Ritratto di matrigna
di
Ladyam
genere
incesti
RITRATTO DI MATRIGNA
By @ladyam.tales
Sono su instagram, spesso bannata.
@seduzioneamaranto è il mio indirizzo telegram, dove mi mostro senza censure
Quella giornata sarebbe stata dedicata interamente a me stessa.
Avevo desiderio di immergermi nella realtà dell’isola, di godere in santa pace delle sue meraviglie, e non consentii a nessuno di accompagnarmi.
Mio marito con i suoi figli sarebbe andato a godersi il mare in una delle tante spiaggette dell’isola e ci saremmo rivisti a tarda sera.
Andai a visitare per prima cosa la straordinaria rocca, inerpicandomi lungo la stradine e le scalinate pittoresche della cittadina.
Potei godere, finalmente in silenzio e senza assilli di alcun tipo, dei capolavori custoditi nella cattedrale e nel museo archeologico.
Ridiscendendo percorsi la strada principale, che era un brulicare gioioso e colorato di negozi e di esposizioni che mi affascinarono totalmente.
Entravo in ogni dove, curiosa di vedere e di assaporare i gusti, i profumi e la bellezza di oggetti, vestiti, quadri, in un vociare allegro e festoso di gente proveniente da ogni parte del mondo.
Senza rendermene conto mi ritrovai con le mani completamente occupate da pacchi e borse che mi rendevano difficili i movimenti.
Chiamai mio marito per far venire uno dei gemelli a darmi una mano.
Michele, che era rimasto a casa, corse subito da me, e in cinque minuti me lo ritrovai davanti tutto felice e sorridente.
Prese tutti i pacchetti e le buste e mi seguì docilmente.
Senza che me ne fossi resa conto si era fatta quasi ora di pranzo.
“Io mangerei un bel gelato gigante, che ne pensi?”
“Assolutamente d’accordo mamma”, rispose il ragazzo, e avrei già voluto dargli una sberla perché sapeva che non mi piaceva essere chiamata mamma.
Ma feci finta di nulla.
Ci sedemmo a un tavolino di un bar posto in una piazzetta con vista sul mare.
Di fronte a noi un capannello di gente chiacchierava amabilmente.
Eravamo intenti a gustare due coppe maxi di un gelato meravigliosamente buono quando mi accorsi che tutti avevano cominciato a guardarmi con attenzione.
Lì per lì evitai di dare importanza alla cosa, ma col passare del tempo notai che l’interesse aumentava e tutti i presenti si erano messi a semicerchio dietro a un anziano signore, distinto e dall’aria decisamente stravagante, che stava disegnando su un foglio osservando me.
Non sapevo cosa fare, per cui dissi a Michele di andare a dare un’occhiata.
Il ragazzo andò, si pose dietro l’anziano signore, osservò per un po', e poi tornò da me dicendomi a bassa voce: “Ti sta disegnando. Un’opera d’arte, mamma”.
“Davvero?”, chiesi cercando di rimanere indifferente.
Passò poco tempo e l’anziano signore lentamente si alzò e si diresse verso me.
“Permette signora?”
“Prego, si accomodi pure”
“Lei emana una sensualità rara e potente che ho cercato di rappresentare su questo foglio”, e così dicendo mi mostrò il disegno: un vero capolavoro.
Rimasi a bocca aperta a rimirarlo.
“E’ davvero stupendo”, dissi emozionata.
E così parlando venni a sapere che era un fotografo di fama internazionale, un ritrattista dei più noti, che avrebbe avuto piacere a immortalare me.
Ne fui ovviamente lusingata: quando?
“Anche subito, se lo desidera: il mio studio è proprio qui”
Non mi sembrava vero, ero già eccitata alla sola idea.
Mandai via Michele: “Tu torna a casa e riporta la roba”, gli dissi in tono deciso.
”Ma, mamma…”
“Mi perdoni signora, è bene che venga anche suo figlio”
“Per la verità non è mio figlio, ma il figlio di mio marito, sa…”, cercai di spiegare
“Meglio, assolutamente meglio, seguitemi”, disse l’uomo e si incamminò.
