Matrigna in trappola
di
Ladyam
genere
incesti
MATRIGNA IN TRAPPOLA
By @ladyam.tales
Sono su instagram, spesso bannata.
@seduzioneamaranto è il mio indirizzo telegram, dove mi mostro senza censure
I ragazzi avevano scelto la spiaggia dell’Acquacalda e il padre decise di accontentarli.
Così di buon mattino ci mettemmo in cammino, e con la macchina noleggiata raggiungemmo questo luogo che subito mi apparve inquietante e straordinario a un tempo.
Impervio e di una bellezza mozzafiato, osservammo dall'alto quel panorama quasi irreale e poi scendemmo verso la caletta attrezzata.
Le pietre bianche dominavano incontrastate donando all’ambiente un’atmosfera surreale.
Il bianco riluceva dappertutto e il mare turchese creava giochi di luce incredibili e affascinanti.
Sulla caletta dominavano i resti di quella che sembrava essere una antica fabbrica abbandonata, conferendo al luogo un’aura di inquietudine che mal si conciliava col paesaggio circostante.
Affittammo ombrellone e sdraio e iniziammo a godere di quella inusuale meraviglia.
Mio marito, sempre affascinato dalle escursioni marine, decise di andare nel vicino borgo per affittare una barca con cui costeggiare la parte settentrionale dell’isola di Lipari: invitò anche i figli, che però rifiutarono e decisero di rimanere per farsi i bagni e godere di quella meravigliosa giornata.
“Mi raccomando, state attenti a mamma”, disse andando via, e gli avrei volentieri lanciato dietro uno zoccolo…
Come usualmente mi capita quando sono rilassata, mi assopii.
Venni svegliata da Paolo che mi stava parlando di un luogo meraviglioso, misterioso, di fotografie…
“Ma cosa diavolo volete, lasciatemi riposare”, dissi loro indisposta mentre bevevo la mia limonata.
“Ti giuro Annamaria, ne resterai affascinata: è bellissimo, vieni”, e via a tirarmi per un braccio.
Indossai il mio pareo, le scarpette e li seguii maledicendoli.
Mi guidarono all’interno di questa struttura abbandonata, dove le nostre voci rimbombavano tenebrose.
Ambienti enormi, bianchi, un reticolo di stanze, un vero e proprio labirinto con scalinate che conducevano ai piani superiori dove enormi finestroni consentivano visuali mozzafiato su quel mare che attraversava tutti i colori dell’azzurro.
“Non è fantastico Annamaria?”, mi chiese Paolo mentre osservavo rapita quel panorama e lui scattava foto a ripetizione.
“Sei bellissima Annamaria, uno spettacolo”, mi diceva con gli occhi luccicanti di desiderio.
“Perché non ti togli quel pareo?... E il costume…”
“Non cominciare…”, gli dissi fulminandolo con lo sguardo, mentre Michele, dietro di me, mi abbracciava e mi baciava sul collo sussurrandomi parole che cercai di non capire.
Le sue mani andarono sui miei seni e cominciò ad accarezzarli dapprima con delicatezza e poi con desiderio crescente.
Paolo mi prese per una mano e mi tirò: “Vieni…”, mi disse, e dopo un breve tragitto mi ritrovai all’interno di un locale dove c’erano alcuni oggetti, qualche mobile tra cui un letto, sul quale era stato steso il grande asciugamano che non trovavo più.
Non sapevo se ridere o incazzarmi come una furia.
Ero stata attirata in un tranello, una vera e propria imboscata dalla quale sarei dovuta andare via…
E invece rimasi lì, in piedi, mentre i due gemelli mi toglievano il costume e iniziavano ad accarezzarmi e a baciarmi dappertutto.
Si inginocchiarono entrambi, coordinati, e mentre Paolo mi allargava la fica e la leccava con voracità, Michele faceva lo stesso col culo, passando avidamente la sua lingua sul buco e dentro alla ricerca dei miei sapori.
Mi spinsero sul letto e mi fecero mettere a quattro zampe.
