Il mio regalo di compleanno
di
Lord Kalvan
genere
confessioni
By @lady_aemme
Sono su Instagram se volete conoscermi
Sono alla vigilia dei miei 50 anni. Che orrore. Mi sento così giovane, eppure sento la vita sfuggirmi di mano. Un marito che mi adora, due figli all'università, il mio lavoro, la palestra e le amiche. Ho praticamente tutto. Eppure quel giorno accadde qualcosa che mi cambiò per sempre. Entrai in quel negozio per comprare un costume nuovo. Lo scelsi. Cercai la commessa per farmi indicare il camerino. Dietro il banco vidi un ragazzo: chiesi a lui.
"Scusa, dovrei provare questi"
"L'accompagno, mi segua"
Era gentile, ma aveva un'espressione del volto dura. Nemmeno tanto bello, ma, sapete, il tipico maledetto. Mi mise un pò in soggezione. Mi aprì la porta del camerino: "Se ha bisogno, chiami pure", e fece per andarsene.
"No, stai qui, per favore". Non so quale diavolo mi fece uscire di bocca quelle parole. "Così mi allunghi i costumi", gli dissi per giustificarmi.
Mi guardò, senza dire nulla, e prese in mano i tre costumi che gli avevo allungato.
Qualche entità diabolica si era impossessata di me, perchè iniziai a spogliarmi davanti a lui.
"Puoi slacciarmi il vestito, per favore", gli chiesi girandomi.
Lui abbassò la zip, e mi allargò le spalline facendo cadere l'abito a terra. Rimasi ferma, mentre sentivo le sue mani afferrarmi il collo e poi slacciare il reggiseno. Un brivido percorse tutto il mio corpo. Afferrò i miei seni e prese ad accarezzare i capezzoli. Mi addossai a lui, ancheggiando in cerca del suo cazzo. All'improvviso si allontanò. Sentii la porta chiudersi. Tornò subito, con fare deciso. Mi guardava senza parlare. Mi prese il volto con una mano, mi fissò: "Io ti faccio godere troia, ma non gratis".
"Quanto vuoi?"
"Mille. Ma devi fare tutto quello che ti dico, senza fiatare. Se no rivestiti e vattene, vecchia puttana"
Non ero mai stata trattata così. Ero già bagnata di piacere. Estrassi il libretto degli assegni e ne staccai uno da mille euro. Glielo diedi in silenzio. Lui prese l'assegno, lo guardo, lo rigirò tra le mani e poi mi diede una sberla.
"Ma!..."
"Zitta troia. Stai zitta. Parli solo quando te lo dico io e fai solo quello che ti dico io, Chiaro? Altrimenti questo ti tocca", e fece come per darmi un'altra sberla.
Chinai la testa in silenzio: "Si, certo", dissi eccitata sempre più.
Estrasse il suo cazzo e mi disse di fargli un pompino: "Vediamo cosa sei capace di fare".
Mi chinai davanti a lui, lo presi in bocca e iniziai a leccarlo. Divenne duro in breve tempo.
Mentre gli facevo il pompino prese il suo telefono e chiamò qualcuno.
"Vieni qui, porta anche M. che c'è da divertirsi. Ti farò ricordare questo giorno vecchia puttana", mi disse prendendomi per i capelli e tirandomi su. Mi sputò in faccia , mi girò e mi spinse verso il muro. Mi fece piegare, mi strappò via la gonna e gli slip e mi afferrò con veemenza il culo. Lo allargò e iniziò a penetrare nel buco con le dita. "Te lo sfondiamo questo culo, puttana, sei contenta?" Mi diede una sberla: "Ti ho detto di rispondere, troia!"
"Si, si, sono contenta. Sfondamelo, non vedo l'ora".
Aveva infilato due dita nel mio culo per allargarlo a dovere, quando squillò il suo telefono. Vide il messaggio è andò ad aprire la porta del negozio. Tornò con due suoi amici.
"Una vecchia troia tutta per noi, forza ragazzi, dateci dentro"
Rimasi in quel negozio per circa quattro ore. Mi presero e mi scoparono in tutti i modi e in tutte le posizioni. Ero entrata in un vortice di follia erotica dal quale non potevo e non volevo uscire. Godetti come una porca non so quante volte, ululando e gemendo come una cagna in calore. Tutti e tre, a turno, mi avevano inculato sborrandomi dentro il culo. Dopo che anche il terzo mi ebbe riempito il culo di sperma mi fecero ricacciare tutta la sborra dentro una tazzina del caffè: me la diedero e mi fecero ingoiare tutto. Poi, tutti e tre, a turno, mi scoparono la fica sborrandomi dentro. Raccolsero la sborra che mi usciva dalla fica con le dita e mi fecero leccare tutto.
