L'Impero - 2
di
XXX-Comics
genere
fantascienza
Un ascensore magnetico si aggancia alla pancia del guscio imperiale.
Non passa inosservato, ci si chiede chi possa essere.
Corrono voci che nella navetta ci sia radunata l'intera famiglia reale, ma escluso il Padre Fondatore, ovviamente. L'Imperatore non può certo distogliere la propria attenzione dai problemi dell'Impero per presenziare al concerto delle EightSisters.
Invece nell'affusolato guscio nero, immobile sotto la volta del Globe, c'è solo Glenda, la pronipote del Padre Fondatore.
È a capo del Ministero della Comunicazione, ha poteri e responsabilità enormi e non vuole certo tra le palle una tribù di inetti e invidiosi parenti proprio ora che Wizard3 entra nella fase più critica.
Glenda ha trentasette anni reali, non è sposata e non ha nessuno che le dice cosa debba fare o non fare, ascolta solo la propria ambizione.
Ci tiene molto ad apparire bella e giovane, ma a modo suo. Ha deciso di somigliare ad un'attrice dimenticata dei primissimi anni del Cinema, alla giovanissima Halle Berry, stesso fisico sinuoso da gatta, stesse labbra e stessa luce negli occhi ma con la pelle appena più chiara.
Glenda ha sempre avuto una passione sviscerata per il XX ed il XXI secolo e quando a ventitré anni è diventata responsabile del Dipartimento dello Spettacolo ha creato subito le EightSister sul modello delle band k-pop di quel periodo. La SexAiP stava cercando testimonial per le sue Cabine da Coito e Glenda si è subito resa conto delle vere potenzialità della band. Ci sono voluti anni di sperimentazioni e continue correzioni, ma ora ha finalmente creato Luna.
Glenda sa chi c'è nell'ascensore. È sicuramente il generale Douglas McQueen, l'uomo più potente dell'Impero dopo il Padre Fondatore. Il generale McQueen non ha alcuna carica ufficiale ma gode della fiducia incondizionata dell'Imperatore. È suo amico intimo dai tempi del Grande Sogno, la rivoluzione che ha dato vita all'Impero.
Infatti lo vede entrare.
Glenda lo conosce da una vita.
Douglas McQueen ha novantadue anni, è molto più giovane dell'Imperatore ma è sovrappeso e dimostra almeno settant'anni. Il generale è un tipo diretto, un osso duro vecchio stampo ed è sempre stato ostile alle finezze di governo propugnate da Glenda. È un vero rozzo, per lui i problemi vanno risolti con intimidazioni, incarcerazioni e deportazioni.
Il rapporto tra loro due è sempre stato teso e, nonostante Glenda abbia raggiunto una posizione di primissimo rilievo, Douglas continua a considerarla una sua pupilla perché è stato lui ad assisterla e guidarla all'inizio della carriera governativa. Glenda ricorda fin troppo bene quei lunghi anni sotto McQuenn: poteva solo subire, il bisnonno in persona glielo aveva scelto come tutore.
Douglas aveva, ed ha tuttora, una concezione tutta sua di fedeltà, obbedienza e collaborazione e di fronte alla riottosità della giovanissima allieva diceva che faceva prima a ficcarglielo in culo che a farle capire qualcosa. E non scherzava, che fosse per punizione o per premio, o semplicemente perché si ricordava di lei e gli veniva voglia, glielo dava da ciucciare e la trattava da cagna. La sodomizzava impietosamente di fronte ai suoi colleghi che tramavano per farla fuori ed anche davanti ai suoi sottoposti, segretarie e galoppini. La brutalizzava senza piacere, come fosse un dovere, anche se per lui doveva essere una bella soddisfazione rompere il culo alla bella pronipote dell'Imperatore.
Nonostante questo Glenda ha molto rispetto per lui, ed anche ammirazione: Douglas le ha insegnato il potere ed è uno dei pochi uomini con le palle in un universo di scoglionati.
“Ciao Douglas, sei venuto ad assistere al mio successo?”
“No. Mi manda l'Imperatore: Procedura d'Infrazione.”
Glenda sorride delusa. “Ah, non è una visita di cortesia.'
Il generale si siede faticosamente sulla poltrona di fronte alla scrivania. È pesante e pare faccia fatica anche a sollevare la mano. Indica la guardia del corpo schierata dietro Glenda. Sono cinque guerriglieri in mimetica, non li vuole tra le palle.
“No Douglas, io non posso stare senza loro.”
“Questa seduta deve essere riservata.”
“Non temere, sono lobotomizzati.”
Ha toccato un nervo scoperto, McQueen si contorce nervoso sulla poltrona.
“Non capirò mai perché ti sei messa di traverso alla mia proposta di chippare l'intera popolazione! In due mesi avremmo risolto tutti i problemi di governo come hanno fatto nel Blocco.”