Lo studio era quello tipico di un artista: disordinato e affascinante.
“Mi diletto anche a dipingere, ma nelle foto metto la mia anima. Lei ha una carica erotica rara, mia cara signora, che vorrei far emergere ed esplodere, le va?”
“Assolutamente si”, risposi così eccitata che la mia fica aveva già cominciato a inumidirsi.
“Allora si spogli. Mi faccia vedere il suo intimo… Si, facciamo qualche foto così…”
La seduta fotografica durò un paio d’ore, nel corso della quale mi fece assumere tutte le pose, da sola e con Michele, che non riusciva a trattenere la sua gioia.
Tornammo a casa e trovammo ad attenderci Paolo?
“E tuo padre?”, gli chiesi
“Ha incontrato un collega e hanno deciso di rimanere a cena insieme. Ha detto di non aspettarlo”
“Benissimo”, feci io mentre spacchettavo i miei acquisti.
“Vi piace questo costume?”, chiesi ai ragazzi mostrando il costume fucsia che avevo appena comprato.
“Bisognerebbe vedertelo addosso, non ti pare?”, mi disse Paolo con tono tendenzioso.
“Hai ragione”, risposi, e presi a spogliarmi.
Paolo fu subito addosso a me.
Da dietro mi afferrò le tette e prese ad accarezzarle in modo deciso, strizzandomi i capezzoli, già duri per l’eccitazione.
Mi fece girare e iniziò a baciarmi sulla bocca ficcandomi la sua lingua in profondità.
La afferrai con le mie labbra e ci baciammo a lungo, vorticosamente, mentre Michele da dietro si era inginocchiato e, afferrato il mio culo, aveva cominciato a leccarlo avidamente.
Sentii le dita di Michele penetrarmi nella fica, già bagnata, e andare in profondità.
Cominciai ad ansimare per il piacere.
“Vai a stenderti sul letto, troia”, mi disse Paolo spingendomi, mentre i gemelli si spogliavano.
Obbedii, e qualche istante dopo eravamo tutti e tre sul letto, nudi, abbracciati in un groviglio inestricabile di mani e bocche che andavano dappertutto.
Paolo mi afferrò e mi fece girare, facendomi mettere a quattro zampe.
Venne sotto di me e spinse la mia testa verso il suo cazzo, già duro e pronto.
Lo presi in bocca e lo leccai avidamente, mentre Michele aveva ripreso a leccarmi il culo.
Paolo mi afferrò per i capelli, mi tirò verso di sé e riprese a baciarmi in bocca, mentre io, avida del suo cazzo, me lo infilavo nella fica che grondava umori di eccitazione.
Michele prese a spingere con forza nella mia fica, mentre Paolo aveva infilato il suo cazzo nel mio culo e martellava con decisione.
Resistetti poco, e mentre Michele con la sua lingua frugava dentro la mia bocca venni urlando di piacere.
E mentre mi contorcevo Michele e Paolo aumentavano l’intensità dei loro colpi.
Sentivo la mia fica e il mio culo urlare di piacere, mentre Paolo con la mano mi strapazzava il clitoride gonfio e sul punto di esplodere.
“Vi voglio in bocca!”, urlai mentre gemendo venivo nuovamente.
A quel punto Michele uscì dal mio culo e Paolo mi spinse a un lato.
Si misero entrambi in ginocchio su di me e presero a segarsi violentemente.
“Apri quella bocco, zoccola”, mi diceva Paolo, e io lo feci subito.
Qualche secondo e venni investita da due getti di sperma caldo e liquido che mi inondarono il viso e la bocca.
Iniziai a ingoiare la sborra che avevo in bocca, mentre rivoli di sperma fuoriuscivano dalla mia bocca e mi scendevano giù per le gote.
Con le mani andavo a raccogliere tutto lo sperma che potevo e lo riportavo in bocca per ingoiarlo.
Quando cessarono le emissioni di sperma afferrai i due cazzi e li misi in bocca per leccare tutto quello che ancora avevano da darmi.
