Gianna ricattata - I parte - LUI
di
sexydurex
genere
dominazione
Insieme con mia moglie, avevo sempre cercato di far quadrare i conti, nonostante i pochi soldi in entrata; le nostre due figlie, Gianna e Serena erano abbastanza impegnativa, soprattutto la più grande, Gianna.
Serena, invece, studiosa e determinata, si è laureata in tempo ed immediatamente si è trasferita a Bologna.
Gianna, invece, era un continuo chiedere, ed un paio di anni fa ho cercato aiuto in mio fratello Piero, grave errore.
Negli ultimi tempi aveva pressato molto per vedersi restituire la grossa somma prestata, ma non sapevo davvero come fare. Questo aveva ingenerato tensioni tra me e mia moglie ed un paio di settimane fa, lei ha deciso di trasferirsi, per un po’ di tempo, a Bologna dall’altra figlia Serena.
Gianna si trasferì da me, la qualcosa non mi dispiacque, perché nel mio intimo sapevo quanto mi eccitasse; era anche capitato di sognarla in situazioni intime e peccaminose che mi aveva svegliato con un forte senso di colpa.
Mi presento: il mio nome è Donato, 64 anni, per tutti Dino.
Operaio da una vita, corpo mediterraneo, stempiato, ho trascorso una vita mediocre, senza alcun momento eccitante.
Quella sera, mi sarei dovuto incontrare con mio fratello Piero, per cercare di sistemare la questione del debito.
Andai a casa sua, era solo in casa e mi fece accomodare con cordialità; mi chiese se volessi da bere; si sedette al mio fianco, mise una mano sul mio braccio e, con fare comprensivo, mi disse:
- Dino caro, non posso più aspettare; sono due anni che ti ho prestato i soldi e non mi hai restituito ancora nulla
- Lo so, Piero, ti chiedo un altro po’ di pazienza
- Quale pazienza, Dino? Tu i soldi da restituirmi non li avrai mai
- Fidati di me
- No, Dino, non si tratta di fiducia; io una proposta l’avrei anche, ma deve esserci presente Gianna per poterla fare
- cosa c’entra Gianna?
- c’entra, fidati, lo disse con un sorriso sornione e per nulla tranquillizzante
Uscii da casa di Piero molto perplesso, ma anche speranzoso; tuttavia, perché questa proposta doveva essere formulata alla presenza di Gianna? Temevo di conoscere la risposta, e mi ritrovai ad eccitarmi.
Passai da casa di mia figlia, così come mi aveva chiesto
- mi vuole fare una proposta
- Bene dai; forse davvero riusciamo a risolvere tutto, rispose con speranza
- Vuole che torni domani, e tu dovrai venire con me
- Io? Te l’ha chiesto lui?
- Si, pretende anche la tua presenza
- E perché?
- Non voglio nemmeno immaginare che tipo di proposta debba farci
Sorrise preoccupata
- Dai, non pensiamo subito al peggio; magari vuole la mia busta paga come garanzia
- Oppure vuole qualcos’altro
Non rispose, e quel silenzio mi fece molto male, ma non la vidi del tutto contrariata.
Il giorno dopo andai a prenderla da casa sua e quando la vidi, rimasi senza parole. Indossava un leggings nero di tessuto molto sottile che aderiva come un guanto, facendo risaltare la forma perfetta del suo culo; mise un top ed un giubbino bianco corto. Calzò un paio di classiche décolleté tacco 14.
Ero ammirato, ma anche molto eccitato. Gianna mi procurava sempre questa sensazione erotica, della quale mi vergognavo.
In passato, quando avevo ceduto all’istinto, mi ero ritrovato a segarmi sui suoi slip, inondandoli di sborra; un pomeriggio, ero a casa sua, lei sotto la doccia; ero eccitatissimo, aprii il frigo e vidi una bottiglia di succo all’arancia mezza vuota; la presi senza pensarci, aprii il tappo e ci pisciai qualche schizzo dentro. Quando lei uscì dalla doccia, il caso volle che prese la bottiglia e bevve dal collo; sentì il sapore, assunse una strana espressione sul viso, c guardò dentro, annusò, a subito dopo riprese a bere, quasi consapevole di quel che avessi fatto; quella sera mi segati violentemente, immaginandola.
Non avrei mai osato con lei, era pur sempre mia figlia, ma mi eccitava da morire.
