Alessandra tra le vipere -5- Call Me

Scritto da , il 2018-02-19, genere dominazione

È di nuovo domenica, fuori dalla finestra il sole di L.A. splende più luminoso del solito e io non riesco a mettere i piedi giù dal letto.
Sono in uno stato di dormiveglia da non so quanti minuti con ancora in testa l’atmosfera di ieri notte: io e Jillian abbracciate nell’armadio durante la festa di Ylenia. Non sono neanche le 11 e mi sono già masturbata due volte, la prima che era ancora buio e la seconda qualche ora fa, e ogni volta mi sono riaddormentata subito dopo, sprofondando in sogni strani fatti di ricordi di questi ultimi giorni ma ambientati in posti sconosciuti.
Ieri pomeriggio Jill mi aveva detto che oggi sarebbe dovuta restare a casa, quindi le prospettive per la giornata sono: trovare la forza di uscire, magari per andare a comprare un cazzo di forno a microonde e smetterla di vivere di toast, oppure restare a letto a sfinirmi di ditalini nella speranza di consumare questa libido che mi sta facendo letteralmente impazzire.

Con tutta la pigrizia di cui sono capace allungo un braccio e recupero il macbook dal pavimento. Questa mattina, quando mi sono svegliata per la seconda volta con la mano in mezzo alle gambe, sono andata su internet a cercare qualche video zozzo e ho trovato un’attrice, di cui adesso non ricordo il nome, con delle mani grandi e sexy, uguali a quelle di Jillian. Così ho coperto il suo viso con un pezzo di cuscino e sono venuta guardando le sue dita che graffiavano la schiena della ragazza che la stava leccando, immaginando che fossero le sue.
Decido quindi di aprire il portatile e andare a cercare qualche altro video con questa nuova scoperta provvidenziale.
La rete me ne offre tre: uno in cui si fa scopare sul retro di una limousine da due tizi che sembrano usciti da un talent di cucina, uno per feticisti in cui mostra i suoi piedini alla telecamera incitando i maschietti a fare su e giù con la mano e uno patinatissimo con un bel ragazzo di colore e un’altra tipa che sembra un po’ Anne Hathaway. Scelgo il terzo e vado alla ricerca dei momenti in cui si vedono dettagli delle mani. Poca roba purtroppo, soltanto un minuto scarso, verso la fine, in cui la “Hathaway” si sta facendo scopare da dietro mentre lecca la mia Jillian che le tiene la testa. Inizio a far scivolare le dita dentro gli slip e a cercare di perdermi nella scena, immaginando di essere io quella che la sta leccando e di avere le sue mani che mi afferrano i capelli.
Niente da fare.
È tutto troppo irreale.
Getto la spugna e chiudo il portatile sbuffando.
Ho bisogno qualcosa di più vero. Una sua foto magari. Cazzo, possibile che non ne abbia neanche una? Oltretutto Jill (come tutte le persone davvero Fighe) non è neanche su facebook…
Cerco di pensare ad una soluzione.
Una volta mi aveva detto che aveva fatto un servizio fotografico per un mostra di arte moderna. Potrei fare una ricerca su google… ma potrebbero volerci ore e c’è la possibilità di non trovare proprio niente.
Poi un’illuminazione: posso chiamarla.
Sì, che voglia di sentire la sua voce, quella voce bassa e sensuale…
Cerco l’iphone tra le coperte.
Speriamo non abbia il telefono spento.
Apro la rubrica e la chiamo.
Suona.
Mi rendo conto che non ho neanche pensato a cosa dirle quando sento un:
– Oi – con lo scazzo tipico di chi sta facendo il bucato.
– Oi – le rispondo cercando di avere lo stesso tono.
– Che fai a casa? – mi chiede mentre la sento masticare qualcosa – Non dovevi uscire a comprare il microonde?
– Sì lo so, vado oggi pomeriggio… forse.
– Forse? È successo qualcosa?
– No è che non ho molta voglia di uscire.
– Guarda che non ti fa bene mangiare toast tutti i giorni. Il pane tostato, se non accompagnato da verdure in umido, crea acidità di stomaco. Che può diventare gastrite.
– Sì mamma.
È incredibile come la sua relazione con l’eroina venga bilanciata da un’attenzione per l’alimentazione quasi da nutrizionista. Giovedì, in preda ad uno dei miei sbrani notturni, avevo preso una dozzina di nuggets di pollo da un fast food eccezionale giù a Santa Monica. Avevo lasciato il sacchetto a Jillian per andare a prendere le sigarette al distributore e quando ero tornata me li aveva completamente spogliati dall’impanatura: “Così fanno meno male”.

