Gianna ricattata - I parte - LEI

di
genere
dominazione

Un paio di anni prima, papà aveva perso un bel po’ di soldi; non eravamo mai stati una famiglia benestante, papà e mamma avevano sempre cercato di far vivere, a me ed a mia sorella, un’esistenza più che dignitosa.
Papà si era indebitato e per cercare di risollevare la situazione economica, aveva chiesto un grosso prestito a suo fratello, lo zio Piero.

Papà e mamma litigavano, ormai, ogni giorno, tante che un paio di settimane prima, mamma aveva deciso di trasferirsi, per un po’ di tempo, a Bologna da mia sorella Serena.

Ero rimasta in casa con papà e l’atmosfera non era delle più tranquille.
Cercavo di fare la mia vita, tra il lavoro in uno studio di consulenza, e le mie pochissime amicizie.

Mi presento: il mio nome è Gianna, 43 anni, capelli rossi, alta circa 1.60, asciutta e sensuale. Ho molta cura del mio corpo, ed avendo un seno davvero insignificante, ho investito tutto sul mio culo, alto, sodo, perfetto; mi alleno molto per tenermi tonica e cammino anche molto; non utilizzo quasi mai la macchina, sia per approfittare e camminare, sia perché odio guidare.
Vivo da sola, ma in questo periodo, capita spesso di fermarmi a casa di mio padre Dino, considerata l’assenza di mia madre.

Quella sera, papà si sarebbe dovuto incontrare con lo zio Piero, ormai impaziente per il prestito ancora non restituito.

Mi offrii per accompagnarlo, ma mi rassicurò dicendo che un modo per risolvere quel problema l’avrebbe trovato; sapevamo entrambi che non c’era, invece, soluzione.

Andai a casa mia e chiesi a papà di venire da me per farmi sapere come fosse andata; quando entrò in casa, però, papà era scuro in volto
- mi vuole fare una proposta
- Bene dai; forse davvero riusciamo a risolvere tutto, risposi con una improvvisa ed inaspettata speranza
- Vuole che torni domani, e tu dovrai venire con me
- Io? Te l’ha chiesto lui?
- Si, pretende anche la tua presenza
- E perché?
- Non voglio nemmeno immaginare che tipo di proposta debba farci
Sorrisi preoccupata. Cosa voleva lo zio, da me? Cercai di levarmi dalla testa ogni ipotesi sgradevole
- Dai, non pensiamo subito al peggio; magari vuole la mia busta paga come garanzia
- Oppure vuole qualcos’altro
Non risposi, ma uno strano fremito percorse il mio corpo e non era paura...

Il giorno dopo sentivo l’ansia scorrermi dentro; avevo già deciso come vestirmi. Presi un leggings nero di tessuto molto sottile che aderiva come un guanto, facendo risaltare la forma perfetta del mio culo; misi un top ed un giubbino bianco corto così da non coprire nulla. Calzai un paio di classiche décolleté tacco 14.
Papà quando mi vide ebbe la solita reazione che già conoscevo: ammirazione ed eccitazione che cercava di nascondere a sé stesso.
Avevo già nutrito il sospetto che alle volte, in mia assenza, sborrasse sui miei micro slip; alcune volte avevo trovato delle macchie rapprese e sospette e mi dispiaceva non avesse mai osato, la risposta non sarebbe stata negativa.
Gli sorrisi come sempre, gli detti un bacio sulla guancia e feci finta di non accorgermi che, abbracciandomi, provasse a sfiorarmi il culo.

Arrivammo puntualissimi. Eravamo, entrambi, sin troppo tesi.
Lo zio mi accolse con il solito calore ed affetto, riempiendomi di complimenti; io civettai, mostrandomi disponibile anche con i gesti del corpo.
Mi ero convinta che la proposta fosse limitata ad una serata di sesso, che ben sarebbe valsa la soluzione dei problemi; mi faceva un po’ ribrezzo, il solo pensiero di darla allo zio Piero, ma se questo significava la soluzione dei problemi che stavano disintegrando la mia famiglia, ben ne sarebbe valsa la pena.