Paolo con le dita andava a raccogliere la sborra che avevo ancora sulla faccia e me la faceva leccare: “Brava la troia, ingoia tutto, porca”, e io deliziata obbedivo.
Leccai a lungo i loro cazzi.
Michele si girò sotto di me, andò ad affondare la testa tra le mie gambe e prese a leccare furiosamente la mia fica e il mio culo, mentre io leccavo il suo cazzo.
Paolo, il cui cazzo era diventato nuovamente duro, andò dietro e, dopo aver allargato il mio culo, mi penetrò col suo cazzo spingendo con forza.
Ripresi a godere come una vera porca.
Michele con la lingua leccava la mia fica avidamente, mentre Paolo spingeva forsennatamente nel mio culo.
Ansimavo, mi contorcevo per il piacere e dopo poco venni di nuovo, ansimando e stremata.
E proprio mentre urlavo sommessamente sentii lo sperma di Michele invadermi la bocca.
Lo ingoiai felice, mentre poco dopo, sentii la sborra di Paolo invadermi il culo.
Pulii per bene il cazzo di Michele, e quando fu definitivamente afflosciato, mi misi in ginocchio e dissi a Paolo di raccogliere la sborra che mi usciva dal culo.
Lo fece e quando mi portò alla bocca la sua mano con la sborra la leccai furiosamente ingoiandola.
Poi ci buttammo tutti e tre sul letto.
Credo che mi addormentai pure, perché quando riaprii gli occhi i gemelli non c’erano.
Andai in bagno per lavarmi.
Quando uscii sentii Paolo che mi chiamava.
“Annamaria, amore, vieni!”
Indossai una camiciola e andai: li trovai a tavola che mi attendevano per la cena.
“Abbiamo ordinato, spero ti piaccia, Annamaria”
Li guardai sorpresa e felice.
Mi avvicinai, gli accarezzai i capelli e li baciai in bocca, con lingua avida.
“Ti amo”, mi disse silenziosamente Michele.
“Vi voglio bene, ragazzi”, dissi sedendomi, affamata.
By @ladyam.tales
Sono su instagram, spesso bannata.
@seduzioneamaranto è il mio indirizzo telegram, dove mi mostro senza censure
Quella giornata sarebbe stata dedicata interamente a me stessa.
Avevo desiderio di immergermi nella realtà dell’isola, di godere in santa pace delle sue meraviglie, e non consentii a nessuno di accompagnarmi.
Mio marito con i suoi figli sarebbe andato a godersi il mare in una delle tante spiaggette dell’isola e ci saremmo rivisti a tarda sera.
Andai a visitare per prima cosa la straordinaria rocca, inerpicandomi lungo la stradine e le scalinate pittoresche della cittadina.
Potei godere, finalmente in silenzio e senza assilli di alcun tipo, dei capolavori custoditi nella cattedrale e nel museo archeologico.
Ridiscendendo percorsi la strada principale, che era un brulicare gioioso e colorato di negozi e di esposizioni che mi affascinarono totalmente.
Entravo in ogni dove, curiosa di vedere e di assaporare i gusti, i profumi e la bellezza di oggetti, vestiti, quadri, in un vociare allegro e festoso di gente proveniente da ogni parte del mondo.
Senza rendermene conto mi ritrovai con le mani completamente occupate da pacchi e borse che mi rendevano difficili i movimenti.
Chiamai mio marito per far venire uno dei gemelli a darmi una mano.
Michele, che era rimasto a casa, corse subito da me, e in cinque minuti me lo ritrovai davanti tutto felice e sorridente.
Prese tutti i pacchetti e le buste e mi seguì docilmente.
Senza che me ne fossi resa conto si era fatta quasi ora di pranzo.
“Io mangerei un bel gelato gigante, che ne pensi?”
“Assolutamente d’accordo mamma”, rispose il ragazzo, e avrei già voluto dargli una sberla perché sapeva che non mi piaceva essere chiamata mamma.
Ma feci finta di nulla.
Ci sedemmo a un tavolino di un bar posto in una piazzetta con vista sul mare.
Di fronte a noi un capannello di gente chiacchierava amabilmente.
