La biondina - 2

di
genere
etero

L'ho fatta incazzare. Perfetto
Così imparo a parlare.
S'è ritirata contro la portiera e guarda dall'altra parte, fuori dal finestrino. “Cos'hai?”
“Niente!”
“Non è vero, stai in silenzio da almeno tre minuti, sei incazzata nera!”
Non sorride. “Quando arriviamo??... Sono stufa.”
“Un paio d'ore ancora.” Me ne guardo bene dal puntualizzare che ne abbiamo perso tre perché non aveva ancora deciso cosa mettere in valigia (ha poi messo dentro tutto!) più un'altra ora al gattile per salutare con le lacrime agli occhi il gattone che già dormicchiava.
“Vuoi metter su della musica?”
“Mettila! Così non dobbiamo parlare... Certo che anche tu!, dirmi queste cose mentre andiamo in vacanza!”
“...Io?! No no, spieghiamoci bene, sei stata tu a voler fare questo gioco, io non avevo nessuna intenzione di dirlo!”
“Ah, volevi tenermelo nascosto.”
“Nooo, ma che cazzo dici! Non ti nascondo nulla, è una storia passata, cosa credi?, morta e sepolta, manco me la ricordavo se tu non...”
“Due anni insieme e non la ricordavi più?” Domanda maligna.
“Ferma ferma ferma! Calma!, ripartiamo dall'inizio e ragioniamo un attimo... Sei tu che hai voluto fare 'sto gioco del cazzo di raccontarci le nostre vecchie storie, okay??... A me non andava, sapevo già che finivamo a fare casini... Ed avevo ragione!, perché tu ti sei incazzata per una mia fidanzatina del liceo, una storia ridicola da ragazzi... quasi non facevamo sesso.”
“Per voi conta solo quello.”
Conto fino a dieci prima di rispondere. “Ora però devi spiegarmi che colpa ne ho io se lei abita ancora nel mio palazzo! Vuoi che le dia lo sfratto?... O devo forse cambiare casa io?”
“Io non devo spiegarti proprio nulla. Ci stavamo raccontando le nostre storie passate e tu mi dici di questa qui che vedi tutti i giorni.”
“Ma, ma si parla di anni fa!!! Non m'interessa più e neppure io le interesso!, credimi, sta con un altro da tre anni... E allora tu? Non ti vedi forse ancora con quello dell'università?”
“Ma dai, Mirko!, come puoi rinfacciarmelo??? T'ho detto ch'ero sbronza.”
“Io non ti rinfaccio nulla, voglio solo farti notare che ti vedi regolarmente con uno con cui ci sei stata!”
“E ti dà fastidio?”
“Nooo!” Mento spudoratamente. “... però è la stessa cosa, come per me, la mia fidanzatina del lic...”
No, con lei non riesco proprio a ragionare!
Scuote la testa sconsolata. “Se vuoi te lo ripeto, m'ero ubriacata e ci sono finita a letto a Capodanno. Punto, è finita lì! Se ci vediamo ancora e solo perché è nel mio stesso gruppo di studi... Ma poi scusami, perché vuoi litigare per queste cose? Noi non siamo fidanzati.”
Cedo! È il suo punto di forza. Ci vediamo da quattro mesi, usciamo sempre insieme, mi ha presentato a tutte le sue amiche ed ai suoi amici (anche se temo che ne manchino ancora qualche centinaio!), abbiamo fatto weekend chiusi in camera al mare ed ora mi sta portando in vacanza dai suoi, in Maremma: ma noi due non stiamo insieme, facciamo solo coppia!
Abbassa la radio. “Che stupido che sei! Rilassati, stiamo andando in vacanza!”
No, il punto di forza di Angie è il suo sorriso: mi squaglia letteralmente e mi dimentico all'istante di tutto, se non che l'amo. S'è voltata sul sedile e con la nocca delle dita mi sfiora la guancia. “Facciamo pace?” La mano s'appoggia dove non dovrebbe.
La reazione là sotto è immediata. Angie mi massaggia il gonfiore con la mano pesante, come le piace fare. “È un casolare che ha comprato lo zio, l'ha risistemato tutto lui... Abbiamo una camera bellissima nel sottotetto, tutta per noi!”
