L'autista
di
Lord Kalvan
genere
etero
L'autista
By @lady_aemme
Sono su Instagram, se vi va di conoscermi
A volte capita che personaggi eccentrici ricerchino emozioni particolari, che solo donne insospettabili possono regalare.
E a volte capita che la situazione proposta risulti stuzzicante anche me, specie se adeguatamente "valutata".
Quel giorno stavo realizzando un servizio fotografico, quando il telefono squillò.
Intuii che si stava prospettando una situazione interessante.
Il fotografo si incazzò non poco per l'interruzione, ed anche quelli che assistevano eccitati non presero bene la sospensione.
"Torno subito e ve la ridò", dissi divertita: immaginate, ero nel bel mezzo di pose esplosive, con le gambe aperte e la fica spalancata di fronte all'obbiettivo e agli sguardi dei presenti.
Risposi incuriosita.
Era la proposta che mi era stata preannunciata qualche giorno prima.
Confermai il mio interesse e ricevetti le indicazioni.
Dovevo recarmi alla stazione, quel giorno stesso.
Il Frecciarossa per Milano sarebbe partito alle 17:00 e il biglietto e il bonifico mi sarebbero arrivati via mail nel giro di qualche minuto.
Tornai sul set.
"Dieci minuti, solo dieci minuti", dissi ai presenti mentre divertita riprendevo la posa oltraggiosa.
Ci fu malcontento, ma, scattate le ultime foto, mi rivestii rapidamdnte e, preso in contante il compenso stabilito, scappai via in taxi verso la stazione.
Presi il treno quasi al volo.
Quando uscii sul piazzale della stazione di Milano mi squillò il telefono: il SUV nero era lì davanti, fermo.
Ne uscì un quarantenne aitante e dallo sguardo inespressivo che mi saluto' e prese la mia valigia.
"Dove andiamo?" chiesi incuriosita.
"In un luogo tranquillo" mi rispose l'autista in modo enigmatico.
Uscimmo da Milano, ci inoltrammo per una strada secondaria.
Viaggiavamo da oltre mezz'ora.
Iniziavo a innervosirmi, quando giungemmo a una villetta isolata, immersa nel verde di una campagna coltivata.
L'uomo mi aprì lo sportello, prese la valigia e mi fece strada all'interno della villa, piccola ma elegante.
Mi introdusse nella camera da letto, poggio' la valigia sul tavolino.
Mi guardò, mi disse che sarebbe venuto a prendermi il giorno dopo alle 10 e fece per andarsene.
Lo bloccai per un braccio.
"Eh no - gli dissi decisa - il servizio deve essere completo. Spogliati."
Mi scrutò con occhi smaliziati, sorridendo leggermente.
"Come vuoi..." mi disse iniziando a sbottonarsi la camicia.
"Ti avverto: se non mi soddisfi è meglio che domani non ti presenti" gli dissi mentre, eccitata, mi toglievo i vestiti...
Con noncuranza mi liberai del giubbino rosso che indossavo sopra l'abitino color panna.
Riposi gli abiti sulla poltrona e presi a togliere le autoreggenti appoggiando un piede sulla sedia.
L'autista, già nudo, mi scrutava in silenzio.
Tolsi il reggiseno bianco, così da liberare le mie tette sode che sfidavano il cielo.
Dopo aver lanciato via anche gli slip scossi la testa per far ondeggiare i miei lunghi capelli neri e salii con le ginocchia sul letto, inarcai la schiena e gli offrii i miei buchi: "Sai cosa devi fare, vero? - Gli chiesi allusiva - Fammi riscaldare."
Mi afferrò brutalmente per le natiche, mi allargò le gambe e sentii subito la sua lingua accarezzare con vigore i miei pertugi.
Baciava, leccava e mordeva, alternando sapientemente dolcezza e brutalità.
Penetrò con le dita nei miei recessi più intimi, qualche attimo e mi sentii invadere da un irrefrenabile desiderio di succhiarlo.
Mi voltai di scatto, e quasi con violenza lo presi in bocca avidamente.
Divenne duro dopo poche leccate.
Lo succhiavo con decisione, e quando sentii che era pronto e vibrante mi feci penetrare da dietro.
"Prima nella fica e poi nel culo" gli dissi con veemenza.
L'uomo ci sapeva fare.
Con un sol colpo, bene assestato, mi penetrò in profondità, cominciando a sbattermi tenendomi per i capelli.
Urlavo dal piacere.
Il suo attrezzo era di considerevoli dimensioni, e già pregustavo il doloroso godimento che avrei provato di lì a poco.