Senza giri di parole, lo zio Piero formulò la proposta:
- il debito è importante. Non riuscirai mai a pagarlo, se non facendoti entrare in un giro di usurai; sei pur sempre mio fratello e vorrei evitarlo, ma devi capire che i soldi che ti ho prestato, devi ridarmeli. Nessuna banca ti concederà un prestito e lo sai bene; Gianna ha già avuto il mutuo della casa ed un altro prestito, anche a nome suo, ve lo scordate; la mia proposta è risolvere questa questione in un solo mese
Dunque, sapeva anche del mio mutuo, però una domanda mi venne spontanea
- Un mese? Chiesi sorpresa
- Si, un mese. Per un mese sarete alle mie strette dipendenze; il che vuol dire che continuerete la vostra vita, il lavoro, il tempo libero, ma quando ne avrò voglia, potrà essere la mattina, il pomeriggio, la sera o durante i fine settimana, sarete miei completi schiavi
Sobbalzai; cosa poteva intendere per schiavi. Pensavo una notte, un mese cambiava un po’ di prospettive; volevo chiarimenti e le mie certezze iniziarono a vacillare
- e se rifiutassimo?
- liberissimi, ovviamente; come sarete liberi di rompere il patto in ogni momento che vorrete; a quel punto scaleremmo dal debito il tempo trascorso in schiavitù; a quel punto, però, l’alternativa è entrare nel giro degli usurai.
Guardai papà; vidi la sua rabbia mentre io iniziai ad essere più che nervosa, indecisa e sorpresa. Avevo immaginato qualcosa di simile, ma non certo per un tempo così lungo. Però qualcosa avevo recepito, perché in mezzo alle gambe mi allagai; dovevo capire a cosa sarei andata incontro, perché era chiaro che la schiava sarei stata più io che mio padre
- cosa intendi per schiavi?
- Gianna non mi interessa cosa intende per schiavi; non voglio che mia figlia diventi la sua serva
- fallo rispondere, papà
- che dovrete fare ogni cosa vi chieda; vi posso solo assicurare che non avrete mai dolore fisico, non subirete percosse, non riceverete alcuna violenza fisica, ma potrete trovarvi in situazioni estremamente umilianti e degradanti, vidi i suoi occhi puntare verso i miei e sentii le parole che avevo immaginato
- soprattutto tu
rimasi impietrita. Mi piaceva essere dominata a letto; nelle mie relazioni, avevo subito spesso umiliazioni erotiche, ma quello sguardo mi spaventò e fece barcollare la mia sicurezza
- Quanto tempo abbiamo per pensarci?
- Dovrete rispondermi oggi, vi posso concedere dieci minuti al massimo
- Non se ne parla, rispose papà
- Lasciaci soli, zio, per favore, lo interruppi
Si alzò per concederci un po’ di privacy per parlare tra noi; aveva formulato la sua proposta e la destinataria ero io, ecco perché aveva preteso la mia presenza; papà era rosso in volto, si sarebbe scagliato volentieri, ma non aveva né la forza interiore né quella fisica per farlo; io riflettevo; non avevo una gran voglia di diventare la sua schiava, ma avevo anche timore dell’ignoto. Stavo pensando, quando sentii la voce di papà
- Sei un porco, l’apostrofò e fu il massimo che riuscì a dire ed a fare
- purtroppo per te, hai un grosso debito ed una figlia molto sensuale
Accennai un sorriso per quel complimento delicato, ma non volevo urtare la sensibilità di mio padre.

