Gli sporchi affari della famiglia di Gianna

di
genere
dominazione

Ho 43 anni, ma, spesso, vivo ancora con i miei; in verità una casa l’avrei anche, ma molte volte, preferisco rintanarmi nella casa di origine, soprattutto quando mia sorella Serena viene a trovarci.
Procediamo con ordine.
Mi chiamo Gianna, ho 43 anni e questo già l’ho detto; capelli rossi naturali, il mio vanto; non sono alta, raggiungo a fatica il metro e sessanta; ho un fisico atletico; un seno molto piccolo, ma grazie agli allenamenti, ho formato un gran bel culetto, il mio orgoglio ed il desiderio di molti uomini.
Mio padre, Dino, ha 66 anni, appena andato in pensione dopo una vita impiegata da operaio; mia madre, Concetta, un anno più grande di mio padre, una presenza discreta e mia sorella Serena, 37 anni, vive lontano dalla nostra città di origine; ha seguito il marito Omar.
Ho un ottimo rapporto con mia sorella, o forse sarebbe più giusto dire: avevo…

Tutto iniziò un pomeriggio estivo; l’aria era calda, ma non afosa; la brezza marina si sentiva nella nostra città. Quel pomeriggio Omar era andato a correre; Serena stava leggendo nella sua stanza, mamma era andata a fare la spesa e papà stava guardando una serie in tv.
Omar tornò ed ammirai il suo fisico atletico sotto la canotta; la pelle sudata e tirata lo rendeva molto sensuale; gli sorrisi quando passò vicino a me per andare a fare la doccia.
Indossavo un leggings bianco, di tessuto leggero e sottile e, soprattutto, molto aderente, talmente tanto che si vedevano, pronunciate, anche le labbra della figa.

Non so cosa mi prese; ero stesa nel mio letto, armeggiavo con il telefono e, quando sentii il rumore dell’acqua cessare, segno che Omar aveva terminato di farsi la doccia, mi alzai; mi affacciai nella camera dove stava Serena e vidi che si era, beatamente addormentata. Papà era sempre davanti alla tv, molto preso dalla serie, così, silenziosamente, andai verso il bagno; ero convinta si fosse chiuso a chiave, invece girai la maniglia ed aprii la porta.

Omar era nudo, completamente nudo e svettava un cazzo importante, per altro, stranamente, molto eccitato.
Restammo in silenzio per un paio di secondi, rimasi incantata a guardargli la verga e come un automa, invece che scusarmi e richiudere la porta, entrai nel bagno, misi una mandata e mi avvicinai a lui.

Omar rimase impietrito, quasi spaventato
- Gianna, che fai, disse sussurrando
- shhhh, misi un dito sul naso per indicargli di fare silenzio, allungai la mano verso la sua verga durissima, mi alzai sulla punta dei piedi e lo baciai sulle labbra, quindi inizia lentamente a segarlo
- a pranzo non facevi altro che guardarmi il culo
- difficile non notarlo, mi rispose
Continuai ad accarezzarlo, scappellandolo e segandolo, molto lentamente, come, avevo imparato, piaceva alla maggior parte degli uomini
- Gianna, sei pazza; se ci scoprono?
- facciamo presto, mi inginocchiai e lo presi in bocca
Lo spompinai tenendo il cazzo tra le labbra, le palle in una mano ed accarezzandogli il buco del culo con l’altra; gli infilai un dito dentro, si piegò sulle ginocchia e disse con un filo di voce
- Giannaaaaaa…cazzo…sei divina con la quella lingua
Sorrisi, consapevole di quanto fossi brava; gli leccai il prepuzio, passai la lingua intorno alla base della cappella, lo scappellai completamente con la mano e lo leccai nei punti più sensibili; lo sentii pulsare; continuai a tenerlo in mano, segandolo lentamente, con la cappella nella bocca, leccandogliela con la lingua
- Giannaaaa…sborrooooooo
Lo sentii pulsare sotto le mie dita, la cappella stava esplodendo ed il primo schizzo mi arrivò direttamente in gola; continuai a segarlo, e lentamente svuotò i coglioni nella mia bocca, inondandomela di calda sborra.
Ingoiai tutto, lo estrassi delicatamente, lo leccai per pulirlo dagli ultimi residui di sperma.
Mi alzai, lo guardai
- hai un buon sapore, fortunata la sorellina
Mi avvicinai e gli sussurrai
- se avessimo più tempo, ti chiederei di pisciarmi in faccia
Volevo farlo impazzire, e con quell’ultima richiesta, ci riuscii, stando alla sua espressione facciale, del tutto sorpresa e, ancora, eccitata.
Mi voltai, con un sorriso stampato in faccia, girai la chiave ed uscii silenziosamente dal bagno, lasciandolo nei fumi del piacere appena provocato.

