampie e brune. – State in crisi?
– Abbiamo iniziato una terapia di coppia.
Mi sorride e si infila le mutande, abbiamo lasciato la luce accesa in bagno. – Bel modo di iniziare.
– È lei che ci crede di più.
– E state insieme da?
– Sei anni?
– È tanto.
– Dipende.
~
Più tardi sto sul divano di casa e leggo la Ferrante, il pollo era buono. Elena si avvicina, le gambe snelle nel pigiama di cotone e il telecomando in mano. Si siede vicino. – Roberto che dice?
La tv si accende su X Factor, chiudo il libro. – Ha conosciuto una.
– Era ora.
– Si trova bene.
Le cazzate mi escono bene. Penso al seno di Melissa, più abbondante e proporzionato rispetto a quello di Elena. Lei mi prende la mano, mi guarda e sorride dolce. – Sono contenta che domani iniziamo la terapia –. Mi appoggia la fronte sulla spalla.
In tv c’è una band giovane che suona e l’orologio sulla parete del salotto segna le ventidue e venti. La mia terapia è stata Melissa, il momento in cui me l’ha preso in bocca prima di infilare il preservativo. Scopare con la voglia. Accarezzo i capelli di Elena, le bacio la testa, farmi un’altra ha smorzato il rancore.
– Vedrai che ci farà bene, – dice sollevando il viso, poi mi bacia a stampo. – Vediamo un film?
– Finisco il capitolo, l’ho lasciato a metà. Tu intanto scegli qualcosa su Netflix.
Instagram: pennalibera.racconti
Email: Vincenzo91_2025@libero.it
Elena sta ancora dormendo, il viso premuto contro il cuscino. I capelli biondi sono distesi sulla schiena e la spallina della canottiera bianca è scesa fino al gomito. Non scopiamo da tanto, troppo. A lei manca la voglia.
Chiudo la porta piano e vado in cucina. Metto su il caffè, la moka grande, mi avvicino alla finestra. Sposto la tenda, sopra le terrazze dei palazzi l’alba macchia il cielo di rosso. C’è il suono intermittente del camion della spazzatura. Risale l’odore buono del caffè, ci siamo convinti a iniziare la terapia di coppia.
Una volta a settimana, il mercoledì.
Bevo il caffè senza sedermi. Ne faccio sempre in più per lei. Metto la tazzina nel lavello e mi infilo le scarpe comode. Prendo le chiavi, vado al parco sotto casa.
Il sole è ancora nascosto e le sagome scure dei pini si allungano sul sentiero in terra battuta. Melissa viene verso di me. L’aria è fresca, piacevole. La coda castana le balla dietro la nuca, i leggings scuri rivelano le curve dei fianchi.
Mi raggiunge e sorride. Fa l’infermiera al policlinico e la settimana scorsa si è fatta avanti lei. – Ti ho dato per disperso.
– La sveglia. Non l’ho sentita.
– Io ho già fatto mezz’ora.
Ci facciamo il sentiero insieme, una corsa veloce, incrociamo due ragazzi. È la terza volta che corriamo insieme. Lei non sa nulla di Elena, Elena non sa nulla di lei. Mi dice altri cento metri e basta, ha il turno tra poco e deve scappare. Ha ventisei anni, quattro in meno di Elena. Si ferma, mi fermo anche io e recuperiamo fiato vicino ad una panchina.
Stringe l’elastico dei capelli. – Un caffè nel pomeriggio come lo vedi?
– Bene.
– Io stacco alle cinque. C’è un bar davanti al Policlinico.
Restiamo che ci vediamo lì e sa di appuntamento, poi mi saluta. Dopo sei anni con Elena è il primo intoppo. Riprendo a correre con l’adrenalina nello stomaco.
Fanculo la terapia di coppia.
La luce fredda del mattino si affaccia nel parco.
~
L’aspetto davanti al bar del Policlinico, a Elena ho detto che mi vedevo con Roberto. Due signori in camicie bianco fumano davanti alla vetrina. La vedo arrivare. È bella, sembra una ragazzina, ha una camicetta a fiori e i capelli castani liberi.
Dietro il bar si estende il Policlinico con le sue mura alte e rosse. Si sente la sirena di un’ambulanza. Melissa mi dà un bacio sulla guancia, la confidenza che aumenta. – Ti ho fatto aspettare tanto?
– Ho fatto tardi anche io.
Entriamo nel bar, ci sono tre tavoli in metallo, ci sediamo e ordiniamo due calici di bianco. Mi racconta la giornata, è stata intensa. Ci portano il vino con le noccioline, facciamo un brindisi veloce e assaggiamo.
Prendo una nocciolina. – C’è una cosa che non sai.
– Forse già lo so.