Tra una sborrata e l'altra i tre maschietti ebbero naturalmente bisogno di riprendere le forze e di rifocillarsi. Il commesso ordinò qualcosa al fast food lì vicino: "Paga troia, se vuoi ingoiare altra sborra", mi disse mentre usciva. Mi precipitai a dargli i soldi.
Mentre mangiavano io ne approfittai per divorarmi i loro cazzi flosci. Li succhiavo e li baciavo con avidità, ed esultavo quando vedevo che si drizzavano nuovamente. Quando decisero di sborrarrmi insieme sulla faccia mi fecero inginocchiare davanti a loro e presero a masturbarsi furiosamente. Io li guardavo assatanata e mi leccavo le labbra in attesa dei fiotti di sperma. Quando la sborra uscì dai loro cazzi dovetti fiondarmi con la bocca per raccoglierla. La quantità non era granchè e anche il getto era alquanto debole. Poverini, erano alla terza emissione nel giro di poche ore...
Quando finii di leccare i loro cazzi, divenuti irrimediabilmente mosci, la mia faccia era una maschera di sputi e sborra. "Pulisciti quella faccia zoccola, - mi disse il commesso - fai schifo".
"Un fazzoletto...", chiesi a bassa voce.
"Con le dita, puttana, pulisciti con le dita e lecca tutta la sborra che hai sulla faccia".
Eseguii in silenzio. Uno di loro col cazzo ammosciato andò a raccogliere un pò di sborra sulle mie guance e me lo mise in bocca. Lo leccai avidamente.
"Ora rivestiti, puttana, e vattene. Devo riaprire il negozio. Guarda, hai insozzato il pavimento, troia. Lecca!", e così dicendo mi afferrò per i capelli e mi spinse la faccia sul pavimento per farmi leccare la sborra. Obbedii in silenzio. Leccai tutte le gocce di sborra che erano finite sul pavimento. Mi diede un calcio nel culo. "Ora sparisci, puttana, e non farti più vedere".
Mi rivestii, mi diedi una ravvivata ai capelli e uscii dal negozio. Avevo in bocca il sapore della sborra che avevo ingoiato: mi eccitavo ancora e continuavo a leccarmi le labbra. Quando tornai a casa, distrutta ma soddisfatta, mi resi conto che avevo lasciato lì i costumi. Sarei andata il giorno dopo a riprenderli. Sarebbe stato il giorno del mio compleanno, e avevo voglia di festeggiarlo per bene...
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Sono alla vigilia dei miei 50 anni. Che orrore. Mi sento così giovane, eppure sento la vita sfuggirmi di mano. Un marito che mi adora, due figli all'università, il mio lavoro, la palestra e le amiche. Ho praticamente tutto. Eppure quel giorno accadde qualcosa che mi cambiò per sempre. Entrai in quel negozio per comprare un costume nuovo. Lo scelsi. Cercai la commessa per farmi indicare il camerino. Dietro il banco vidi un ragazzo: chiesi a lui.
"Scusa, dovrei provare questi"
"L'accompagno, mi segua"
Era gentile, ma aveva un'espressione del volto dura. Nemmeno tanto bello, ma, sapete, il tipico maledetto. Mi mise un pò in soggezione. Mi aprì la porta del camerino: "Se ha bisogno, chiami pure", e fece per andarsene.
"No, stai qui, per favore". Non so quale diavolo mi fece uscire di bocca quelle parole. "Così mi allunghi i costumi", gli dissi per giustificarmi.
Mi guardò, senza dire nulla, e prese in mano i tre costumi che gli avevo allungato.
Qualche entità diabolica si era impossessata di me, perchè iniziai a spogliarmi davanti a lui.
"Puoi slacciarmi il vestito, per favore", gli chiesi girandomi.
Lui abbassò la zip, e mi allargò le spalline facendo cadere l'abito a terra. Rimasi ferma, mentre sentivo le sue mani afferrarmi il collo e poi slacciare il reggiseno. Un brivido percorse tutto il mio corpo. Afferrò i miei seni e prese ad accarezzare i capezzoli. Mi addossai a lui, ancheggiando in cerca del suo cazzo. All'improvviso si allontanò. Sentii la porta chiudersi. Tornò subito, con fare deciso. Mi guardava senza parlare. Mi prese il volto con una mano, mi fissò: "Io ti faccio godere troia, ma non gratis".
"Quanto vuoi?"
"Mille. Ma devi fare tutto quello che ti dico, senza fiatare. Se no rivestiti e vattene, vecchia puttana"
Non ero mai stata trattata così. Ero già bagnata di piacere. Estrassi il libretto degli assegni e ne staccai uno da mille euro. Glielo diedi in silenzio. Lui prese l'assegno, lo guardo, lo rigirò tra le mani e poi mi diede una sberla.