Accidenti, se penso che mi toccano dieci giorni fra i suoi parenti mi s'ammoscia. Angie si sgancia la cintura facendo scattare l'allarme.
“Cazzo fai?!”
“La spengo subito!” Con una contorsione riallaccia la cintura sotto il sedere e zittisce l'allarme. “Visto?” S'inginocchia sul sedile e mi strofina il viso sul grembo.
“No, non fare la scema!, è pericoloso.”
Ride, mi palpa le palle e me lo tira fuori. “Tranquillo, non ti sporco i sedili.”
Sudo freddo, cerco di ripararle la testa dal volante, se ci schiantiamo è terribile, Angie non se me rende conto. Freccia destra e mi sposto sulla prima corsia. Là avanti c'è una piazzola di sosta. Rallento, me lo sta già ciucciando. Finalmente ci fermiamo e mi crolla addosso la tensione. Inclino d'un poco il sedile.
Ci passa accanto superandoci tutto il traffico di Firenze. Non possono vedere che le sto carezzando la testa. Per Angie potremmo essere nella sua camera, mi lavora il cazzo come se non ci fosse un domani. Vorrei rilassarmi, poterglielo dare per ore come dopo aver fatto l'amore, ma sono troppo eccitato e mi contraggo tutto. L'avviso che sto per esplodere. Si solleva sulle braccia, le mani puntate sulle mie cosce tremanti e le labbra chiuse in un bacio attorno la cappella. Attende, non succede nulla. Mi sorride cogli occhi e mi sega lentamente dal basso verso l'alto. Parte il primo schizzo, denso e potente, che mi risale direttamente dai coglioni lungo il cazzo stretto nella sua mano. Lo risucchia via incavando le guance e, senza aver tempo di respirare, deglutisce ad ogni sborrata. Mi cala la vista. Angie ora respira piano, ma con la bocca sempre sigillata sul cazzo.
Si rialza, si sposta indietro i capelli e mi bacia. Gli occhi sono lucidi, il sapore eccitante. Mi tira il ciuffo sulla fronte: “Visto?, non ho sporcato... Ma cazzo Mirko, ahah, con te non è facile, vieni come un cavallo, ahah!”
Quanto amo questa scema!
La coccolo un po' in grembo giocando con le sue tette.
“Ehi!, andiamo,cosa aspetti?, siamo in ritardo e dobbiamo anche trovare un supermercato per mamma.”
Si risiede, si rimette la cintura e mi fa cenno che possiamo partire.
Calma, sono io che guido. Risistemo con calma il sedile nella posizione giusta, controllo se la corsia è libera e... No!, cazzo, vedo due lampeggianti blu. Si fermano dietro noi e scende un poliziotto. Merda!
“Problemi?”
“No, no, soffre il mal d'auto. Ci siamo fermati un istante.”
Abbassa la testa per vedere dentro. “Okay.” Mi lancia uno sguardo di disapprovazione. “Ma non dovresti farla bere se ha la nausea.”
Chiudo gli occhi, temo la reazione di Angie. Invece se ne sta muta.
“Dovrei fermarti, ragazzo... ma sei davvero così coglione che ti serve una bella multa per capire che così ci si può rovinare la vita?”
“No, agente.” Sfodero la mia miglior faccia contrita.
“Lo spero... Andate.”
Okay, guido via in punta di piedi. Nel retrovisore li vedo ripartire e rimanere trecento metri dietro noi, figura di merda, sento il loro sguardo alla nuca.
Ora Angie cristerà per cento chilometri contro quello stronzo. “No Angie, ha una dannata ragione, è pericolosissimo in autostrada.”
“Ma lo sapevo che ti saresti fermato!, non sono scema... O credi che non posso resisterti?” Ridacchia. “ Dimmi che non t'è piaciuto!””
“Angie... ci è andata bene.”
“Uff, quanto sei noioso, Mirko!... Allora non te lo tocco più in auto, promesso!, e ci faremo dieci giorni solo di sesso regolare. Basta cazzate! Okay?”
“Con te? Impossibile!”
