Nata dal Vulcano: la Sciara di Fuoco
di
Ladyam
genere
incesti
NATA DAL VULCANO: LA SCIARA DI FUOCO
By @ladyam.tales
Sono su instagram, spesso bannata.
@seduzioneamaranto è il mio indirizzo telegram dove mi mostro senza censure
Dalla Grotta di Eolo io e i gemelli tornammo verso la Spiaggia Lunga per goderci quel che restava del giorno.
Affamati, decidemmo di avviarci verso l'albergo.
Dissi a Paolo di ordinare il pranzo in camera mentre io andavo a farmi la doccia.
Michele, steso sul letto, approfittando di uno specchio che rifletteva il box doccia trasparente, si diverti' a riprendermi.
Quando il cameriere porto' i vassoi ci sedemmo attorno al tavolo e mangiammo in santa pace.
Mio marito era ancora in escursione dall'altra parte dell'isola e sarebbe tornato a notte fonda per ammirare lo spettacolo della sciara infuocata.
Dopo pranzo andai a stendermi sul letto, misi su un po' di musica e mi addormentai.
Venni svegliata dai baci sulle labbra di Michele, mentre Paolo stava armeggiando con la mia camicetta.
"Ma...cazzo fate?", dissi alzandomi a sedere sul letto e guardandoli in cagnesco?
"Almeno a riposare dieci minuti in pace..."
"Due ore che dormi Annamaria - mi disse Paolo agitando un costume azzurro come fosse un trofeo - e noi ne abbiamo approfittato per farti un regalo. Provatelo dai, dacci almeno questa piccola siddisfazione".
Li guardai con sguardo tra l'incazzato, il sorpreso e l'amorevole.
Mi alzai, mi spogliai e indossai il costume, sotto lo sguardo estasiato dei gemelli.
Mi specchiai: mi piacevo, molto, e li ringraziai baciandoli.
Come avvicinai le mie labbra alle loro mi attirarono, mi abbracciarono e presero a baciarmi dappertutto appassionatamente.
Li lasciai fare, anche mentre mi toglievano il costume, e quando mi indicarono il letto andai a stendermi in silenzio.
Si spogliarono in un lampo e furono subito su di me.
Michele leccava le mie tette, Paolo aveva infilato la lingua nella mia fica.
Poi Paolo si stese e io gli presi in bocca il cazzo già gonfio e iniziai un caldo pompino.
Dietro di me Michele mi accarezzava il culo, pose la sua testa sotto il mio culo e iniziò a leccarmi il buco con avidità.
Allargai le gambe e sentii Michele farsi strada col suo cazzo nel mio culo.
Spinse forte ed entrò, mentre io continuavo a leccare il cazzo di Paolo, ora duro e fremente.
Mi staccai da Michele e mi stesi su Paolo, allargando la fica già bagnata con le mani, che con un colpo secco mi penetrò deciso.
Presi a cavalcarlo un po', poi mi fermai per consentire a Michele di rientrarmi nel culo.
A quel punto i due gemelli presero a spingere coordinati, con forza, e io venni urlando come una pazza.
Spingevano ancora decisi quando io dissi loro che li volevo in bocca.
Un minuto di spinte feroci, e poi uscirono insieme.
Io mi stesi sul letto con la bocca spalancata e la lingua di fuori, qualche secondo e su di me scesero i fiotti di sborra liquida, che iniziai a ingoiare con passione.
Quando gli schizzi cessarono li presi in mano e li leccai con avidità a lungo, baciandoli con passione.
Ingoiai deliziata anche la sborra sulle dita dei gemelli, che raccoglievano tutto lo sperma sul mio viso.
Mi leccai le labbra soddisfattae andai in bagno.
"Ragazzi ora mi regalo qualche ora di tranquillità. Voi fate quello che volete.
Ci rivediamo per cena", dissi loro mentre mi vestivo e mi avviavo verso la porta.
Passeggiavo tranquilla per i vicoli del piccolo centro.
Mi sedetti a un tavolino di un bar con terrazzino sul mare e ordinai una coppa di gelato e una limonata.
Mi stavo godendo il prosieguo di quella splendida giornata, respirando compiaciuta l'aria salmastra portata dalla brezza marina, quando sentii una voce che mi parve conosciuta: "La mia splendida modella che trasuda fascino ed erotismo".