Tutto taceva in casa; Serena erano ancora assorbita dal sonno, papà era preso dalla tv ed io andai in cucina, con il sapore di Omar in bocca e la certezza che presto avremmo proseguito quell’incontro.

Sentii Omar uscire dal bagno dopo qualche minuto; entrò in cucina per bere e gli sorrisi; lui si avvicinò, mi accarezzò il culo, mi baciò sul collo e sussurrò all’orecchio
- noi due ci divertiremo
Voltai appena il viso per baciarlo sulle labbra, senza accorgermi, lo avrei saputo successivamente, che papà ci stava osservando.

Omar si allontanò e raggiunse mia sorella Serena nella loro camera, mentre io bevvi un lungo sorso di acqua pensando a quel che era appena successo; mi ritrovai a sorridere soddisfatta.
Raggiunsi papà davanti alla tv e, mentre lui guardava la serie in tv, ripresi a smanettare sul telefono; non ebbi subito la percezione che qualcosa non andasse, però mi accorsi che, con lo sguardo, si soffermò più volte sulle mie gambe e, soprattutto sul mio culo, ogni volta che mi alzavo, e la qual cosa non mi dispiacque.

L’indomani mi organizzai con Omar, così nel tardo pomeriggio, salutai il resto della famiglia, inventandomi che dovevo passare da casa mia per sistemare alcune cose e per innaffiare le mie adorate piante; Omar trovò una scusa per uscire anche lui e mi chiese se volessi un passaggio.
Era ovviamente tutto concordato, ma non immaginavamo che papà avesse mangiato la foglia, e lui aveva una copia delle chiavi di casa mia…

Indossavo una minigonna cortissima, verde, elasticizzata e molto aderente; un top bianco di pizzo, senza reggiseno.
In macchina cercai di parlare di tutto, tranne che di noi, però quando arrivammo sotto casa mia, dissi:
- non staremo facendo una stronzata?
- be’, ormai ci siamo, rispose lui, mi accarezzò il viso e mi rassicurò con quel solo gesto
Scendemmo dalla macchina ed andammo verso casa mia velocemente e con lo sguardo basso; ci infilammo nel portone e salimmo per le scale, sino al secondo piano; precedevo Omar, e ne approfittai per provocarlo, sculettando vistosamente. Arrivammo al piano, aprii la porta con il cuore che mi batteva forte, entrammo, chiusi la porta e, finalmente, ci abbracciammo.
Omar mi palpò immediatamente il culo e disse
- Cosa mi hai detto che mi avresti fatto fare, se avessimo avuto tempo?
- pisciarmi in faccia
- andiamo in bagno

Mi prese per mano, entrammo nel bagno. Mi inginocchiai e lo vidi spogliarsi e rimanere nudo. Prese il cazzo in mano e me lo poggiò sulle labbra; aprii la bocca. Omar rimase fermo per un tempo che mi parve lunghissimo, poi, finalmente, iniziò a farla.
Con il cazzo in mano, utilizzò la mia faccia come cesso; mi schizzò la pisciata in bocca, in faccia
- cazzo Gianna, cosa sei…
- continua…
Avevo la bocca aperta, chiudendola solo il tempo necessario per ingoiare, Omar continuò a pisciare
- L’ho tenuta da ore, ho la vescica piena
In effetti stette forse un minuto a pisciarmi in faccia
Mi pisciò in bocca, in faccia, addosso, bagnandomi il top e la minigonna.
Quando finalmente terminò, scrollò la cappella sulla mia lingua, mi prese per i capelli e li utilizzò per asciugarsi la cappella.
- Ti aspetto in camera, mi liquidò ed uscì dal bagno.