Arrivammo puntualissimi. Eravamo, entrambi, sin troppo tesi.
Piero ci accolse con calore ed affetto, riempiendo Gianna di complimenti; lei stette al gioco, provocandolo continuamente.
Senza giri di parole, Piero formulò la proposta:
- il debito è importante. Non riuscirai mai a pagarlo, se non facendoti entrare in un giro di usurai; sei pur sempre mio fratello e vorrei evitarlo, ma devi capire che i soldi che ti ho prestato, devi ridarmeli. Nessuna banca ti concederà un prestito e lo sai bene; Gianna ha già avuto il mutuo della casa ed un altro prestito, anche a nome suo, ve lo scordate; la mia proposta è risolvere questa questione in un solo mese
Gianna intervenne
- Un mese?
- Si, un mese. Per un mese sarete alle mie strette dipendenze; il che vuol dire che continuerete la vostra vita, il lavoro, il tempo libero, ma quando ne avrò voglia, potrà essere la mattina, il pomeriggio, la sera o durante i fine settimana, sarete miei completi schiavi
Sobbalzammo; cosa poteva intendere per schiavi.
- e se rifiutassimo? chiese Gianna, mentre io ero ammutolito
- liberissimi, ovviamente; come sarete liberi di rompere il patto in ogni momento che vorrete; a quel punto scaleremmo dal debito il tempo trascorso in schiavitù; a quel punto, però, l’alternativa è entrare nel giro degli usurai.
Iniziai ad arrabbiarmi, sia per la proposta che per la reazione di mia figlia
- cosa intendi per schiavi? chiese nuovamente Gianna
- Gianna non mi interessa cosa intende per schiavi; non voglio che mia figlia diventi la sua serva, intervenni
- fallo rispondere, papà
- che dovrete fare ogni cosa vi chieda; vi posso solo assicurare che non avrete mai dolore fisico, non subirete percosse, non riceverete alcuna violenza fisica, ma potrete trovarvi in situazioni estremamente umilianti e degradanti, vidi i suoi occhi puntare verso mia figlia e sentii le parole che avevo immaginato
- soprattutto tu
- Quanto tempo abbiamo per pensarci? chiese nuovamente Gianna
- Dovrete rispondermi oggi, vi posso concedere dieci minuti al massimo
- Non se ne parla, risposi
- Lasciaci soli, zio, per favore, mi interruppe
Si alzò per concederci un po’ di privacy per parlare tra noi; aveva formulato la sua proposta e la destinataria ero Gianna, ecco perché aveva preteso la sua presenza; ero imbarazzato e arrabbiato
- Sei un porco, l’apostrofai
- purtroppo per te, hai un grosso debito ed una figlia molto sensuale
Rimanemmo soli, io e Gianna
- Ti rendi conto cosa ci ha chiesto quello stronzo?
- papà abbiamo un ottimo motivo per accettare; in un mese non si tratterrà di ogni giorno, e poi vedrai che a lungo andare si stancherà ed intanto avremo saldato il nostro debito
- il mio debito, Gianna, il mio debito
- il tuo debito, ok; ma quante volte, in passato, hai fatto tu qualcosa per me; oggi questa questione la risolviamo insieme
- non la risolviamo insieme, la risolvi tu; è te che vuole ed è a te che chiederà cose inimmaginabili;
- ma no, si tratterrà delle solite perversioni di un uomo; vorrà il mio culo, la mia bocca, vorrà fare qualche gioco.
- a me non va, ok? Sei mia figlia, cazzo
- tua figlia di più di 40 anni, papà
- e la mamma? Non pensi alla mamma?
- lo zio sa che la mamma è a Bologna, vero?
- sì, lo sa
- perciò ha stabilito un mese; immagina che riusciamo a tenerla da Serena per un altro mese
- Gianna, sei mia figlia, cazzo
- sono tua figlia, ma abbiamo un problema da risolvere
Ero nervoso ed arrabbiato, ma inutile nasconderlo, anche molto eccitato, ancora di più quando Gianna, forse per calmarmi, mise una mano sulla mia gamba, accarezzandola pericolosamente verso l’alto
- cazzo Gianna, smettila
- se dovesse esagerare, potremo tirarci indietro
- il danno alla beffa; non estinguiamo il debito ed intanto ci siamo giocati la reputazione
- papà dai, rimarrà tra noi, nessuna reputazione in pericolo
- Gianna non voglio; si tratta di far fare a mia figlia la puttana e non esiste nemmeno ragionarci su
- nessuna puttana; si tratta di giocare con tua figlia…per una valida ragione, sorrise, atteggiando qualche smorfia delle sue, mi baciò sulla guancia e restammo in silenzio
Piero tornò
- allora, avete preso una decisione?
