Serva di Armira
di
Jay
genere
dominazione
Mi chiamo Maddalena, ma dal giorno che ho conosciuto Armira e lei ha cominciato a chiamarmi Lena, sono diventata per tutti persino per i membri della mia famiglia Lena.
-Perché mi hai ribattezzato Lena ? Le ho chiesto un giorno.
-Maddalena e troppo lungo, così faccio prima a chiamarti.
Mi ha risposto .
Quando l’ho conosciuta lei aveva 51 anni era da poco immigrata dal Albania parlava un italiano stentato, decisamente in sovrappeso sguardo duro un tipo arcigno.
Faceva la pulizie negli uffici della azienda dove lavoro come impiegata io avevo 30 e stavo per sposarmi con Enrico il mio fidanzato storico anche lui 30 enne.
Fin da adolescente guardando un film mi immedesimavo sempre nella cameriera di qualche signora ricca e viziata.
Un giorno finendo di fare le pulizie in ufficio con il secchio in mano dopo che ci eravamo salutate, Armira ha detto che per lei la giornata sarebbe stata lunga perché la sera aveva 10 persone a cena, e si era rotta la lavastoviglie, non ci ho pensato un attimo e anche se c’erano delle colleghe le ho detto.
-Vengo io Armira a lavare i piatti sono veloce vedrai.
Ci sono state molto risatine da parte delle colleghe.
Poi Armira ha detto, con un mezzo sorriso
-Si va bene Lena stasera ti provo come lavapiatti.
-Vedrai Armira che non te ne pentirai. Ho detto.
Una mia collega e propio scoppiata a ridere.
-Ah brava Armira ti sei trovata una sguattera. Ha detto una collega
Per fortuna e entrato il capufficio e il discorso e morto li.
Verso mezzogiorno mi e arrivato un SMS da Armira.
“ Vieni per le sei stasera così mi aiuti anche a cucinare “
“Si sarò puntuale”
Ho risposto
Subito dopo mi ha scritto
“ Brava la mia lavapiatti “
I sono accorta che ero eccitata.
Ho cercato di non pensarci per concentrarmi sul mio lavoro, ma non riuscivo.
La sera alle sei meno cinque suonavo al campanello di Armira al sesto piano di un vecchio stabile popolare molto lasciato andare
-Brava servetta che sei puntuale . Mi ha detto con un sorriso beffardo
-Dovere Signora.
Ho risposto di istinto facendo un leggero inchino di riverenza.
Mi ha fatto e entrare nel piccolo atrio.
-Mirela c’è nostra lavapiatti di stasera.
Ha detto rivolgendosi alla figlia seduta sul divano del piccolo salotto.
-Ah bene menomale che io così esco
Rispose la figlia senza alzare gli occhiali dal cellulare.
-È che non ho la macchia. Ha aggiunto poi.
-Beh poterti prendere la mia. Ho detta
-Si bella idea tanto tu qui chissà a che ora finisci.
-Non preoccupati Mirela se finisco prima aspetto che torni. Le ho detto.
Ho tirato fuori dalla borsetta le chiavi.
-Tieni. E la 500 bianca parcheggiata vicini al portone Le ho detto porgendogliele
Lei le ha prese senza alzare gli occhi dal cellulare.
Mirela aveva 33 anni due figli da due uomini diversi e appena poteva passava le nottate vuoto con amici a bere e divertirsi.
I tre figli che avevano 15 e10 anni erano nella cambretta e a volte si sentivano schiamazzi e urla in Albanese
-Non perdiamo tempo andiamo in cucina disse Armira .
La cucina era piccola e a dire il vero un po’ sporca
Armira mi diede un grembiule che in origine era bianco ma ora era di un color indefinibile pieno di macchie di qualsiasi cosa.
Me lo sono messo e lei è venuta a legarmelo da dietro me lo ha legato così stretto che quasi mi mancava il fiato ma non ho detto niente.
In pratica lei cucinava io le lavavo piatti e utensili come una vera sguattera., verso mezzanotte ero esausta sfinita dalla mole di lavoro che Armira mi aveva imposto ma contenta ed eccitatissima ero stata veramente una serva una donna di fatica la sua sguattera.
Rezart il padre di Armira un uomo di 73 anni alto grosso con un viso segnato da numerose rughe profonde e un ventre prominente, spesso entrava in cucina e diceva qualcosa in albanese alla figlia cose che ovviante io non capivo.
L’ultima volta mi ha dato una palpate al culo e strizzato la chiappa con le sue mamone.
Ho guardato Armira, le mi ha detto
-Beh serva cosa guardi e normale che ti tocchi il culo, se nostra sguattera zitta e lavora.
Mentre sgobbavo ogni tanto Armira prendeva il cellulare e mi fotografava, poi a fine serata si è seduta su una sedia della cucina.
-Adesso mandiamo foto di mia sguattera a colleghe di ufficio. Ha detto
-Mah Armira no ti prego. Ho detto in tono umile.
Lei ha alzato la voce
-Zitta serva, devono vedere.
Ora tu in ginocchio davanti a tua padrona.
In quel momento è entrato Rezart, e si è messo tra me e Armira si è slacciato i pantaloni.
-Cosa aspetto cretina predi in bocca e fai ponpinom a mio padre
Ho cominciato ad ingoiarlo sempre di più ingoiandolo completamente in bocca fino alle palle ho succhiato facendolo urlare di piacere glielo leccavo lo succhiavo lo sbavavo, dopo poco Rezart fremeva dal eccitazione, sii siii diceva ed è venuto riversando tutto il suo speme caldo dentro di me in bocca in gola, accolsi tutto.