Mi alzai in una pozza di piscio. Mi tolsi il top e sfilai la minigonna bagnatissima. Tolsi tutto e mi sciacquai velocemente. Quindi lo raggiunsi. Era steso sul letto, nudo e si stava segando.

Mi stesi anche io e ci baciammo. Gli presi il cazzo in mano, iniziandolo a masturbare e lui allungò la sua per penetrarmi con le dita.
Allargai le cosce offrendogli la figa in tutte le sue voglie.
Omar si piegò tra le mie gambe ed iniziò a leccarmi.
- siiiii Omar, continua, ti prego, siiiiii…mmmmh
Gli misi le mani tra i capelli spingendo la bocca più a fondo verso la mia figa; sollevai il bacino per favorirgli la posizione migliore, reclinai la testa all’indietro e chiusi gli occhi
- scopami, ti prego, non ce la faccio più

Omar smise di leccarmi, si alzò, prese il cazzo in mano e lo poggiò all’ingresso della figa; una piccola pressione e lo sentii dentro di me. Iniziò a scoparmi ed io cercai subito di assecondare i suoi movimenti trovando la sincronia migliore per quella scopata.
Lo abbracciai ed avvinghiai le cosce intorno a lui.
Lo sentivo dentro, affondare ed urlai all’arrivo del piacere.
- siiiii, sei meraviglioso, mmmmh, siiiii, godoooooooooooooooo
Avvertii le vibrazioni dell’orgasmo e la punta del piacere; mi placai solo dopo diversi secondi di intensa adrenalina; lo guardai e ridemmo insieme. Si piegò su di me e sussurrò
- sei meravigliosa
- anche tu, non sei niente male
- voglio il tuo culo
Il cazzo era bagnatissimo per i miei umori, mi girai, mi misi carponi e gli porsi il culo da prendere.
Omar mi prese per i fianchi, inumidì il piccolo buco con la saliva e con gli umori che sgorgavano ancora dalla figa; infilò un dito dentro per allargarlo, per poi appoggiare il cazzo ed entrare facilmente.
Trovò subito la sua dimensione ed il culo si adattò a quell’ingresso ed iniziò a pomparmi. Stavamo entrambi gemendo come due animali e non sentimmo le chiavi nella toppa della porta d’ingresso.

Ero carponi, nuda, sul letto con mio cognato che mi stava selvaggiamente inculando
- siiii, sfondami, rompimi il culo, sono la tua troia
dicevo queste parole, quando sollevai lo sguardo e vidi mio padre sull’uscio della camera da letto
- papà, esclamai incredula
- cazzo Dino, che ci fai qui? disse Omar, sfilando velocemente il cazzo dal mio culo
- siete due stronzi, oltre ad essere due idioti. Vi ho beccati io, ma avrebbe potuto beccarvi mia moglie o, peggio, Serena. Coglioni, oltre che stronzi

Eravamo seduti, sul letto; mi coprii con le lenzuola, mentre Omar si era rimesso il boxer, ma poco contava; papà mi aveva appena visto mentre mi facevo inculare, urlando tutto il piacere che stavo provando.
Avevo lo sguardo basso, non sentivo nemmeno le parole che stava dicendo papà, pensavo solo alla grande figura di merda ed alle conseguenze.
- papà, scusami, è colpa mia; non so cosa ci sia successo, ma teniamoci questo segreto, per favore. Sarebbe un casino, altrimenti
- sì Dino, abbiamo fatto una stronzata, ma teniamola per noi, provò a dire Omar

