Sin City - L'Ombra di Sue

di
genere
pulp

Io sono sono l'ombra di Sue.
Me l'ha ordinato Roach. Due mesi fa, una mattina prima d'andare a dormire, dopo che era stato tutta notte con lei.
“Cosa significa?” Gli ho chiesto.
S'è incazzato. Con me non s'incazza mai. “Sei cosi idiota che te lo devo spiegare?!”
No, avevo capito, io non sono così scemo. “Ho sbagliato qualcosa? Mi mandi via?”
Ha riso, aveva le occhiaie stanche. “Meek, avessi solo una decina di idioti come te conquisterei il mondo! No, Meek, non ti mando via, io voglio il migliore per Sue... Non deve succederle nulla, intesi?, e fa' quello che ti dice.”
Non lo sto dicendo per vantarmi, ma per far capire che Roach mi vuole proprio bene. Roach con me non è come gli altri. Tutti credono che sono scemo perché parlo poco. A me riesce difficile parlare, quella notte di tre anni fa ne ho prese troppe sulla testa ed ho fatto otto mesi d'ospedale. Anche i pensieri mi inciampano in testa e a volte devo sudare per contare fino a dieci, ma io ascolto tutto e ragiono. Ad esempio io ho capito da solo che anche Roach, che è l'uomo più potente della città, ha il suo punto debole.
Roach è un grande anche se a vederlo ti sembra piccolo e magro. Ha sempre mille enormi problemi e lui li risolve proprio tutti. È intelligentissimo, io lo vedo lavorare e rimango sempre a bocca aperta. Eppure troppi gli vogliono male e tentano di fregarlo, ma lui non ci casca mai e con quelle merde non si sporca le mani, per questo ci siamo noi ed io, dice, sono il migliore. Non lo dico per vantarmi.
Roach + generoso e non puoi non volergli bene, mi ha pagato lui l'ospedale anche se non era tenuto a farlo, avevo sbagliato io, sono finito in una trappola come uno scemo. Io gli devo tutto.
Roach ha una moglie bellissima e due bimbi che diventeranno intelligenti come lui, giocano con me e io gli insegno a tirare di boxe. Ha tanti soldi da potersi comprare anche il cielo, l'ho visto con attrici favolose (che non ci crederete mai se dico il nome) e tutti lo temono. Anche il Sindaco ed il Governatore lo rispettano, lui è Mister Roach, il padrone della città.
Ha tutto ma la cosa più bella che ha è Sue.
Sue è il suo punto debole.
Proprio!
Lui si fida ciecamente di lei e se la porta dietro nei ristoranti più importanti con la gente più ricchissima; sono da vedere quando i camerieri si aprono per farli passare e si siedono al tavolo migliore. Sono i più belli e Sue è... Insomma la guardano tutti, anche perché si veste molto costosa, ma solo vestiti provocanti. Su di lei tutto è provocante, ma Sue mette sempre il collarino di cuoio con una targhetta di platino con scritto il nome del proprietario e tutti sanno che è di Roach.
È proprio fantastica e confonde la testa proprio a tutti, anche a me che so controllarmi, ma Roach a volte la vuole anche nelle riunioni che nessuno deve sapere e questo non è proprio normale perché Sue è una puttana.
E no!, non ci tento proprio a capire come Roach può permetterle di lavorare ancora al Black Manhole. Proprio non ci arrivo!
Sue è la puttana più richiesta e pagata del locale e fa il pienone due sere la settimana col suo spettacolo che non è proprio da ballerina. Fosse solo spogliarello ci sta, ma Sue si fa trombare sul palco, anche da negri, e mi fa... beh c'ho anch'io i coglioni.
Fred, il barista, m'ha spiegato che è Roach che la vuole così cagna: mi ha detto che con lei fa giochi strani, quelle cose che per me non sono nemmeno sesso, ma io sono solo una bestia e a me basta scaricarmi ogni tanto con la prima puttana che trovo. Fred ha riso di me, non posso sapere come godono le puttane come Sue, e mi ha detto che Roach fa queste cose perché ce l'ha piccolo.
Fred parla troppo. Se n'è andato, non è più in grado di lavorare con le dita rotte, è venuto a insegnare queste cose proprio a me! Avevo voglia di dirgli le volte che ho dovuto slegarla io al mattino, ma io sono muto come un pesce e Fred è un coglione che parla.