“Meno male!” Mi tasta le palle. "Ma vuoi fare tutto il viaggio senza musica?!”


L'ho persa un'altra volta! Torno indietro spingendo il carrello.
Stiamo vagando da mezz'ora in questo supermercato appena fuori dall'autostrada perché dobbiamo assolutamente prendere qualcosa che le ha chiesto sua madre, ma che Angie non ricorda più. Richiamare sarebbe troppo semplice!
La ritrovo nel reparto ortofrutta. Ha già attorno tre tizi.
No, lei non se ne rende davvero conto. Gira in infradito, le gambe nude sotto calzoncini inguinali e camicetta di lino annodata sopra l'ombelico. L'unica sua preoccupazione è di non perdere le decine di braccialetti etnici che le ballano sui polsi sottili ed alla caviglia.
È fatta così, crede che lo sguardo della gente le passi attraverso e non manda a telare gli stronzi che attira, anzi, li trova sempre interessanti (per poi pentirsene ed indignarsi). Sta infatti parlando sorridente con due di loro come se fossero amici da sempre, mentre il terzo se ne sta dietro per vederle meglio il culo. Infilo il carrello fra loro.
“Mirkoo, vieni, devi conoscerli! Vengono da Glasgow, viaggiano in camper! Hanno già attraversato l'Europa e vogliono arrivare fino in Sicilia, non è fantastico?! Cosa dici? Li facciamo campeggiare stanotte nel cortile dello zio?”
So l'inglese ed ho le idee chiare: “Bros?... Sicily is over there!” ed indico la direzione ad ampi gesti con entrambe le mani alzate sopra la testa. “Have a good trip.”
“Tu vieni con me.” La trascino via.
“Che stronzoo!, ma che figure di merda mi fai fare?”
“Sì sì... ora però chiami tua mamma e le chiedi cosa le serve.”
“No, m'è venuto in mente: le manca l'ammorbidente.”
Guardo il carrello strapieno. “Rimettiamo tutto negli scaffali?”
“No, è roba che serve.” Ci mette dentro anche degli spiedini. “Domani ci facciamo una bella grigliata.”
“Okay, ma per te cosa prendi?”
Mi stringe il mento tra le dita: “... tu non m'ascolti mai.”
Cazzo!, me lo sono scordato: settimana scorsa ha deciso che non è più vegetariana ed ha ripreso a mangiare carne. “No, solo che non sono ancora abituato che adess...”
“No, tu non ascolti, e sai perché? Perché ragioni solo con queste.” Mi soppesa, neanche troppo di nascosto, le palle e mi regala un suo sorriso da monella. “Mi sei piaciuto, sai?” Si volta e spinge il carrello verso le casse. “Mi piace quando fai il maschio geloso, ma sei stato troppo maleducato con quegli scozzesi!... Loro invece erano gentilissimi.”
“Sì, non vedevano l'ora di caricarti sul camper!”
Siamo in coda alla cassa. “Dici?”
Le sfioro la chiappetta e sussurro: “Sei troppo figa, cucciolina, devi star più attenta.”
“Guarda che non sono mica tutti porci assatanati come te!”
Parlare più piano no? Si voltano un po' di teste. “Non fare la scema!” Le sibilo all'orecchio.
Si rigira all'indietro, verso di me, i gomiti sul maniglione del carrello. Siamo appiccicati, per guardarmi in viso deve inclinare la testa e le sue tette mi sfiorano quasi. Ha gli occhi furbi, mi sta sfidando “Pauura, eh?” Ride piano. “Tranqui, faccio la brava ragazza come fai tu.” E mi sussurra pianissimo. “... tu sai fingere, ma non ti annoi? Sei sempre a posto, pulito e coscienzioso che nemmeno prendi le multe in autostrada, Vuoi che urlo a tutti che sei un porco a letto?”
Io non ci credo di certo, non sono un maiale, ma il mio cazzo ci crede, dannazione!, e spero che i bermuda siano abbastanza larghi. “Non fare la scema.”
Mi carezza la guancia come se dovesse togliermi qualcosa col pollice. “Giuro, le prime volte mi facevi paura... Peccato che poi ti sei rammollito, ahah.” Si gira e spinge il carrello avanti d'un posto.