Glenda ride. “Fa piacere scoprire che credi anche tu a questa storiella che abbiamo messo in giro noi! Una bella trovata, vero? No, Douglas, ti assicuro che nemmeno nel Blocco sono così stupidi da consegnarsi totalmente all'Intelligenza Artificiale.”
McQuenn sorride falsamente bonario.
“Non burlarti di me, Glenda, sono vecchio ma non rincoglionito. E in questi ultimi mesi il Padre Fondatore è diventato molto meno paziente con la sua nipotina preferita! Hai incominciato a deluderlo quando lo hai costretto a comparire col clone di sua moglie.”
“Anche l'Imperatore ha i suoi doveri, e lui lo sa! La nonna è morta ma non si deve saperlo, nell'Impero nessuno deve poter associare l'idea della morte alla figura del Padre Fondatore. Lui c'è da sempre, è una certezza, e la morte istilla dubbi e ribellioni.”
“Cominceranno a credere che anche l'Imperatore sia un clone!”
“E che male ci sarebbe?” Glenda si guarda attorno stupidamente, come per essere certa che nessuno la senta. “Lo sappiamo entrambi, i medici non possono più garantire nulla, l'Imperatore non può rimandare oltre e dovrà trasferirsi in un clone... E prima o poi sapranno che è diventato un clone, noi non possiamo farci nulla, ma non sarà un problema. Esiste qualcos'altro di più stabile e rassicurante di un clone praticamene immortale?”
“Hai pensieri contorti, non voglio seguirti. Io sono qui per chiederti ragione di questo fallimento.”
“Nessun fallimento, Wizard3 procede come previsto.”
“Non direi proprio, quella troia che si fa sbattere da un negro ha superato in popolarità lo stesso Imperatore!”
“Previsto anche questo.”
“Ovunque ci sono petizioni e manifestazioni che l'acclamano.”
“È nel Progetto.”
“Sta nascendo una coscienza apertamente ostile al Governo. Non si fidano più dell'apparato, mettono in dubbio i nostri valori, non credono più nemmeno nel Padre Fondatore.”
“È negli obiettivi.”
“Quindi tu hai voluto tutto questo?”
“Senti Douglas, tu mi sei caro, ma le finalità ultime del Progetto le ho confidate solo con l'Imperatore, non posso con altri. E Lui mi ha dato l'approvazione.”
“Invece l'hai deluso, Glenda, ma in fondo ti vuole ancora bene, prima di intervenire mi ha chiesto di accomodare le cose con te e porre subito termine a questa assurdità.”
“Negativo, mi spiace Douglas, ma il Progetto è di un livello troppo alto anche per te. Finora ho il suo avvallo, tu non puoi ordinarmi nulla. Posso interrompere solo se me lo ordina direttamente e di persona l'Imperatore.”
“Invece ti converrebbe metterti d'accordo con me, non credo sia una bella idea per te affrontare l'ira di tuo nonno. Io lo conosco bene.”
“Sono tranquilla, tutto va a meraviglia. C'è altro che vuoi chiedermi?”
“Sei intelligente, Glenda, la migliore, ma ti sei intestardita con questa band. Hai riesumato una stronzata che nemmeno nel XXI secolo funzionava! Okay, vuoi divertirti? Sta bene! Ma non raccontiamoci palle! Quelle troiette sculettanti non hanno mai tranquillizzato nessuno e non fanno certo scordare la guerra! Hanno successo solo perché se le vogliono trombare, punto! Questa è la verità. E non raccontarmi cazzate sul mix di puritanesimo e permissivismo su cui si fanno seghe mentali i tuoi sociologi! Quelli sono malati, dammi retta! Che senso ha reclamizzare delle verginelle che non possono nemmeno mostrare un capezzolo ma che raccontano in ogni intervista come se le sbatte il loro fidanzato? Non ha senso, è solo morbosità! È ridicolo, queste otto cretine raccomandano di essere fedeli ai propri uomini e intanto le ragazze della loro età continuano allegramente a scopare con tutti e si fanno sbattere anche dagli inservienti chippati.” Si blocca, tossisce scatarrando.
Glenda aspetta pazientemente che il generale riprenda fiato.
“Non raccontiamoci palle, Glenda, quella band non propugna alcun valore di fedeltà e attaccamento all'Impero, nessuno crede di vivere nella parte migliore del Mondo solo perché qui può godersi otto troiettine coi culetti inguainati! E tu non basta!, ci hai messo quella Luna! Quella coreana profuga col soldato negro! Ma si poteva essere più stupidi? Quei due sono il germe della ribellione, questa è una vera ribellione latente, possibile che tu non te ne renda conto? Hai speso energie e risorse per minare le fondamenta dell'Impero fondato dal tuo bisnonno!”