Alzai gli occhi e riconobbi il fotografo che a Lipari aveva realizzato quel servizio di cui non avevo ancora visto gli esiti.
Si sedette e cominciammo a parlare.
Si, adoro stare da sola, senza vincoli.
No, non erano i miei figli ma quelli di mio marito.
Eh, la sua domanda è un po' indiscreta, non le sembra?
No, non ho alcun tipo di pregiudizio.
Si, adoro fare esperienze nuove, di ogni tipo.
Si, anche le più azzardate e oscene.
"Annamaria, questa sera, in occasione della sciara, che si preannuncia grandiosa, abbiamo pensato di organizzare un incontro con dei vecchi amici...volevamo dare anche un tocco, come dire, di sensualità a questa rimpatriata. Tutte persone di alto livello. Medici, docenti universitari, avvocati, generali, artisti...e tutti desiderosi di fare un'esperienza insolita...sarebbe interessata?"
Restai in silenzio per qualche istante.
La cosa mi eccitava terribilmente.
La sola i dea di essere al centro dell'attenzione di una simile platea mi stava facendo inumidire la fica.
"Naturalmente sarebbe compensata adeguatamente...", aggiunse premuroso il fotografo.
"Certamente. Dove e quando?"
"Ah, benissimo, allora mi segua, stavo giusto andando a radunare gli amici."
Ci incamminammo per i vicoli della cittadina, mentre il fotografo parlava continuamente al telefono, facendo e ricevendo chiamate, fino a giungere davanti a una palazzina nobiliare, ottocentesca.
Entrammo all'interno del grande portone in legno intarsiato.
Percorremmo l'ampio atrio ed entrammo in un altro edificio all'ingresso del quale un imponente energumeno della sicurezza montava una attenta guardia.
Appena ci video si scansò, ci aprì la porta e ci fece entrare.
Una pesante tenda rosso cupo occludeva la vista sul corridoio.
Oltrepassammo la tenda e percorremmo il lungo corridoio fino alla fine.
Le alte volte facevano rimbombare i nostri passi.
Entrammo, attraverso una porta in legno intarsiato, in un locale enorme, arredato con una quantità enorme di poltrone, divani, bigliardi, tavoli, sedie.
Vidi due angoli bar, con i piani rilucenti e una quantità enorme di bottiglie di ogni forma ed etichetta.
All'interno c'erano sei o sette persone, tutte estremamente distinte ed eleganti, tutte mature quando non anziane.
Il fotografo richiamò su di sé l'attenzione per presentarmi: l'attrazione della serata, Annamaria, la Figlia del Vulcano.
Mancavano ancora alcuni soggetti, come mi spiegò il fotografo, e nel frattempo dialogai con i presenti, tutti soggetti estremamente interessanti.
Stavo parlando con un giudice della corte di appello di Palermo quando capii che gli altri ospiti attesi erano arrivati.
Mi girai incuriosita e li osservai.
Poi guardai il fotografo, che, con una luce luciferina che brillava nei suoi occhi, mi fece un gesto con la mano per invitarmi ad aprire le danze.
Mi guardò, lo guardai, gli sorrisi con occhi sicuri e la serata ebbe inizio.
Cominciai a spogliarmi, al centro della stanza, alla fioca luce di una lampada che illuminava un bigliardo.
Mi accompagnava un mormorio di approvazione mentre mi toglievo, lentamente, la camicetta, la gonna, il reggiseno, gli slip.
Si misero in cerchio attorno a me, e, a uno a uno, feci a tutti loro un pompino deciso.
Spompinato anche l'ultimo e fatto indurire a dovere il suo cazzo, mi appoggiai a un bigliardo, aprii le gambe e iniziai ad ancheggiare, invitando tutti in silenzio a sfondarmi la fica e il culo.
Non so chi fosse stato il primo, ma avvertii tutta la sua eccitazione.
Mi allargò la fica, me la massaggiò e poi ci infilò il suo cazzo con decisione, spingendolo fino in fondo.
Martellò per un po', poi uscì per lasciare il posto agli altri.
Il secondo si concentrò sul mio culo.
Prese a leccare il buco con voracità e poi mi inculo' con una forza inaspettata, facendomi uscire un urlo di dolore.