– Ho una compagna.
– Lo sapevo già.
La guardo perplesso. – Lo avevi capito?
Melissa fa di no con la testa e mangia una nocciolina, ha gli occhi verde chiaro. – Vi ho visto qualche giorno fa. Al supermercato, mano nella mano.
Sorrido e prendo il calice, è ancora freddo. – E questo non ti crea problemi.
Sorride. – Non mi crea problemi.
Beviamo e diciamo poche parole. Un aperitivo senza senso, commentiamo il tempo e le nostre corse della mattina, poi ci alziamo. Le guardo il culo slanciato nei jeans stretti, pago e lei mi ringrazia.
Quando siamo fuori mi accorgo che la luce è calata. Un’ambulanza entra nel Policlinico a sirena spenta.
Domani è mercoledì, c’è l’incontro con la psicologa.
Melissa mi guarda, fa scivolare il cellulare nella borsa. – Casa mia è vicina.
– Vicina quanto?
– Dalle parti del parco.
~
Siamo sul letto, non scopava da un po' e me lo ha detto prima. Mentre mi stava sopra. La lampada sul comodino spande una luce rossastra nella camera. Ho ancora il preservativo infilato. L’ho leccata fra le gambe e sulla lingua mi è rimasto il sapore forte del suo sesso.
È durato poco, cinque minuti al massimo. Ho goduto bene, come se non succedeva da tempo. Melissa scende da letto, è nuda e la guardo, ha i capezzoli grossi.
Ho leccato anche quelli.
Passa una mano fra i capelli. – Mi faccio una doccia veloce –. Va verso il bagno in camera, le natiche sono chiare e sode.
Il mio cellulare è accanto a me, sul comodino dove c’è anche la lampada, lo schermo si accende. Lo prendo, un messaggio di Elena su WhatsApp. Vuole sapere se per cena preferisco il pollo all’arancia o la pasta al pesto. Ho scopato un’altra perché mi ha costretto. Melissa inizia la doccia, sento l’acqua che scroscia, rispondo che il pollo va bene.
Mi alzo e vado in bagno. Attraverso il vetro opaco della doccia vedo il suo profilo nudo, i seni tesi in avanti. Il bagnoschiuma rilascia un profumo di lavanda.
Levo il preservativo e lo butto nel cestino sotto al lavandino. Dovrei farmi almeno un bidè. L’anta del box doccia si apre, Melissa si tira indietro i capelli zuppi. I peli della fica si sono arricciati, l’acqua li fa scuri.
– Mi passeresti l’accappatoio? – lo indica, è uno bianco appeso al muro.
Glielo prendo. – Tieni.
Lo indossa, strofina i capelli. – Se vuoi farti una doccia.
– Mi aspetta per cena.
– Come vuoi.
– Il preservativo l’ho buttato nel cestino.
Annuisce, torna in camera e la seguo, si porta dietro una scia di balsamo buono. Mi rivesto, mutande e jeans. Melissa mi guarda, ne è valsa la pena, si libera dell’accappatoio e lo lascia sul letto. I seni sono belli con le areole ampie e brune. – State in crisi?
– Abbiamo iniziato una terapia di coppia.
Mi sorride e si infila le mutande, abbiamo lasciato la luce accesa in bagno. – Bel modo di iniziare.
– È lei che ci crede di più.
– E state insieme da?
– Sei anni?
– È tanto.
– Dipende.
~
Più tardi sto sul divano di casa e leggo la Ferrante, il pollo era buono. Elena si avvicina, le gambe snelle nel pigiama di cotone e il telecomando in mano. Si siede vicino. – Roberto che dice?
La tv si accende su X Factor, chiudo il libro. – Ha conosciuto una.
– Era ora.
– Si trova bene.
Le cazzate mi escono bene. Penso al seno di Melissa, più abbondante e proporzionato rispetto a quello di Elena. Lei mi prende la mano, mi guarda e sorride dolce. – Sono contenta che domani iniziamo la terapia –. Mi appoggia la fronte sulla spalla.
In tv c’è una band giovane che suona e l’orologio sulla parete del salotto segna le ventidue e venti. La mia terapia è stata Melissa, il momento in cui me l’ha preso in bocca prima di infilare il preservativo. Scopare con la voglia. Accarezzo i capelli di Elena, le bacio la testa, farmi un’altra ha smorzato il rancore.
– Vedrai che ci farà bene, – dice sollevando il viso, poi mi bacia a stampo. – Vediamo un film?
– Finisco il capitolo, l’ho lasciato a metà. Tu intanto scegli qualcosa su Netflix.
Instagram: pennalibera.racconti
Email: Vincenzo91_2025@libero.it
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Il Pallino
Commenti dei lettori al racconto erotico