Glenda cerca di controllarsi, sorride forzatamente.
“Ti sbagli, le EightSisters sono a costo zero, i soli introiti per la pubblicità delle Cabine da Coito della SexAiP coprono l'intera operazione.” Glenda s'appoggia di schiena alla poltrona. “Douglas, ti assicuro che sta funzionando! Io posso dirti ben poco, se non che che ti sbagli, questa 'ribellione latente' non è spontanea, la stiamo pilotando noi, è sufficiente dare il la nei concerti od immettere in rete qualche giusta stimolazione per tenerla in vita... È tutto sotto controllo e le EightSisters ci permettono di arrivare a tutti proprio perché il loro messaggio è stupido, banale e contraddittorio. Sono perfette, non sono la solita voce del regime. E con loro la gente si sente libera ed è convinta davvero di vivere nella parte migliore del Mondo: crede di poter decidere, le ama e le odia, le segue e le disprezza, si ritiene superiore, sogna d'essere come loro e le vorrebbe morte... E Luna è perfetta!”
McQueen scoppia a ridere sputacchiando tosse. Indica lo schermo alle spalle di Glenda: “Lo ammetto, ahah! È una figa perfetta che si prende estintori in culo!”
Glenda lo guarda con commiserazione. “Wizard3 ci ha messo anni per creare Luna. È la contraddizione incarnata... Vedi Douglas, Luna è una miracolata dalla fortuna, ora è bella ricca e famosa, ma è reale, non è finta come le altre puttanelle. La gente lo percepisce e sa che è vittima dell'apparato. Per un meccanismo complicato si identificano con lei, la adottano e vogliono sognare con lei... Nell'Impero non si sogna più dai tempi del Grande Sogno.”
“Tu stai giocando col fuoco Glenda! Ai concerti ridono di Lui!”
Glenda si alza e va davanti alla scrivania, di fronte al generale seduto. “Temo che non troveremo mai alcun punto d'incontro. Buon ritorno, Douglas.”
“Stai cacciando me?! Questa poi!” Si alza con inaspettata energia. “Tu hai perso contatto con la realtà, è troppo tempo che non te lo picchio in culo.”
Le carezza la guancia e fa scivolare la mano sul collo. Due dita la stringono a morsa in un punto preciso del trapezio, un dolore fortissimo. Le guardie hanno già i faser puntati, Glenda gira faticosamente la testa e le blocca con lo sguardo. Le cedono le ginocchia, Douglas la costringe a strofinargli il volto contro il pacco e poi la rialza.
È stordita dal male, le sembra d'essere tornata ai vent'anni, quando non era ancora nessuna ma sapeva dove voleva arrivare. Automaticamente, senza essere costretta da Douglas, si piega a novanta sulla scrivania.
“Ahah, adesso lo vorresti in culo! No, io me ne vado e ti faccio gli auguri... Ne avrai bisogno, maledetta stronza! Ma ricordati di tuo cugino, l'Imperatore quando si stufa di qualcuno lo consegna a me.”
Glenda deve sfogarsi, la tensione è insostenibile.
Il primo impulso è di palpare i coglioni ai soldati della sua Guardia. Li ha scelti personalmente. Glenda odia androidi e cloni, non scoperebbe mai con una macchina.
Ha una Guardia personale di cinquanta uomini veri, i migliori di Esercito e Marina. Ne è follemente orgogliosa ma per motivi di segretezza e sicurezza sono tutti chippati anche se non hanno tatuato in fronte il pallino nero identificativo.
Tasta Victor. Il pene è grosso e morbido, poggiato sui bei coglioni. Povero Victor, è lobotomizzato ma è pur sempre di carne.
Fa visite periodiche in tutte le basi dell'Impero e si fa portare nella Sala Interrogatori quelli che hanno superato i corsi col miglior punteggio o comunque quelli che gli suggerisce Wizard3. Li vuole bendati e nudi e li interroga personalmente con la voce modificata. Spesso prolunga inutilmente l'interrogatorio e vuole esaminarne altri anche se ha già deciso: sono momenti che la esaltano e se li vuole godere al massimo. In realtà l'interrogatorio è una farsa, lei sceglie d'istinto, le è sufficiente uno sguardo o un'annusata e raramente si sbaglia.
Dopo tre giorni o una settimana il soldato selezionato, ignaro di tutto, sparisce e viene dichiarato morto al fronte o in esercitazione.
Glenda, che pensa d'essere una sentimentale, ha istituito una consuetudine: l'ultima scopata da uomini. Li riceve prima di farli chippare. Sanno cosa li attende, fanno l'amore disperati, cercano di farla godere come nessuno per farle cambiare idea, le chiedono la grazia e, quando capiscono che non serve, che Glenda li lobotomizzerà comunque, non le fanno abbastanza male, non la inculano abbastanza forte e se la violentano consumandosi il cazzo. Per Glenda sono stupri espiatori, le sembra di pagare il giusto e si libera da rimorsi mai avuti.