-Brava servetta puttanella. ha detto Armira che aveva ripreso tutto col cellulare.
-Ringrazia baci piedi di mio padre e miei . Ordinò Armira
-Perché mi hai ribattezzato Lena ? Le ho chiesto un giorno.
-Maddalena e troppo lungo, così faccio prima a chiamarti.
Mi ha risposto .
Quando l’ho conosciuta lei aveva 51 anni era da poco immigrata dal Albania parlava un italiano stentato, decisamente in sovrappeso sguardo duro un tipo arcigno.
Faceva la pulizie negli uffici della azienda dove lavoro come impiegata io avevo 30 e stavo per sposarmi con Enrico il mio fidanzato storico anche lui 30 enne.
Fin da adolescente guardando un film mi immedesimavo sempre nella cameriera di qualche signora ricca e viziata.
Un giorno finendo di fare le pulizie in ufficio con il secchio in mano dopo che ci eravamo salutate, Armira ha detto che per lei la giornata sarebbe stata lunga perché la sera aveva 10 persone a cena, e si era rotta la lavastoviglie, non ci ho pensato un attimo e anche se c’erano delle colleghe le ho detto.
-Vengo io Armira a lavare i piatti sono veloce vedrai.
Ci sono state molto risatine da parte delle colleghe.
Poi Armira ha detto, con un mezzo sorriso
-Si va bene Lena stasera ti provo come lavapiatti.
-Vedrai Armira che non te ne pentirai. Ho detto.
Una mia collega e propio scoppiata a ridere.
-Ah brava Armira ti sei trovata una sguattera. Ha detto una collega
Per fortuna e entrato il capufficio e il discorso e morto li.
Verso mezzogiorno mi e arrivato un SMS da Armira.
“ Vieni per le sei stasera così mi aiuti anche a cucinare “
“Si sarò puntuale”
Ho risposto
Subito dopo mi ha scritto
“ Brava la mia lavapiatti “
I sono accorta che ero eccitata.
Ho cercato di non pensarci per concentrarmi sul mio lavoro, ma non riuscivo.
La sera alle sei meno cinque suonavo al campanello di Armira al sesto piano di un vecchio stabile popolare molto lasciato andare
-Brava servetta che sei puntuale . Mi ha detto con un sorriso beffardo
-Dovere Signora.
Ho risposto di istinto facendo un leggero inchino di riverenza.
Mi ha fatto e entrare nel piccolo atrio.
-Mirela c’è nostra lavapiatti di stasera.
Ha detto rivolgendosi alla figlia seduta sul divano del piccolo salotto.
-Ah bene menomale che io così esco
Rispose la figlia senza alzare gli occhiali dal cellulare.
-È che non ho la macchia. Ha aggiunto poi.
-Beh poterti prendere la mia. Ho detta
-Si bella idea tanto tu qui chissà a che ora finisci.
-Non preoccupati Mirela se finisco prima aspetto che torni. Le ho detto.
Ho tirato fuori dalla borsetta le chiavi.
-Tieni. E la 500 bianca parcheggiata vicini al portone Le ho detto porgendogliele
Lei le ha prese senza alzare gli occhi dal cellulare.
Mirela aveva 33 anni due figli da due uomini diversi e appena poteva passava le nottate vuoto con amici a bere e divertirsi.
I tre figli che avevano 15 e10 anni erano nella cambretta e a volte si sentivano schiamazzi e urla in Albanese
-Non perdiamo tempo andiamo in cucina disse Armira .
La cucina era piccola e a dire il vero un po’ sporca
Armira mi diede un grembiule che in origine era bianco ma ora era di un color indefinibile pieno di macchie di qualsiasi cosa.
Me lo sono messo e lei è venuta a legarmelo da dietro me lo ha legato così stretto che quasi mi mancava il fiato ma non ho detto niente.
In pratica lei cucinava io le lavavo piatti e utensili come una vera sguattera., verso mezzanotte ero esausta sfinita dalla mole di lavoro che Armira mi aveva imposto ma contenta ed eccitatissima ero stata veramente una serva una donna di fatica la sua sguattera.
Rezart il padre di Armira un uomo di 73 anni alto grosso con un viso segnato da numerose rughe profonde e un ventre prominente, spesso entrava in cucina e diceva qualcosa in albanese alla figlia cose che ovviante io non capivo.
L’ultima volta mi ha dato una palpate al culo e strizzato la chiappa con le sue mamone.
Ho guardato Armira, le mi ha detto
-Beh serva cosa guardi e normale che ti tocchi il culo, se nostra sguattera zitta e lavora.
Mentre sgobbavo ogni tanto Armira prendeva il cellulare e mi fotografava, poi a fine serata si è seduta su una sedia della cucina.
-Adesso mandiamo foto di mia sguattera a colleghe di ufficio. Ha detto
-Mah Armira no ti prego. Ho detto in tono umile.
Lei ha alzato la voce
-Zitta serva, devono vedere.
Ora tu in ginocchio davanti a tua padrona.
In quel momento è entrato Rezart, e si è messo tra me e Armira si è slacciato i pantaloni.
-Cosa aspetto cretina predi in bocca e fai ponpinom a mio padre
Ho cominciato ad ingoiarlo sempre di più ingoiandolo completamente in bocca fino alle palle ho succhiato facendolo urlare di piacere glielo leccavo lo succhiavo lo sbavavo, dopo poco Rezart fremeva dal eccitazione, sii siii diceva ed è venuto riversando tutto il suo speme caldo dentro di me in bocca in gola, accolsi tutto.
-Brava servetta puttanella. ha detto Armira che aveva ripreso tutto col cellulare.
-Ringrazia baci piedi di mio padre e miei . Ordinò Armira
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