La grotta della matrigna
di
Ladyam
genere
incesti
LA GROTTA DELLA MATRIGNA
By @ladyam.tales
Venite a trovarmi su instagram, vi condurrò nel mio canale telegram senza censure.
@seduzioneamaranto è il mio indirizzo telegram per chi desidera chattare con me.
Quella mattina uscimmo di buon’ora perché volevamo prendere il primo traghetto per Stromboli.
Come al solito furono costretti a buttarmi giù dal letto perché io non ne volevo sapere di alzarmi a quell’ora che per me era assolutamente indecente.
Sta di fatto che alle sette eravamo già pronti, arrivammo al porto e ci imbarcammo.
Il mare era una tavola azzurra e la traversata fu entusiasmante.
Facemmo sosta a Panarea, dove avemmo tempo di visitare i resti di un villaggio preistorico in uno scenario mozzafiato, a strapiombo sul mare, circondati dall’immensità di un blu che dal mare svaniva nel cielo senza soluzione di continuità.
Mi arrampicai per quelle strette scalette guardandomi attorno ammirata: era come se fossi sospesa in aria, sorretta a un filo magico.
Michele non si staccava da me: “Ti piace Annamaria?”, mi chiedeva premuroso, ma io non rispondevo nemmeno, estasiata di fronte a tanta meraviglia.
Arrivammo finalmente a Stromboli e con l’auto affittata ci dirigemmo verso la spiaggia lunga, dove la natura domina incontrastata, con i suoi colori forti e profumati, decisi e affascinanti.
Il vulcano modellava continuamente quei luoghi, dominati dal nero dell’ossidiana e dal bianco delle pietre pomici, dal verde dell’erba selvatica e dal giallo incandescente dei fiori, con quell’azzurro profondo a fare sempre da sfondo.
Appena sistemati ci tuffammo subito in quel mare cristallino, dove il presente sfuma nel passato.
Mi stesi al sole, stanca e felice.
Mio marito mi chiese di accompagnarlo nella escursione verso la sciara: “Ma come ci pensi -, gli risposi annoiata – vai e torna il più tardi possibile”.
Probabilmente mi addormentai perché fui svegliata di soprassalto da Paolo che accostò alla mia guancia il freddo di una limonata ghiacciata: “Ti va Annamaria?”
Dissi qualcosa maledicendolo per avermi svegliata, ma presi la limonata e la bevvi con gusto.
Mi afferrò per una mano e mi tirò su: “Vieni, seguici…”
“Ma dove diavolo mi portate”, dissi facendo resistenza.
Mi trascinarono.
“Dai, Annamaria, è una passeggiata breve, poche centinaia di metri, vieni, è un luogo bellissimo, incantato…”
Li seguii con scarso entusiasmo.
Non fu proprio agevole, ma giungemmo in un luogo appartato, una stretta caletta dalla quale si accedeva verso una grotta piccola e oscura.
“La Grotta di Eolo, Annamaria, siamo nella mitologia”, mi diceva Michele tenendomi per mano.
Il luogo era di grande suggestione ed era mentre ammiravo il mare cantare al di là della grotta che Paolo mi fece sedere su un grande asciugamani che aveva steso sulla sabbia.
Mi fece allungare e io non opposi resistenza.
Iniziarono a baciarmi sulla bocca, sulle guance, sulla fronte, e poi giù, sui seni, sulla pancia, sulla fica.
Il mio bikini venne fatto volare via e mi ritrovai nuda con loro due che mi baciavano e mi leccavano dappertutto.
Rimasi ferma, ad ascoltare il rumore del mare, mentre Paolo mi allargava la fica e con la lingua andava a impossessarsi di tutti i miei umori.
Si stese affianco a me e mi fece salire su di lui.
Presi il suo cazzo già duro con la mano e me lo infilai con decisione nella fica, mentre Michele davanti a me mi metteva in bocca il suo cazzo.
E così, mentre cavalcavo Paolo leccavo il cazzo di Michele, che mi teneva per i capelli e fremeva di piacere.
Cavalcavo al ritmo delle onde del mare, mentre Paolo mi strizzava con una mano i capezzoli e con l’altra il clitoride.
Non resistetti e venni mugolando di piacere, mentre Michele andava dietro e, allargatomi il culo, prese a leccarlo furiosamente.