Ma ha sempre mille impegni, non ha mai tempo per loro e gli ultimi arruolamenti avvengono sempre due o tre per volta.
I suoi gladiatori sono belli, forti e minacciosi, nell'Impero girano leggende sulla loro spietatezza.
La loro caserma è su un'isola dei Caraibi.
Glenda ha fatto costruire su un promontorio una base simile in tutto per tutto ad un vecchio villaggio di negrieri portoghesi. All'interno c'è la sua villa, qui ci vive e ci torna appena può. È il suo mondo perfetto, la baia sull'acqua smeraldo è incantevole, gli odori di terra e di mare sono forti, c'è anche una stalla con mucche, cavalli ed asini veri. Qui tutto è reale come ai vecchi tempi e sono banditi ologrammi e realtà virtuale.
È la sua isola segreta, il suo piccolo regno. Qui ha tutto ciò che desidera. Glenda è l'unica in tutto l'Impero a possedere schiavi e schiave non chippati. Li alleva per puro piacere, per Glenda il piacere ed il potere sono la stessa cosa.
Infatti i suoi schiavi, come i miliziani, sono una sua formidabile arma di potere, grazie a loro Glenda tesse amicizie ed alleanze strategiche. Ministri, ministre, governatori e funzionari la corteggiano non solo perché hanno bisogno dei suoi miliziani per le loro faccende segrete, ma anche perché, stanchi di cloni e puttane chippate, vorrebbero poter provare i brividi proibiti con carne vera.
In questo Glenda è insuperabile, ha accesso a tutti i dossier e conosce debolezze e perversioni di ognuno: organizza a colpo sicuro eventi privati per invitati importanti che, per gratitudine o ricatto, rimarranno in debito con lei.
Deve sfogarsi dopo McQueen, la tensione è insostenibile.
“Seguitemi.”
Entra nella sua Cabina da Coito, due volte più grande di quella di Luna, e digita rapidamente sullo schermo delle celle amniotiche. Nella prima prende forma il clone perfetto di Luna, col led azzurro in fronte. Il clone esce con le labbra socchiuse, cerca di baciarla ma Glenda le dà uno spintone.
Il letto s'è già trasformato in una struttura d'acciaio lucente. Il clone la vede e reagisce spaventato come farebbe Luna. Glenda s'incazza disgustata dal teatrino. Nemmeno si volta verso il letto che incatena la finta Luna a novanta su un cavalletto. “È vostra.” Dice senza guardare.
Finalmente l'altra cella s'apre ed esce quello che desidera: Kyle, bellissimo e nudo. La dannata macchina è maledettamente realistica, Kyle ha il volto sbigottito, soffre nel vedere la sua Luna violentata da cinque miliziani.
“Lascia perdere quella troia, tu sei mio.”
Sì, Glenda attende da due anni, ma presto Kyle sarà suo.
Lo ammanetta ad una trave d'acciaio e non può trattenersi dal toccargli i muscoli delle braccia tese. “Sei perfetto, peccato che sei solo una macchina.”
Gli palpa i coglioni sotto il pene pesanti. Sono caldi, sembrano davvero carne.
Il clone di Luna recita bene la parte della cretina, ha due cazzi in culo ma piange disperata per Kyle nelle mani di Glenda.
Glenda struscia i seni sul corpo nudo del magnifico maschio, glieli preme sul torace, gli si arrampica addosso, gli graffia la schiena e gli morde le ascelle. Con la punta dell'indice copre il led azzurro in fronte. Lo annusa, lo desidera e s'incazza.
Fa partire una ginocchiata micidiale che sente i coglioni spiaccicarsi. Il clone si contorce appeso alla trave, strizza gli occhi, non respira. Glenda lo adora, gli risolleva la testa per mordergli le labbra mentre riprende a respirare. “Mi spiace, non volevo farti male.”, gli massaggia le palle, “Ma tu mi ecciti” e tira una ginocchiata peggiore.
Luna è fantastica, urla per lui. Le piangono gli occhi neri, Glenda crede quasi che sia reale. Si china e le sostiene il viso tra le mani per mostragli Kyle sofferente. La testa le ondeggia in mano, avanti indietro, al ritmo delle pesanti picconate in culo.
La bacia in bocca. Un bacio bellissimo e sensualissimo, vuole succhiarle l'anima.
Ma è una macchina, porca puttana! Glenda si sente scema. Si gira, tira un altro calcio a Kile e se ne va incazzatissima.
“Voi continuate. Anche con lui.”
È incazzatissima. Quel bastardo di Douglas l'ha trattata peggio d'una merda. Bastardo!, e lei cogliona s'era messa a novanta.
