L'accendino fortunato - Parte 1 di 2

di
genere
gay

Come in tutti i periodi di stress torno qui a scrivere. Per tutti quelli che aspettavano o aspettano un altro capitolo di "Due amici in vacanza" ho una brutta notizia e una bella (spero). La brutta notizia è che non pubblicherò altri capitoli, la bella è che stavo pensando di trasformarlo in un progetto un pochino più ambizioso: un "libro" che si concentri sull'aspetto psicologico e la difficoltà di accettare un nuovo lato di sé stessi. L'obiettivo è quello di affiancare alle scene già raccontate (e a quelle nuove che ho in mente) l'analisi dei sentimenti e dei pensieri del protagonista che si trova a fare i conti con un lato della sua persona a lui ancora sconosciuto.
Ora non voglio tediarvi oltre, vi lascio a questo nuovo racconto, nella speranza sia di vostro gradimento.


"Finalmente" pensai tra me e me guardando fuori dalla finestra. Dopo diversi anni infatti era stata riaperta la casa difronte alla mia. Osservai per un po' il movimento da dietro il vetro e notai un ragazzo, avrà avuto più o meno la mia età, sui venticinque anni. Aveva i capelli mori rasati ai lati e con un po' di ricci a coprirgli la fronte. Era più alto di me e nonostante non fossi messo così male fisicamente, lui era decisamente più muscoloso. Lo guardavo mentre spostava degli scatoloni e vedevo i suoi bicipiti massicci contrarsi nel sollevarli per poi lasciare la scena a dei tricipiti gonfi e definiti quando li posava. Ma le braccia non erano l'unica cosa che aveva colto la mia attenzione, la maglietta che indossava infatti mostrava due pettorali enormi, gonfi come cuscini, coronati centralmente da due capezzoli sporgenti.
Mentre lo guardavo iniziavo a fantasticare su quanto mi sarebbe piaciuto mettere le mani, e non solo, su quel corpo perfetto. Uno degli aggettivi che meglio mi descrivono è sicuramente "esibizionista" e quella era certamente la situazione perfetta per soddisfare le mie fantasie sul tema (e magari anche rimediarci una scopata). Così quando vidi che quel ragazzo si era preso una pausa dal trasloco ed era uscito sul balcone ne approfittai immediatamente. Decisi di uscire anche io sul balcone proprio di fronte al suo, però con indosso solo un paio di boxer molto attillati che mettevano in evidenza il mio pacco e il culo in pump dall'allenamento del giorno prima. Inizialmente feci finta di non notarlo e mi sdraiai a prendere il sole.
"Ehi, ciao" sentii dire. Quando alzai lo sguardo lo vidi poggiato alla ringhiera, con le braccia incrociate e una sigaretta spenta in mano. "Sono Luca, sai mi sono appena trasferito e ho ancora tutto negli scatoloni, non è che avresti un accendino?" mi chiese mostrandomi la sigaretta ancora spenta.
Alla sua richiesta mi alzai e presi il mio accendino dal tavolo lì vicino. "Tieni" dissi lanciandoglielo, "Comunque piacere, io sono Mario".
"Allora grazie Mario" rispose accendendo la sigaretta. Poi fece per restituirmelo
"Tranquillo, tienilo tu, almeno fino a quando non avrai sistemato le tue cose" gli dissi sorridendo.
"Gentilissimo" disse rispondendo al mio sorriso.
"Figurati, io ora vado, buon lavoro" dissi allontanandomi. Lui non rispose ma notai che continuava a guardarmi, così decisi di rischiare ancora un po': quando fui in casa, sempre sotto il suo sguardo attento, mi tolsi anche le mutande rimanendo per un po' nudo davanti la finestra. Alla fine mi allontanai per andare a farmi una doccia.
Quando tornai di nuovo alla finestra avevo un asciugamano in vita, i capelli ancora bagnati che facevano cadere qualche goccia d'acqua che dal mio petto scendeva verso il basso incanalandosi tra i solchi dei miei addominali.
"Mario" sentii chiamare. Alzai lo sguardo e vidi Luca sul balcone, aveva la maglietta incastrata nei pantaloni, i pettorali e gli addominali scolpiti imperlati dal sudore per la fatica.
"Dimmi Luca" risposi.
"Stavo pensando che è quasi ora di pranzo, è vero, qui in casa non ho molto, ma mi farebbe piacere se mi facessi compagnia. Potremmo mangiare qualcosa insieme, almeno per sdebitarmi dell'accendino..." disse mostrandomi l'accendino che gli avevo regalato poco prima.
"Accetto molto volentieri, neanche a me piace mangiare da solo. Mi metto qualcosa e vengo" risposi.
"Allora ti aspetto" disse.
Forse mi stavo immaginando tutto, ma vedevo in Luca un certo interesse nei miei confronti e non volevo perdere questa occasione. Mi vestii velocemente, con la speranza di rispogliarmi presto, e lo raggiunsi.
Appena entrato in casa Luca mi strinse la mano dandomi l'opportunità di notare un particolare che fino ad allora mi era sfuggito: le sue vene, gli correvano dalle mani, lungo gli avambracci per poi perdersi tra i suoi bicipiti. Luca notò che lo guardavo con un certo interesse e sembrava esserne felice.
"Accomodati pure, io torno subito" mi disse prima di darmi le spalle e sparire dietro una porta. Feci come mi disse e mi misi seduto sul divano, con le gambe aperte e iniziai a massaggiarmi il pacco che stava iniziando a risvegliarsi nelle mutande.
Quando Luca tornò avevo ancora la mano sul cazzo e lo sguardo verso il basso. Notai che era scalzo e risalendo con lo sguardo lungo le sue gambe muscolose vidi che non erano scomparse solo le scarpe e le calze, ma anche i pantaloni e le mutande. Finalmente vedevo tutto il suo corpo, perfetto, disegnato dagli allenamenti. I pettorali enormi sormontavano degli addominali scolpiti che terminavano in una V sporgente che guidava lo sguardo direttamente verso il suo pisello lungo e con un diametro incredibile che penzolava davanti a due palle grosse e tonde perfettamente lisce.
A quella vista sentii il cazzo indurirsi nelle mutande.
"Questo pranzo è meglio di quello che credevo" esclamai senza distogliere lo sguardo dal suo membro ancora flaccido.

Spero che il racconto vi stia piacendo, domani pubblicherò la seconda (e ultima) parte
scritto il
2025-11-12
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