Sue mi piace proprio, non credevo, e sono contento di essere la sua ombra. È gentile e parla ancor meno di me. Oh, lei parla sempre!, ma non dice nulla. È forse intelligente come Roach, o di più, ma in modo diverso, lei è una donna e le donne vedono di più.
Andiamo proprio d'accordo: tutti e due vogliamo bene a Roach. In modo diverso ovviamente, io per lui non batto ciglio a farmi ammazzare.
“Noi due siamo uguali.”, mi ha detto l'altra notte.
Ero intervenuto nella sua camera. Sue m'aveva chiamato con i tre colpi contro il muro. Le ho tirato via lo stronzo di dosso e l'ho liberata dal sacchetto in testa, stava soffocando. Il tipo ha cercato di colpirmi con un pugno. Gliel'ho afferrato con la mano e gli ho spezzato il polso: “Vattene, qui hai finito.” L'ho buttato fuori nudo e ho lanciato i pantaloni.
Sue per respirare incavava il ventre, ce l'ha sottilissimo. “Grazie Meek, ma hai fatto una cazzata, quello è amico di Roach.”
“Ora non più!... ma tu non dovevi permetterlo a quello, lo sai.” Le ho slegato le caviglie senza guardare. S'è tirata su per massaggiarle, le doleva la schiena e nella stanza c'era puzza di sesso. Ho gettato via dal letto i vibra.
M'ha sorriso dolce, poteva essere mia sorella e non una puttana che s'era appena fatta legare da uno stronzo. “Lo so, non devo ma ci sei tu Meek a proteggermi... E poi tu non puoi capire.” Ha fatto una cosa dolcissima, mi ha carezzato la guancia ispida, ho la barba dura, non abbastanza però per non sentire il tepore della sua mano.
“Io capisco tutto, non sono scemo.” Mi sono ribellato da idiota.
“No scusa, lo so, tu puoi capirmi... Noi due siamo fatti così, Meek, non possiamo scegliere cosa fare, siamo destinati... Noi due siamo uguali.”
Non gliel'ho detto, ma per me era una cazzata proprio colossale! Ma mi vedeva?! Io sono uno scherzo della natura e poi m'hanno fracassato la testa, ho il naso che è una frittata. Ero a disagio, ce l'avevo duro. “Devi riposare, dico di non mandarti su nessun altro stanotte.”
“E poi cosa fai? Corri a farti fare un pompino da Esther?” Le luccicavano gli occhi. Io ho guardato di scatto il muro, mi stava prendendo in giro?
“... non vuoi rimanere con me?”
Non staccavo gli occhi dal muro. “Vado!, fatti una doccia.”
“Dai Meek!, solo due chiacchiere da amici. Mi hai salvata!” Era seduta al centro del lettone; s'è infilata la camicia dello stronzo e s'è chinata in avanti per afferrare bottiglia e bicchiere sul mobiletto. Non ci sono cascato, l'ha fatto da troia, per mostrarmi mezzo culetto nudo. “Un whisky lo puoi bere con me, no?”
L'ho ingollato sperando che m'annebbiasse la vista. Sue inginocchiata ritta sul letto di fronte a me era piombo fuso per le mie viscere. Mi ha riempito ancora il bicchiere ma mi ha bloccato la mano, ma con dolcezza, e l'ha girata verso le sue labbra. Ha bevuto lentamente e poi ha aperto le labbra per essere baciata. Non avevo mai carezzato quei capelli d'oro. Il bicchiere s'è fracassato a terra.
M'abbracciava e mi tirava sul letto. “Sei forte, Meek, il più forte.” Avevo paura di schiacciarla col mio peso, ma lei mi ubriacava con la sua saliva bollente di whisky e mi serrava con le gambe. “Stringimi.”