"Ma!..."
"Zitta troia. Stai zitta. Parli solo quando te lo dico io e fai solo quello che ti dico io, Chiaro? Altrimenti questo ti tocca", e fece come per darmi un'altra sberla.
Chinai la testa in silenzio: "Si, certo", dissi eccitata sempre più.
Estrasse il suo cazzo e mi disse di fargli un pompino: "Vediamo cosa sei capace di fare".
Mi chinai davanti a lui, lo presi in bocca e iniziai a leccarlo. Divenne duro in breve tempo.
Mentre gli facevo il pompino prese il suo telefono e chiamò qualcuno.
"Vieni qui, porta anche M. che c'è da divertirsi. Ti farò ricordare questo giorno vecchia puttana", mi disse prendendomi per i capelli e tirandomi su. Mi sputò in faccia , mi girò e mi spinse verso il muro. Mi fece piegare, mi strappò via la gonna e gli slip e mi afferrò con veemenza il culo. Lo allargò e iniziò a penetrare nel buco con le dita. "Te lo sfondiamo questo culo, puttana, sei contenta?" Mi diede una sberla: "Ti ho detto di rispondere, troia!"
"Si, si, sono contenta. Sfondamelo, non vedo l'ora".
Aveva infilato due dita nel mio culo per allargarlo a dovere, quando squillò il suo telefono. Vide il messaggio è andò ad aprire la porta del negozio. Tornò con due suoi amici.
"Una vecchia troia tutta per noi, forza ragazzi, dateci dentro"
Rimasi in quel negozio per circa quattro ore. Mi presero e mi scoparono in tutti i modi e in tutte le posizioni. Ero entrata in un vortice di follia erotica dal quale non potevo e non volevo uscire. Godetti come una porca non so quante volte, ululando e gemendo come una cagna in calore. Tutti e tre, a turno, mi avevano inculato sborrandomi dentro il culo. Dopo che anche il terzo mi ebbe riempito il culo di sperma mi fecero ricacciare tutta la sborra dentro una tazzina del caffè: me la diedero e mi fecero ingoiare tutto. Poi, tutti e tre, a turno, mi scoparono la fica sborrandomi dentro. Raccolsero la sborra che mi usciva dalla fica con le dita e mi fecero leccare tutto.
Tra una sborrata e l'altra i tre maschietti ebbero naturalmente bisogno di riprendere le forze e di rifocillarsi. Il commesso ordinò qualcosa al fast food lì vicino: "Paga troia, se vuoi ingoiare altra sborra", mi disse mentre usciva. Mi precipitai a dargli i soldi.
Mentre mangiavano io ne approfittai per divorarmi i loro cazzi flosci. Li succhiavo e li baciavo con avidità, ed esultavo quando vedevo che si drizzavano nuovamente. Quando decisero di sborrarrmi insieme sulla faccia mi fecero inginocchiare davanti a loro e presero a masturbarsi furiosamente. Io li guardavo assatanata e mi leccavo le labbra in attesa dei fiotti di sperma. Quando la sborra uscì dai loro cazzi dovetti fiondarmi con la bocca per raccoglierla. La quantità non era granchè e anche il getto era alquanto debole. Poverini, erano alla terza emissione nel giro di poche ore...
Quando finii di leccare i loro cazzi, divenuti irrimediabilmente mosci, la mia faccia era una maschera di sputi e sborra. "Pulisciti quella faccia zoccola, - mi disse il commesso - fai schifo".
"Un fazzoletto...", chiesi a bassa voce.
"Con le dita, puttana, pulisciti con le dita e lecca tutta la sborra che hai sulla faccia".
Eseguii in silenzio. Uno di loro col cazzo ammosciato andò a raccogliere un pò di sborra sulle mie guance e me lo mise in bocca. Lo leccai avidamente.
"Ora rivestiti, puttana, e vattene. Devo riaprire il negozio. Guarda, hai insozzato il pavimento, troia. Lecca!", e così dicendo mi afferrò per i capelli e mi spinse la faccia sul pavimento per farmi leccare la sborra. Obbedii in silenzio. Leccai tutte le gocce di sborra che erano finite sul pavimento. Mi diede un calcio nel culo. "Ora sparisci, puttana, e non farti più vedere".
Mi rivestii, mi diedi una ravvivata ai capelli e uscii dal negozio. Avevo in bocca il sapore della sborra che avevo ingoiato: mi eccitavo ancora e continuavo a leccarmi le labbra. Quando tornai a casa, distrutta ma soddisfatta, mi resi conto che avevo lasciato lì i costumi. Sarei andata il giorno dopo a riprenderli. Sarebbe stato il giorno del mio compleanno, e avevo voglia di festeggiarlo per bene...
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