- sì, risposi lei prima di me, siamo d’accordo, un mese, ma c’è un piccolo problema
- quale sarebbe?
- la mamma
- Mina dovrebbe essere a Bologna e si tratterrà un po’, vero?
- sì, risposi
- allora non c’è alcun problema. In questo mese sarete liberi. Per suggellare l’accordo, direi che Gianna può alzarsi e mostrarci il suo culo
- devo spogliarmi? sentì dire a Gianna, aspettandomi, invece, una diversa reazione
- per ora no, alzati, girati e piegati
Così fece. Si alzò, dette le spalle sia a papà che mio fratello e si piegò leggermente. Piero si avvicinò e le palpò la chiappa destra, spostando il pollice verso la figa
- Vieni, Dino, toccala anche tu, ha un culo meraviglioso
rimasi immobile, ma avrei voluto rispondere che sapevo quanto fosse meraviglioso quel culo che, tante volte, avevo sognato di palpare
- Forse non è chiaro, disse Piero, dovrete fare tutto quel che vi ordino; per questa volta faccio un’eccezione, ma che non si ripeta più.
Si allontanò di qualche metro e si spogliò completamente, rimanendo nudo davanti a noi; gli guardai il cazzo, era duro, grosso e nervoso.
Si andò a sedere sul divano, allargò le cosce ed ordinò a Gianna di spogliarsi, lì, davanti a me. Esitò, e Piero, adirato, la incalzò. Tolse il top, restando con il seno scoperto. Levò le scarpe, sfilò i leggings e tolse le mutandine, si rimise i tacchi ai piedi e si avvicinò allo zio. Era in piedi, davanti a lui, nuda, ferma come una statua.
- Prendilo in bocca
Si inginocchiò, raccolse i capelli dietro la nuca ed iniziò a leccarlo. Stavo guardando mia figlia spompinare lo zio e mi venne durissimo; non mi aspettavo di sentire l’ordine che venne
- Dino spogliati e questa volta non voglio resistenze…
Serena, invece, studiosa e determinata, si è laureata in tempo ed immediatamente si è trasferita a Bologna.
Gianna, invece, era un continuo chiedere, ed un paio di anni fa ho cercato aiuto in mio fratello Piero, grave errore.
Negli ultimi tempi aveva pressato molto per vedersi restituire la grossa somma prestata, ma non sapevo davvero come fare. Questo aveva ingenerato tensioni tra me e mia moglie ed un paio di settimane fa, lei ha deciso di trasferirsi, per un po’ di tempo, a Bologna dall’altra figlia Serena.
Gianna si trasferì da me, la qualcosa non mi dispiacque, perché nel mio intimo sapevo quanto mi eccitasse; era anche capitato di sognarla in situazioni intime e peccaminose che mi aveva svegliato con un forte senso di colpa.
Mi presento: il mio nome è Donato, 64 anni, per tutti Dino.
Operaio da una vita, corpo mediterraneo, stempiato, ho trascorso una vita mediocre, senza alcun momento eccitante.
Quella sera, mi sarei dovuto incontrare con mio fratello Piero, per cercare di sistemare la questione del debito.
Andai a casa sua, era solo in casa e mi fece accomodare con cordialità; mi chiese se volessi da bere; si sedette al mio fianco, mise una mano sul mio braccio e, con fare comprensivo, mi disse:
- Dino caro, non posso più aspettare; sono due anni che ti ho prestato i soldi e non mi hai restituito ancora nulla
- Lo so, Piero, ti chiedo un altro po’ di pazienza
- Quale pazienza, Dino? Tu i soldi da restituirmi non li avrai mai
- Fidati di me
- No, Dino, non si tratta di fiducia; io una proposta l’avrei anche, ma deve esserci presente Gianna per poterla fare
- cosa c’entra Gianna?
- c’entra, fidati, lo disse con un sorriso sornione e per nulla tranquillizzante
Uscii da casa di Piero molto perplesso, ma anche speranzoso; tuttavia, perché questa proposta doveva essere formulata alla presenza di Gianna? Temevo di conoscere la risposta, e mi ritrovai ad eccitarmi.