Rimanemmo soli, io e papà
- Ti rendi conto cosa ci ha chiesto quello stronzo?
- papà abbiamo un ottimo motivo per accettare; in un mese non si tratterrà di ogni giorno, e poi vedrai che a lungo andare si stancherà ed intanto avremo saldato il nostro debito
- il mio debito, Gianna, il mio debito
- il tuo debito, ok; ma quante volte, in passato, hai fatto tu qualcosa per me; oggi questa questione la risolviamo insieme
- non la risolviamo insieme, la risolvi tu; è te che vuole ed è a te che chiederà cose inimmaginabili;
- ma no, si tratterrà delle solite perversioni di un uomo; vorrà il mio culo, la mia bocca, vorrà fare qualche gioco, mi sorpresi a parlare liberamente, per la prima volta, con mio padre.
In passato avevo già avuto qualche esperienza particolare, ero stata costretta a farmi pisciare addosso ed il mio culo era bello largo per i cazzi presi, ma mi astenni dal confessarlo per non agitarlo e per non dirgli che la sua figlioletta, a letto si trasformava
- a me non va, ok? Sei mia figlia, cazzo
- tua figlia di più di 40 anni, papà
- e la mamma? Non pensi alla mamma?
- lo zio sa che la mamma è a Bologna, vero?
- sì, lo sa
- perciò ha stabilito un mese; immagina che riusciamo a tenerla da Serena per un altro mese
- Gianna, sei mia figlia, cazzo
- sono tua figlia, ma abbiamo un problema da risolvere
Sapevo che papà mi guardava, da tempo, come una donna; più volte si era strusciato su di me e quando veniva a prendermi, dopo qualche serata modaiola, non smetteva di guardarmi arrapato; per calmarlo gli mise una mano sulla gamba
- cazzo Gianna, smettila…ma vidi un gonfiore sulla sua patta
- se dovesse esagerare, potremo tirarci indietro
- il danno alla beffa; non estinguiamo il debito ed intanto ci siamo giocati la reputazione
- papà dai, rimarrà tra noi, nessuna reputazione in pericolo
- Gianna non voglio; si tratta di far fare a mia figlia la puttana e non esiste nemmeno ragionarci su
- nessuna puttana; si tratta di giocare con tua figlia…per una valida ragione, gli sorrisi, atteggiando qualche smorfia alla quale non sapeva resistere, gli stampai un bacio sulla guancia e cadde nuovamente in silenzio

Lo zio tornò
- allora, avete preso una decisione?
- sì, risposi prontamente prima di papà, siamo d’accordo, un mese, ma c’è un piccolo problema
- quale sarebbe?
- la mamma
- Mina dovrebbe essere a Bologna e si tratterrà un po’, vero?
- sì, risposi sempre io
- allora non c’è alcun problema. In questo mese sarete liberi. Per suggellare l’accordo, direi che Gianna può alzarsi e mostrarci il suo culo
- devo spogliarmi? sentii la mia voce fare questa domanda, invece che mandare lo zio a quel paese
- per ora no, alzati, girati e piegati
Così feci. Mi alzai, detti le spalle a papà ed allo zio e mi piegai leggermente. Lo zio si avvicinò e mi palpò la chiappa destra, spostando il pollice verso la figa
- Vieni, Dino, toccala anche tu, ha un culo meraviglioso
Papà rimase immobile
- Forse non è chiaro, disse lo zio Piero, dovrete fare tutto quel che vi ordino; per questa volta faccio un’eccezione, ma che non si ripeta più.
Si allontanò di qualche metro e si spogliò completamente, rimanendo nudo davanti a noi; gli guardai il cazzo, era duro, grosso e nervoso.
Si andò a sedere sul divano, allargò le cosce e mi ordinò di spogliarmi, lì, davanti a mio padre. Esitai, e lo zio mi incalzò. Tolsi il top, restando con il seno scoperto. Quindi levai le scarpe, sfilai i leggings e tolsi le mutandine, mi rimisi i tacchi ai piedi e mi avvicinai allo zio. Ero in piedi, davanti a lui, nuda, ferma come una statua.
- Prendilo in bocca
Mi inginocchiai, raccolsi i capelli dietro la nuca ed iniziai a leccarlo.
- Dino spogliati e questa volta non voglio resistenze…
scritto il
2025-08-20
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