Il primo incontro

di
genere
sentimentali

L'estate era un'esplosione di rumore e calore. Il sole, un’arancia squillante nel cielo senza nuvole, si specchiava sul mare agitato da un'euforia senza ragione. Sulla spiaggia, un formicolio di corpi abbronzati e asciugamani colorati. Lui, Claudio, sedeva in disparte all'ombra di un ombrellone, a scrutare un orizzonte privo di significato. Il suo unico interesse era la brezza salmastra che gli scompigliava i capelli.

Lei, Cecilia, lo vide da lontano. Si avvicinò con l'audacia di un'onda che non teme di infrangersi sulla riva. Era una brunetta dai capelli raccolti in una coda che lasciava intravedere un tatuaggio sul collo. Il suo corpo, un'ode alla carnalità, era pieno e armonioso, ogni curva un'eco di desiderio. Indossava un costume intero nero, semplice ma feroce, che non nascondeva, ma esaltava le sue forme. I fianchi morbidi, il ventre piatto, il seno alto e compatto che spingeva contro la stoffa tesa. Ogni suo passo era un invito, un incedere deciso che le faceva ondeggiare i capelli scuri. L'aria intorno a lei sfrigolava.

Si fermò davanti a lui, un'ombra elegante che oscurava la pagina del suo libro. "Scusa," esordì, la sua voce un suono inaspettato in quel ronzio di voci. "Stavi cercando qualcosa?" Lui sollevò lo sguardo, un po' infastidito. "No, stavo solo guardando il mare." "Mentire non è un buon inizio," replicò lei, un sorriso che le illuminava gli occhi marroni. "Il tuo sguardo non era perso, era concentrato. Cercavi un segno."

Claudio si ritrovò a sorridere, un'elettricità sottile che gli scorreva nelle vene. "Forse cercavo solo la fine della giornata." "Tutti cerchiamo la fine," disse lei con un tono inaspettatamente profondo. "Ma la parte più interessante non è la fine, ma l'inizio." Si chinò, prese un'innocua conchiglia dalla sabbia e la appoggiò sul suo libro. "Questo," disse, "è l'inizio. E ora cosa ne fai?"

Claudio la guardò. I loro sguardi si incrociarono per la prima volta. Non c'erano rimpianti, non c'erano ferite, solo la pura, ininterrotta promessa di un'afflizione necessaria. In quel momento, l’orizzonte non era più privo di significato. Il mare sembrava sussurrare un nome, e il vento un'intera storia che stava per cominciare.

Claudio, un quarantenne in forma, con un corpo asciutto e la pelle segnata da rughe che sapevano di sale, si incuriosì come mai prima. Il suo costume, un semplice boxer nero, aderiva al fisico tonico; non era in grado di nascondere la reazione che le parole di lei avevano scatenato. L'elettricità che Cecilia aveva menzionato si era concentrata in un solo punto. Il suo cazzo si era indurito e spingeva contro la stoffa del costume. Lui non si pose problemi e con due dita accomodò il membro spingendolo di lato. Lei se ne accorse e si chinò ancora di più, il suo viso vicino al suo orecchio, la voce un sussurro roca. "Credo che la tua fine non sia qui," gli disse, "e il mio inizio ha bisogno di un posto più intimo."

Si ritrovarono in un piccolo monolocale, l'aria satura dell'odore di pioggia e di un'urgenza silenziosa. Il loro dialogo era finito. Non c'era più bisogno di parole. Il loro amore era un accordo tacito, da vivere tutto e subito, come se il tempo fosse già scaduto. Lui le afferrò la mano e la tirò verso di sé, una stretta che le fece perdere l'equilibrio. I loro corpi si scontrarono. Il bacio che si diedero fu una collisione che aveva il sapore della carne viva.

Si mossero come due funamboli, il cui unico scopo era quello di non cadere. Claudio spinse Cecilia contro il muro, le sue mani che stringevano la stoffa della sua camicia. Lei gemette. Lui le tolse il costume con foga, e senza pensarci, lei gli diede le spalle. Il suo sedere si inarcò, offrendosi alla sua fame.

Claudio si abbassò il costume. Il suo cazzo, turgido e caldo, svettò. Le sue dita affondarono nella carne dei suoi fianchi per poi schiaffeggiarle il culo. Senza chiedere, andò dritto alla meta. Il suo pene, duro e teso, forzò l'ingresso della sua figa calda e già pronta a essere infilzata. La sentì umida e calda. Entrò tutta facilmente. Il suo cazzo pulsava. Claudio la tenne ferma contro il muro, un gesto di possesso disperato, mentre iniziava a spingere. Il piacere era un'ondata che montava, ma non era un piacere cieco. Era intriso di consapevolezza, di ogni errore che avrebbero fatto. Spingeva forte il suo membro sempre più in profondità, sentendo il suo corpo stringersi attorno al suo pene, una morsa calda e disperata. I gemiti di lei si trasformarono in un grido strozzato, mentre i loro corpi si muovevano più velocemente in una danza frenetica e disperata. I loro liquidi caldi si mescolavano in una fusione dolorosa e meravigliosa. Rimasero contro il muro, le loro pelvi ancora unite, i loro corpi inzuppati di sudore e i loro petti che si alzavano e abbassavano in un ritmo frenetico. Le sue mani stringevano i suoi fianchi come un predatore la sua preda.

Claudio quindi fece girare Cecilia. Lei si inginocchiò devota, ancora tremante di un orgasmo violento. Lui la afferrò per i capelli, tirandole indietro la testa, mentre il suo membro pulsava, pronto a scaricarle la sborra come meritava. Con un gemito strozzato, le venne in bocca, schizzando il suo seme caldo sulle labbra e sul viso di lei. Cecilia chiuse gli occhi, inghiottendo il sapore di lui, il suo corpo che si scuoteva in un'ultima, disperata contrazione.

I loro corpi crollarono a terra, esausti, avvolti in un silenzio che sapeva di stanchezza e di un'intimità brutale. Claudio la guardò, il suo volto ancora macchiato di desiderio e di un dolore sordo. Non c'erano più parole. Solo il respiro affannoso di due anime che si erano consumate. Le loro anime si parlavano in quel silenzio fatto di lacrime e rimpianti. Ma in quell'abbraccio, Claudio sentì anche un brivido. Il suo cuore batteva forte. Non per lei. Ma per la paura di un amore così profondo, così totale, da diventare una marea che lo avrebbe sommerso e portato via, lontano dalla riva che lui, per la prima volta in vita sua, aveva trovato.

@XYZXYZ22222 per chi volesse offrire suggerimenti sono su Tg
scritto il
2025-09-09
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