Passai da casa di mia figlia, così come mi aveva chiesto
- mi vuole fare una proposta
- Bene dai; forse davvero riusciamo a risolvere tutto, rispose con speranza
- Vuole che torni domani, e tu dovrai venire con me
- Io? Te l’ha chiesto lui?
- Si, pretende anche la tua presenza
- E perché?
- Non voglio nemmeno immaginare che tipo di proposta debba farci
Sorrise preoccupata
- Dai, non pensiamo subito al peggio; magari vuole la mia busta paga come garanzia
- Oppure vuole qualcos’altro
Non rispose, e quel silenzio mi fece molto male, ma non la vidi del tutto contrariata.
Il giorno dopo andai a prenderla da casa sua e quando la vidi, rimasi senza parole. Indossava un leggings nero di tessuto molto sottile che aderiva come un guanto, facendo risaltare la forma perfetta del suo culo; mise un top ed un giubbino bianco corto. Calzò un paio di classiche décolleté tacco 14.
Ero ammirato, ma anche molto eccitato. Gianna mi procurava sempre questa sensazione erotica, della quale mi vergognavo.
In passato, quando avevo ceduto all’istinto, mi ero ritrovato a segarmi sui suoi slip, inondandoli di sborra; un pomeriggio, ero a casa sua, lei sotto la doccia; ero eccitatissimo, aprii il frigo e vidi una bottiglia di succo all’arancia mezza vuota; la presi senza pensarci, aprii il tappo e ci pisciai qualche schizzo dentro. Quando lei uscì dalla doccia, il caso volle che prese la bottiglia e bevve dal collo; sentì il sapore, assunse una strana espressione sul viso, c guardò dentro, annusò, a subito dopo riprese a bere, quasi consapevole di quel che avessi fatto; quella sera mi segati violentemente, immaginandola.
Non avrei mai osato con lei, era pur sempre mia figlia, ma mi eccitava da morire.
Arrivammo puntualissimi. Eravamo, entrambi, sin troppo tesi.
Piero ci accolse con calore ed affetto, riempiendo Gianna di complimenti; lei stette al gioco, provocandolo continuamente.
Senza giri di parole, Piero formulò la proposta:
- il debito è importante. Non riuscirai mai a pagarlo, se non facendoti entrare in un giro di usurai; sei pur sempre mio fratello e vorrei evitarlo, ma devi capire che i soldi che ti ho prestato, devi ridarmeli. Nessuna banca ti concederà un prestito e lo sai bene; Gianna ha già avuto il mutuo della casa ed un altro prestito, anche a nome suo, ve lo scordate; la mia proposta è risolvere questa questione in un solo mese
Gianna intervenne
- Un mese?
- Si, un mese. Per un mese sarete alle mie strette dipendenze; il che vuol dire che continuerete la vostra vita, il lavoro, il tempo libero, ma quando ne avrò voglia, potrà essere la mattina, il pomeriggio, la sera o durante i fine settimana, sarete miei completi schiavi
Sobbalzammo; cosa poteva intendere per schiavi.
- e se rifiutassimo? chiese Gianna, mentre io ero ammutolito
- liberissimi, ovviamente; come sarete liberi di rompere il patto in ogni momento che vorrete; a quel punto scaleremmo dal debito il tempo trascorso in schiavitù; a quel punto, però, l’alternativa è entrare nel giro degli usurai.
Iniziai ad arrabbiarmi, sia per la proposta che per la reazione di mia figlia
- cosa intendi per schiavi? chiese nuovamente Gianna
- Gianna non mi interessa cosa intende per schiavi; non voglio che mia figlia diventi la sua serva, intervenni
- fallo rispondere, papà
- che dovrete fare ogni cosa vi chieda; vi posso solo assicurare che non avrete mai dolore fisico, non subirete percosse, non riceverete alcuna violenza fisica, ma potrete trovarvi in situazioni estremamente umilianti e degradanti, vidi i suoi occhi puntare verso mia figlia e sentii le parole che avevo immaginato
- soprattutto tu
- Quanto tempo abbiamo per pensarci? chiese nuovamente Gianna
- Dovrete rispondermi oggi, vi posso concedere dieci minuti al massimo
- Non se ne parla, risposi
- Lasciaci soli, zio, per favore, mi interruppe
Si alzò per concederci un po’ di privacy per parlare tra noi; aveva formulato la sua proposta e la destinataria ero Gianna, ecco perché aveva preteso la sua presenza; ero imbarazzato e arrabbiato
- Sei un porco, l’apostrofai
- purtroppo per te, hai un grosso debito ed una figlia molto sensuale
Rimanemmo soli, io e Gianna
- Ti rendi conto cosa ci ha chiesto quello stronzo?
