Eveline bendata - 03
di
XXX-Comics
genere
dominazione
Mi riceve come uno zio premuroso ma severo.
Mi prende la borsa col ricambio, la depone sulla panca dell'ingresso e mi leva lui il giaccone. Sorridente controlla se mi sono messa come desidera. Mi vuole sportiva, pantaloni da yoga e sneakers, dice che mi fanno più ragazzina. Vorrei averlo conosciuto a vent'anni, ma so di piacergli, d'essere il suo tipo. Quando mi fissa mi sento bella e mi uccido di diete e palestra per esserlo. Per lui e per me, mi sento rinata con lui.
Mi sfiora la guancia e il capezzolo. Sono sua, sono una sua creazione, sei mesi fa mi ha regalato una quarta di seno. Dietro al collo, fra le scapole ho il suo tatuaggio, una E gotica sotto una corona. È quasi sempre nascosto dai capelli, io non lo vedo, devo contorcermi fra gli specchi in bagno per vedermelo, ma lo sento sempre. Ad una mia amica di palestra piace un sacco, è elegante e intrigante, mi ha chiesto cosa significhi. Non sa che sono Eveline e che lui è il mio re, non può capire.
Mi carezza la natica e verifica se ho messo il plug. Una pressione leggera. È in maglioncino di cotone e pantaloni sportivi, un bell'uomo. Alto, magro, spalle ampie e dritte. Il viso di uno zio.
“Brava, Eveline.”
Posso baciarlo.
Mi piego accovacciata sulle cosce, il plug è una leggera fitta al retto. Con la punta delle dita faccio scorrere la cerniera, glielo tiro fuori e lo bacio con un succhiotto sulla cappella. Non è eccitato in pieno, lui sa controllarsi e la notte è lunghissima.
Mi carezza i capelli.
Mi risollevo.
“Hai qualcosa da dirmi?”
“Posso fare pipì?”
L'eccitazione fa sempre così con me,
Con gli occhi m'indica la porta in fondo al corridoio. Me la chiudo dietro a lui non interessa vedermi. Seduta spingo forte, non voglio fargli perdere tempo. Il plug mi preme dentro come una promessa. Mi pulisco bene, sono liscissima. Giovedì mi ha fatto la ceretta. Me la fa ogni tre settimane, ci vado appena fuori dal lavoro.
“C'è altro? Hai dei problemi?”
Ogni volta me lo chiede. Se voglio posso salutare e andarmene.
Non mi passa nemmeno per la testa. Sono Eveline.
Faccio di no con la testa.
Mi levo le scarpe e resto scalza. Il pavimento è freddo.
“Bene, Eveline, possiamo iniziare. Questa notte è meglio che non vedi.”
Mi mette la benda nera sugli occhi.
Con lui o mi vedo sempre riflessa negli specchi o sono bendata cieca. Quando sono cieca mi sembra di vedere di più, come nello specchio della mia mente. .
Con due dita sul gomito mi guida nel corridoio. Mi ferma, mi apre la porta davanti e “Attenta ai gradini, Eveline.”
Con la punta del piede indovino il primo e scendo i diciotto gradini che mi portano giù, nel suo dungeon.
La nostra stanza segreta.
Non si muovono ma percepisco la loro presenza.
O forse me la sogno soltanto, illudendomi d'essere una schiava navigata e di indovinare cosa mi aspetta quando mi benda gli occhi.
Non mi sbaglio, ci sono dei movimenti attorno a me. Sento l'alito di un respiro e qualcuno si schiarisce piano la gola.
Stanno in religioso silenzio, anche per loro il mio padrone è un sacerdote.
La tensione è sempre la stessa, l'abitudine con lui non esiste.
Ascolto me stessa che mi urlo dentro di fare in fretta.
Ascolto la stanza vuota attorno a me animata dalle mie paure e dai mie desideri.
Una mano mi sfiora il seno facendomi trasalire.
Un'altra mi palpa dietro.
“Calma, tranquilla Eveline.”
Mi fa sentire la sua voce calda, è ancora con me, mi protegge.
Due dita sul trapezio mi ordinano d'abbassarmi.