Pochi secondi, e mentre ancora ansimavo di piacere, sentii il cazzo di Michele penetrarmi nel culo con forza.
Emisi un grido soffocato di dolore, e poi cominciai ad ancheggiare per sentirlo bene in profondità.
Michele spingeva con decisione nel mio culo, mentre Paolo continuava a ritmare nella mia fica, e io godevo ancora come una troia, tanto che venni di nuovo, sospirando di piacere.
E fu proprio mentre ancora gemevo che i due gemelli, all’unisono, uscirono, mi si misero davanti e, alzatomi il viso, mi esplosero in bocca il loro sperma caldo.
“Ingoia tutto, troia”, diceva Paolo fremendo di piacere, mentre io, con la bocca spalancata, cercavo di ingoiare ogni goccia della loro sborra.
Quando i due cazzi smisero di emettere sperma li presi in bocca e con voracità li leccai, a lungo, mentre la voce del mare continuava a far sentire il suo canto.
Lasciai andare i due cazzi quando si sgonfiarono e nessuna traccia di sborra fu più visibile.
A quel punto mi alzai e andai verso il mare.
Mi immersi in quell’azzurro senza tempo.
Anche i gemelli corsero a tuffarsi in mare.
Stetti a lungo nell’acqua, sospesa tra cielo e mare, e quando uscii i gemelli mi abbracciarono e mi baciarono sulla bocca.
Assaporai le loro lingue, che sapevano di mare e di sale, di fiori e di sole.
Rimasi ferma sulla spiaggetta, in piedi, immobile, mentre Paolo inginocchiato davanti a me mi leccava con passione la fica e Michele, dietro, tuffava la sua lingua nel mio culo.
Rimasi così, ferma, ad accarezzarmi le tette, con le gambe allargate, ad ascoltare il mare, godendo delle lingue dei miei ragazzi, che, voraci e fameliche, si erano insinuate nei miei buchi per leccarmi in profondità.
Godevo, fremendo di piacere, e quando, umida, bagnata, con la fica fradicia e incandescente e il culo riempito, sentii i miei umori pronti a esplodere, afferrai la testa di Paolo, la premetti con violenza contro la mia fica ansiosa di urlare e venni di nuovo, tremando e contorcendomi di piacere, mentre il mare continuava a cantare...
By @ladyam.tales
Venite a trovarmi su instagram, vi condurrò nel mio canale telegram senza censure.
@seduzioneamaranto è il mio indirizzo telegram per chi desidera chattare con me.
Quella mattina uscimmo di buon’ora perché volevamo prendere il primo traghetto per Stromboli.
Come al solito furono costretti a buttarmi giù dal letto perché io non ne volevo sapere di alzarmi a quell’ora che per me era assolutamente indecente.
Sta di fatto che alle sette eravamo già pronti, arrivammo al porto e ci imbarcammo.
Il mare era una tavola azzurra e la traversata fu entusiasmante.
Facemmo sosta a Panarea, dove avemmo tempo di visitare i resti di un villaggio preistorico in uno scenario mozzafiato, a strapiombo sul mare, circondati dall’immensità di un blu che dal mare svaniva nel cielo senza soluzione di continuità.
Mi arrampicai per quelle strette scalette guardandomi attorno ammirata: era come se fossi sospesa in aria, sorretta a un filo magico.
Michele non si staccava da me: “Ti piace Annamaria?”, mi chiedeva premuroso, ma io non rispondevo nemmeno, estasiata di fronte a tanta meraviglia.
Arrivammo finalmente a Stromboli e con l’auto affittata ci dirigemmo verso la spiaggia lunga, dove la natura domina incontrastata, con i suoi colori forti e profumati, decisi e affascinanti.
Il vulcano modellava continuamente quei luoghi, dominati dal nero dell’ossidiana e dal bianco delle pietre pomici, dal verde dell’erba selvatica e dal giallo incandescente dei fiori, con quell’azzurro profondo a fare sempre da sfondo.
Appena sistemati ci tuffammo subito in quel mare cristallino, dove il presente sfuma nel passato.
Mi stesi al sole, stanca e felice.
Mio marito mi chiese di accompagnarlo nella escursione verso la sciara: “Ma come ci pensi -, gli risposi annoiata – vai e torna il più tardi possibile”.
Probabilmente mi addormentai perché fui svegliata di soprassalto da Paolo che accostò alla mia guancia il freddo di una limonata ghiacciata: “Ti va Annamaria?”