Riuscii a sollevare lo sguardo. Papà si slacciò la cinta e pensai “che vuole fare?”, per un attimo pensai anche mi volesse prendere a cinghiate.
Si tolse i pantaloni. si sfilò la maglia.
Ma che sta facendo, pensai
Rimase solo con le mutande.
- Continuate a fare quello che stavate facendo, ci disse con tono perentorio
- Che vuoi dire, Dino? Chiese Omar
- Quello che ho detto. Se non sbaglio la stavi inculando. Continua allora, mettile il cazzo nel culo
Lo guardai strabuzzando gli occhi
- Papà me che dici? Ti abbiamo detto che ci dispiace
- Ho capito; continuate da dove vi ho interrotto
- Ma perché?
- Mi pare che vi stesse piacendo, ed anche molto, quindi, continuate
Omar si alzò dal letto e si tolse i boxer; il cazzo era completamente moscio
- Mi sa che con quel cazzetto, poco puoi fare, vediamo se riusciamo ad eccitarti di nuovo
Si avvicinò, si tolse le mutande. Era eccitato. Lo prese in mano e si avvicinò, me lo strusciò sulle labbra
- succhiamelo, vediamo se così si eccita

Non ci potevo credere. Papà mi stava dicendo di fargli un pompino; ero sorpresa, turbata, incredula, ma anche molto eccitata.

- Ma papà…, riuscii soltanto a dire.
Si avvicinò, mi accarezzò il viso ed avvicinò il cazzo alla mia bocca; lo guardai, gli sorrisi, lo presi in mano, lo scappellai ed iniziai a leccarlo, come ben sapevo fare. Gli leccai l’asta, dalla base, sino al glande, lo scappellai e gli leccai il prepuzio ed il frenulo. Papà chiuse gli occhi
- Cazzo che lingua, disse soltanto
Mi prese da dietro la testa e mi ficcò il cazzo in bocca, obbligandomi a pompare, guardò il genero e gli disse
- va meglio adesso?
Omar era imbarazzatissimo.

Si avvicinò timidamente, era ancora traumatizzato dagli eventi, ed il cazzo era sempre moscio.
- Papà, provai a dire, forse è meglio se mi inculi tu e cerco di farlo riprendere con la bocca
- Si, lo credo anche io
Incredibile, avevo appena detto a mio padre di incularmi, e lui lo fece e credo, anche, che non aspettasse altro.

Si mise dietro di me, appoggiò il cazzo sull’ano. Si accorse subito di quanto fosse elastico e largo. Esercitò una leggera pressione e fu dentro. Me lo infilò completamente ed iniziò a pompare nel mio culo. Si abbassò per afferrarmi per i capelli
- Fammi vedere come succhi il cazzo a tuo cognato, troia
Sorrisi e mi dedicai, con la bocca, al cazzo di Omar. Finalmente si riprese.
Realizzai che, in un colpo solo, stavo facendo cornuta sia mia madre che mia sorella e mi sentii onnipotente.

Sentivo le loro eccitazioni crescere; papà era sempre più ruvido nell’incularmi, con il cazzo che cresceva ad ogni colpo; Omar si stava rilassando ed iniziò a gustarsi il pompino, sentivo il cazzo pulsare continuamente nella mia bocca.

Pensai di poter esaudire un mio atavico desiderio; liberai la bocca dalla verga di mio cognato e dissi
- prendetemi insieme, usando il tono di voce più suadente e lussuriosa che potessi

Papà si stese sul letto e mi misi a cavalcioni su di lui facendo scivolare la verga dentro la mia figa; non ci potevo ancora credere, stavo scopando con mio padre.
Omar andò dietro, mi prese per i fianchi e riprese ad incularmi.
Mi sentivo piena ed appagata e proruppi in un orgasmo che sembrava non finire mai; mi accasciai sul petto di papà, esausta e contenta, avendo abbandonato ogni sorta di imbarazzo.