Mi metto dritta in ginocchio, ma tremo un poco. Il cazzo mi preme sulle labbra e lo succhio. Mi rilasso subito, sono Eveline e lui mi sta guardando. Me li danno da ciucciare spingendomeli in gola, uno dopo l'altro. Con fastidio riconosco Carlo. È un suo amico, lo invita spesso. Gli fa anche far pratica su di me, a lui piace insegnare.
Succhio invece con passione gli altri quattro. Non saprò mai chi sono.
Mi fa sollevare. “Fatti vedere, Eveline.”
Mi spoglio di maglietta e fuseaux. So di averli tutti attorno. Nuda e cieca mi gira la testa per l'emozione. Mi vedo bellissima.
Mi si fanno addosso. Respiro profondamente mentre mi succhiano i seni. Abbraccio forte le due teste che mi poppano. Le barbe dure mi eccitano la pelle. Il pube è in bocca a un terzo inginocchiato davanti e dietro uno spinge il viso tra le natiche. Addenta il plug e me lo leva.
Sono pronta ad affogare in un'orgia di corpi ma questo lui non lo vuole. Mi sottrae a loro tirando mivia per i capelli. Odia la confusione, non vuole che mi perda, in ogni istante devo ricordarmi di essere sua.
Ho perso l'orientamento. Con la tibia sbatto contro la panca imbottita e capisco dove sono. Gli allungo i polsi.
Eveline vive solo per questo.
La panca è già inclinata nella posizione perfetta per me. Ormai la può regolare a occhi chiusi, conosce tutto di me.
Mi lega i polsi dietro lo schiena. Sono scomoda ma so perché lo fa, per gonfiarmi i seni che mi ha regalato. Le caviglie me le solleva con delle catenelle che sento scorrere mentre mi sollevano ed allargano le gambe, in posizione ginecologica.
Le sue mani scorrono su muscoli e tendini, sulla pelle sono un meraviglioso brivido che mi scorre dai polpacci alla nuca. Due dita di crema mi allargano l'ano, le accolgo con un gemito.
È di fianco a me. Mi sfiora la guancia con un bacio elettrico.
“Sei fantastica, Eveline.”
“Ti prego, non levarmi la benda.”
Mi prende la borsa col ricambio, la depone sulla panca dell'ingresso e mi leva lui il giaccone. Sorridente controlla se mi sono messa come desidera. Mi vuole sportiva, pantaloni da yoga e sneakers, dice che mi fanno più ragazzina. Vorrei averlo conosciuto a vent'anni, ma so di piacergli, d'essere il suo tipo. Quando mi fissa mi sento bella e mi uccido di diete e palestra per esserlo. Per lui e per me, mi sento rinata con lui.
Mi sfiora la guancia e il capezzolo. Sono sua, sono una sua creazione, sei mesi fa mi ha regalato una quarta di seno. Dietro al collo, fra le scapole ho il suo tatuaggio, una E gotica sotto una corona. È quasi sempre nascosto dai capelli, io non lo vedo, devo contorcermi fra gli specchi in bagno per vedermelo, ma lo sento sempre. Ad una mia amica di palestra piace un sacco, è elegante e intrigante, mi ha chiesto cosa significhi. Non sa che sono Eveline e che lui è il mio re, non può capire.
Mi carezza la natica e verifica se ho messo il plug. Una pressione leggera. È in maglioncino di cotone e pantaloni sportivi, un bell'uomo. Alto, magro, spalle ampie e dritte. Il viso di uno zio.
“Brava, Eveline.”
Posso baciarlo.
Mi piego accovacciata sulle cosce, il plug è una leggera fitta al retto. Con la punta delle dita faccio scorrere la cerniera, glielo tiro fuori e lo bacio con un succhiotto sulla cappella. Non è eccitato in pieno, lui sa controllarsi e la notte è lunghissima.
Mi carezza i capelli.
Mi risollevo.
“Hai qualcosa da dirmi?”
“Posso fare pipì?”
L'eccitazione fa sempre così con me,
Con gli occhi m'indica la porta in fondo al corridoio. Me la chiudo dietro a lui non interessa vedermi. Seduta spingo forte, non voglio fargli perdere tempo. Il plug mi preme dentro come una promessa. Mi pulisco bene, sono liscissima. Giovedì mi ha fatto la ceretta. Me la fa ogni tre settimane, ci vado appena fuori dal lavoro.