Proseguirono nella loro opera, e mentre Paolo sotto di me aveva la testa contro la fica, io presi in bocca il suo cazzo e iniziai a leccarlo.
Miche, dietro, continuava a leccare il mio culo fin quando lo sentii spingere col cazzo ed entrare deciso.
Cercai di non urlare, perché ogni rumore veniva amplificato all’interno di quei locali enormi, quasi fossimo in un teatro greco.
Sentii Michele affondare il suo cazzo nel mio culo mentre Paolo continuava a leccarmi la fica e a massaggiarmi con forza il clitoride.
Stavo godendo e nel giro di poco venni, ansimando in silenzio.
Ansimavo e continuavo a leccare il cazzo di Paolo che proprio in quel mentre mi esplose la sua sborra in bocca.
Attesi che i fiotti finissero e ingoiai tutta la sua sborra d’un colpo.
Continuai a leccare il suo cazzo per ingoiare tutte le gocce di sborra che ancora uscivano, mentre sentivo lo sperma caldo e fluido di Michele invadermi il culo.
Michele continuò a spingere a lungo, col suo cazzo ancora duro, mentre io leccavo quello di Paolo oramai sgonfio.
“Non fatemi sporcare l’asciugamano. Raccogli tutta la sborra che mi esce dal culo”, dissi a Michele, il quale con attenzione la raccolse tutta e venne a mettermela in bocca.
La leccai con gusto, mentre Michele continuava a pulirmi il culo e a portarmi con le dita in bocca la sborra che ancora usciva.
Dopo poco mi rivestii.
Il mio bikini, il mio pareo, il mio cappello a falde larghe, e mi avviai verso l’uscita.
“Guidatemi ragazzi perché non ho la minima idea di come si esca da questo posto infernale”, dissi sorridendo, mentre Michele mi baciava sulle labbra e Paolo dava un’ultima leccata alle mie tette.
“Basta ragazzi, basta…”, dissi loro allontanandoli.
“Vi confesso che mi è venuta una certa fame, andiamo…”, e ci avviammo tenendoci per mano, con i ragazzi che avevano gli sguardi illuminati dal sole e dalla felicità.
By @ladyam.tales
Sono su instagram, spesso bannata.
@seduzioneamaranto è il mio indirizzo telegram, dove mi mostro senza censure
I ragazzi avevano scelto la spiaggia dell’Acquacalda e il padre decise di accontentarli.
Così di buon mattino ci mettemmo in cammino, e con la macchina noleggiata raggiungemmo questo luogo che subito mi apparve inquietante e straordinario a un tempo.
Impervio e di una bellezza mozzafiato, osservammo dall'alto quel panorama quasi irreale e poi scendemmo verso la caletta attrezzata.
Le pietre bianche dominavano incontrastate donando all’ambiente un’atmosfera surreale.
Il bianco riluceva dappertutto e il mare turchese creava giochi di luce incredibili e affascinanti.
Sulla caletta dominavano i resti di quella che sembrava essere una antica fabbrica abbandonata, conferendo al luogo un’aura di inquietudine che mal si conciliava col paesaggio circostante.
Affittammo ombrellone e sdraio e iniziammo a godere di quella inusuale meraviglia.
Mio marito, sempre affascinato dalle escursioni marine, decise di andare nel vicino borgo per affittare una barca con cui costeggiare la parte settentrionale dell’isola di Lipari: invitò anche i figli, che però rifiutarono e decisero di rimanere per farsi i bagni e godere di quella meravigliosa giornata.
“Mi raccomando, state attenti a mamma”, disse andando via, e gli avrei volentieri lanciato dietro uno zoccolo…
Come usualmente mi capita quando sono rilassata, mi assopii.
Venni svegliata da Paolo che mi stava parlando di un luogo meraviglioso, misterioso, di fotografie…
“Ma cosa diavolo volete, lasciatemi riposare”, dissi loro indisposta mentre bevevo la mia limonata.
“Ti giuro Annamaria, ne resterai affascinata: è bellissimo, vieni”, e via a tirarmi per un braccio.
Indossai il mio pareo, le scarpette e li seguii maledicendoli.