Dovevano godere loro due, ma non avevo fatto i conti con il sadismo improvviso ed inaspettato di Omar.
- Dino, rompiamole il culo
- che vuoi fare? rispose papà
- inculiamola insieme
- siete pazzi, intervenni immediatamente, mi fate male
- tranquilla, mi disse papà
- vi prego, fate piano, mi ritrovai a supplicarli
Mi sistemarono carponi, Omar si allontanò e tornò con una corda; mi prese per i polsi e mi legò le braccia dietro alla schiena; mi ritrovai ad eccitarmi.
Mi accasciai con il volto sul materasso ed il culo oscenamente proteso all’infuori; sollevai il bacino ed allargai le cosce per cercare di aprirlo il più possibile. Papà mi prese per i fianchi e scivolò facilmente con il cazzo nel mio culo; Omar si mise a cavalcioni sulla mia schiena, davanti a papà e forzò l’ingresso del mio culetto, già occupato dall’altra verga
- piano vi prego, ahiaaaaa, noooooo, mi fate maleeeeee, ahiaaaaa, nooooooooo
Omar era entrato, non so come, ma era entrato e mi ritrovai ad avere due cazzi nel culo; iniziarono a pompare in sincronia
- ahiaaaa, siiii, ahiaaaa, pianooooo, siiiiii, noooo, ahiaaaaa, mi state rompendo tutta…ahiaaaa, siiiiiiiiiiiiiiiiii, siete due porci, due stronzi
- godi, troia, disse mio cognato
- siii, spacchiamola, aggiunse inaspettatamente papà
- me lo state rompendo, ahiaaaa, siiiiiiiiiiiiiii
trascorse non so quanto tempo, ma mi parve infinito per il dolore e brevissimo per il piacere che stavo provando, finché raggiunsero l’apice e volevano sborrare.

Papà si sfilò, lasciando campo libero ad Omar che mi prese per i fianchi e pompò violentemente nel mio culo, finché papà gli disse
- sborriamole in faccia
- lo sapevo, risposi

Mi stesi sul letto. Loro due ai fianchi. Li guardavo, Omar si segava con foga, mentre papà era lento nel movimento, ma aveva gli occhi iniettati di sangue, con lo sguardo eccitatissimo; lo vidi prendere il cazzo, scappellarlo ed avvicinarlo al mio volto, iniziò a sborrare, dopo qualche secondo lo seguì anche Omar.
- Siiiiiiii, sborrooooooooo, urlò papà, cazzooooooooo godoooooooooooooo
- cazzooooooo Dino, ma quanta ne hai…siiiiiiii…tutta in faccia a ‘sta troia

Due sborrate senza fine, tutte a coprirmi il viso.
Mi ritrovai la faccia piena di sborra.
Rimasi immobile, con gli occhi chiusi che iniziavano a bruciare
- mi portate qualcosa per pulirmi? chiesi ingenuamente.
Non mi accorsi che papà aveva preso il telefono ed aveva scattato diverse fotografie, aggiunte ad altre precedenti, prima di manifestarsi mentre mi facevo inculare da Omar. Lo venni a sapere nei giorni seguenti

- aspetta, disse Omar, ho un’idea migliore. Alla troia di tua figlia piace farsi pisciare in faccia
- e brava, la troietta, sentii dire a mio padre; decisi di provocarli
- siiiii…pisciatemi in faccia, insieme, voglio essere travolta da una cascata di piscio