La raggiungo con tre passi, ricacciando l'erezione lungo il gambale. Cerco di usare un tono sicuro: “Non mi pare proprio.” Mi appoggio contro.
Spinge indietro il culetto e sussurra: “Ma dai!, lo so che ce l'hai sempre duro... ma cazzo vuol dire??” Dice più forte.
Le carezzo la spalla sperando di trovare il pulsante del volume. “... che mi fai impazzire come la prima volta.”
“No, eri diverso, ora non mi vuoi più come prima!”
“Come cazzo puoi dirlo?! Io ti...”
Mi twerka contro, lenta per non farsi notare, spalmando bene il culetto morbido. “Con te ormai mi annoio... Una volta m'avresti violentata qui.”
“Guarda che rischi!”
“Figurati, con un noioso come te?... con i ragazzi scozzesi forse.”
Basta! Prendo in mano situazione e carrello. Lo svuoto alla cassa. Pago con la mia carta, litighiamo ed usciamo. Figa, cazzo abbiamo comprato?, mi sarebbe convenuto portarla in albergo. Il baule è già strapieno della sua roba, sbatto tutto sul sedile dietro. Parto sgommando, faccio il giro del parcheggio, torno sulla statale, scelgo una stradina e poi una traversa, e una traversa ancora ed una stradina non asfaltata. Inchiodo in mezzo a degli alberi, scendo, la tiro fuori per i capelli, la piego sul cofano e, tenendole la testa schiacciata, le strappo giù i calzoncini.
“Pauura, ehh!”
“Sì, non sai quanta... Non fare il coglione.”
Ha ragione lei, non è tempo di scherzare, quelle chiappette nude azzerano il mio umorismo. Lascio cadere uno sputo ben centrato. La sento irrigidirsi.
“Noo! Non scherzare! ”
E chi cazzo scherza più! È un casino tenerla ferma, “No, non, noooo...” e spingo inesorabile godendomi ogni centimetro fino a tamponarla coi coglioni. “Sìììì, inculami porcod*!”
Se c'è qualcuno nel raggio di due chilometri ci arrestano. Ma io ho le orecchie tappate dall'eccitazione, la scopo in culo da ucciderla e quando mi risveglio intontito, dopo un'epica sborrata, mi ritrovo in mano uno straccio di ragazza sudata marcia e tremante come un pulcino. Rischia di cadere, l'abbraccio forte e la sostengo ben inchiodata col cazzo, mentre un orgasmo del settimo grado la squassa tutta facendola ululare roca più forte di prima.
Mi sfilo. È malferma sulle gambe, la sostengo per un fianco, lei s'aggrappa al cazzo e con l'altra mano valuta i danni dietro.
“Prima scherzavo.” Dice.
“Cosa?”
Raddrizza il perizoma e s'allaccia i pantaloncini.“Con te non mi annoio.”
Perfetto, ora non pensa più al camper degli scozzesi!

- - -

Arriviamo al casolare dello zio.
Angie viene sequestrata da tutti i parenti festanti, anche da due cagnoni uggiolanti.
Beh, pensavo molto peggio, l'atmosfera qui non è troppo pesante.
I genitori di Angela li conosco già, ho dormito parecchie volte a casa loro perché la madre non vuole assolutamente che lo facciamo in camporella, troppo pericoloso dice. É una donna pignola ed organizzata quanto la figlia è spontanea e casinista, ma è anche una che alla fine ci lascia il nostro spazio. E pure gli zii non sembrano insopportabili.
Lo zio m'ha addirittura rapito per una visita guidata di un'ora. È orgoglioso ed ha tutte le ragioni per esserlo, è un posto incantevole. Quando ha visto questo rustico, tre anni fa, ha venduto tutto, anche la sua impresa di costruzioni, e si sono trasferiti a vivere qui.
Okay, ci sta, lo zio è innamorato e vuole spiegarmi ogni singola ristrutturazione e modifica, ma mi mostra proprio tutto tutto! Anche come si accendono e spengono gli impianti, come si aprono e chiudono finestre, porte e zanzariere, dove tiene tutte le chiavi e come si guida il pick up: “Potete prenderlo per andare al mare. Ci sono delle spiaggette nascoste che...” e perde mezz'ora per spiegarmi le stradine da fare.