Lo sentii vibrare e lo feci uscire, non volevo che venisse troppo presto.
Gli ingiunsi di leccarmi per bene, volevo sentire la sua lingua dentro di me, "e poi mettimelo nel culo, se ne sei capace" gli dissi in tono di sfida.
Si, ci sapeva fare, almeno con la lingua: la ficcò dappertutto, in profondità, aiutandosi con le dita per dilatare il buco, e dopo altre leccate profonde sentii il suo membro farsi strada nel mio culo.
Uno, due, tre colpi ritmati e mi penetrò in profondità, facendomi urlare dal dolore e dal piacere.
Spingeva con decisione, ansimando ferocemente, e quando lo sentii tremare lo feci uscire e mi inginocchiai davanti a lui per ricevere tutto il suo liquido in bocca.
Sentii il fiotto caldo e vellutato del suo sperma esplodermi sulla faccia e nella gola.
Grosse gocce di sborra erano state spruzzate sui capelli, purtroppo, e quindi erano perse, mentre quelle che avevano invaso le mie gote, gli occhi e la fronte le raccolsi avidamente con le dita e le ingoiai in preda a una lucida follia erotica.
Continuai a succhiare il suo uccello con decisione per impadronirmi delle ultime gocce di liquido che ancora fuoriuscivano lente.
Solo quando il suo membro, oramai floscio e stanco, non diede più segni di vita, mi rialzai soddisfatta.
"Non sei stato male", gli dissi con tono noncurante mentre con le dita andavo ancora alla ricerca del suo sperma sulla mia faccia.
"Spero che domani tu sia pronto per un'altra dose. Vedi di ricaricarti a dovere, mi raccomando - gli dissi mentre mi avviavo verso il bagno - Ora rivestiti e vai".
Ero già sulla porta della toilette, quando lo richiamai: "Avrei fame, come faccio per la cena?"
"Viene tra mezz'ora il mio collega a portarle tutto già pronto".
Capii che quello era stato solo il primo tempo: avevo un gran desiderio di rinfrancarmi con un lungo, lungo bagno caldo, ma avevo solo mezz'ora di tempo da dedicare a me stessa prima che arrivasse il secondo.
Il programma prevedeva che l'indomani saremmo stati in tre: mi sarei divertita di più.
E io ero pronta.
By @lady_aemme
Sono su Instagram, se vi va di conoscermi
A volte capita che personaggi eccentrici ricerchino emozioni particolari, che solo donne insospettabili possono regalare.
E a volte capita che la situazione proposta risulti stuzzicante anche me, specie se adeguatamente "valutata".
Quel giorno stavo realizzando un servizio fotografico, quando il telefono squillò.
Intuii che si stava prospettando una situazione interessante.
Il fotografo si incazzò non poco per l'interruzione, ed anche quelli che assistevano eccitati non presero bene la sospensione.
"Torno subito e ve la ridò", dissi divertita: immaginate, ero nel bel mezzo di pose esplosive, con le gambe aperte e la fica spalancata di fronte all'obbiettivo e agli sguardi dei presenti.
Risposi incuriosita.
Era la proposta che mi era stata preannunciata qualche giorno prima.
Confermai il mio interesse e ricevetti le indicazioni.
Dovevo recarmi alla stazione, quel giorno stesso.
Il Frecciarossa per Milano sarebbe partito alle 17:00 e il biglietto e il bonifico mi sarebbero arrivati via mail nel giro di qualche minuto.
Tornai sul set.
"Dieci minuti, solo dieci minuti", dissi ai presenti mentre divertita riprendevo la posa oltraggiosa.
Ci fu malcontento, ma, scattate le ultime foto, mi rivestii rapidamdnte e, preso in contante il compenso stabilito, scappai via in taxi verso la stazione.
Presi il treno quasi al volo.
Quando uscii sul piazzale della stazione di Milano mi squillò il telefono: il SUV nero era lì davanti, fermo.
Ne uscì un quarantenne aitante e dallo sguardo inespressivo che mi saluto' e prese la mia valigia.
"Dove andiamo?" chiesi incuriosita.
"In un luogo tranquillo" mi rispose l'autista in modo enigmatico.
Uscimmo da Milano, ci inoltrammo per una strada secondaria.
Viaggiavamo da oltre mezz'ora.
Iniziavo a innervosirmi, quando giungemmo a una villetta isolata, immersa nel verde di una campagna coltivata.
L'uomo mi aprì lo sportello, prese la valigia e mi fece strada all'interno della villa, piccola ma elegante.