Mi aiutarono ad alzarmi dal letto (avevo sempre gli occhi chiusi, completamente coperti di sborra), mi inginocchiai sul pavimento ed attesi, con il viso un po’ sollevato verso l’alto per non far colare lo sperma.
Iniziarono a farla, sentii il doppio getto caldo sulla mia faccia; lo sperma iniziò a sciogliersi ad a colare insieme con quei continui schizzi di pipì, aprii la bocca e cercai di aprire anche gli occhi.
Erano due invasati; con il cazzo in mano, mi stavano pisciando in faccia, con gli occhi da fuori, quasi increduli, ma certamente, fuori ogni controllo di lucidità. Urlavano qualsiasi offesa nei miei confronti, chiamandomi cesso, latrina, pisciatoio; scaricarono tutta l’eccitazione accumulata nel corso degli anni.
In quel preciso momento, capii di averli in pugno.
Li lasciai terminare di pisciarmi in faccia.
Aprii gli occhi, mi porsero i cazzi da leccare, con le ultime gocce di pipì da pulire. Ero inginocchiata in una pozza di piscio; non me l’aspettavo, papà mi afferrò per i capelli e mi spinse la testa verso il pavimento, sollecitandomi a leccare
- fammi vedere bene come lecchi per terra, tutto il piscio
Lo feci con la punta della lingua
- bene, ho detto, slappa per bene, lecca tutto
Lo feci, leccai a lingua piena, per terra, ovunque ci fosse piscio.

Mi alzai, ero sfinita. Mi buttai sul materasso
- mi avete devastato
- Sei fantastica, Gianna, disse papà
- Voi non siete normali, cazzo mo avete completamente rotta e mi sento il pisciò ovunque
- Mi è venuta un’idea
- Ancora?
- Si, aspettami qui

Papà si allontanò, lasciandomi sul letto, completamente bagnata di piscio; lo sentii entrare in bagno
- Ma dov’è andato? chiesi ad Omar
- credo in bagno
- e che vuole farmi fare?
- non ne ho idea
- abbiamo fatto un casino
- però abbiamo rimediato
- si, scopando con mio padre
- non avrei mai immaginato che ti volesse scopare
- nemmeno io, pensavo gli piacesse guardarmi, ma non avrei mai pensato che arrivassimo a tanto
- credo abbia ancora altro in mente
Sentimmo tirare lo scarico e subito dopo papà comparve sull’uscio della camera da letto. Senza dire una parola, tenendosi il cazzo in mano, venne sul letto, si fece spazio e si mise carponi, sollevando il culo
- leccamelo, mi disse soltanto
Non avevo ancora compreso, e non capivo la sua richiesta di leccargli il culo; non avevo alcun problema a farlo, perciò mi sollevai e gli andai dietro
- papà, no
- fallo!
- no, papà, non ce la faccio
Si allargò le chiappe con le mani; vedevo distintamente il buco del culo sporco di merda
- fallo, leccami e puliscimi
Il suo tono non ammetteva repliche; raccolsi i capelli dietro la nuca, guardai Omar, quindi provai di nuovo
- ti prego, papà
- non me lo far ripetere
Mi avvicinai con la bocca; cercai di non respirare per la puzza di cacca; leccai con la punta della lingua intorno all’ano, cercando di evitare la merda.
- pulisci bene, leccami e non terminare finché non avrai leccato tutto
Mi feci forza, non so nemmeno come, iniziai a leccargli l’ano, completamente pieno di merda; interruppi solo per reprimere i conati di vomito, superai la crisi e ripresi, infilandogli la lingua nel culo.
Avevo le mani sulle sue natiche, tenendole larghe per pulirlo bene ed a fondo.
Papà aveva il cazzo di nuovo duro e mi disse di prenderlo in bocca.
Avrei voluto correre in bagno a lavarmi la bocca, ma, rassegnata, mi stesi sotto di lui, gli presi il cazzo in mano ed iniziai a leccargli la cappella; mi soffermai sul prepuzio ed intorno al glande, contestualmente lo segai lentamente
- continua Gianna, continua…meraviglioso, continua, non ti fermare
lo circondai con il pollice e l’indice, segandolo un po’ più veloce, continuavo a leccarlo finché, iniziò a sborrarmi in bocca.
Provai sollievo ad avere, in bocca, un sapore diverso dalla merda, raccolsi lo sperma di papà e lo ingoiai avidamente.
Scrollò le ultime gocce sulla mia lingua e si sollevò dalla posizione; riuscii, così, finalmente ad alzarmi dal letto; andai in bagno, avevo bisogno di lavarmi la bocca. Acqua, dentifricio e collutorio non servirono a molto; ogni rigurgito, si ripresentava il sapore disgustoso della merda.
Papà mi raggiunse in bagno, mi accarezzò i capelli e disse
- sei stata davvero brava, ma ti dovrai abituare; mi leccherai il culo sporco ogni volta che ne avrò voglia
- perché papi?
- perché così nessuno saprà che ti scopi tuo cognato
- mi hai scopato anche tu
- e lo faremo ancora molte altre volte
- mi stai ricattando?
- se anche fosse?
- papà, non possiamo fare gli amanti
- non lo faremo, infatti. Io sarò il tuo padrone e tu farai quel che ti dico io
- sei un porco
- tu sei una puttana, coppia perfetta; adesso inginocchiati che devo pisciare

