Prima di scoparti, ti ho scelto

di
genere
tradimenti

Era arrivata da poco. Appartamento accanto al mio.
Diciannove anni, viso da angelo, corpo da condanna.
Top corti, niente reggiseno. Shorts tagliati, gambe nude anche d’inverno.
Diceva che si era trasferita con il marito.
Ma ogni volta che mi incrociava… mi guardava come se mi avesse già spogliato.

Io uscivo col cane, lei era sul balcone a fumare.
Lo faceva lenta, con due dita.
Guardava me, non il cielo.
La bocca socchiusa, le labbra umide, e lo sguardo da puttana consapevole.
Io abbassavo gli occhi. Lei sorrideva.

Una sera la incontrai sulle scale.
Felpa leggera, sotto… niente.
Il capezzolo sinistro si vedeva nitido, sfacciato.
Mi fissò.
«Sei Artur, vero?»
Annuii.

Si avvicinò.
«Mi hanno detto che sei molto gentile con le vicine… vediamo se è vero.»

Sorrise, si voltò, e salì le scale davanti a me.
Quel culo… sapeva cosa stava facendo.
E io sapevo dove stava andando.

Due giorni dopo bussò alla mia porta.
Aveva una scusa banale:
«Puoi aiutarmi con una lampadina in camera?»

Aprii.
Vestaglia corta, piedi scalzi, profumo dolce.
Mi fece entrare.

Non c’era nessuna lampadina.
Solo una bottiglia di vino già aperta.
Un bicchiere in mano.
E il suo corpo pronto.

«Mio marito è via. Ho voglia di distrarmi…»
Si sedette sul letto.
Incrociò le gambe.
Nessuno slip sotto.
Aprì appena le ginocchia.
Il messaggio era chiaro.

Mi sedetti.
Ci fu silenzio.
Poi una goccia di vino le scivolò tra le tette.
La guardai.
Lei si leccò da sola.

«Lo senti anche tu, vero?»
Si alzò.
Venne davanti a me.
«Che prima o poi ti vengo a prendere. In ginocchio. In bocca. In tutto.»

Mi sollevai.
Le presi il mento.
Non la baciai.
Le sussurrai:
«Quando succederà, Laura, non torni più indietro.»

Lei sorrise.
Fece un passo indietro.
Il suo sguardo bruciava.

«È proprio quello che voglio.»

Tre giorni dopo, alle 14:47, ricevetti il messaggio:
“Lui è uscito. Voglio sentirti dentro. Vieni ora.”

Aprì la porta con un cappotto lungo.
Lo slacciò.
Era completamente nuda.

Tette sode, capezzoli tesi, figa rasata, bagnata solo a guardarla.
Mi afferrò per la cintura e mi trascinò in camera.
La stanza matrimoniale. Il letto del marito.

Si mise in ginocchio davanti a me.
Mi slacciò i pantaloni.
Tirò fuori il cazzo.
Me lo prese in bocca.
Fame. Gola. Saliva. Rumori veri.

Lo succhiava con la voglia di chi si è trattenuta troppo.
Mi guardava dal basso, le lacrime agli occhi, la bocca colma, la lingua che mi stringeva.
Quando lo tirava fuori, lo sbatteva sulle sue labbra, se lo leccava come un premio.
«Ti voglio tutto dentro. Ma prima… riempimi la bocca.»

Stavo per venire, ma la fermai.
La sollevai.
La buttai sul letto.
Le aprii le gambe.
La figa pulsava.
Zuppa. Calda. Stretta.

Ci affondai dentro.
Lei urlò.
Mi prese per il collo.
Mi graffiò la schiena.
Ogni colpo era un colpo di guerra.
Ogni spinta, un’implosione.

Si girò.
A quattro zampe.
Il culo alto.
«Scopami qui. Anche il suo letto è tuo ora.»

Glielo infilai di nuovo, più forte.
Il letto sbatteva contro il muro.
I suoi gemiti si facevano più violenti.
Venne tremando, bagnando le lenzuola.
Io le venni dentro.
Profondo. Lento. Completo.

Restammo immobili.
Io sopra di lei.
Lei sotto.
Piena.
Sporca.
Soddisfatta.

Mi voltai.
Le guardai il viso.
Sorrideva.
Gli occhi lucidi.
Il corpo nudo, ancora caldo.

«Adesso sì,» disse.
«Adesso è davvero cominciato.»



Fine del prequel.
La prima scopata.
Il primo tradimento.
Il primo segreto in un letto che non vi apparteneva.

E da lì…
non vi siete più fermati.
scritto il
2025-05-09
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