Ma è nell'orto che dà il massimo. È diventato la sua passione e mi presenta ogni pianticella, una ad una! Scopro con stupore che l'insalata non nasce già lavata ed imbustata e ride bonario, gli piaccio, sono un bravo ragazzo, e vorrebbe farmi conoscere l'uomo che l'aiuta nell'orto. “Passa tutti i giorni, ma al mattino presto, voi starete ancora dormendo...”
Mi trascina allora nella dispensa per gli animali dove ci sono le scatolette per i due cagnoni ed il mangime per le oche, e mi dice cosa, quanto e quando devono mangiare. A questo punto ho la certezza che nella famiglia di Angie c'è qualche gene bislacco.
La ritrovo sotto l'ulivo, stesa sull'amaca: ha i capelli bagnati e due cani che le leccano la mano penzoloni. “Com'è stato?”
“Una figata!!! Ma lo sai che hanno pannelli solari e che con una pompa di calore riscal...?”
“Fatti una doccia anche tu. Corri, tra mezz'ora si mangia.”
Corro, ho fame.
Rientro nella nostra camera, questa volta senza lo zio che mi mostra anche dove ha messo le prese elettriche. È davvero stilosa, col pavimento in cotto e la finestra aperta sulle colline, e la sento già nostra, ma faccio in fretta e scendo in ciabatte. Ho visto ch'erano tutti in libertà.
Angela indossa un vestito di lino ecru lungo fino alle caviglie, ma leggero ed aperto sulle gambe nude. Mi viene incontro come per baciarmi, invece mi gira intorno, “Puzzi come una puttana” e mi soppesa i gioielli.
Già mi pento d'essermi messo i calzoncini morbidi da palestra, Angie li adora, infatti mi palpa le chiappe mentre m'accompagna fuori, sotto il portico, dove hanno apparecchiato la tavolata. Mi seggo subito sulla panca.
Angie mi segue, ma piegandosi caccia un ahio e fa una smorfia. “Che hai?” Chiede subito la mamma apprensiva.
“Nulla, uno strappo... ieri in palestra ho voluto provare una lezione di spartan, una roba da morire.”
“Sei la solita! Non puoi andare in palestra solo quando ti pare, devi stare attenta....” e va avanti mezz'ora a dire che ha dietro l'arnica, che Angie non deve strafare, bisogna prima allenarsi, e vuole sapere dove le fa male e come ha fatto.
Angie la interrompe: “Guarda che è colpa di Mirko! È stato lui che che ha voluto che provassi.” La mamma si azzittisce e ci passa le pappardelle.
“Visto?” Mi sussurra all'orecchio. “Sei per tutti il bravo ragazzo, non sai che voglia ho di dirle che m'hai violentata in culo!”
La cena è allegra. Anche se si parla solo di cose e persone che non conosco non mi sento escluso. L'unico imbarazzo è per la cattiva abitudine di Angie: gli altri fidanzatini si tengono per mano quando sono seduti vicini e chiacchierano con qualcuno, Angie invece tiene la mano distrattamente poggiata sul mio pacco. Lo fa sempre, senza accorgersene, come per sentire che ci sono, e non importa se siamo al cinema, a casa, al bar o a tavola con tutti i suoi parenti! Io, con la stessa naturalezza, non interrompo la conversazione e gliela riporto sul tavolo per rimanere mano nella mano come due fidanzatini che non siamo. Facciamo solo coppia, noi.
La zia vuole coinvolgerci. “Ho visto che avete comprato un sacco di roba! Non dovevate, qui c'è già scorta di tutto.”
Panico! No, vi prego, non fatemi rivedere dove sono i congelatori!
La madre invece è tagliente: “... e l'ammorbidente?”
“Mirkooo, t'avevo detto di prenderlo!”
“...Io?! Scusi, credevo l'avesse già messo Angela nel carrell...”
“Ma Elena, si può sapere che cosa te ne fai dell'ammorbidente in vacanza?” Ci salva il papà.
