Gioco di sponda

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etero

Gioco di sponda
by @lady_aemme
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Cominciò tutto per gioco.
A me piace il biliardo, e sono anche brava: l'importante è non darlo a vedere.
Sapete, sono così divertenti quegli uomini ricchi di soldi ma poveri di materia grigia, che a volte mi sento in colpa a rifilar loro le peggiori fregature.
Ma io ho una famiglia da mantenere.
Il mio lavoro è soggetto a un periodo di grave crisi, mio figlio va a scuola e pretende continuamente, e quel disgraziato del padre che dilapida soldi correndo dietro ai culi di tutte le donne che incontra.
Fatto è che il tizio mi incontrò mentre risalivo la scalinata che conduceva verso il mio hotel.
Lui scendeva e mi guardava, ipnotizzato.
Io non passo inosservata, lo so.
Sono alta, un fisico asciutto ma formoso. Tette sode che sfidano la forza di gravità, capelli lunghi e ondulati, neri come la mia anima e i miei occhi.
Indosso sempre abiti che lasciano intravedere molto, provocanti ma eleganti.
Il mio è uno di quegli sguardi che non si dimenticano mai.
Duro e sferzante, occhi che ricordano quelli della dea Atena, scintillanti e profondi.
Le mie labbra sono delicate e tendenzialmente tese al sorriso, mentre i miei denti bianchi e perfetti risplendono alla luce del sole.
Il tizio mi fermò con una di quelle scuse ridicole che solo i ricchi scemi sono in grado di partorire e cercò di rimorchiarmi.
Va bene, sarei andata a trovarlo: la sua villa era in una zona esclusiva, a picco sul mare e con un panorama mozzafiato.
In effetti quella villa mi aveva sempre incuriosita: una dimora lussuosa, esclusiva, arroccata nella parte alta e inavvicinabile, e l'idea di vederla da vicino mi attirava non poco.
E così il giorno seguente giunsi, con il dovuto ritardo, alle porte della villa col mio abito rosso: sapete, è quello che preferisco, perchè mi fascia e riesce nel contempo a esaltare le mie tette e il culo.
Ed è un vantaggio non da poco.
Mi attendeva impaziente davanti al grande cancello e quando mi vide il suo sguardo si illuminò.
"Temevo ci avesse ripensato!"
Io? E perché mai? I polli li so valutare a distanza.
Mi fece strada, e dall'ampio viale alberato entrammo all'interno di un ampio soggiorno, luminoso ed elegante, da cui si godeva di una straordinaria vista sul golfo.
Quel poveruomo ci provava, si avvicinava, mi faceva davvero sorridere.
A un certo punto, osservando il mio interesse per il biliardo, che campeggiava maestoso in un angolo riccamente arredato, si offrì di insegnarmi a giocare.
Finsi una grande gioia, naturalmente.
Ci avvicinammo al biliardo.
"Si, un pò so giocare, diciamo che so tenere in mano l'asta...", dissi in tono volutamente provocante.
Poverino, si metteva dietro di me per strusciarsi e farmi sentire il suo attrezzo gonfio.
"Guarda, se riesci a mettere tre palle in buca ti regalo questo braccialetto", mi disse mostrandomi un monile non male.
Mi si accese una lampadina.
Ci provai, ma naturalmente non ci riuscii: potevo mica accontentarmi di quel misero braccialetto?
Riprovammo.
Ero concentrata sulla palla da mandare in buca quando udii la voce di due ragazzi che salutavano.
"Mio figlio e il suo amico: sfaccendati", disse l'uomo in tono stizzito.
Sfaccendati si, ma cazzo che bei ragazzi, pensai guardandoli con attenzione.
I loro sguardi si attizzarono quando mi videro.
Bene, adesso avevo tre maestri che volevano insegnarmi a giocare, e io stetti volentieri al gioco.
Stemmo un'oretta a provare, a tirare, finchè io cominciai a mandare in buca le palle con una certa regolarità.