Tutti quelli seguenti che mi penetrarono si alternarono nella fica e nel culo, come se avessero già preparato un piano.
Poi il fotografo mi spinse verso un grande divano sul quale mi fece accomodare con le gambe aperte e la fica pelosa in bella vista.
Tutti si inginocchiarono davanti a me e, a turno, me la leccarono con avidità.
Quindi mi fecero mettere a quattro zampe e tre alla volta mi riempirono con i loro cazzi: in bocca, nella fica e nel culo.
Uno si metteva in piedi davanti a me e mi infilava il suo cazzo in bocca.
Un secondo si allungava sotto di me e, accarezzandomi la fica, mi penetrava con colpi decisi.
Il terzo, da dietro, mi allargava il culo ed entrava con veemenza.
Stavano tutti attenti a non venire, li sentivo controllarsi, mentre io, eccitata oltre misura, venni un paio di volte, mugolando e ansimando di piacere.
A un certo punto vidi il fotografo arrivare con un grande telo di plastica che stese per terra, al centro della stanza.
Mi fece inginocchiare al centro del telo e vidi attorno a me tutti gli altri che prendevano a segarsi.
Il fotografo mi disse di spalancare la bocca, con la lingua in fuori.
Eseguii.
Pochi secondi e cominciai a essere centrata da fiotti di sperma sulla faccia, sugli occhi, sulla lingua.
Tutti presero a sborrami addosso, mentre il fotografo annunciava con voce trionfante e occhi illuminati: "La sciara del fuoco!"
Io ingoiavo tutta la sborra che mi finiva in bocca, e quando i fiotti cessarono il fotografo mi fece segno di andare a leccare tutta la sborra caduta sul telo di plastica.
Come una cagna in calore, esaltata, obbedii, risucchiando con la bocca tutta la sborra sul telo.
Ci volle del tempo, ma pulii tutto il telo, e dopo pulii tutti i cazzi che ancora penzolavano davanti a me, leccandoli avidamente.
Quando finii alzai gli occhi e li guardai, soddisfatta e con sguardo di sfida.
Mi alzai in piedi e rimasi ferma, al centro della scena, accarezzandomi e andando a prendere ancora gocce di sperma sulle mie tette per portarmele in bocca.
Mi leccai le labbra, sorridendo.
Ma non era finita.
Il fotografo mi fece il gesto di tornare a inginocchiarmi e aprire la bocca.
Capii ed eseguii, in attesa dei getti di piscio.
Qualche secondo e una pioggia di piscio si riversò su di me, inondandomi e riempiendomi la bocca.
Ingoiavo e mi accarezzavo il corpo cospargendolo del piscio che i presenti riversavano su di me.
Quando i getti si esaurirono mi alzai nuovamente in piedi e, guardando i presenti, mi leccai un'ultima volta le labbra.
"Venga Annamaria, vada pure a lavarsi - mi disse il fotografo prendendomi per un braccio e indicandomi una porta - il bagno è lì, prego".
Rimasi per parecchio tempo in bagno.
Mi feci una doccia lunga, molto lunga.
Quando riapparvi, con attorno un asciugamani a coprirmi, ad attendermi c'era solo il fotografo.
Presi a rivestirmi.
"È stata immensa Annamaria", mi disse mentre mi allungava una busta.
"La cifra è davvero considerevole, ma se l'è meritata tutta, debbo dire...per tutto...", soggiunse con un'enfasi che intuii riferita alla situazione personale in cui mi ero venuta a trovare.
Non mi feci accompagnare.
Tornai lentamente verso l'albergo.
Lungo la strada incontrai una pizzeria: il profumo era invitante.
Presi tre grandi pizze e mi avvisi.
Mandai un messaggio a Paolo:"apparecchia, ho le pizze calde".
Quando entrai Michele mi corse incontro, prese le pizze e le mise nei piatti.
Sul tavolo, apparecchiato con delicatezza, campeggiavano tre candele profumate.
Ci sedemmo.
Dove sono stata?
Cosa ho fatto?
Per un attimo non seppi se rispondere e cosa.
Pensavo interdetta.
Poi smisi di pensare...mi sarei lasciata trascinare dagli eventi nel mio divenire sconosciuto.
Li guardai: "Ho fatto come la sciara ragazzi, mi sono lasciata andare tra i vicoli, senza meta".