“C'è altro? Hai dei problemi?”
Ogni volta me lo chiede. Se voglio posso salutare e andarmene.
Non mi passa nemmeno per la testa. Sono Eveline.
Faccio di no con la testa.
Mi levo le scarpe e resto scalza. Il pavimento è freddo.
“Bene, Eveline, possiamo iniziare. Questa notte è meglio che non vedi.”
Mi mette la benda nera sugli occhi.
Con lui o mi vedo sempre riflessa negli specchi o sono bendata cieca. Quando sono cieca mi sembra di vedere di più, come nello specchio della mia mente. .
Con due dita sul gomito mi guida nel corridoio. Mi ferma, mi apre la porta davanti e “Attenta ai gradini, Eveline.”
Con la punta del piede indovino il primo e scendo i diciotto gradini che mi portano giù, nel suo dungeon.
La nostra stanza segreta.
Non si muovono ma percepisco la loro presenza.
O forse me la sogno soltanto, illudendomi d'essere una schiava navigata e di indovinare cosa mi aspetta quando mi benda gli occhi.
Non mi sbaglio, ci sono dei movimenti attorno a me. Sento l'alito di un respiro e qualcuno si schiarisce piano la gola.
Stanno in religioso silenzio, anche per loro il mio padrone è un sacerdote.
La tensione è sempre la stessa, l'abitudine con lui non esiste.
Ascolto me stessa che mi urlo dentro di fare in fretta.
Ascolto la stanza vuota attorno a me animata dalle mie paure e dai mie desideri.
Una mano mi sfiora il seno facendomi trasalire.
Un'altra mi palpa dietro.
“Calma, tranquilla Eveline.”
Mi fa sentire la sua voce calda, è ancora con me, mi protegge.
Due dita sul trapezio mi ordinano d'abbassarmi.
Mi metto dritta in ginocchio, ma tremo un poco. Il cazzo mi preme sulle labbra e lo succhio. Mi rilasso subito, sono Eveline e lui mi sta guardando. Me li danno da ciucciare spingendomeli in gola, uno dopo l'altro. Con fastidio riconosco Carlo. È un suo amico, lo invita spesso. Gli fa anche far pratica su di me, a lui piace insegnare.
Succhio invece con passione gli altri quattro. Non saprò mai chi sono.
Mi fa sollevare. “Fatti vedere, Eveline.”
Mi spoglio di maglietta e fuseaux. So di averli tutti attorno. Nuda e cieca mi gira la testa per l'emozione. Mi vedo bellissima.
Mi si fanno addosso. Respiro profondamente mentre mi succhiano i seni. Abbraccio forte le due teste che mi poppano. Le barbe dure mi eccitano la pelle. Il pube è in bocca a un terzo inginocchiato davanti e dietro uno spinge il viso tra le natiche. Addenta il plug e me lo leva.
Sono pronta ad affogare in un'orgia di corpi ma questo lui non lo vuole. Mi sottrae a loro tirando mivia per i capelli. Odia la confusione, non vuole che mi perda, in ogni istante devo ricordarmi di essere sua.
Ho perso l'orientamento. Con la tibia sbatto contro la panca imbottita e capisco dove sono. Gli allungo i polsi.
Eveline vive solo per questo.
La panca è già inclinata nella posizione perfetta per me. Ormai la può regolare a occhi chiusi, conosce tutto di me.
Mi lega i polsi dietro lo schiena. Sono scomoda ma so perché lo fa, per gonfiarmi i seni che mi ha regalato. Le caviglie me le solleva con delle catenelle che sento scorrere mentre mi sollevano ed allargano le gambe, in posizione ginecologica.
Le sue mani scorrono su muscoli e tendini, sulla pelle sono un meraviglioso brivido che mi scorre dai polpacci alla nuca. Due dita di crema mi allargano l'ano, le accolgo con un gemito.
È di fianco a me. Mi sfiora la guancia con un bacio elettrico.
“Sei fantastica, Eveline.”
“Ti prego, non levarmi la benda.”
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