Mi introdusse nella camera da letto, poggio' la valigia sul tavolino.
Mi guardò, mi disse che sarebbe venuto a prendermi il giorno dopo alle 10 e fece per andarsene.
Lo bloccai per un braccio.
"Eh no - gli dissi decisa - il servizio deve essere completo. Spogliati."
Mi scrutò con occhi smaliziati, sorridendo leggermente.
"Come vuoi..." mi disse iniziando a sbottonarsi la camicia.
"Ti avverto: se non mi soddisfi è meglio che domani non ti presenti" gli dissi mentre, eccitata, mi toglievo i vestiti...
Con noncuranza mi liberai del giubbino rosso che indossavo sopra l'abitino color panna.
Riposi gli abiti sulla poltrona e presi a togliere le autoreggenti appoggiando un piede sulla sedia.
L'autista, già nudo, mi scrutava in silenzio.
Tolsi il reggiseno bianco, così da liberare le mie tette sode che sfidavano il cielo.
Dopo aver lanciato via anche gli slip scossi la testa per far ondeggiare i miei lunghi capelli neri e salii con le ginocchia sul letto, inarcai la schiena e gli offrii i miei buchi: "Sai cosa devi fare, vero? - Gli chiesi allusiva - Fammi riscaldare."
Mi afferrò brutalmente per le natiche, mi allargò le gambe e sentii subito la sua lingua accarezzare con vigore i miei pertugi.
Baciava, leccava e mordeva, alternando sapientemente dolcezza e brutalità.
Penetrò con le dita nei miei recessi più intimi, qualche attimo e mi sentii invadere da un irrefrenabile desiderio di succhiarlo.
Mi voltai di scatto, e quasi con violenza lo presi in bocca avidamente.
Divenne duro dopo poche leccate.
Lo succhiavo con decisione, e quando sentii che era pronto e vibrante mi feci penetrare da dietro.
"Prima nella fica e poi nel culo" gli dissi con veemenza.
L'uomo ci sapeva fare.
Con un sol colpo, bene assestato, mi penetrò in profondità, cominciando a sbattermi tenendomi per i capelli.
Urlavo dal piacere.
Il suo attrezzo era di considerevoli dimensioni, e già pregustavo il doloroso godimento che avrei provato di lì a poco.
Lo sentii vibrare e lo feci uscire, non volevo che venisse troppo presto.
Gli ingiunsi di leccarmi per bene, volevo sentire la sua lingua dentro di me, "e poi mettimelo nel culo, se ne sei capace" gli dissi in tono di sfida.
Si, ci sapeva fare, almeno con la lingua: la ficcò dappertutto, in profondità, aiutandosi con le dita per dilatare il buco, e dopo altre leccate profonde sentii il suo membro farsi strada nel mio culo.
Uno, due, tre colpi ritmati e mi penetrò in profondità, facendomi urlare dal dolore e dal piacere.
Spingeva con decisione, ansimando ferocemente, e quando lo sentii tremare lo feci uscire e mi inginocchiai davanti a lui per ricevere tutto il suo liquido in bocca.
Sentii il fiotto caldo e vellutato del suo sperma esplodermi sulla faccia e nella gola.
Grosse gocce di sborra erano state spruzzate sui capelli, purtroppo, e quindi erano perse, mentre quelle che avevano invaso le mie gote, gli occhi e la fronte le raccolsi avidamente con le dita e le ingoiai in preda a una lucida follia erotica.
Continuai a succhiare il suo uccello con decisione per impadronirmi delle ultime gocce di liquido che ancora fuoriuscivano lente.
Solo quando il suo membro, oramai floscio e stanco, non diede più segni di vita, mi rialzai soddisfatta.
"Non sei stato male", gli dissi con tono noncurante mentre con le dita andavo ancora alla ricerca del suo sperma sulla mia faccia.
"Spero che domani tu sia pronto per un'altra dose. Vedi di ricaricarti a dovere, mi raccomando - gli dissi mentre mi avviavo verso il bagno - Ora rivestiti e vai".
Ero già sulla porta della toilette, quando lo richiamai: "Avrei fame, come faccio per la cena?"
"Viene tra mezz'ora il mio collega a portarle tutto già pronto".
Capii che quello era stato solo il primo tempo: avevo un gran desiderio di rinfrancarmi con un lungo, lungo bagno caldo, ma avevo solo mezz'ora di tempo da dedicare a me stessa prima che arrivasse il secondo.
Il programma prevedeva che l'indomani saremmo stati in tre: mi sarei divertita di più.
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