Non sapevo come fare e mi sono spaventato quando ho sentito che piangeva. La sentivo piangere e tremare, aveva il cuore di un passerotto spaventato.
Poi ha tirato col naso, ha riso nervosa e mi ha leccato la guancia: “Io merito tutto questo, lo sai?” Mi si è stretta più contro.
No, io non volevo sentire, mi fa male pensare a queste cose.
Ma lei ha continuato: “Lo merito, sono una cagna, la cagna di Roach... Devo dirtelo!, a te Meek posso dire tutto... Ecco: tu sai cosa mi fa Roach, io mi lascio fare tutto da lui... Io sono felice d'essere la sua puttana, so che mi vuole più di tutte ed io sto bene con lui, giuro... Ma ho paura, Meek, ho già ventisette anni, quanto durerà ancora?... Stringimi così, voglio sentire le tue braccia Meek, ho gli incubi, sogno sempre che un giorno precipiterà tutto, anche il mondo crollerà... Stammi vicino almeno tu, perché Roach... Sai che io dovrei odiarlo invece d'amarlo?, Roach ha fatto ammazzare mio padre!!!... Eppure, mi credi Meek?, io non sono normale, anche in questo momento vorrei che Roach fosse qui.”
L'ho stretta forte, da non farla respirare. Doveva proprio smettere di parlare. Profumava come un bellissimo fiore schiacciato tra le dita.
Ha sorriso bellissima, come le ragazze imbarazzate. “Noi non siamo come gli altri, vero Meek? Siamo i migliori, niente ci tocca, tutto ci passa sopra...” Me lo stava toccando. “Uhuh, Esther me l'aveva detto che ce l'hai da cavallo...”
“No, Sue, fermati qui!”
S'è asciugata gli occhi con la mia cravatta e strofinato il viso sulla camicia. “Sei un gigante buono, Meek, io invece sono solo una puttana, tu sei buono con me... non mi vuoi?”
“Non possiamo proprio, sei di Roach, lo sai.”
Negli occhi ho visto un'ombra. “Meek, con ci credo!, non hai ancora capito che Roach non t'ha mandato per proteggermi ma per punirmi?!”
M'è mancato il respiro come per una ginocchiata alla bocca dello stomaco. Volevo più tempo per capire, non riuscivo a pensare, ero in ansia, le emozioni m'inceppavano il cervello senza sangue; mi girava la testa e il cazzo scoppiava. E lei non mi dava tempo: il suo profumo caldo era troppo per me, mi toccava, mi strappava la giacca e mordeva la fondina, me lo ciucciava, e mi spiegava che dovevo punirla, che io ero solo uno scagnozzo di Roach. Avrei preferito uccidere, spaccare ossa, mai mi sono sentito tanto bestia.
L'ho stretta al collo e sbattuta contro la testiera del letto. Con una sola mano, bastava il pollice per spezzarle il collo tanto ce l'ha sottile. Mi guardava con gli occhi persi, gli stessi dei suoi spettacoli e a me pareva d'essere invisibile, che guardava la parete dietro me. Ha piegato la testa quanto poteva e con la punta della lingua m'ha leccato il dorso della mano.
L'ho liberata, ha sorriso da puttana e s'è girata in posizione da inculata. Io ci ho dato dentro con la nebbia al cervello. Mai stato così, non so, non mi stavo scaricando come con le altre, stavo sempre più male e non capivo un cazzo.
Poi... poi mi sono terrorizzato di averle spaccato la schiena. Era uno straccio molle con i capelli bagnati, non parlava, non gemeva più, respirava senza aria. “Sei un gorilla, Meek, sei il mio dannato gorilla.”