Guarda gli schermi, il concerto sta per iniziare.
Non passa inosservato, ci si chiede chi possa essere.
Corrono voci che nella navetta ci sia radunata l'intera famiglia reale, ma escluso il Padre Fondatore, ovviamente. L'Imperatore non può certo distogliere la propria attenzione dai problemi dell'Impero per presenziare al concerto delle EightSisters.
Invece nell'affusolato guscio nero, immobile sotto la volta del Globe, c'è solo Glenda, la pronipote del Padre Fondatore.
È a capo del Ministero della Comunicazione, ha poteri e responsabilità enormi e non vuole certo tra le palle una tribù di inetti e invidiosi parenti proprio ora che Wizard3 entra nella fase più critica.
Glenda ha trentasette anni reali, non è sposata e non ha nessuno che le dice cosa debba fare o non fare, ascolta solo la propria ambizione.
Ci tiene molto ad apparire bella e giovane, ma a modo suo. Ha deciso di somigliare ad un'attrice dimenticata dei primissimi anni del Cinema, alla giovanissima Halle Berry, stesso fisico sinuoso da gatta, stesse labbra e stessa luce negli occhi ma con la pelle appena più chiara.
Glenda ha sempre avuto una passione sviscerata per il XX ed il XXI secolo e quando a ventitré anni è diventata responsabile del Dipartimento dello Spettacolo ha creato subito le EightSister sul modello delle band k-pop di quel periodo. La SexAiP stava cercando testimonial per le sue Cabine da Coito e Glenda si è subito resa conto delle vere potenzialità della band. Ci sono voluti anni di sperimentazioni e continue correzioni, ma ora ha finalmente creato Luna.
Glenda sa chi c'è nell'ascensore. È sicuramente il generale Douglas McQueen, l'uomo più potente dell'Impero dopo il Padre Fondatore. Il generale McQueen non ha alcuna carica ufficiale ma gode della fiducia incondizionata dell'Imperatore. È suo amico intimo dai tempi del Grande Sogno, la rivoluzione che ha dato vita all'Impero.
Infatti lo vede entrare.
Glenda lo conosce da una vita.
Douglas McQueen ha novantadue anni, è molto più giovane dell'Imperatore ma è sovrappeso e dimostra almeno settant'anni. Il generale è un tipo diretto, un osso duro vecchio stampo ed è sempre stato ostile alle finezze di governo propugnate da Glenda. È un vero rozzo, per lui i problemi vanno risolti con intimidazioni, incarcerazioni e deportazioni.
Il rapporto tra loro due è sempre stato teso e, nonostante Glenda abbia raggiunto una posizione di primissimo rilievo, Douglas continua a considerarla una sua pupilla perché è stato lui ad assisterla e guidarla all'inizio della carriera governativa. Glenda ricorda fin troppo bene quei lunghi anni sotto McQuenn: poteva solo subire, il bisnonno in persona glielo aveva scelto come tutore.
Douglas aveva, ed ha tuttora, una concezione tutta sua di fedeltà, obbedienza e collaborazione e di fronte alla riottosità della giovanissima allieva diceva che faceva prima a ficcarglielo in culo che a farle capire qualcosa. E non scherzava, che fosse per punizione o per premio, o semplicemente perché si ricordava di lei e gli veniva voglia, glielo dava da ciucciare e la trattava da cagna. La sodomizzava impietosamente di fronte ai suoi colleghi che tramavano per farla fuori ed anche davanti ai suoi sottoposti, segretarie e galoppini. La brutalizzava senza piacere, come fosse un dovere, anche se per lui doveva essere una bella soddisfazione rompere il culo alla bella pronipote dell'Imperatore.
Nonostante questo Glenda ha molto rispetto per lui, ed anche ammirazione: Douglas le ha insegnato il potere ed è uno dei pochi uomini con le palle in un universo di scoglionati.
“Ciao Douglas, sei venuto ad assistere al mio successo?”
“No. Mi manda l'Imperatore: Procedura d'Infrazione.”
Glenda sorride delusa. “Ah, non è una visita di cortesia.'
Il generale si siede faticosamente sulla poltrona di fronte alla scrivania. È pesante e pare faccia fatica anche a sollevare la mano. Indica la guardia del corpo schierata dietro Glenda. Sono cinque guerriglieri in mimetica, non li vuole tra le palle.
“No Douglas, io non posso stare senza loro.”
“Questa seduta deve essere riservata.”
“Non temere, sono lobotomizzati.”
Ha toccato un nervo scoperto, McQueen si contorce nervoso sulla poltrona.
“Non capirò mai perché ti sei messa di traverso alla mia proposta di chippare l'intera popolazione! In due mesi avremmo risolto tutti i problemi di governo come hanno fatto nel Blocco.”