Ero nata da un vulcano e non avevo idea di dove la mia lava incandescente sarebbe andata a sfociare.
Le foto e i video disponibili sono pubblicati sul mio canale telegram hard
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Dalla Grotta di Eolo io e i gemelli tornammo verso la Spiaggia Lunga per goderci quel che restava del giorno.
Affamati, decidemmo di avviarci verso l'albergo.
Dissi a Paolo di ordinare il pranzo in camera mentre io andavo a farmi la doccia.
Michele, steso sul letto, approfittando di uno specchio che rifletteva il box doccia trasparente, si diverti' a riprendermi.
Quando il cameriere porto' i vassoi ci sedemmo attorno al tavolo e mangiammo in santa pace.
Mio marito era ancora in escursione dall'altra parte dell'isola e sarebbe tornato a notte fonda per ammirare lo spettacolo della sciara infuocata.
Dopo pranzo andai a stendermi sul letto, misi su un po' di musica e mi addormentai.
Venni svegliata dai baci sulle labbra di Michele, mentre Paolo stava armeggiando con la mia camicetta.
"Ma...cazzo fate?", dissi alzandomi a sedere sul letto e guardandoli in cagnesco?
"Almeno a riposare dieci minuti in pace..."
"Due ore che dormi Annamaria - mi disse Paolo agitando un costume azzurro come fosse un trofeo - e noi ne abbiamo approfittato per farti un regalo. Provatelo dai, dacci almeno questa piccola siddisfazione".
Li guardai con sguardo tra l'incazzato, il sorpreso e l'amorevole.
Mi alzai, mi spogliai e indossai il costume, sotto lo sguardo estasiato dei gemelli.
Mi specchiai: mi piacevo, molto, e li ringraziai baciandoli.
Come avvicinai le mie labbra alle loro mi attirarono, mi abbracciarono e presero a baciarmi dappertutto appassionatamente.
Li lasciai fare, anche mentre mi toglievano il costume, e quando mi indicarono il letto andai a stendermi in silenzio.
Si spogliarono in un lampo e furono subito su di me.
Michele leccava le mie tette, Paolo aveva infilato la lingua nella mia fica.
Poi Paolo si stese e io gli presi in bocca il cazzo già gonfio e iniziai un caldo pompino.
Dietro di me Michele mi accarezzava il culo, pose la sua testa sotto il mio culo e iniziò a leccarmi il buco con avidità.
Allargai le gambe e sentii Michele farsi strada col suo cazzo nel mio culo.
Spinse forte ed entrò, mentre io continuavo a leccare il cazzo di Paolo, ora duro e fremente.
Mi staccai da Michele e mi stesi su Paolo, allargando la fica già bagnata con le mani, che con un colpo secco mi penetrò deciso.
Presi a cavalcarlo un po', poi mi fermai per consentire a Michele di rientrarmi nel culo.
A quel punto i due gemelli presero a spingere coordinati, con forza, e io venni urlando come una pazza.
Spingevano ancora decisi quando io dissi loro che li volevo in bocca.
Un minuto di spinte feroci, e poi uscirono insieme.
Io mi stesi sul letto con la bocca spalancata e la lingua di fuori, qualche secondo e su di me scesero i fiotti di sborra liquida, che iniziai a ingoiare con passione.
Quando gli schizzi cessarono li presi in mano e li leccai con avidità a lungo, baciandoli con passione.
Ingoiai deliziata anche la sborra sulle dita dei gemelli, che raccoglievano tutto lo sperma sul mio viso.
Mi leccai le labbra soddisfattae andai in bagno.
"Ragazzi ora mi regalo qualche ora di tranquillità. Voi fate quello che volete.
Ci rivediamo per cena", dissi loro mentre mi vestivo e mi avviavo verso la porta.
Passeggiavo tranquilla per i vicoli del piccolo centro.
Mi sedetti a un tavolino di un bar con terrazzino sul mare e ordinai una coppa di gelato e una limonata.
Mi stavo godendo il prosieguo di quella splendida giornata, respirando compiaciuta l'aria salmastra portata dalla brezza marina, quando sentii una voce che mi parve conosciuta: "La mia splendida modella che trasuda fascino ed erotismo".
Alzai gli occhi e riconobbi il fotografo che a Lipari aveva realizzato quel servizio di cui non avevo ancora visto gli esiti.