Eravamo intenti a gustare due coppe maxi di un gelato meravigliosamente buono quando mi accorsi che tutti avevano cominciato a guardarmi con attenzione.
Lì per lì evitai di dare importanza alla cosa, ma col passare del tempo notai che l’interesse aumentava e tutti i presenti si erano messi a semicerchio dietro a un anziano signore, distinto e dall’aria decisamente stravagante, che stava disegnando su un foglio osservando me.
Non sapevo cosa fare, per cui dissi a Michele di andare a dare un’occhiata.
Il ragazzo andò, si pose dietro l’anziano signore, osservò per un po', e poi tornò da me dicendomi a bassa voce: “Ti sta disegnando. Un’opera d’arte, mamma”.
“Davvero?”, chiesi cercando di rimanere indifferente.
Passò poco tempo e l’anziano signore lentamente si alzò e si diresse verso me.
“Permette signora?”
“Prego, si accomodi pure”
“Lei emana una sensualità rara e potente che ho cercato di rappresentare su questo foglio”, e così dicendo mi mostrò il disegno: un vero capolavoro.
Rimasi a bocca aperta a rimirarlo.
“E’ davvero stupendo”, dissi emozionata.
E così parlando venni a sapere che era un fotografo di fama internazionale, un ritrattista dei più noti, che avrebbe avuto piacere a immortalare me.
Ne fui ovviamente lusingata: quando?
“Anche subito, se lo desidera: il mio studio è proprio qui”
Non mi sembrava vero, ero già eccitata alla sola idea.
Mandai via Michele: “Tu torna a casa e riporta la roba”, gli dissi in tono deciso.
”Ma, mamma…”
“Mi perdoni signora, è bene che venga anche suo figlio”
“Per la verità non è mio figlio, ma il figlio di mio marito, sa…”, cercai di spiegare
“Meglio, assolutamente meglio, seguitemi”, disse l’uomo e si incamminò.
Lo studio era quello tipico di un artista: disordinato e affascinante.
“Mi diletto anche a dipingere, ma nelle foto metto la mia anima. Lei ha una carica erotica rara, mia cara signora, che vorrei far emergere ed esplodere, le va?”
“Assolutamente si”, risposi così eccitata che la mia fica aveva già cominciato a inumidirsi.
“Allora si spogli. Mi faccia vedere il suo intimo… Si, facciamo qualche foto così…”
La seduta fotografica durò un paio d’ore, nel corso della quale mi fece assumere tutte le pose, da sola e con Michele, che non riusciva a trattenere la sua gioia.
Tornammo a casa e trovammo ad attenderci Paolo?
“E tuo padre?”, gli chiesi
“Ha incontrato un collega e hanno deciso di rimanere a cena insieme. Ha detto di non aspettarlo”
“Benissimo”, feci io mentre spacchettavo i miei acquisti.
“Vi piace questo costume?”, chiesi ai ragazzi mostrando il costume fucsia che avevo appena comprato.
“Bisognerebbe vedertelo addosso, non ti pare?”, mi disse Paolo con tono tendenzioso.
“Hai ragione”, risposi, e presi a spogliarmi.
Paolo fu subito addosso a me.
Da dietro mi afferrò le tette e prese ad accarezzarle in modo deciso, strizzandomi i capezzoli, già duri per l’eccitazione.
Mi fece girare e iniziò a baciarmi sulla bocca ficcandomi la sua lingua in profondità.
La afferrai con le mie labbra e ci baciammo a lungo, vorticosamente, mentre Michele da dietro si era inginocchiato e, afferrato il mio culo, aveva cominciato a leccarlo avidamente.
Sentii le dita di Michele penetrarmi nella fica, già bagnata, e andare in profondità.
Cominciai ad ansimare per il piacere.
“Vai a stenderti sul letto, troia”, mi disse Paolo spingendomi, mentre i gemelli si spogliavano.
Obbedii, e qualche istante dopo eravamo tutti e tre sul letto, nudi, abbracciati in un groviglio inestricabile di mani e bocche che andavano dappertutto.