- papà abbiamo un ottimo motivo per accettare; in un mese non si tratterrà di ogni giorno, e poi vedrai che a lungo andare si stancherà ed intanto avremo saldato il nostro debito
- il mio debito, Gianna, il mio debito
- il tuo debito, ok; ma quante volte, in passato, hai fatto tu qualcosa per me; oggi questa questione la risolviamo insieme
- non la risolviamo insieme, la risolvi tu; è te che vuole ed è a te che chiederà cose inimmaginabili;
- ma no, si tratterrà delle solite perversioni di un uomo; vorrà il mio culo, la mia bocca, vorrà fare qualche gioco.
- a me non va, ok? Sei mia figlia, cazzo
- tua figlia di più di 40 anni, papà
- e la mamma? Non pensi alla mamma?
- lo zio sa che la mamma è a Bologna, vero?
- sì, lo sa
- perciò ha stabilito un mese; immagina che riusciamo a tenerla da Serena per un altro mese
- Gianna, sei mia figlia, cazzo
- sono tua figlia, ma abbiamo un problema da risolvere
Ero nervoso ed arrabbiato, ma inutile nasconderlo, anche molto eccitato, ancora di più quando Gianna, forse per calmarmi, mise una mano sulla mia gamba, accarezzandola pericolosamente verso l’alto
- cazzo Gianna, smettila
- se dovesse esagerare, potremo tirarci indietro
- il danno alla beffa; non estinguiamo il debito ed intanto ci siamo giocati la reputazione
- papà dai, rimarrà tra noi, nessuna reputazione in pericolo
- Gianna non voglio; si tratta di far fare a mia figlia la puttana e non esiste nemmeno ragionarci su
- nessuna puttana; si tratta di giocare con tua figlia…per una valida ragione, sorrise, atteggiando qualche smorfia delle sue, mi baciò sulla guancia e restammo in silenzio
Piero tornò
- allora, avete preso una decisione?
- sì, risposi lei prima di me, siamo d’accordo, un mese, ma c’è un piccolo problema
- quale sarebbe?
- la mamma
- Mina dovrebbe essere a Bologna e si tratterrà un po’, vero?
- sì, risposi
- allora non c’è alcun problema. In questo mese sarete liberi. Per suggellare l’accordo, direi che Gianna può alzarsi e mostrarci il suo culo
- devo spogliarmi? sentì dire a Gianna, aspettandomi, invece, una diversa reazione
- per ora no, alzati, girati e piegati
Così fece. Si alzò, dette le spalle sia a papà che mio fratello e si piegò leggermente. Piero si avvicinò e le palpò la chiappa destra, spostando il pollice verso la figa
- Vieni, Dino, toccala anche tu, ha un culo meraviglioso
rimasi immobile, ma avrei voluto rispondere che sapevo quanto fosse meraviglioso quel culo che, tante volte, avevo sognato di palpare
- Forse non è chiaro, disse Piero, dovrete fare tutto quel che vi ordino; per questa volta faccio un’eccezione, ma che non si ripeta più.
Si allontanò di qualche metro e si spogliò completamente, rimanendo nudo davanti a noi; gli guardai il cazzo, era duro, grosso e nervoso.
Si andò a sedere sul divano, allargò le cosce ed ordinò a Gianna di spogliarsi, lì, davanti a me. Esitò, e Piero, adirato, la incalzò. Tolse il top, restando con il seno scoperto. Levò le scarpe, sfilò i leggings e tolse le mutandine, si rimise i tacchi ai piedi e si avvicinò allo zio. Era in piedi, davanti a lui, nuda, ferma come una statua.
- Prendilo in bocca
Si inginocchiò, raccolse i capelli dietro la nuca ed iniziò a leccarlo. Stavo guardando mia figlia spompinare lo zio e mi venne durissimo; non mi aspettavo di sentire l’ordine che venne
- Dino spogliati e questa volta non voglio resistenze…
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