Non m'importava che lei non m'amava. Proprio nulla m'importava, non sarebbe stato giusto, nessuna ama un gorilla. Ma io l'amavo ed ero la sua ombra. Potevo carezzarle i capelli d'oro quando non c'era nessuno.
Quella sera c'era poca gente al Black Manhole, erano tutti uomini di Roach. Era una delle sue feste. Io stavo seduto al bancone di fronte allo specchio col ghiaccio che s'era sciolto nel whisky e le antenne tese. Sì, non lo sa nessuno ma io ho proprio le antenne, senza guardare potevo intuire la posizione di ognuno ed i loro movimenti. Se mi concentravo potevo anche distinguere le parole. Lo posso fare anche col locale pieno di gente.
Sue era in camerino e tutti stavano mangiando e bevendo aspettando lei. Quando hanno abbassato le luci, tutti gli occhi erano diretti al palcoscenico. È entrata vestita da cowgirl, reggiseno, pistole finte, coprigambali di cuoio e slip rossi; roteava il ventre piatto al ritmo del lazo sopra la testa. Il silenzio di tomba in sala era eccitazione. Mi sono voltato anch'io, non potevo non guardare quei capelli d'oro mossi dal vento del grosso ventilatore. Non potevo proprio.
Poi Roach, con la sigaretta tra le dita, le ha mandato su due uomini. Due stronzi che conosco bene. Prima hanno ballato con lei, da cani, poi hanno cominciato a toccarle la figa, palparle il seno, baciarle le labbra e fingere di scoparsela attraverso gli slip. Sue tentava di respingerli ma li spingeva via per finta, metteva le mani sui loro pacchi. Presto li ha tirati fuori e cominciato a spompinarli mentre la spogliavano del tutto e se la volteggiavano in braccio. Poi la musica non serviva più e se la sono trombata a novanta e a testa in giù, alternandosi con un cinque come i wrestler e chiavandola in ogni buco. Le risate e gli insulti in sala erano uno schifo.
È comparso un materasso alto, verde da palestra, e Roach ha ordinato ad altri di salire, ma mai in troppi per non nascondere Sue. Si godeva lo spettacolo mentre beveva lo champagne.
Se la sono trombata credo tutti, loro pantaloni alle ginocchia che si tiravano il cazzo, lei a pecorina. La trombavano figa e culo e le sborravano sul viso, uno dopo l'altro. Sue si reggeva sulle braccia tese ma gli ultimi era stanca e accasciata sul materasso, ma sempre col culo in alto e gli occhi che cercavano Roach giù in sala. Giuro, lo invidiavo! E ancora una volta Roach mi ha rispettato, non mi ha ordinato di salire anch'io.
Con un applauso leggero, appena udibile, Roach ha fatto finire lo spettacolo e mandato via tutti.
C'eravamo solo noi tre. Anche baristi se n'erano andati.
Col flute in mano, elegante nel suo Armani, le è andato incontro: “Sue, Sue, sei stata troppo troia.”
Sue sì è sollevata un poco sulle braccia e gli ha leccato le scarpe lucide. “Puniscimi, Roach.”
“Va' a lavarti, non farmi aspettare, sai cosa ti meriti.”

Per la prima volta ho fatto quello che non dovevo fare. Sono andato in corridoio di fronte alla sua porta per proteggerla anche se era con Roach e mi sono messo nei casini da solo: cosa avrei fatto se Sue mi chiamava? Non lo sapevo proprio.
Roach si è divertito a lungo a modo suo. Sentivo tutto, ho le antenne e stavo male per lei. Poi finalmente si sono rilassati, ho sentito la doccia, un tappo di spumante e una cosa che mai e poi mai mi sarei mai sognato.
Era la voce di Sue: “No Roach, non fartelo mettere in culo, anche se ti piace: non se ne parla, Buster deve tirar fuori due milioni ogni anno se vuole quella piazza. Hai capito? E se non gli sta bene è così lo stesso!, e tu gli mandi i ragazzi... Mi preoccupi, Roach: ti sei rammollito a fare la bella vita coi miei soldi, ti sei forse dimenticato che ti ho messo io al posto di mio padre?... Attento a non stancarmi, Roach!”
Finalmente ho capito. Proprio! Ho capito proprio tutto.
scritto il
2025-09-05
6 0 7
visite
5
voti
valutazione
6.2
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Gli Sconnessi Sposi

racconto sucessivo

Il Tatuaggio di Erica
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.