Mi inginocchiai davanti a lui, mi prese per i capelli e mi spostò vicino al water
- le vedi le strisce di merda sulle pareti del cesso?
- si
- ogni volta che ci sono tracce di merda, le devi pulire con la lingua
- no, papà, ti prego, basta
Per tutta risposta mi spinse la testa dentro la tazza del water
- lecca, troia
Mi ritrovai, di nuovo a leccare la merda; non contenti, si misero, entrambi, a pisciarmi sulla testa. Continuai a leccare le pareti del water, sotto il continuo getto di due pisciate.
Quando terminarono di urinare, papà mi strattonò per i capelli, sollevandomi la testa.
- adesso succhia il fondo
Mi ficcò nuovamente la testa nel cesso
- fai sentire come succhi il piscio sul fondo
Lo feci, risucchiando rumorosamente il fondo del cesso
Finalmente mi lasciarono alzare la testa e tirarla fuori dal cesso.
Mi fecero rimanere carponi, papà si allontanò per tornare con tre zucchine; due erano enormi, una un po’ più piccola. Mi infilò la prima, la più grande nella figa. Iniziai a sussultare. La seconda me la infilò nel culo, muovendola insieme con quella nella figa. Iniziai a gemere; prese la terza zucchina
- questa dove la mettiamo? chiese papà ad Omar
- vi prego, non fatemi male
- mettiamola nel culo
Papà forzò e riuscì a mettermi due zucchine nel culo ed una nella figa; stavo impazzando, di dolore e di piacere; mi sentivo completamente devastata
- cazzoooooo…siiiiiiiiii…ahiaaaa…siiiiiiiiii…
Mi fece godere, quello stronzo sadico di mio padre mi fece godere ancora.

Finalmente di acquietarono; mi sfilò le zucchine e mi permise di alzarmi.
Barcollai, tornai in camera da letto e mi distesi, distrutta, sul materasso.
Mi raggiunsero subito dopo, sia papà che Omar. Avevo una sensazione mista di rassegnazione, eccitazione, risentimento, ma anche una voglia incredibile di essere usata ed umiliata; mi era sempre piaciuto il ruolo della sottomessa, adesso stavo provando l’adrenalina di esserlo. Omar, in tutto questo, se ne stava quasi in disparte, una comparsa sotto la guida di papà.

- Vestiti, torniamo a casa
- Devo farmi una doccia, non posso tornare a casa tua in queste condizioni
- Fai presto

Tornammo a casa e la serata proseguì con tanta ipocrisia, da parte di noi tre, che fingemmo fosse tutto normale, quando, in realtà, di normale, in quella situazione c’era ben poco.
La conferma arrivò l’indomani mattina.