Glenda ride. “Fa piacere scoprire che credi anche tu a questa storiella che abbiamo messo in giro noi! Una bella trovata, vero? No, Douglas, ti assicuro che nemmeno nel Blocco sono così stupidi da consegnarsi totalmente all'Intelligenza Artificiale.”
McQuenn sorride falsamente bonario.
“Non burlarti di me, Glenda, sono vecchio ma non rincoglionito. E in questi ultimi mesi il Padre Fondatore è diventato molto meno paziente con la sua nipotina preferita! Hai incominciato a deluderlo quando lo hai costretto a comparire col clone di sua moglie.”
“Anche l'Imperatore ha i suoi doveri, e lui lo sa! La nonna è morta ma non si deve saperlo, nell'Impero nessuno deve poter associare l'idea della morte alla figura del Padre Fondatore. Lui c'è da sempre, è una certezza, e la morte istilla dubbi e ribellioni.”
“Cominceranno a credere che anche l'Imperatore sia un clone!”
“E che male ci sarebbe?” Glenda si guarda attorno stupidamente, come per essere certa che nessuno la senta. “Lo sappiamo entrambi, i medici non possono più garantire nulla, l'Imperatore non può rimandare oltre e dovrà trasferirsi in un clone... E prima o poi sapranno che è diventato un clone, noi non possiamo farci nulla, ma non sarà un problema. Esiste qualcos'altro di più stabile e rassicurante di un clone praticamene immortale?”
“Hai pensieri contorti, non voglio seguirti. Io sono qui per chiederti ragione di questo fallimento.”
“Nessun fallimento, Wizard3 procede come previsto.”
“Non direi proprio, quella troia che si fa sbattere da un negro ha superato in popolarità lo stesso Imperatore!”
“Previsto anche questo.”
“Ovunque ci sono petizioni e manifestazioni che l'acclamano.”
“È nel Progetto.”
“Sta nascendo una coscienza apertamente ostile al Governo. Non si fidano più dell'apparato, mettono in dubbio i nostri valori, non credono più nemmeno nel Padre Fondatore.”
“È negli obiettivi.”
“Quindi tu hai voluto tutto questo?”
“Senti Douglas, tu mi sei caro, ma le finalità ultime del Progetto le ho confidate solo con l'Imperatore, non posso con altri. E Lui mi ha dato l'approvazione.”
“Invece l'hai deluso, Glenda, ma in fondo ti vuole ancora bene, prima di intervenire mi ha chiesto di accomodare le cose con te e porre subito termine a questa assurdità.”
“Negativo, mi spiace Douglas, ma il Progetto è di un livello troppo alto anche per te. Finora ho il suo avvallo, tu non puoi ordinarmi nulla. Posso interrompere solo se me lo ordina direttamente e di persona l'Imperatore.”
“Invece ti converrebbe metterti d'accordo con me, non credo sia una bella idea per te affrontare l'ira di tuo nonno. Io lo conosco bene.”
“Sono tranquilla, tutto va a meraviglia. C'è altro che vuoi chiedermi?”
“Sei intelligente, Glenda, la migliore, ma ti sei intestardita con questa band. Hai riesumato una stronzata che nemmeno nel XXI secolo funzionava! Okay, vuoi divertirti? Sta bene! Ma non raccontiamoci palle! Quelle troiette sculettanti non hanno mai tranquillizzato nessuno e non fanno certo scordare la guerra! Hanno successo solo perché se le vogliono trombare, punto! Questa è la verità. E non raccontarmi cazzate sul mix di puritanesimo e permissivismo su cui si fanno seghe mentali i tuoi sociologi! Quelli sono malati, dammi retta! Che senso ha reclamizzare delle verginelle che non possono nemmeno mostrare un capezzolo ma che raccontano in ogni intervista come se le sbatte il loro fidanzato? Non ha senso, è solo morbosità! È ridicolo, queste otto cretine raccomandano di essere fedeli ai propri uomini e intanto le ragazze della loro età continuano allegramente a scopare con tutti e si fanno sbattere anche dagli inservienti chippati.” Si blocca, tossisce scatarrando.
Glenda aspetta pazientemente che il generale riprenda fiato.
“Non raccontiamoci palle, Glenda, quella band non propugna alcun valore di fedeltà e attaccamento all'Impero, nessuno crede di vivere nella parte migliore del Mondo solo perché qui può godersi otto troiettine coi culetti inguainati! E tu non basta!, ci hai messo quella Luna! Quella coreana profuga col soldato negro! Ma si poteva essere più stupidi? Quei due sono il germe della ribellione, questa è una vera ribellione latente, possibile che tu non te ne renda conto? Hai speso energie e risorse per minare le fondamenta dell'Impero fondato dal tuo bisnonno!”
Glenda cerca di controllarsi, sorride forzatamente.