Mi guidarono all’interno di questa struttura abbandonata, dove le nostre voci rimbombavano tenebrose.
Ambienti enormi, bianchi, un reticolo di stanze, un vero e proprio labirinto con scalinate che conducevano ai piani superiori dove enormi finestroni consentivano visuali mozzafiato su quel mare che attraversava tutti i colori dell’azzurro.
“Non è fantastico Annamaria?”, mi chiese Paolo mentre osservavo rapita quel panorama e lui scattava foto a ripetizione.
“Sei bellissima Annamaria, uno spettacolo”, mi diceva con gli occhi luccicanti di desiderio.
“Perché non ti togli quel pareo?... E il costume…”
“Non cominciare…”, gli dissi fulminandolo con lo sguardo, mentre Michele, dietro di me, mi abbracciava e mi baciava sul collo sussurrandomi parole che cercai di non capire.
Le sue mani andarono sui miei seni e cominciò ad accarezzarli dapprima con delicatezza e poi con desiderio crescente.
Paolo mi prese per una mano e mi tirò: “Vieni…”, mi disse, e dopo un breve tragitto mi ritrovai all’interno di un locale dove c’erano alcuni oggetti, qualche mobile tra cui un letto, sul quale era stato steso il grande asciugamano che non trovavo più.
Non sapevo se ridere o incazzarmi come una furia.
Ero stata attirata in un tranello, una vera e propria imboscata dalla quale sarei dovuta andare via…
E invece rimasi lì, in piedi, mentre i due gemelli mi toglievano il costume e iniziavano ad accarezzarmi e a baciarmi dappertutto.
Si inginocchiarono entrambi, coordinati, e mentre Paolo mi allargava la fica e la leccava con voracità, Michele faceva lo stesso col culo, passando avidamente la sua lingua sul buco e dentro alla ricerca dei miei sapori.
Mi spinsero sul letto e mi fecero mettere a quattro zampe.
Proseguirono nella loro opera, e mentre Paolo sotto di me aveva la testa contro la fica, io presi in bocca il suo cazzo e iniziai a leccarlo.
Miche, dietro, continuava a leccare il mio culo fin quando lo sentii spingere col cazzo ed entrare deciso.
Cercai di non urlare, perché ogni rumore veniva amplificato all’interno di quei locali enormi, quasi fossimo in un teatro greco.
Sentii Michele affondare il suo cazzo nel mio culo mentre Paolo continuava a leccarmi la fica e a massaggiarmi con forza il clitoride.
Stavo godendo e nel giro di poco venni, ansimando in silenzio.
Ansimavo e continuavo a leccare il cazzo di Paolo che proprio in quel mentre mi esplose la sua sborra in bocca.
Attesi che i fiotti finissero e ingoiai tutta la sua sborra d’un colpo.
Continuai a leccare il suo cazzo per ingoiare tutte le gocce di sborra che ancora uscivano, mentre sentivo lo sperma caldo e fluido di Michele invadermi il culo.
Michele continuò a spingere a lungo, col suo cazzo ancora duro, mentre io leccavo quello di Paolo oramai sgonfio.
“Non fatemi sporcare l’asciugamano. Raccogli tutta la sborra che mi esce dal culo”, dissi a Michele, il quale con attenzione la raccolse tutta e venne a mettermela in bocca.
La leccai con gusto, mentre Michele continuava a pulirmi il culo e a portarmi con le dita in bocca la sborra che ancora usciva.
Dopo poco mi rivestii.
Il mio bikini, il mio pareo, il mio cappello a falde larghe, e mi avviai verso l’uscita.
“Guidatemi ragazzi perché non ho la minima idea di come si esca da questo posto infernale”, dissi sorridendo, mentre Michele mi baciava sulle labbra e Paolo dava un’ultima leccata alle mie tette.
“Basta ragazzi, basta…”, dissi loro allontanandoli.
“Vi confesso che mi è venuta una certa fame, andiamo…”, e ci avviammo tenendoci per mano, con i ragazzi che avevano gli sguardi illuminati dal sole e dalla felicità.
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