Si sedette e cominciammo a parlare.
Si, adoro stare da sola, senza vincoli.
No, non erano i miei figli ma quelli di mio marito.
Eh, la sua domanda è un po' indiscreta, non le sembra?
No, non ho alcun tipo di pregiudizio.
Si, adoro fare esperienze nuove, di ogni tipo.
Si, anche le più azzardate e oscene.
"Annamaria, questa sera, in occasione della sciara, che si preannuncia grandiosa, abbiamo pensato di organizzare un incontro con dei vecchi amici...volevamo dare anche un tocco, come dire, di sensualità a questa rimpatriata. Tutte persone di alto livello. Medici, docenti universitari, avvocati, generali, artisti...e tutti desiderosi di fare un'esperienza insolita...sarebbe interessata?"
Restai in silenzio per qualche istante.
La cosa mi eccitava terribilmente.
La sola i dea di essere al centro dell'attenzione di una simile platea mi stava facendo inumidire la fica.
"Naturalmente sarebbe compensata adeguatamente...", aggiunse premuroso il fotografo.
"Certamente. Dove e quando?"
"Ah, benissimo, allora mi segua, stavo giusto andando a radunare gli amici."
Ci incamminammo per i vicoli della cittadina, mentre il fotografo parlava continuamente al telefono, facendo e ricevendo chiamate, fino a giungere davanti a una palazzina nobiliare, ottocentesca.
Entrammo all'interno del grande portone in legno intarsiato.
Percorremmo l'ampio atrio ed entrammo in un altro edificio all'ingresso del quale un imponente energumeno della sicurezza montava una attenta guardia.
Appena ci video si scansò, ci aprì la porta e ci fece entrare.
Una pesante tenda rosso cupo occludeva la vista sul corridoio.
Oltrepassammo la tenda e percorremmo il lungo corridoio fino alla fine.
Le alte volte facevano rimbombare i nostri passi.
Entrammo, attraverso una porta in legno intarsiato, in un locale enorme, arredato con una quantità enorme di poltrone, divani, bigliardi, tavoli, sedie.
Vidi due angoli bar, con i piani rilucenti e una quantità enorme di bottiglie di ogni forma ed etichetta.
All'interno c'erano sei o sette persone, tutte estremamente distinte ed eleganti, tutte mature quando non anziane.
Il fotografo richiamò su di sé l'attenzione per presentarmi: l'attrazione della serata, Annamaria, la Figlia del Vulcano.
Mancavano ancora alcuni soggetti, come mi spiegò il fotografo, e nel frattempo dialogai con i presenti, tutti soggetti estremamente interessanti.
Stavo parlando con un giudice della corte di appello di Palermo quando capii che gli altri ospiti attesi erano arrivati.
Mi girai incuriosita e li osservai.
Poi guardai il fotografo, che, con una luce luciferina che brillava nei suoi occhi, mi fece un gesto con la mano per invitarmi ad aprire le danze.
Mi guardò, lo guardai, gli sorrisi con occhi sicuri e la serata ebbe inizio.
Cominciai a spogliarmi, al centro della stanza, alla fioca luce di una lampada che illuminava un bigliardo.
Mi accompagnava un mormorio di approvazione mentre mi toglievo, lentamente, la camicetta, la gonna, il reggiseno, gli slip.
Si misero in cerchio attorno a me, e, a uno a uno, feci a tutti loro un pompino deciso.
Spompinato anche l'ultimo e fatto indurire a dovere il suo cazzo, mi appoggiai a un bigliardo, aprii le gambe e iniziai ad ancheggiare, invitando tutti in silenzio a sfondarmi la fica e il culo.
Non so chi fosse stato il primo, ma avvertii tutta la sua eccitazione.
Mi allargò la fica, me la massaggiò e poi ci infilò il suo cazzo con decisione, spingendolo fino in fondo.
Martellò per un po', poi uscì per lasciare il posto agli altri.
Il secondo si concentrò sul mio culo.
Prese a leccare il buco con voracità e poi mi inculo' con una forza inaspettata, facendomi uscire un urlo di dolore.
Tutti quelli seguenti che mi penetrarono si alternarono nella fica e nel culo, come se avessero già preparato un piano.