“Ti sbagli, le EightSisters sono a costo zero, i soli introiti per la pubblicità delle Cabine da Coito della SexAiP coprono l'intera operazione.” Glenda s'appoggia di schiena alla poltrona. “Douglas, ti assicuro che sta funzionando! Io posso dirti ben poco, se non che che ti sbagli, questa 'ribellione latente' non è spontanea, la stiamo pilotando noi, è sufficiente dare il la nei concerti od immettere in rete qualche giusta stimolazione per tenerla in vita... È tutto sotto controllo e le EightSisters ci permettono di arrivare a tutti proprio perché il loro messaggio è stupido, banale e contraddittorio. Sono perfette, non sono la solita voce del regime. E con loro la gente si sente libera ed è convinta davvero di vivere nella parte migliore del Mondo: crede di poter decidere, le ama e le odia, le segue e le disprezza, si ritiene superiore, sogna d'essere come loro e le vorrebbe morte... E Luna è perfetta!”
McQueen scoppia a ridere sputacchiando tosse. Indica lo schermo alle spalle di Glenda: “Lo ammetto, ahah! È una figa perfetta che si prende estintori in culo!”
Glenda lo guarda con commiserazione. “Wizard3 ci ha messo anni per creare Luna. È la contraddizione incarnata... Vedi Douglas, Luna è una miracolata dalla fortuna, ora è bella ricca e famosa, ma è reale, non è finta come le altre puttanelle. La gente lo percepisce e sa che è vittima dell'apparato. Per un meccanismo complicato si identificano con lei, la adottano e vogliono sognare con lei... Nell'Impero non si sogna più dai tempi del Grande Sogno.”
“Tu stai giocando col fuoco Glenda! Ai concerti ridono di Lui!”
Glenda si alza e va davanti alla scrivania, di fronte al generale seduto. “Temo che non troveremo mai alcun punto d'incontro. Buon ritorno, Douglas.”
“Stai cacciando me?! Questa poi!” Si alza con inaspettata energia. “Tu hai perso contatto con la realtà, è troppo tempo che non te lo picchio in culo.”
Le carezza la guancia e fa scivolare la mano sul collo. Due dita la stringono a morsa in un punto preciso del trapezio, un dolore fortissimo. Le guardie hanno già i faser puntati, Glenda gira faticosamente la testa e le blocca con lo sguardo. Le cedono le ginocchia, Douglas la costringe a strofinargli il volto contro il pacco e poi la rialza.
È stordita dal male, le sembra d'essere tornata ai vent'anni, quando non era ancora nessuna ma sapeva dove voleva arrivare. Automaticamente, senza essere costretta da Douglas, si piega a novanta sulla scrivania.
“Ahah, adesso lo vorresti in culo! No, io me ne vado e ti faccio gli auguri... Ne avrai bisogno, maledetta stronza! Ma ricordati di tuo cugino, l'Imperatore quando si stufa di qualcuno lo consegna a me.”
Glenda deve sfogarsi, la tensione è insostenibile.
Il primo impulso è di palpare i coglioni ai soldati della sua Guardia. Li ha scelti personalmente. Glenda odia androidi e cloni, non scoperebbe mai con una macchina.
Ha una Guardia personale di cinquanta uomini veri, i migliori di Esercito e Marina. Ne è follemente orgogliosa ma per motivi di segretezza e sicurezza sono tutti chippati anche se non hanno tatuato in fronte il pallino nero identificativo.
Tasta Victor. Il pene è grosso e morbido, poggiato sui bei coglioni. Povero Victor, è lobotomizzato ma è pur sempre di carne.
Fa visite periodiche in tutte le basi dell'Impero e si fa portare nella Sala Interrogatori quelli che hanno superato i corsi col miglior punteggio o comunque quelli che gli suggerisce Wizard3. Li vuole bendati e nudi e li interroga personalmente con la voce modificata. Spesso prolunga inutilmente l'interrogatorio e vuole esaminarne altri anche se ha già deciso: sono momenti che la esaltano e se li vuole godere al massimo. In realtà l'interrogatorio è una farsa, lei sceglie d'istinto, le è sufficiente uno sguardo o un'annusata e raramente si sbaglia.
Dopo tre giorni o una settimana il soldato selezionato, ignaro di tutto, sparisce e viene dichiarato morto al fronte o in esercitazione.
Glenda, che pensa d'essere una sentimentale, ha istituito una consuetudine: l'ultima scopata da uomini. Li riceve prima di farli chippare. Sanno cosa li attende, fanno l'amore disperati, cercano di farla godere come nessuno per farle cambiare idea, le chiedono la grazia e, quando capiscono che non serve, che Glenda li lobotomizzerà comunque, non le fanno abbastanza male, non la inculano abbastanza forte e se la violentano consumandosi il cazzo. Per Glenda sono stupri espiatori, le sembra di pagare il giusto e si libera da rimorsi mai avuti.