Dissi qualcosa maledicendolo per avermi svegliata, ma presi la limonata e la bevvi con gusto.
Mi afferrò per una mano e mi tirò su: “Vieni, seguici…”
“Ma dove diavolo mi portate”, dissi facendo resistenza.
Mi trascinarono.
“Dai, Annamaria, è una passeggiata breve, poche centinaia di metri, vieni, è un luogo bellissimo, incantato…”
Li seguii con scarso entusiasmo.
Non fu proprio agevole, ma giungemmo in un luogo appartato, una stretta caletta dalla quale si accedeva verso una grotta piccola e oscura.
“La Grotta di Eolo, Annamaria, siamo nella mitologia”, mi diceva Michele tenendomi per mano.
Il luogo era di grande suggestione ed era mentre ammiravo il mare cantare al di là della grotta che Paolo mi fece sedere su un grande asciugamani che aveva steso sulla sabbia.
Mi fece allungare e io non opposi resistenza.
Iniziarono a baciarmi sulla bocca, sulle guance, sulla fronte, e poi giù, sui seni, sulla pancia, sulla fica.
Il mio bikini venne fatto volare via e mi ritrovai nuda con loro due che mi baciavano e mi leccavano dappertutto.
Rimasi ferma, ad ascoltare il rumore del mare, mentre Paolo mi allargava la fica e con la lingua andava a impossessarsi di tutti i miei umori.
Si stese affianco a me e mi fece salire su di lui.
Presi il suo cazzo già duro con la mano e me lo infilai con decisione nella fica, mentre Michele davanti a me mi metteva in bocca il suo cazzo.
E così, mentre cavalcavo Paolo leccavo il cazzo di Michele, che mi teneva per i capelli e fremeva di piacere.
Cavalcavo al ritmo delle onde del mare, mentre Paolo mi strizzava con una mano i capezzoli e con l’altra il clitoride.
Non resistetti e venni mugolando di piacere, mentre Michele andava dietro e, allargatomi il culo, prese a leccarlo furiosamente.
Pochi secondi, e mentre ancora ansimavo di piacere, sentii il cazzo di Michele penetrarmi nel culo con forza.
Emisi un grido soffocato di dolore, e poi cominciai ad ancheggiare per sentirlo bene in profondità.
Michele spingeva con decisione nel mio culo, mentre Paolo continuava a ritmare nella mia fica, e io godevo ancora come una troia, tanto che venni di nuovo, sospirando di piacere.
E fu proprio mentre ancora gemevo che i due gemelli, all’unisono, uscirono, mi si misero davanti e, alzatomi il viso, mi esplosero in bocca il loro sperma caldo.
“Ingoia tutto, troia”, diceva Paolo fremendo di piacere, mentre io, con la bocca spalancata, cercavo di ingoiare ogni goccia della loro sborra.
Quando i due cazzi smisero di emettere sperma li presi in bocca e con voracità li leccai, a lungo, mentre la voce del mare continuava a far sentire il suo canto.
Lasciai andare i due cazzi quando si sgonfiarono e nessuna traccia di sborra fu più visibile.
A quel punto mi alzai e andai verso il mare.
Mi immersi in quell’azzurro senza tempo.
Anche i gemelli corsero a tuffarsi in mare.
Stetti a lungo nell’acqua, sospesa tra cielo e mare, e quando uscii i gemelli mi abbracciarono e mi baciarono sulla bocca.
Assaporai le loro lingue, che sapevano di mare e di sale, di fiori e di sole.
Rimasi ferma sulla spiaggetta, in piedi, immobile, mentre Paolo inginocchiato davanti a me mi leccava con passione la fica e Michele, dietro, tuffava la sua lingua nel mio culo.
Rimasi così, ferma, ad accarezzarmi le tette, con le gambe allargate, ad ascoltare il mare, godendo delle lingue dei miei ragazzi, che, voraci e fameliche, si erano insinuate nei miei buchi per leccarmi in profondità.
Godevo, fremendo di piacere, e quando, umida, bagnata, con la fica fradicia e incandescente e il culo riempito, sentii i miei umori pronti a esplodere, afferrai la testa di Paolo, la premetti con violenza contro la mia fica ansiosa di urlare e venni di nuovo, tremando e contorcendomi di piacere, mentre il mare continuava a cantare...
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