“Per i teli mare! Non basta sciacquarli se li vuoi morbidi...”
“Lo prendiamo noi, ne troveremo uno in giro, lascia stare i ragazzi.”
“Voglio il mio, è l'unico che funziona, non so se lo vendono anch...”
“Ma poi cos'hanno deciso gli zii? Vengono anche la zia Teresa e la mummia?” Chiede Angela per cambiare discorso e, rivolta a me. “Te l'ho raccontato, è lo zio Fester della famiglia!”
Mai sentito di uno zio Fester.
“Sì, vengono anche loro.” Rispondono mamma e zia sospirando.
“Ma non passano di qua, l'incontreremo direttamente al villaggio.”
“Sempre che tuo zio Fester non si perda come a Madonna di Campiglio!” Ridono tutti.
Il padre di Angie si alza. “Okay, è una bella serata, ma conviene star leggeri e riposare un poco... Si parte domani mattina alle cinque se vogliamo evitare il traffico.”
Mi sono perso qualcosa. “Alle cinque?! Per dove?”
Si bloccano tutti sorridendomi impietositi. Ho davanti un'istantanea a colori della famiglia Addams.
“Ma Angela! Non gli hai detto che andiamo in Calabria?!”
“Era per non lasciare la casa abbandonata.” Mi spiega lo zio.
“... e magari tu non volevi. Preferivi venire al mare con noi?” Domanda la zia.
“E adesso come si fa ad andare? Non è giusto, Angela, non si fa così!” La mamma è allibita.
“Cosa cambia? Gli ho ben detto che venivamo in Maremma.”

Cosa cambia? Tutto!
Siamo stesi sul lettino, nascosti nell'ombra nera dell'ulivo. La brezza che porta il profumo del mare ne fa vibrare le foglie e la luce della luna crea tenui arabeschi sul vestito chiaro di Angie. I cagnoni russano in qualche angolo buio dell'aia, la casa dorme silenziosa. Nella notte attorno a noi solo i richiami stanchi dei grilli ed i fari di qualche auto persa tra le colline, troppo lontana per non farci sentir soli al mondo.
Si sta da dio, ma lei finge d'aver freddo. Le gambe nude escono dal vestito e s'annodano alle mie. I seni premono contro il mio fianco, caldi come il suo alito. La sua mano è dove la tiene sempre. “Lo zio t'ha fatto vedere tutto?” Si diverte troppo a prendermi per il culo.
“Sì, ho preso nota di tutti i posti dove faremo l'amore.”
“Mmmm... è grande questa casa.”
“... E c'è anche il fienile, il garage, il capanno, la dispensa dei cani...”
“Cominciamo con l'amaca?” La mano si stringe sul cazzo.
“No, qui possono vederci... aspettiamo domani.”
Mi si agita sopra, mi becco anche una ginocchiata ai coglioni. Apre a coperta la gonna dell'ampio vestito e, aiutandosi con una mano, mi si siede cavalcioni in grembo. “Qui non può vederci nessuno...” Ondeggia col bacino avanti indietro. “Ma tu vedi di non fare il tuo solito casino!”
”Io?!!”
“Zitto!... o te le metto in bocca!” Mi strofina le mutandine sul viso ma poi non resiste e scoppia a ridere. Si china in avanti e mi chiude la bocca col bacio.
È calda sotto il vestito fresco. Rovente fra le cosce. Sudo, la tocco appena, ho terrore che risvegli i cani e tutta la casa... O forse vorrei che ci scoprissero e che s'accendessero d'improvviso tutte le luci.
Invece sussurra piano tutto il tempo, i suoi denti contro i miei: “... ti porto al mare di notte, vieni?, facciamo il bagno nudi e poi scopiamo sulla sabbia bagnata...”
Con entrambe le mani carezzo il tessuto teso sulle natiche che si contraggono vogliose. Non posso resistere, seguo le curve in cerca del buchetto e ci spingo due dita.
“No!, questo te lo scordi!!” Ma si corregge all'istante. “... non stasera.”
“Ma la mamma ha detto che devi allenarti di più!”
scritto il
2025-08-24
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