Ma ha sempre mille impegni, non ha mai tempo per loro e gli ultimi arruolamenti avvengono sempre due o tre per volta.
I suoi gladiatori sono belli, forti e minacciosi, nell'Impero girano leggende sulla loro spietatezza.
La loro caserma è su un'isola dei Caraibi.
Glenda ha fatto costruire su un promontorio una base simile in tutto per tutto ad un vecchio villaggio di negrieri portoghesi. All'interno c'è la sua villa, qui ci vive e ci torna appena può. È il suo mondo perfetto, la baia sull'acqua smeraldo è incantevole, gli odori di terra e di mare sono forti, c'è anche una stalla con mucche, cavalli ed asini veri. Qui tutto è reale come ai vecchi tempi e sono banditi ologrammi e realtà virtuale.
È la sua isola segreta, il suo piccolo regno. Qui ha tutto ciò che desidera. Glenda è l'unica in tutto l'Impero a possedere schiavi e schiave non chippati. Li alleva per puro piacere, per Glenda il piacere ed il potere sono la stessa cosa.
Infatti i suoi schiavi, come i miliziani, sono una sua formidabile arma di potere, grazie a loro Glenda tesse amicizie ed alleanze strategiche. Ministri, ministre, governatori e funzionari la corteggiano non solo perché hanno bisogno dei suoi miliziani per le loro faccende segrete, ma anche perché, stanchi di cloni e puttane chippate, vorrebbero poter provare i brividi proibiti con carne vera.
In questo Glenda è insuperabile, ha accesso a tutti i dossier e conosce debolezze e perversioni di ognuno: organizza a colpo sicuro eventi privati per invitati importanti che, per gratitudine o ricatto, rimarranno in debito con lei.
Deve sfogarsi dopo McQueen, la tensione è insostenibile.
“Seguitemi.”
Entra nella sua Cabina da Coito, due volte più grande di quella di Luna, e digita rapidamente sullo schermo delle celle amniotiche. Nella prima prende forma il clone perfetto di Luna, col led azzurro in fronte. Il clone esce con le labbra socchiuse, cerca di baciarla ma Glenda le dà uno spintone.
Il letto s'è già trasformato in una struttura d'acciaio lucente. Il clone la vede e reagisce spaventato come farebbe Luna. Glenda s'incazza disgustata dal teatrino. Nemmeno si volta verso il letto che incatena la finta Luna a novanta su un cavalletto. “È vostra.” Dice senza guardare.
Finalmente l'altra cella s'apre ed esce quello che desidera: Kyle, bellissimo e nudo. La dannata macchina è maledettamente realistica, Kyle ha il volto sbigottito, soffre nel vedere la sua Luna violentata da cinque miliziani.
“Lascia perdere quella troia, tu sei mio.”
Sì, Glenda attende da due anni, ma presto Kyle sarà suo.
Lo ammanetta ad una trave d'acciaio e non può trattenersi dal toccargli i muscoli delle braccia tese. “Sei perfetto, peccato che sei solo una macchina.”
Gli palpa i coglioni sotto il pene pesanti. Sono caldi, sembrano davvero carne.
Il clone di Luna recita bene la parte della cretina, ha due cazzi in culo ma piange disperata per Kyle nelle mani di Glenda.
Glenda struscia i seni sul corpo nudo del magnifico maschio, glieli preme sul torace, gli si arrampica addosso, gli graffia la schiena e gli morde le ascelle. Con la punta dell'indice copre il led azzurro in fronte. Lo annusa, lo desidera e s'incazza.
Fa partire una ginocchiata micidiale che sente i coglioni spiaccicarsi. Il clone si contorce appeso alla trave, strizza gli occhi, non respira. Glenda lo adora, gli risolleva la testa per mordergli le labbra mentre riprende a respirare. “Mi spiace, non volevo farti male.”, gli massaggia le palle, “Ma tu mi ecciti” e tira una ginocchiata peggiore.
Luna è fantastica, urla per lui. Le piangono gli occhi neri, Glenda crede quasi che sia reale. Si china e le sostiene il viso tra le mani per mostragli Kyle sofferente. La testa le ondeggia in mano, avanti indietro, al ritmo delle pesanti picconate in culo.
La bacia in bocca. Un bacio bellissimo e sensualissimo, vuole succhiarle l'anima.
Ma è una macchina, porca puttana! Glenda si sente scema. Si gira, tira un altro calcio a Kile e se ne va incazzatissima.
“Voi continuate. Anche con lui.”
È incazzatissima. Quel bastardo di Douglas l'ha trattata peggio d'una merda. Bastardo!, e lei cogliona s'era messa a novanta.
Guarda gli schermi, il concerto sta per iniziare.
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