Poi il fotografo mi spinse verso un grande divano sul quale mi fece accomodare con le gambe aperte e la fica pelosa in bella vista.
Tutti si inginocchiarono davanti a me e, a turno, me la leccarono con avidità.
Quindi mi fecero mettere a quattro zampe e tre alla volta mi riempirono con i loro cazzi: in bocca, nella fica e nel culo.
Uno si metteva in piedi davanti a me e mi infilava il suo cazzo in bocca.
Un secondo si allungava sotto di me e, accarezzandomi la fica, mi penetrava con colpi decisi.
Il terzo, da dietro, mi allargava il culo ed entrava con veemenza.
Stavano tutti attenti a non venire, li sentivo controllarsi, mentre io, eccitata oltre misura, venni un paio di volte, mugolando e ansimando di piacere.
A un certo punto vidi il fotografo arrivare con un grande telo di plastica che stese per terra, al centro della stanza.
Mi fece inginocchiare al centro del telo e vidi attorno a me tutti gli altri che prendevano a segarsi.
Il fotografo mi disse di spalancare la bocca, con la lingua in fuori.
Eseguii.
Pochi secondi e cominciai a essere centrata da fiotti di sperma sulla faccia, sugli occhi, sulla lingua.
Tutti presero a sborrami addosso, mentre il fotografo annunciava con voce trionfante e occhi illuminati: "La sciara del fuoco!"
Io ingoiavo tutta la sborra che mi finiva in bocca, e quando i fiotti cessarono il fotografo mi fece segno di andare a leccare tutta la sborra caduta sul telo di plastica.
Come una cagna in calore, esaltata, obbedii, risucchiando con la bocca tutta la sborra sul telo.
Ci volle del tempo, ma pulii tutto il telo, e dopo pulii tutti i cazzi che ancora penzolavano davanti a me, leccandoli avidamente.
Quando finii alzai gli occhi e li guardai, soddisfatta e con sguardo di sfida.
Mi alzai in piedi e rimasi ferma, al centro della scena, accarezzandomi e andando a prendere ancora gocce di sperma sulle mie tette per portarmele in bocca.
Mi leccai le labbra, sorridendo.
Ma non era finita.
Il fotografo mi fece il gesto di tornare a inginocchiarmi e aprire la bocca.
Capii ed eseguii, in attesa dei getti di piscio.
Qualche secondo e una pioggia di piscio si riversò su di me, inondandomi e riempiendomi la bocca.
Ingoiavo e mi accarezzavo il corpo cospargendolo del piscio che i presenti riversavano su di me.
Quando i getti si esaurirono mi alzai nuovamente in piedi e, guardando i presenti, mi leccai un'ultima volta le labbra.
"Venga Annamaria, vada pure a lavarsi - mi disse il fotografo prendendomi per un braccio e indicandomi una porta - il bagno è lì, prego".
Rimasi per parecchio tempo in bagno.
Mi feci una doccia lunga, molto lunga.
Quando riapparvi, con attorno un asciugamani a coprirmi, ad attendermi c'era solo il fotografo.
Presi a rivestirmi.
"È stata immensa Annamaria", mi disse mentre mi allungava una busta.
"La cifra è davvero considerevole, ma se l'è meritata tutta, debbo dire...per tutto...", soggiunse con un'enfasi che intuii riferita alla situazione personale in cui mi ero venuta a trovare.
Non mi feci accompagnare.
Tornai lentamente verso l'albergo.
Lungo la strada incontrai una pizzeria: il profumo era invitante.
Presi tre grandi pizze e mi avvisi.
Mandai un messaggio a Paolo:"apparecchia, ho le pizze calde".
Quando entrai Michele mi corse incontro, prese le pizze e le mise nei piatti.
Sul tavolo, apparecchiato con delicatezza, campeggiavano tre candele profumate.
Ci sedemmo.
Dove sono stata?
Cosa ho fatto?
Per un attimo non seppi se rispondere e cosa.
Pensavo interdetta.
Poi smisi di pensare...mi sarei lasciata trascinare dagli eventi nel mio divenire sconosciuto.
Li guardai: "Ho fatto come la sciara ragazzi, mi sono lasciata andare tra i vicoli, senza meta".
Ero nata da un vulcano e non avevo idea di dove la mia lava incandescente sarebbe andata a sfociare.
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