Jill ha finito di mettere i panni sporchi in lavatrice e ha iniziato a raccontarmi di suo padre, del suo ultimo viaggio di lavoro in Cina e di un problema riguardo al visto che l’aveva bloccato dodici ore aeroporto di Shanghai ma in realtà io ho smesso di ascoltarla già da qualche minuto. O meglio, ho smesso di seguire il suo racconto e mi sto perdendo nel suono della sua voce.
Con gli occhi chiusi e una mano tra le gambe sto immaginando la sua bocca qui accanto a me, che mi parla con quel tono basso e sicuro, quasi sprezzante nella sua inflessibilità. Plasmo la sua voce in frasi sconce, in parole torbide. La immagino mentre mi provoca, mi sfida, mi umilia.
Jillian continua a parlare e io mi rendo conto che l’immaginazione non mi basta più, Dio quanto vorrei che mi insultasse davvero, che mi annientasse con le parole.

E a quel punto, in barba totale al mio ateismo, la mia invocazione al cielo ottiene una incredibile, straordinaria, insperata risposta.
Il suono di un cellulare interrompe Jill dal suo racconto
– Scusa un attimo, mi suona l’altro telefono.
Sento i suoi passi scalzi mentre va a rispondere.
– Sì pronto?
Dall’altro capo una donna dall’accento asiatico inizia a vomitare una raffica parole indistinte con un volume talmente squillante da arrivare quasi fino al mio orecchio. Jill la ferma dopo neanche cinque secondi.
– No, non mi interessa nessuna offerta per vedere il baseball.
A giudicare dal tono non sembra la prima volta che viene scocciata per cose di questo genere.
– No, le ho già detto che non mi interessa… – le ripete – …ve l’ho detto ieri e l’altro ieri e la settimana scorsa… – si sta arrabbiando – …e tutte le altre centinaia di volte che mi avete chiamata per rompermi il cazzo con questa offerta del cazzo per vedere il baseball del cazzo.
Anche la ragazza cinese ha alzato la voce e deve averle riposto qualcosa di molto scortese perché la reazione di Jill è un – Senti stronzetta, adesso ti spiego una cosa…
A quelle parole piene di odio vengo attraversata da un brivido. Mi infilo due dita fino in fondo facendomi scappare un gemito.
Dai Jillian, trattami male, disprezzami…
– …il motivo per cui io sono a casa e tu sei a sgobbare in un call-center la domenica mattina…
Sì, dimmelo, ti prego…
– …è perché molto probabilmente vali meno dello sputo di una puttanella di Sunset Boulevard che va a succhiare cazzi a produttori di quart’ordine per una comparsata in uno spot di merendine…
Oddio continua, continua…
– …meno delle mestruazioni di quelle attricette sconosciute che si fanno rompere il culo nei cessi del Dolby Theatre per un posto vicino ad un VIP alla notte degli Oscar…
Decido di togliermi le mutandine per potermi scopare meglio e mentre me le sfilo provo quasi una sensazione di imbarazzo, come se lo stessi facendo davanti a lei.
– …e soprattutto meno della merda di cane che ho pestato ieri pomeriggio sul marciapiede di Rodeo Drive!
Mordo il cuscino, le mie dita non si fermano più.
– …Mi hai capita razza di idiota senza cervello?!
Sì, sono una puttanella scema, una troia senza cervello, ti prego dimmelo ancora… sto per venire… sto per…

– Oi, sei ancora lì? ….Alex, ci sei?
Come investita da una cascata di acqua fredda, cerco di ricompormi velocemente
– …Sì sì, ci sono.
– Scusami, ma sti rompicoglioni non mi danno tregua, ogni giorno è la stessa storia. Una volta o l’altra giuro che vado da loro con una mazza e il baseball glielo do sui denti.
Prendo respiro per nascondere il fiatone e tirare fuori una voce normale.
– Ah ah, però avvertimi quando hai intenzione di farlo che non voglio perdermi la scena.
Jill si appresta a salutarmi – Ora ti devo lasciare che ho ancora una montagna di lavori da sbrigare… – alzo la testa e mi accorgo di aver quasi infradiciato le lenzuola – …domani sera giapponese da Gen?
– Giapponese da Gen – le confermo.
– Senti ma…
– Dimmi.
– …hai preso un gatto?
– Un gatto?
– Sì, prima mentre litigavo con quella stronza mi sembrava di sentire miagolare dal tuo telefono…

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