Il figlio, che era il più intraprendente, cominciò ad essere audace: "Facciamo uno strip...ti va? Se tu perdi ti spogli, se vinci ci sono 100 euro per te"
Accettai, fingendo titubanza ed esitazione.
Naturalmente dopo un pò fui costretta a sfilarmi l'abito rosso, restando in reggiseno e slip.
Ne facemmo un'altra.
Rilanciai: "500 se vinco e tolgo questo se perdo", dissi toccando il mio reggiseno di pizzo.
Naturalmente persi.
"Ma ora voglio fare una partita con ricco montepremi... - dissi togliendomi il reggiseno - voglio rifarmi delle perdite. 1000 se vinco e vi do gli slip de perdo".
"Certo, cara, tutto quello che vuoi", mi disse il giovane con aria soddisfatta.
Naturalmente persi di nuovo e anche gli slip caddero per terra.
"Rilancio! - dissi convinta - vi concedo una leccatina, ma se vinco sono 2000 per me"
"Affare fatto figliola"
Persi ancora.
E in un baleno li ebbi tutti e tre attorno.
Il padre si era inginocchiato a leccarmi la fica, il figlio mi baciava sul collo e mi massaggiava le tette, mentre l'amico mi allargava il culo per leccarmelo per bene.
Non nego che fosse piacevole, tanto che la fica mi si inumidì a tal punto che desiderai essere penetrata. Così presi il figlio, gli estrassi l'arnese e gli dissi di mettermelo nella fica.
Obbedì senza fiatare e cominciò a spingere, mentre il padre mi leccava i capezzoli e l'amico continuava a leccarmi il culo e a penetrarlo con un dito.
Venni godendo e ancheggiando.
A quel punto però mi fermai.
Seguirono immediate proteste.
"Ragazzi sono andata troppo oltre, - dissi arretrando -. Mi scuso. Davvero. Mi sono lasciata andare. Ora giochiamo. Ma alziamo la posta: 5000 per me se vinco, e se perdo mi faccio scopare da tutti e tre contemporaneamente"
L'entusiasmo tornò a regnare sovrano.
Ma, sapete com'è, penso che quando si vinca occorra concedere qualcosa agli sconfitti, e io mi concessi.
Così, dopo aver mandato l'ultima pallina in buca e aver preso l'assegno da 5000 euro che il padre sconsolato fu costretto a consegnarmi, mi allungai sul divano e li feci venire da me.
Mi misi a quattro zampe, ancheggiangdo e muovendo il culo.
Leccai con voluttà i loro uccelli già duri a dovere.
Il figlio si infilò sotto di me e cominciò a spingere la sua verga nella mia fica, mentre il padre si mise davanti a me e mi mise in bocca il suo membro. Intanto l'amico da dietro riprese a leccarmi il culo e poi, con alcuni colpi secchi cominciò a entrare dandomi dolore e piacere.
"Però vi voglio tutti insieme, sulle mie tette...dissi ansimando".
Spingevano con entusiasmo, riempiendomi in ogni buco.
Trascorsero un paio di minuti e uscirono.
Mi adagiai sull'ampio divano pronta a ricevere la scarica di sperma che arrivò di lì a qualche secondo.
Tre piccoli rivoli di liquido caldo e viscoso che si depositarono sulle mie tette.
A uno a uno ripulìi con la bocca le tre verghe ingoiando lo sperma che ancora fluiva lentamente.
Poi presi a pulire le mie tette con le dita e le leccai avidamente.
Mi guardavano estasiati.
Andai in bagno per darmi una lavata.
Quando riuscii mi rivestii, li salutai e feci per andare via.
Il padre mi corse dietro: "Hai dimenticato questo - mi disse porgendomi l'assegno - te lo sei meritato tutto... Forse un giorno potremmo..."
"Forse un giorno..." gli dissi sorridendo, mentre riponevo l'assegno nella borsetta.
Eh ragazzi, fingere a volte è utile, molto utile...
scritto il
2025-06-08
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