Paolo mi afferrò e mi fece girare, facendomi mettere a quattro zampe.
Venne sotto di me e spinse la mia testa verso il suo cazzo, già duro e pronto.
Lo presi in bocca e lo leccai avidamente, mentre Michele aveva ripreso a leccarmi il culo.
Paolo mi afferrò per i capelli, mi tirò verso di sé e riprese a baciarmi in bocca, mentre io, avida del suo cazzo, me lo infilavo nella fica che grondava umori di eccitazione.
Michele prese a spingere con forza nella mia fica, mentre Paolo aveva infilato il suo cazzo nel mio culo e martellava con decisione.
Resistetti poco, e mentre Michele con la sua lingua frugava dentro la mia bocca venni urlando di piacere.
E mentre mi contorcevo Michele e Paolo aumentavano l’intensità dei loro colpi.
Sentivo la mia fica e il mio culo urlare di piacere, mentre Paolo con la mano mi strapazzava il clitoride gonfio e sul punto di esplodere.
“Vi voglio in bocca!”, urlai mentre gemendo venivo nuovamente.
A quel punto Michele uscì dal mio culo e Paolo mi spinse a un lato.
Si misero entrambi in ginocchio su di me e presero a segarsi violentemente.
“Apri quella bocco, zoccola”, mi diceva Paolo, e io lo feci subito.
Qualche secondo e venni investita da due getti di sperma caldo e liquido che mi inondarono il viso e la bocca.
Iniziai a ingoiare la sborra che avevo in bocca, mentre rivoli di sperma fuoriuscivano dalla mia bocca e mi scendevano giù per le gote.
Con le mani andavo a raccogliere tutto lo sperma che potevo e lo riportavo in bocca per ingoiarlo.
Quando cessarono le emissioni di sperma afferrai i due cazzi e li misi in bocca per leccare tutto quello che ancora avevano da darmi.
Paolo con le dita andava a raccogliere la sborra che avevo ancora sulla faccia e me la faceva leccare: “Brava la troia, ingoia tutto, porca”, e io deliziata obbedivo.
Leccai a lungo i loro cazzi.
Michele si girò sotto di me, andò ad affondare la testa tra le mie gambe e prese a leccare furiosamente la mia fica e il mio culo, mentre io leccavo il suo cazzo.
Paolo, il cui cazzo era diventato nuovamente duro, andò dietro e, dopo aver allargato il mio culo, mi penetrò col suo cazzo spingendo con forza.
Ripresi a godere come una vera porca.
Michele con la lingua leccava la mia fica avidamente, mentre Paolo spingeva forsennatamente nel mio culo.
Ansimavo, mi contorcevo per il piacere e dopo poco venni di nuovo, ansimando e stremata.
E proprio mentre urlavo sommessamente sentii lo sperma di Michele invadermi la bocca.
Lo ingoiai felice, mentre poco dopo, sentii la sborra di Paolo invadermi il culo.
Pulii per bene il cazzo di Michele, e quando fu definitivamente afflosciato, mi misi in ginocchio e dissi a Paolo di raccogliere la sborra che mi usciva dal culo.
Lo fece e quando mi portò alla bocca la sua mano con la sborra la leccai furiosamente ingoiandola.
Poi ci buttammo tutti e tre sul letto.
Credo che mi addormentai pure, perché quando riaprii gli occhi i gemelli non c’erano.
Andai in bagno per lavarmi.
Quando uscii sentii Paolo che mi chiamava.
“Annamaria, amore, vieni!”
Indossai una camiciola e andai: li trovai a tavola che mi attendevano per la cena.
“Abbiamo ordinato, spero ti piaccia, Annamaria”
Li guardai sorpresa e felice.
Mi avvicinai, gli accarezzai i capelli e li baciai in bocca, con lingua avida.
“Ti amo”, mi disse silenziosamente Michele.
“Vi voglio bene, ragazzi”, dissi sedendomi, affamata.
1
6
4
voti
voti
valutazione
6.7
6.7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Matrigna a Vulcanoracconto sucessivo
Matrigna in trappola
Commenti dei lettori al racconto erotico