Era festa e non andai al lavoro; mi svegliai con calma; in casa c’era silenzio; mi alzai e andai in cucina per fare colazione. Sembrava non ci fosse nessuno; stavo bevendo il caffè, quando comparve Omar, completamente nudo
- che fai nudo?
- ci siamo solo io e tuo padre
- mamma e Serena dove sono?
- sono andate a fare gli auguri da tua nonna; staranno lì tutta la mattina a preparare il pranzo, noi le raggiungiamo dopo
- e che vuoi, con quel cazzo da fuori?
- leccamelo
Si avvicinò, porgendomi il cazzo, giù duro; lo presi in mano, lo scappellai, e lo leccai, partendo dal glande; lo misi in bocca e lo pompai, quindi lo sfilai, e gli leccai le palle; iniziai a sentire puzza; infatti Omar si girò, si piegò in avanti, allargò le chiappe con le mani
- lecca anche a me il culo sporco
- stronzo
- puttana, lecca
Mi alzai dalla sedia e mi inginocchiai dietro mio cognato; gli presi le chiappe con le mani e le allargai; iniziai a leccarlo; prima intorno all’ano, pian piano mi avvicinai al buco, con le tracce di merda evidenti. Aveva un sapore erbaceo, ripugnante, ma più gradevole rispetto a quella di papà; sorrisi tra me e me, stavo ragionando come se fossi una degustatrice di merda.
Lo pulii a fondo e mi sentii chiamare da papà; mi alzai e lo raggiunsi, era nel bagno. Aprii la porta, era in piedi, le mani sul muro, piegato in avanti.
- ho appena finito di cagare, sai bene quel che devi fare
- no, papà, per favore, ho appena finito di pulire il culo di Omar
- meglio, hai già la bocca di merda
Nuovamente sconfitta, mi avvicinai a papà, mi inginocchiai e, con le mani ad allargargli le chiappe, gli leccai il culo sporco di merda.

Omar ci raggiunse, mi venne da dietro, mi prese per i fianchi e mi penetrò nella figa, mentre continuavo a leccare il culo di papà; mi aggrappai ai suoi fianchi, perché Omar aveva preso a pompare con forza nella mia figa. Papà si allargò le chiappe, per permettermi una pulizia accurata con la lingua; lo penetrai con la lingua, nell’ano, che, ovviamente, trovai pieno di merda: lo segai con una mano, facendolo sborrare direttamente nel cesso.
Anche Omar, sfilò il cazzo dalla figa, e si mise a sborrare nel water.
Quel che mi fecero fare fu davvero schifoso.
La tazza del gabinetto era piena di piscio, merda e sperma, mi infilarono la testa e mi fecero leccare le pareti; riuscii ad evitare di arrivare sino in fondo, dove stava la merda, ma dovetti leccare tutto ciò che stava sulle pareti, bagnate di piscio, sporche di merda, con evidenti tracce di sperma.

Sollevai la testa fuori dal cesso; era prima mattina ed ero già stravolta ed umiliata. Ma non erano contenti, non sembravano mai soddisfatti delle continue umiliazioni a cui mi sottoponevano; soprattutto papà, aveva assunto il ruolo di padrone sadico. Mi disse di mettermi in ginocchio, davanti al cesso, con la testa reclinata all’indietro, con i capelli che scendevano nella tazza. Loro si misero ai lati ed iniziarono a pisciarmi in faccia; raccolsi le loro due pisciate, in faccia, in bocca, sui capelli, colarono giù nel fondo del cesso, ancora sporco di merda.
Terminarono di usarmi per svuotare le vesciche e mi fecero girare; vidi una poltiglia in fondo al cesso e temetti l’ineluttabile.
Papà mi prese per i capelli e mi spinse la testa di nuovo nel cesso; abbassò la tavoletta sulla mia testa, spingendomela giù; respiravo la puzza di merda; mi spinse la testa sempre più giù e toccai con le labbra, quella poltiglia immonda.
Alzarono la tavoletta e mi presero per i capelli, facendomi, finalmente, alzare; avevo, in faccia, i segni della merda; scoppiarono a ridere mentre mi fecero specchiare: ero inguardabile. Papà, quello stronzo, mi fotografò con la merda spiaccicata sulle labbra ed in faccia.
- Adesso ti pulisci la faccia con le dita e te le lecchi davanti a noi
I due porci iniziarono a masturbarsi, mentre con le dita scorrevo sul viso sporco di merda, e me le infilavo in bocca, leccandole.

Fu l’inizio di una storia incredibile che sconvolse la mia famiglia.
scritto il
2025-10-13
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